68ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 21 marzo 2013
Ore: 10:00*
giovedì 21 marzo 2013
Ore: 21:00
sabato 23 marzo 2013
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Serie Red Planet

Sergej Rachmaninov (1873-1943)
Sei cori per voci bianche, op.15

Jean Absil (1893-1974)
L’album à colorier, per coro di voci bianche e strumenti

***
Benjamin Britten (1913-1976)
Friday Afternoon op. 7, per orchestra d’archi e coro di voci bianche
This arrangement © 2013 by Boosey & Co Ltd. Arranged by permission

Anonimo
(trascr. Angelo Bolciaghi) – Selezione di Negro Spirituals

 

Biglietteria

BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla 30) € 19,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla 40) € 13,50
Balconata € 10,50

Ridotti
(Giovani under 26 ; Anziani over 60; Cral ; Associazioni Culturali ; Biblioteche ; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50
Balconata € 8,50

Il Cast

Direttore: Bruno Casoni
Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

Sergej Rachmaninov
Sei Cori per voci femminili (o bianche) e pianoforte- Op.15
Anno di composizione 1895–1896
Anno della prima pubblicazione 1896
Versione per coro e orchestra da camera di Angelo Bolciaghi del 2013 dedicata al Maestro Bruno Casoni e al Coro di Voci Bianche della Accademia della Scala
Prima esecuzione versione con orchestra Milano, 21-21 marzo 2013: Coro di Voci Bianche
Accademia della Scala ed Orchestra dei Pomeriggi Musicali, direttore Bruno Casoni

Sei movimenti
1. Gloria al Nostro Popolo
testo di Nikolay Alexeyevich Nekrasov (1821–1878)
2. Notte
testo di Vladimir Nikolayevich Lodyzhensky (1859–1939)
3. L’Albero
testo di Mikhail Yuryevich Lermontov (1814–1841)
4. Si Quietano le Onde
testo di Grand Duke K. Konstantinovich of Russia (1858–1916)
5. Prigionia
testo di Nikolay Grigor’yevich Tsyganov (1797–1831)
6. L’Angelo
testo di Mikhail Yuryevich Lermontov (1814–1841)

Lingua originale Russo, versione italiana di Giusi Checcaglini
Durata circa 18 minuti
Strumentazione originale: Coro femminile o di bambini (SA) + Pianoforte
Organico versione per orchestra da camera:
Flauto/ oboe/ clarinetto/ fagotto/arpa/due percussionisti (timpani, glockenspiel, campane tubolari, piatto sosp.,triangolo, gran cassa)/voci SA archi

I Sei cori vennero scritti dal giovane Sergej Rachmaninov (1873-1943) nel 1895 durante il suo impiego come insegnante all’Accademia Mariinskij di San Pietroburgo. Il primo canto è un inno patriottico, semplice ma imponente, che ben s’adatta alla circostanza per cui fu pensato, l’ascesa al trono dell’imperatore Nicola II; ne La notte è l’accompganamento a essere importante, con i cromatismi nel finale che alludono ai versi della poesia dove si descrive il giorno nascente e la terra ancora addormentata; Il Pino è basato su di una poesia di Lermontov presa da Heine che racconta di un pino solitario nel gelido nord intento a sognare una palma nel deserto e anche qui è l’accompagnamento pianistico di pensosa tristezza a creare l’atmosfera; il contrasto tra gioia e dolore è l’argomento del successivo Le Onde Addormentate: così come la luna illumina la notte, così l’allegria scaccia la tristezza; La Prigionia è il brano più naïf della serie ed è basato su una poesia senza tante pretese di Nikolaj Tsiganov dove si narra di un usignolo in gabbia a cui viene chiesto perché sia triste: quando questi risponde che è perché i suoi cari lo reclamano là fuori, viene liberato; L’Angelo è invece il coro più lungo e ambizioso della serie, essendo basato su una famosa poesia di Lermontov in cui si parla di un canto di lode al Signore intonato da un angelo: con la sua sobria dignità è il degno coronamento del ciclo.

