Il celebre violinista Julian Rachlin torna al Teatro Dal Verme con un programma interamente dedicato a Mozart
Giovedì 18 e sabato 20 gennaio appuntamenti da non perdere per la 79a stagione dei Pomeriggi Musicali
Accanto al noto violinista e direttore la violista Sara McElravy
Riprende dopo la pausa natalizia, la 79a Stagione dei Pomeriggi Musicali 2023/2024 intitolata “Strumenti dell’anima” al Teatro Dal Verme con la presenza di un celebre solista di fama internazionale come il violinista e direttore d’orchestra Julian Rachlin.
Considerato fra i più grandi virtuosi della scena contemporanea, il musicista austriaco di origine lituana torna ospite dei Pomeriggi Musicali giovedì 18 gennaio (ore 10 e ore 20) e poi sabato 20 gennaio (ore 17).
Per questa occasione da non perdere, un programma interamente dedicato a pagine di Wolfgang Amadeus Mozart con, in apertura, la sinfonia dall’opera Le nozze di Figaro, seguita dalla Sinfonia concertante per violino e viola in Mi bemolle maggiore k364 con la partecipazione della violista Sarah McElravy, quindi la Sinfonia n. 40 in Sol minore k550.
Rachlin, violinista (ma anche violista e direttore d’orchestra) austriaco di origine lituana, è ospite consueto delle grandi istituzioni musicali internazionali. Nel 1988, a soli 14 anni, ha vinto l’Eurovision Young Musician of the Year e successivamente è stato il più giovane solista a esibirsi con i Wiener Philharmoniker sotto la direzione di Riccardo Muti. Ha cominciato a dedicarsi anche alla direzione d’orchestra su suggerimento di Mariss Jansons. Le sue registrazioni per Sony Classical, Warner Classics e Deutsche Grammophon hanno riscontrato un grande successo di pubblico e critica. Inoltre Julian Rachlin, ambasciatore UNICEF, investe molte energie nella formazione dei giovani interpreti e nella beneficienza. Suona un violino Stradivari “ex Liebig” del 1704 gentilmente concesso dalla Dkfm Angelika Prokopp Privatstiftung.
Le nozze di Figaro sono la prima tappa della trilogia operistica scritta da Mozart con i libretti di Lorenzo Da Ponte, “un quasi nuovo genere di spettacolo” in cui la musica – come scrive Raffaele Mellace nelle note di sala – orchestra a un ritmo mozzafiato un potenziale emotivo debordante, tradotto in azione scenica inquieta e concitata, ricca di suspense e colpi di scena. L’orchestra l’annuncia senza equivoci con l’avvio di originalità assoluta con cui archi e fagotti salgono sornioni con un ronzio impercettibile dal registro grave, dissimulando l’impreparato deflagrare a orchestra piena: primo coup de théâtre che preannuncia una pagina fortemente coesa, brulicante di idee tematiche (non meno di quattro fondamentali), condotta tra continue sferzate d’energia. Una vera e propria prodigalità di idee tipicamente mozartiana vivifica la singolare partitura al cuore del concerto. La Sinfonia concertante per violino e viola k364 (320d), scritta probabilmente a Salisburgo nell’estate 1779 e pubblicata postuma nel 1802 da Johann André a Offenbach am Main, rappresenta un unicum nel catalogo di Mozart […] un lavoro dalle caratteristiche uniche, destinato a due strumenti prediletti e suonati in prima persona. La piacevolezza del genere è sublimata secondo una superiore intenzione artistica nel linguaggio maturo del classicismo viennese, con l’articolazione classica del concerto in tre movimenti e un formato imponente, sin dal primo movimento. […] Il 25 luglio 1788, Mozart ultimò la Sinfonia in Sol minore k550, trenta minuti fra i più celebri della storia della musica occidentale. Già nel 1793 la si giudicava “una delle più belle di questo maestro”: titolo meritato per l’intensità espressiva, l’imprevedibilità armonica, il cromatismo, l’ambiguità del significato e pertanto della collocazione estetica, in seno a un classicismo dalle insopprimibili tensioni preromantiche».