69ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 23 gennaio 2014
Ore: 10:00*
giovedì 23 gennaio 2014
Ore: 21:00
sabato 25 gennaio 2014
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Serie Red Planet 

Lalo Aubade
Lalo Symphonie espagnole per violino e orchestra
Stravinskij Orpheus

Biglietteria

BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla 30) € 19,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla 40) € 13,50
Balconata € 10,50

Ridotti
(Giovani under 26 ; Anziani over 60; Cral ; Associazioni Culturali ; Biblioteche ; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00
Secondo Settore (Platea dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50
Balconata € 8,50

Il Cast

Direttore Stanislav Kochanovsky
Violino Marco Rizzi
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

EDOUARD LALO (1823-1892)
Aubade n°1 dall’opera Fiesque
Durata: 6′ circa
I Andante Allegretto non troppo
Symphonie espagnole per violino e orchestra, in re minore, op.21
Durata: 35′ circa
I. Allegro non troppo
II. Scherzando (Allegro molto)
III. Intermezzo (Allegretto non troppo)
IV. Andante
V. Rondò (Allegro)

IGOR STRAVINSKIJ (1882-1971)
Orpheus, balletto in tre scene
Durata: 30′ circa
Scena I
I. Lento sostenuto
II. Air de dance, Andante con moto
III. Danza dell’Angelo della morte, l’istesso tempo
IV. Interlude, l’istesso tempo
Scena II
V. Pas de furies
VI. Air de dance
VII. Interlude
VIII. Air de dance (conclusione)
IX. Pas d’action
X. Pas de deux
XI. Interlude
XII. Pas d’action

Scena III
XIII. Apoteosi di Orfeo

Lalo Aubade; Symphonie espagnole per violino e orchestra, op.21

Anni di composizione: Aubade, 1872; Symphonie espagnole, 1874

Prima esecuzione di Symphonie espagnole: 1875, solista Pablo de Sarasate

Edizione: Kalmus

Edouard Lalo [Lilla 1823 – Parigi 1892], compositore e concertista, iniziò i suoi studi e la sua attività artistica molto presto; purtroppo, non raccolse grandi successi di pubblico e critica, soprattutto agli inizi della sua carriera: il musicologo Tiersot, pur riconoscendo alla sua musica «[…]raffinatezza aristocratica e rara ingegnosità formale[…]», le nega la qualità romantica per «[…]scarsa inquietudine nell’espressione e poca profondità del sentimento […]».

Solo nel 1875, a cinquantuno anni, quando il celebre violinista Pablo de Sarasate interpretò per la prima volta il Concerto in fa Maggiore, cominciò ad essere veramente apprezzato e conosciuto. Lalo, dal canto suo, sempre ipercritico nei confronti delle proprie capacità, sembra abbia distrutto le sue prime due sinfonie.

La maggior parte della produzione di Lalo riguarda l’ambito sinfonico e strumentale: celeberrimi e molto eseguiti ancora oggi il Concerto per violoncello e orchestra e proprio la Sinfonia spagnola, anch’essa eseguita la prima volta con grande successo di pubblico dallo stesso Sarasate;  ma Lalo scrisse altresì un balletto, Namouna, il quale, pur non avendo inizialmente conquistato i favori del pubblico, si meritò l’entusiastico apprezzamento di Debussy, allora studente di Conservatorio, e, inoltre, l’opera lirica Le roy d’Ys e il grand opéra Le Fiesque, dal quale è tratto il divertimento Aubade adattato dal compositore stesso per piccola orchestra.

Aubade, cioè “mattinata”: dal carattere squisitamente di intrattenimento e dallo stile spensierato e à la page, questa piccola miniatura musicale costituisce un ottimo esempio di raffinata orchestrazione. Il brano, dopo un’introduzione lenta, quasi meditativa, è seguito da un secondo momento più veloce caratterizzato da un vivace staccato di archi e fiati; proposte e risposte delle due sezioni si rincorrono sino ad un tema legatissimo, dolce e malinconico, che conduce, attraverso una ripresa dell’idea iniziale, alla brillante coda finale.

La Symphonie espagnole per violino e orchestra è uno dei brani più famosi del repertorio violinistico. Tecnicamente è un concerto per violino e orchestra ma formalmente, essendo costituita da cinque movimenti e non tre, potremmo definirla più una suite con violino solista che un vero e proprio concerto. Si caratterizza per i riferimenti alla musica folcloristica spagnola, infatti gli sguardi alle particolarità musicali considerate esotiche erano molto in voga all’epoca, basti pensare alla Carmen di Bizet; in realtà, visto che le ricerche rigorose in campo etnomusicologico avrebbero visto la luce ben più tardi, una tale scrittura è da considerare più un “riferirsi” in stile piuttosto edulcorato, non troppo fedele e molto “alla moda”, al folclore, come avveniva anche in opere di altri compositori del momento.