N. 1 Gloria

Gloria al nostro popolo! Gloria!
In sorte ha il popolo la gioia,
Ma vuole prima pace e libertà!
Gloria al nostro popolo! Gloria!
Già i nostri padri per noi lottando,
Contro i nemici pace e libertà difesero.
Come una grande famiglia
Fondata sull’amore,
Uniti progrediamo nella libertà.
Gloria al nostro popolo! Gloria!
In sorte ha il popolo la gioia,
Ma vuole prima pace e libertà!
Gloria! Gloria! Gloria!

N. 2 Notte

Con ali scure, in silenzio,
sulla terra voli, notte fugace.
Lì, da qualche parte,
risuona un canto triste.
Va’, va’, o triste canto!
Ché ben presto passerà la notte oscura,
Già dall’alba il nuovo giorno
Darà giubilo con gioia.
Dal sonno ammaliata, la terra riposa,
Mentre l’alba rosseggia
Nel chiarore del cielo.

N. 3 L’albero

Sta un abete solitario,
Al Nord, su nuda altura.
Dorme. Con candido manto
Lo avvolgono neve e gelo.
Sogna di una palma lontana
Che sola, nel lontano oriente,
Sta, silenziosa e triste,
Sopra roccia rovente come cratere.

N. 4 Si quietano le onde

Si quietano le onde
Sotto la volta del cielo chiara per la luna
Che splende sull’azzurro mare
Tingendosi d’argento da lontano
L’acqua tremola
Così, splendendo l’aria intorno
C’illumina la gioia e
Il dolore si placa.

N. 5 Prigionia

“Che fai usignolo? Non mangi?
Abbassi il capo, e non canti le tue canzoni?”
“Cantavo nel boschetto in primavera,
Ora nella gabbia dorata abbasso il capo,
Ché la mia amata dal ramoscello guarda
Struggendosi per me.”
“Se si lamentano
I miei teneri piccini
Come cantar posso?”
Apro allora la porta della gabbia.
“Felice vola via
veloce, o mio bambino.”

N. 6 L’Angelo

Un angelo volava nel cielo di mezzanotte
E cantava una dolce canzone;
E la luna e le stelle e grappoli di nubi
Ascoltavano quel sacro canto.
Cantava la beatitudine delle anime innocenti
Nelle verdi aiole del paradiso;
Cantava la grandezza di Dio, e
La sua preghiera era sincera.
In braccio portava una giovane anima
Al mondo del dolore e delle lacrime;
E nella giovane anima restò
– Muto e vivo – il suono del suo canto.
Essa languì nel mondo per lungo tempo,
Piena di celeste nostalgia,
Né poterono mai le opache canzoni della terra
Sostituire la musica del paradiso.

L’ALBUM DA COLORARE
Versione italiana di Giusi Checcaglini dalle poesie di Etienne de Sadeleer.
Musica di Jean Absil

L’album à colorier del compositore belga Jean Absil (1893-1974) è uno dei lavori più popolari del ricco repertorio per coro di voci bianche. Scritto nel 1945 su testi del connazionale Etienne de Sadeleer, il brano è una cantata in otto parti, ciascuna dedicata a un colore, dove non mancano anche colori rari come il “fauve”, cioè il fulvo, e l’”arc en ciel”, il colore arcobaleno che chiude l’allegra serie di filastrocche. La chiave poetica dei testi sta tutta nel gioco di metafore sorprendenti che procedono con l’apparente gratuità delle spiazzanti associazioni dei bambini. Absil ha avuto la bella idea di caratterizzare ogni singolo pezzo con un genere musicale diverso, in modo da garantire varietà e stimolare l’ascolto di giovani spettatori: il giallo è una Marcia, l’argento un Valzer, il fulvo un Humoresque, il rosso un Intermezzo, il nero un Lamento, il bruno una Burlesque, il bianco una Pastorale, e infine l’arcobaleno una Tarantella.

1. Giallo
Come una cinese

Dell’ombrellino all’ombra,
Con decoro di sogni
E quattro budda,
Ecco, ecco qua
Dalla scuola arrivar
Madamigella Mimosà.

