69ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 03 aprile 2014
Ore: 10:00*
giovedì 03 aprile 2014
Ore: 21:00
sabato 05 aprile 2014
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Serie Curiosity

 

Biglietteria

BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla 30) € 19,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla 40) € 13,50
Balconata € 10,50

Ridotti
(Giovani under 26 ; Anziani over 60; Cral ; Associazioni Culturali ; Biblioteche ; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50
Balconata € 8,50

Il Cast

Direttore Christian Benda
Violoncello Wolfgang Emanuel Schmidt

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
Ouverture in Do maggiore da Le creature di Prometeo, op. 43a
Composizione: 1801
Prima esecuzione: Vienna, 28 marzo 1801
Edizione: Breitkopf Und Härtel
– Adagio
– Allegro molto con brio
Durata: 5’ circa

DMITRI ŠOSTAKOVIČ (1906-1975)
Concerto per violoncello e orchestra n°1 in Mi bemolle maggiore, op.107
Composizione: 1959
Prima esecuzione: Leningrado, 4 ottobre 1959
Edizione: Ricordi
– Allegretto
– Moderato
– Cadenza
– Allegro com moto
Durata: 27’ circa

NICOLA CAMPOGRANDE (1969)
Banksy promenade
Composizione: 2013
Prima esecuzione: Ginevra, 12 giugno 2013
Durata: 5’ circa

PYOTR ILYICH ČAJKOVSKIJ (1840-1893)
Suite orchestrale n. 4 “Mozartiana”, op. 61
Composizione: 1887
Prima esecuzione: Mosca, novembre 1887
Edizione: Kalmus
Giga
– Minuetto
– Preghiera
– Tema e variazioni
Durata: 28’ circa
A CURA DI ALESSANDRA ALBO

Beethoven – Overture da La creature di Prometeo
Del Prometeo, unico balletto che Beethoven scrisse, è consuetudine eseguire ormai da lunghissimo tempo esclusivamente l’Ouverture, forse perché il Beethoven diffuso nell’immaginario collettivo sembrerebbe mal accostarsi alle caratteristiche musicali di un balletto ottocentesco, tutte subordinate alla scena e per questo talvolta superficiali.

Invero, il Prometeo vide la luce tra il 1800 e il 1801 insieme a alcune tra le opere più importanti del genio di Bonn, quali il Terzo concerto, op. 37, le Sonate op. 26 e op. 27 (l’op. 27 n. 2 è il famosissimo “Chiaro di luna”), i sei Quartetti, op. 18 e la Seconda sinfonia. Tutto nacque quando il coreografo napoletano Salvatore Viganò, a capo del balletto di corte di Vienna, contattò il musicista tedesco, a Vienna era già famosissimo, per scrivere le musiche di scena per il balletto. Beethoven accettò immediatamente, estremamente lusingato: la proposta lo aveva interessato sia per l’evidente riconoscimento sociale, sia per l’innovativo progetto di Viganò, il quale progettava di ottenere dalla danza il massimo dell’efficacia espressiva senza che la validità del materiale musicale fosse messa in discussione. Per Beethoven questa fu una premessa essenziale: nel Prometeo nessuna lungaggine, frivolezza o futilità, ma solo forza espressiva, come si sarebbe convenuto al soggetto: un titano impavido e ribelle che ruba il fuoco divino agli dei per donarlo agli uomini non può perdersi in inutili e ridicole piroette! Purtroppo, le imprese più eroiche e audaci raccontate dal mito e a cui Beethoven pensava erano già date per compiute nell’ idea di Viganò e la trama del balletto fu in realtà una gran delusione per il compositore: Prometeo, con il fuoco sottratto agli dei, dà la vita a due statue, un ragazzo e una ragazza, ma non può donare loro ragione e sentimento. Deluso, il titano vorrebbe distruggerle, ma una misteriosa voce interiore lo distoglie dall’intento convincendolo invece a condurle sul Parnaso, dove Apollo, Bacco, Pan, le Muse, Orfeo e Arione, con magie, musiche e danze, accendono nei due giovani affetti e emozioni, rendendoli creature umane. In seguito, l’immancabile lieto fine che la moda imponeva: una festa generale.

