James Feddeck sul podio al Dal Verme con pagine di Haydn e Mozart e una ribalta per gli strumenti a fiato
Solisti quattro professori dell’orchestra milanese: Francesco Quaranta, Marco Giani, Lorenzo Lumachi, Alessandro Mauri
Nuovo appuntamento settimanale dei Pomeriggi Musicali con il direttore principale James Feddeck sul podio dei concerti dell’istituzione milanese, al Teatro Dal Verme, giovedì 14 marzo (ore 10 e ore 20) e sabato 16 marzo (ore 17).
Il programma è dedicato interamente a due compositori del Classicismo austriaco con Sinfonia n. 33 in Do maggiore Hob I:33 e la Sinfonia n. 94 in Sol maggiore “La sorpresa” Hob I:94 di Franz Joseph Haydn e la Sinfonia concertante in Mi bemolle maggiore per fiati e orchestra K297b di Wolfgang Amadeus Mozart. Solisti di questa pagina mozartiana quattro prime parti dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali – Francesco Quaranta (oboe), Marco Giani (clarinetto), Lorenzo Lumachi (fagotto) e Alessandro Mauri (corno) – che vantano tutti una carriera internazionale in numerose orchestre e in ruoli solistici al fianco d’interpreti storici.
«Le tre composizioni in programma s’intitolano tutte sinfonie» – sottolinea nelle note di sala Raffaele Mellace. «Sono tuttavia lavori molto diversi, nati in altrettanti contesti che hanno influito significativamente sulla loro stessa fisionomia. Iniziamo da Haydn, anzi, dai due Haydn che incontreremo oggi. Il primo è un compositore giovane, benché non vi siano certezze rispetto a quando esattamente la Sinfonia n. 33 in Do maggiore, di ascolto assai raro tra le 104 haydniane, sia stata scritta. L’unico punto fermo è che il 9 maggio 1768 l’editore parigino La Chevardière ne annunciò la pubblicazione in una raccolta di sei sinfonie di Haydn, pubblicata nuovamente nel 1785 dal collega e concittadino Le Duc. Stabilita questa data ante quem, resta il dilemma se la sinfonia preceda o segua la prima grande svolta nella carriera di Haydn, ovvero la nomina, nel 1761, a vicemaestro di cappella del principe Paul Anton Esterházy. […] La composizione di grande bellezza al cuore del concerto ci propone un enigma musicologico che risale allo sventurato viaggio parigino di Mozart. Stando alla corrispondenza col padre Leopold, rimasto a Salisburgo, nella primavera del 1778 scrisse infatti per l’istituzione del Concert spirituel una “Sinfonia concertante” per flauto, oboe, corno e fagotto. […] Gli interpreti cui l’opera era destinata erano virtuosi della celebre orchestra di Mannheim, forse allora la migliore d’Europa. Purtroppo, però sul percorso della composizione cala sin dall’inizio una fitta cortina: dalle lettere di Mozart risulta chiaro che il direttore del Concert spirituel ne impedì l’esecuzione. Cosa accadde allora, in mancanza di prove documentarie, divide gli studiosi: l’unico testimone manoscritto, non autografo, venne ritrovato tra le carte del musicologo Otto Jahn nell’Ottocento, senza neppure l’indicazione dell’autore. Potrebbe trattarsi della trascrizione della sinfonia citata da Mozart e oggi perduta, nella Parigi alla vigilia di un secolo intero di tumulti rivoluzionari. […] Certo, il lavoro presenta una tinta spiccatamente mozartiana (autentica o imitata che sia), con alcuni luoghi che giungono persino a richiamare passi analoghi della produzione del genio […]. È un altro Haydn quello che ci viene incontro con uno dei suoi lavori sinfonici più celebri, la Sinfonia n. 94, singolarmente associata a un doppio titolo, l’inglese “The Surprise”, la sorpresa, e il tedesco “Mit dem Paukenschlag”, con il colpo di timpani. Composta nel 1791, dunque circa trent’anni dopo la n. 33, è la seconda delle dodici scritte nei due viaggi a Londra, dove fu presentata il 23 marzo 1792, e destinate alle stagioni concertistiche organizzate dall’impresario John Peter Salomon, in cui Haydn avrebbe anche diretto i propri lavori. Con l’occasione il compositore ebbe a disposizione una grande orchestra, di fatto doppia rispetto a quella del principe Esterházy, e si sarebbe confrontato con il pubblico numeroso di una città appassionata di musica, che tributò alla prima esecuzione di questa sinfonia un trionfo, decretando per questo lavori e per le altre sinfonie “londinesi” il ruolo d’un modello classico».