Stretti i piedi nelle fasce
Di saltar non se ne parla,
E neppure con la corda.
Ella studia da cinese,
Damigella Mimosà.
Cineserie, cineserie, è tutto qua.

Muschio e rocce nei giardini
Bambù ad arco
Tè profumato
Senza estate fiorisce il giardino
Nella camera
Nella camera dei giochi.

Dell’ombrellino all’ombra,
Con decoro di sogni
E quattro budda,
Ecco, ecco qua
Dalla scuola arrivar
Madamigella Mimosà.

2.Argento
Come un pesce

Sguscia, sguscia tra le dita
Pesce piccolo d’argento, ed anche tu  di cioccolata.
Verso l’amo non andare
E, attento, non fiatare.
Così non ti vedrà Martin Pescatore.

Ma al ghiozzo cattivo sta’ attento,
lui non dorme e  sbadiglia, sbadiglia.
Sguscia, sguscia tra le dita
pesce piccolo d’argento, ed anche tu  di cioccolata.
Sguscia, sguscia tra le dita.

3. Fulvo
Come un leone

Più dolce del miele
E’ Daniele il leone.
E’ dolce, ma non ama del carillon il rumore.
Ha una gabbia per palazzo con la palma di cartone
Da lì guarda gli aereoplani e ode il rombo del cannone.

Indovinate un po’ quant’ anni ha il leone?
Basta solo conteggiare le sue fedi coniugali.
Più dolce del miele
E’ Daniele il leone.
E’ dolce, ma non ama del carillon il rumore.

4.  Rosso
Come un papavero

Papavero! Papavero!
Papavero di fuoco.
Cappello rosso di petali di fuoco.
Papavero! Papavero!
E’ rosso come il gallo,
Come le coccinelle.
E’ rosso come il gambero
Papavero! Papavero!
Papavero di fuoco.
Cappello rosso di petali di fuoco.
Papavero! Papavero!
Ma non osa guardare
La damigella azzurra
Nei prati  passeggiare.
Ah, com’è timido!
Non osa guardare!
E’ un papavero timido
E’ una timida corolla rossa.
Papavero! Papavero!

5. Nero
Come un orfano

Orfano in nero,
Dentro al convento
Nei corridoi in silenzio
Egli aspetta la sua mamma.
Gli hanno detto che mai più
Che mai più la rivedrà.
Ogni sera nel suo letto egli aspetta
Che la mamma l’ addormenti.
In un vecchio quaderno ha racchiuso
Fiori campestri.
Chi mai altro saprà
Quand’ella dal lungo viaggio
Tornerà?
E gli dirà, baciandolo,
‘Racconta’, ‘Racconta la storia,
La bella storia
Dell’orfano in nero
Che  tutta la vita
Dei fiori campestri
Per la  mamma
Conservò.

6.  Bruno
Come uno zingaro

Tamburella un tamburello
Con i piedi e con la mano
Tamburella lo zingarello.

Nella sua vecchia roulotte
Sono chiusi dei bambini
Tra le fitte ragnatele,
I porcellini  d’India e gli scimpanzè.
I porcellini d’India e d’Argentina
Bianchi come la farina,
E sotto il mandolino
Impagliato lo scoiattolino.

Tamburella un tamburello
Con i piedi e con la mano
Tamburella lo zingarello.

Nella sua vecchia roulotte
Sono chiusi dei bambini
E mille campanili e nidi di cicogne
E arance vere in aranceti veri
Di certo dal camino avranno visto.

Tamburella un tamburello
con i piedi e con la mano
tamburella lo zingarello.

7. Bianco
Come capelli d’angelo

Sul presepe di Natale
Tra le pigne e le candele
Capelli d’angelo son nevicati.

Sulla barba di San Giuseppe
Sulle mani della Santa Vergine
Sulla corona dei re
Sul naso dei negretti di legno
Capelli d’angelo son nevicati.

Sulla gobba dei cammelli
Sulle cornamuse e le cennamelle
Sulla lana degli agnelli
Capelli d’angelo son nevicati.