Il balletto riscosse un buon successo, come testimoniato dalle quindici repliche tenute, ma Beethoven non se ne curò molto: ripresosi dalla delusione per le aspettative tutto sommato disattese, utilizzò un tema del Finale per la Sinfonia n° 3 “Eroica”, in cui il compositore poté dare libero sfogo alla sua libertà e al suo genio.

Ciò premesso, è veramente un peccato che del Prometeo venga eseguita di prassi solo l’ouverture: la qualità della musica è varia, originale, fantasiosa e elegante, dal carattere post-classico del Beethoven della prima maturità. La solenne introduzione, che principia con imponenti e perentori accordi, si schiude in un tema dal carattere eroico e evocativo, affinché le caratteristiche del mito siano avvertite da chi ascolta sin dalle prime note. Ma la serenità dell’introduzione sfocia subito in un virtuosistico Allegro molto con brio, nel quale, per il primo tema, fanno da padroni i primi violini con il caratteristico colpo d’arco “saltato”, mentre, per il secondo tema, la risposta è lasciata ai flauti.

Quasi dieci anni dopo, Beethoven utilizzò l’ouverture del Prometeo per la rappresentazione del terzo Fidelio, perché, curiosamente, non ne aveva terminata la relativa ouverture; in seguito però, il compositore si rivelò insoddisfatto di questa scelta, probabilmente perché il carattere sereno e classicheggiante del Prometeo dovette sembrargli poco appropriato alla drammaticità del soggetto del Fidelio.

ŠostakovičConcerto per violoncello e orchestra n. 1, op. 107
La formazione musicale di Dmitrij Šostakovič si è nutrita sia dei grandi classici che di autori a lui contemporanei quali Honegger, Hindemith, Stravinskij e Schönberg, motivo per il quale egli si dedica con interesse alla sperimentazione e alla ricerca di linguaggi musicali alternativi.

Il Primo concerto per violoncello e orchestra, op. 107, forse il concerto per violoncello più famoso e denso di difficoltà tecniche del XX secolo, fu composto in soli quaranta giorni e dedicato dall’autore al grande violoncellista Mstislav Rostropovic, che lo eseguì in pubblico sotto la direzione di Evgenij Mravinskij.

Il concerto è suddiviso in quattro movimenti, al posto dei tradizionali tre, ma in realtà al primo tempo si contrappongono gli altri susseguendosi senza soluzione di continuità. Con le dovute eccezioni, il primo movimento rispetta lo schema della forma-sonata: senza alcuna introduzione, il violoncello espone un breve tema che sarà sottoposto a spericolate e originali variazioni e che domina l’intera composizione.

Il secondo movimento, come vuole la tradizione, è di carattere contrastante rispetto al primo, denso di poetico lirismo; originale la chiusa: sui suoni armonici del violoncello, gli archi ricamano arabeschi accompagnati dai dolci rintocchi della celesta. Come abbiamo accennato poco fa, senza soluzione di continuità segue il terzo movimento: un cadenza ampia, articolata e assai impegnativa dal punto di vista tecnico, affidata al violoncello solista. L’ultimo movimento, che attacca immediatamente di seguito, è in forma di Rondò e sottolinea il rapporto strettissimo di Šostakovič con la musica popolare russa. Improvvisamente e inaspettatamente, però, ricompare il primo tema a donare unicità di pensiero musicale all’intera composizione.

 Tema principale e nucleo generatore dell’intera composizione è dunque il frammento iniziale, che, all’analisi, è un motto, una sequenza di quattro note musicali tratte dalle iniziali di nome e cognome del compositore e scritte con la notazione anglosassone, cioè in lettere (DSCH, ovvero Dmitri SCHostakovich) rivoltate in tutti i modi possibili. Questa sequenza compare anche in altre opere coeve che in qualche modo Shostakovic aveva inteso riferire e se stesso, la Decima sinfonia e l’Ottavo quartetto: quasi un’istantanea musicale dal denso sapore introspettivo e autobiografico.