Sulla stella del pastore
Sulla coda dell’asino e sull’aureola del bimbo Gesù
Capelli del cielo, capelli dell’albero di Natale,
Capelli d’angelo  son nevicati.

8.  Arcobaleno
Come un Pulcinella

Appeso è Pulcinella in fondo a un filo.
Non imitatelo se a Michelle, la mamma sua, fa maramao.
Sui nostri letti balla, balla e, se piove, il valzer balla, Pulcinella.
A cavalcioni sull’arcobaleno, balla al suon del carillon, Pulcinella.
Quando tutto il mondo dorme, balla come una farfalla. Pulcinella.
Nessuno si sveglia se sul soffitto balla, Pulcinella.
Gioca a saltare la cavallina, al volano o a pallone, Pulcinella.
Balla alla belga, la giga e in girotondo, Pulcinella.
Sale sui tetti, come un sonnambulo e fa patatrac, Pulcinella.
In fondo al caminetto ripulito
Appeso è Pulcinella in fondo a un filo.

Benjamin Britten
FRIDAY AFTERNOONS OP. 7
trad. Alfonso Caiani
Anonimo del XVII sec.
Noia, Va Via da Me

Va via da me! O noia va via da me!
Va via da me! Non son mai d’accordo con te
Fin troppo già sei stata con me,
volevi uccidermi, ma stai certa che
non mi rivedrai più qui.
Star con te fa i giovani incanutir
E star con te fa i vecchi incenerir
Mia moglie ed io vogliam danzar
e garruli i dì passar
poiché nulla c’è di più saggio che
la noia allontanar.

Thackeray  
Una Storia Tragica

Un dì viveva un saggio tal
che avea un codino di maial
Però soffriva senza egual
poiché l’aveva dietro.
Sul caso a lungo meditò
la coda di spostar giurò
“La voglio in faccia” dichiarò,
“e non pendente dietro!”
Ei disse “Già so come far:
su me mi metterò a girar”
Su sé si mise a rigirar,
ma lei restava dietro.
E gira in qui, poi gira in lì,
ruotava il saggio tutto il dì
ma non ne ottenne uno spillin
la coda stava dietro!
E a destra e a manca rigirò
e sopra e sotto e dentro  e fuor
girò ma il suo codin restò
costantemente dietro!
Ad ogni sforzo non cedè
saltò ruotò girò su sé
ma al suo seder fedele ahimè
la coda resto dietro.
Jane Taylor
Cucù

Cucù, cucù,
Cosa fai tu?
Il becco io apro in april
In maggio io canto sul faggio
In giugno sul prugno
In luglio sul tiglio
D’agosto lontan mi sposto
Cucù, cucù, cucù

Anonimo
Ee-oh!

La volpe e sua moglie passavan dei guai
la senape lor non mangiavano mai
forchetta e coltello non usano sai
ma gli ossi rosicchian per ben, ee-oh!

La volpe una notte di luna partì
le stelle nel cielo brillavan così
“oh-ho!” disse allor “ma che notte che è
per me per andar in città, ee-ho!

La volpe allorquando la siepe saltò
drizzò su le orecchie ascoltò per un po’:
“oh-ho” disse allor “men d’un miglio ce n’è
di qui alla vicina città ee-ho!

La volpe arrivò del fattore al porton
dove incontrò del fattore il german
“Io t’amo assai per il tuo padron
vorrei rosicchiarti per ben, ee-ho”

Poi vide anche un’oca di corsa passar:
“Oh-ho!” disse allor “sei cicciotta lo sai
il pel m’ingrassi vieni con me
di qui alla vicina città, ee-ho

Dal letto la moglie saltò del fattor
E dalla finestra la testa di fuor
“Marito le oche son morte!” gridò
“per la volpe venuta in città, ee-ho!”

Di piombo il fattor l’archibugio riempì
in testa al briccon un bel colpo sparò
“Ah-ha!” disse allor “Tu sei morto lo so
Mai più scorribande in città ee-ho!