CampograndeBanksy promenade
Banksy promenade, di Nicola Campogrande, è una composizione eseguita per la prima volta in Svizzera il 12 giugno del 2013 sotto la guida di Christian Benda, che ne dirigerà anche la prima esecuzione italiana in questo programma con l’orchestra de I Pomeriggi Musicali.

Banksy Promenade è un omaggio del compositore al celebre esponente della Street art Banksy il quale, inafferrabile come Arsenio Lupin, riempie i muri dei suoi geniali graffiti, satiriche denunce che riguardano politica, costume, cultura e etica, rimanendo, almeno sino ad ora, una fantasma per il pubblico e per le forze dell’ordine.

Ho pensato che la miglior maniera di presentare un brano nuovo e ancora non eseguito in Italia, fosse farne parlare proprio il compositore, il maestro Nicola Campogrande, che ha gentilmente accettato di rilasciare un’intervista, che permetta al pubblico di conoscere più da vicino sia lui che il suo brano.

”Banksy Promenade” sarà presentata in Italia in prima esecuzione; in Svizzera, dove è stata eseguita per la prima volta, come è stata accolta dal pubblico?

I concerti dell’Orchestre de Chambre di Genève si tengono al Batîment des Forces Motrices, un ex centrale idroelettrica posta in mezzo al fiume, e la scarica di energia provocata dal pezzo – che è davvero una sorta di inno alla vitalità – non avrebbe potuto trovare una collocazione più appropriata! Il pubblico era entusiasta, la critica ha scritto parole bellissime, insomma: una meraviglia.

 Ci parli di Banksy Promenade: come è nata lidea di un omaggio a questo artista?

Banksy – il più celebre graffitista del pianeta, del quale nessuno conosce l’identità – è un artista della provocazione, che si esprime attraverso gesti fortissimi e effimeri insieme: i suoi graffiti, regolarmente dissacranti, sanno infatti imporsi con l’evidenza della genialità, ma sono inevitabilmente esposti alla reazione dei tutori dell’ordine, chiamati a contrastarli e, quando possibile, a cancellarli con una mano di vernice – non a caso i pulitori sono spesso soggetti dei graffiti di Banksy. Il suo passaggio nel mondo, dunque, si affida alla memoria collettiva, alle fotografie scattate alle sue opere, all’idea stessa di un artista che si esprime con rapide immagini, capaci di trasformarsi in breve tempo nel riflesso di problematiche politiche o sociali, ma che poi vanno a perdersi nel nulla. Per certi versi è ciò che accade anche con la musica: un brano smette di esistere nel momento stesso in cui termina la sua esecuzione e, da quell’istante, comincia la sua vita nella memoria di coloro che l’hanno ascoltato. Forse ci saranno altre esecuzioni o verrà registrato su dei dischi, ma intanto, per il momento, quel pezzo è stato come un graffito, da vedere e poi lasciar cancellare.

Dal punto di vista tecnico e compositivo, qual è il nucleo generatore di “Banksy promenade”? Come ha organizzato e sviluppato il materiale tematico? È ravvisabile una qualche forma musicale nella quale ha incastonato il suo brano oppure ha scelto un fluire totalmente libero degli elementi musicali?

Mi è piaciuto immaginare una passeggiata tra i graffiti di Bansky, senza nessun riferimento particolare, ma provando a coglierne la potenza, la gioia, la grazia, la velocità – Banksy, usando dei cartoni traforati, riesce a realizzare le sue opere in modo rapidissimo.

Molti compositori sono ipercritici nei confronti della propria musica; lei è sempre soddisfatto al momento della “doppia stanghetta”?

Scrivo musica tutti i giorni, da molti anni, e sono abituato – grazie al cielo! – al fatto che i miei lavori vengano eseguiti in contesti musicali canonici e non in rassegne o festival dedicati alla produzione contemporanea, solo a causa della particolarità del mio stile. Questo significa dovermi confrontare ogni volta, in modo molto concreto, non soltanto con i colleghi viventi ma anche con i grandi compositori del passato, una sfida sempre ardua, dunque. Se la si accetta, come provo a fare io, si investono così tante energie, passioni, idee che, alla fine, se non si fosse soddisfatti, sarebbe drammatico! Poi, è chiaro, non tutte le ciambelle riescono con il buco, ma il cuoco sarà sempre orgoglioso di metterle in forno.