Anonimo
Un Canto Per l’Anno Nuovo

Portiam l’acqua nuova dalla chiara fonte qui
per lodare Dio del nuov’anno al primo dì
su canta tu rugiada per l’acqua e il vino ancor
i sette fili d’or e le perle di splendor

Regno della fata che l’oro ai piedi ha
apri l’Occidente e l’Anno Vecchio va
su canta tu rugiada per l’acqua e il vino ancor
i sette fili d’or e le perle di splendor

Regno della fata che l’oro ha sul collar
apri l’Oriente, fai ‘anno nuovo entrar
canta tu rugiada per l’acqua e il vino ancor
i sette fili d’or e le perle di splendor

Anonimo
Vorrei Sposarmi in Domenica

Vorrei sposarmi in domenica
vorrei sposarmi in domenica
Chiunque veda passar di qua
vorrei sposarmi in domenica

Roister Doister è il mio nom
Roister Doister è il mio nom
ed una gran canaglia son
vorrei sposarmi in domenica

Christian Custance mi vai tu
Christian Custance mi vai tu
zitella da un milione e più
vorrei sposarmi in domenica

Custance pura come un giglio
Custance pura come un giglio
io l’agnello lei il coniglio
vorrei sposarmi in domenica

Al nostro pranzo nuzial
al nostro pranzo nuzial
verranno uomini e animal
vorrei sposarmi in domenica

vorrei sposarmi in domenica
chiunque veda passar di qua
vorrei sposarmi in domenica

Anonimo
Viveva Un Tipo a Newington

Viveva un tipo a Newington
che saggio era un bel po’
saltò nel pungitopo oplà
gli occhi di fuor schizzò
Ma quando vide gli occhi fuor
con tutto il suo vigor
saltò in un altra siepe oplà
li schizzò dentro ancor

Itzaak Walton
Canzone del Pescatore

Oh che vita ha il pescator
di tutte è la più grata
solo piacer nessun dolor
perciò da molti è amata
altre gioie sono noie questa solo ci consola;
l’arte nostra non ci prostra, ma ci rende lieti.

Di buon ora ci svegliam
prima dell’aurora
con un sorso ci laviam
dorme il pigro ancora
poi si va qua e là
i pensieri non son neri
neanche grigi sul Tamigi
siamo sempre cheti

se del sol il gran calor
poi ci fa sudare
sotto un salice sostiam
fresco a riposare
se in una vasca d’una lasca
poi d’un luccio si va in traccia
se si pesca senza l’esca
siamo ancor contenti

Anonimo
L’utile Aratro

Nei campi lavorar
senza gelar ne sudar
e sotto il tuo ciel
che c’è di più bel
che in mezzo al grano star?
La bella stagione adorna il balcone
coi fiori d’ogni prato
perciò dirò chi sta in città
di quello no, al par non sta,
che segue l’utile aratro
L’allodola lo sveglia
lavora fin l’imbrunir
poi chiude l’ovil
e corre a dormir
e dopo nel mattin
risuona il giardino
con ogni uccellino
che canta a perdifiato
con che gioir ed allegria
di quello i giorni volan via
che segue l’utile aratro

C’era una scimmia

C’era una scimmia sopra un bambù
quando discese venne giù
C’era un gru seduta qui
quando andò via non fu più lì
C’era un mandriano con un bue
quando ebbe l’altro ne ebbe due
C’era un caval che andò a Palermo
quando ci andò non stette fermo
C’era una cuoca si tagliò
quando uscì il sangue sanguinò
C’era un ciclista in bicicletta
quando correva andava in fretta
C’era un signore di nome Dario
quando rideva non stava serio
Ce n’era un altro di nome Pedro
quando piangeva non era allegro
C’era una nave per l’India partì
quando tornò  fu ancora qui

Anonimo
Old Abram Brown

Old Abram Brown è morto ormai
non lo vedrem mai più
vestiva un nero paletò
ben chiuso fino a giù

Eleanor Farjeon
Jazz-Man

Bim bum bam
Tin Tun Tan
E giù nella strada c’è il Jazz Man
La One Man Jazz Band suona nellavia
Tamburi in spalla, piatti con i pié
fiati alla bocca, fisa con la man
suona ogni strumento
per dar vita al jazz!