ČajkovskijSuite orchestrale n. 4Mozartiana”
La Suite orchestrale n. 4 di Čajkovskij, detta “Mozartiana”, vide la luce nel 1887, come omaggio dell’autore a Mozart nel centenario della composizione del Don Giovanni. Il brano consta di quattro movimenti, tre dei quali basati sull’orchestrazione di brani per pianoforte del celebre genio salisburghese: il 1° movimento, una giga, è tratto dalla Piccola giga per piano K 574, il secondo, un Minuetto, è tratto dal Minuetto per piano K 355, il terzo è basato su una trascrizione per pianoforte di Franz Listz dell’ Ave Verum e, l’ultimo, è l’orchestrazione delle Variazioni su un tema di Gluck K 455. Con la Mozartiana, Čajkovskij avrebbe avuto anche un altro intento – che oggi suona veramente incredibile vista la consolidata e mondiale venerazione verso Mozart – ovverosia quello di promuovere un maggiore apprezzamento da parte dei contemporanei nei confronti delle opere meno famose del musicista, con l’intento di ricreare, come scrisse l’editore di Čajkovskij, Jurgenson, «[…] il passato in un mondo contemporaneo».

Date queste premesse è giusto porsi una domanda: come può invece essere percepita la Suite “Mozartiana” dall’orecchio del pubblico del ventunesimo secolo, ormai estremamente “filologico”? Nel rispondere a questa domanda si può scorgere il vero e geniale pregio dell’opera: la romantica e piena orchestrazione tchaikovskijana, lungi dall’appesantire o, peggio, dallo stravolgere la leggendaria leggerezza delle composizioni settecentesche che tratta, in realtà ne esalta le migliori caratteristiche accentuandone le naturali inclinazioni: basti pensare all’uso elegantissimo che fa il compositore di alcuni strumenti quali i timpani nel primo movimento o l’arpa nel terzo, per non parlare del Finale che, per originalità e estrema raffinatezza, potrebbe essere preso come esempio magistrale per un trattato di orchestrazione.

Non a caso, la suite “Mozartiana” diventerà anche uno dei balletti più famosi coreografati da George Balanchine, eseguito per la prima volta il 4 giugno 1981 al  New York state Theatre Lincoln center. Una curiosità: Čajkovskij stesso ne diresse la prima esecuzione a Mosca nel novembre del 1887: è stata l’unica delle quattro suite orchestrali che abbia mai diretto e solo la seconda a cui presenziò per la prima esecuzione.

Bibliografia essenziale:
Maynard Solomon, Beethoven. La vita, lopera, il romanzo familiare, a cura di Giorgio Pestelli, Marsilio, 2002;

Volkov Solomon, Šostakovič e Stalin. Lo straordinario rapporto tra il dittatore e il musicista, Garzanti, 2006;

Pulcini Franco, Dmitri Šostakovič, Torino, EDT, 2003;

Ollivier Stephane, Piotr Ilich Ciajkovskij, Milano, Curci, 2010;

Nicola Campogrande, http://www.campogrande.it

Discografia essenziale:
Ludwig Van Beethoven, Sinfonie n° 5 e 6, Le creature di Prometeo, Israel Philarmonic Orchestra, Zubin Mehta, Helicon classics, 2010;

Ludwig Van Beethoven, Sinfonia n° 9, Le creature di Prometeo, Philarmonia Orchestra, Otto Klemperer, Idis, 2011;

Dmitri Šostakovič, Cello concerto n° 1, Mtislav Rostropovich, Philadelphia Orchestra, Eugene Ormandy, Sony Classical (prima registrazione assoluta);

Dmitri Šostakovič, Cello concerto n° 1, Han-Na Chang, London Symphony Orchestra, Antonio Pappano, Emi Classics;

Piotr Iliich Tchaikovskij, Orchestral Suites n° 1-4, Orchestra Filarmonica di Praga, Jiri Belohlavek, Supraphon, 2001

Piotr Iliich Tchaikovskij, Orchestral Suites n° 3 e 4,  New Philharmonia Orchestra, Antal Dorati, Philips, 2001.