Grida canti trombe urlanti
Oh che fracasso
Ogni suon si mischia
Venti bimbi non farebber più chiasso
dell’urlante pandemonio
dello One Man Jazz

SPIRITUALS

Deep River
Signore, la mia patria è al di là del Giordano,
fiume profondo.
Voglio attraversarlo il fiume profondo, Signore,
fin dentro l’accampamento.

Mi chiama, il mio Signore,
mi chiama tuonando.
La tromba squilla nella mia anima:
Io desidero ardentemente star lì.
La mia patria è al di là del Giordano,
fiume profondo.

Voglio attraversarlo il fiume profondo, Signore,
fin dentro l’accampamento.

Go down Moses
Fa’ che il mio popolo parta!
Il popolo d’Israele schiavo nella terra d’Egitto!
Così oppresso che non può più resistere.
Fa’ che il mio popolo parta!
Va’, Mosè,
va’ nella terra d’Egitto!
Di’ al vecchio Faraone
che lasci partire il mio popolo!

Il Signore mise nelle mani di Mosè
che il mio popolo partisse!
Quella verga così stupì il Faraone che egli acconsentì
a lasciar partire il mio popolo!

Va’, Mosè,
va’ nella terra d’Egitto!
Di’ al vecchio Faraone
che lasci partire il mio popolo!

Per lasciar partire il mio popolo
il Signore suggerì al coraggioso Mosè
di dire al Faraone che sarebbe morto il suo primogenito se
non avesse lasciato partire il mio popolo!

Va’, Mosè,
va’ nella terra d’Egitto!
Di’ al vecchio Faraone
che lasci partire il mio popolo!

Perché, Mosè, non vai, perché
non vai nella terra d’Egitto?
A dire al vecchio Faraone
di lasciar partire il mio popolo?

Va’, Mosè, fa’ che il mio popolo parta!
Va’, Mosè, nella terra d’Egitto,
va’ con la tua verga in mano!
Fa’ che il mio popolo parta,
che il mio popolo parta!

Swing Low Sweet Chariot

Grazioso piccolo dondolante carro
pronto a portarmi a casa!
Grazioso piccolo dondolante carro
pronto a portarmi a casa!

Guardo al di là del Giordano e a ciò che vidi.
Pronto a portarmi a casa!
Una schiera di angeli mi segue.
Pronto a portarmi a casa!

Se tu osi, io oserò.
Pronto a portarmi a casa!
Di’ a tutti i miei amici che anch’io verrò.
Pronto a portarmi a casa!

When The Saints go marching in

Oh, quando i santi entreranno marciando
oh, quando i santi entreranno marciando
Signore, io voglio essere dei loro
quando i santi entreranno marciando
Oh, quando il sole si rifiuterà di brillare
oh, quando il sole si rifiuterà di brillare
Signore, io voglio essere dei loro
quando il sole si rifiuterà di brillare
Oh, quando la luna tramonterà nel sangue
Oh, quando la luna tramonterà nel sangue
Signore, io voglio essere dei loro
quando la luna tramonterà nel sangue
Oh, quando le stelle saranno scomparse
Oh, quando le stelle saranno scomparse
Signore, io voglio essere dei loro
quando le stelle saranno scomparse
Oh, quando lo incoroneranno Signore di tutti
oh, quando lo incoroneranno Signore di tutti
Signore, io voglio essere dei loro
quando lo incoroneranno Signore di tutti
Oh, quando verrà il giorno del giudizio
oh, quando verrà il giorno del giudizio
Signore, io voglio essere dei loro
quando verrà il giorno del giudizio

Amazing Grace

Stupefacente Grazia –come suona dolce il suo nome-
che salvò anche un poveretto come me!
Ero perduto e mi sono ritrovato,
ero cieco, ed ora vedo.

La Grazia insegnò al mio cuore a temere,
ma la stessa Grazia mi tolse i timori.
Com’è preziosa l’ora in cui
per la prima volta la Grazia mi apparve!
Ho attraversato
pericoli, fatiche e tentazioni;
La Grazia fin qui mi ha condotto in salvo,
la Grazia mi guiderà a casa.