Il primo movimento, quasi un’introduzione, non ha grandi riferimenti al mondo iberico ma in compenso mette a dura prova le capacità virtuosistiche del solista, la cui mano sinistra esplora la tastiera del violino eseguendo scale e arpeggi velocissimi, in stretto dialogo con l’accompagnamento orchestrale; ma l’orchestra, quando è il momento, interviene anche con ampie sezioni caratterizzate da una scrittura energica, quasi in stile di fanfara.

Gli altri tempi accennano ritmicamente e melodicamente alle vere e proprie caratteristiche delle danze spagnole: nel secondo movimento il tema principale è in forma di seguidilla, il terzo è basato su ritmi di habanera e moresca, il quarto evoca ritmi tzigani.

L’ultimo tempo, meno efficace per contenuto musicale e orchestrazione rispetto a quelli centrali, è molto veloce e assai virtuosistico per il solista, da considerarsi sicuramente, date lunghezza e difficoltà tecniche di tutta la Sinfonia, la degna conclusione di una vera e propria fatica strumentale.

Stravinskij – Orpheus

Anno di composizione: 1947

Prima esecuzione: New York, Ballet Society, 28 aprile 1948

Edizione: Boosey & Hawkes, New York, 1948

Era il 1948 quando il balletto Orpheus, commissionato da Lincoln Kirstein per la Ballet society di New York, fu eseguito per la prima volta diretto da Stravinkij stesso, il quale viveva negli Stati Uniti già dal 1939 ed era ormai un vero e proprio uomo di mondo: cosmopolita, raffinato, intimo di artisti e intellettuali in vista.

Stravinskij amava dedicarsi alla composizione di balletti, basti pensare al lungo sodalizio artistico con l’impresario teatrale Diaghilev al quale fu legato da profonda amicizia; il balletto Orpheus, però, vide la luce grazie alla collaborazione con il coreografo Serge Balanchine, per il quale aveva già composto il balletto Jeu de cartes (1936) e per il quale comporrà ancora il balletto per dodici danzatori Agon (1957).

Organizzato in tre scene e dodici episodi di danza, Orpheus prevede trenta ballerini che naturalmente non vedremo all’opera, visto che ascolteremo la composizione in forma di concerto; dal momento però che le musiche di scena accompagnano, sottolineano, significano, cercheremo di immaginarli sul palco pronti a danzare insieme al protagonista: Orfeo.

Come sappiamo, il mito di Orfeo è stato uno tra i più frequentati della storia della musica e non è un caso, visto che si tratta forse del primo e più famoso musicista: attraverso il suono della sua lira, era capace di comunicare con gli animali e le creature dell’oltretomba, di placare gli animi, di incantare chiunque lo ascoltasse. Dunque, da Rinuccini a Monteverdi, da Gluck a Listz, da Schutz ad Haydn, fino a Stravinskij, il mito è stato trattato in tutti i modi, a volte persino modificandone la conclusione con un lieto fine, come nel caso di Rinuccini, visto che l’opera doveva essere rappresentata a un matrimonio; ma sappiamo anche che il vero mito non è a lieto fine: Orfeo, una volta convinto con il suo dolcissimo canto Ade a restituirgli Euridice, sua sposa di cui non accettava la morte, la perde nuovamente e definitivamente durante il tragitto dagli Inferi alla terra dei vivi, quando contravviene a quanto gli era stato imposto voltandosi indietro per essere sicuro che Euridice lo stesse seguendo.

Che si levi una benda dagli occhi, come in Orpheus, o si giri per scorgere Euridice, come nel mito originario, Orfeo commette un imperdonabile errore: non si fida di Euridice; dunque, la storia di Orfeo e Euridice è la storia di un grandissimo amore, ma anche di un grandissimo errore dal tragico epilogo: anche in Orpheus, Euridice, per la poca fede di Orfeo, cadrà morta ancora una volta e rimarrà per sempre negli Inferi.

«Orpheus weeps for Euridice. He stands motionless, with his back to the audience», recita la didascalia della prima scena di Orpheus, in partitura; cioè, la prima scena del balletto si apre con Orfeo che piange la morte di Euridice, immobile e con le spalle al pubblico, e da solo; non per nulla Orfeo significa “Colui che è solo”.

Le spalle al pubblico sono significative: un dolore così grande non può essere condiviso, scorto da altri, indagato, violato, è un dolore che lo spingerà sino agli Inferi per  riavere vivo il grande amore della sua vita.

A tenere compagnia a Orfeo, avvertiamo quasi impercettibilmente, su un tappeto armonico e timbrico di archi, le note dal ritmo ostinato di un’arpa, la quale, simboleggiando la lira di Orfeo, finisce per impersonarlo; non per nulla, l’arpa è protagonista proprio quando è protagonista Orfeo: all’inizio, nell’air de dance della seconda scena, che lo vede solo sul palcoscenico a calmare le divinità degli Inferi con un dolcissimo canto e alla fine, quando Apollo si impossessa della  sua lira e ne eleva il canto verso i cieli.

Molte sono le citazioni e le simbologie da cogliere in  Orpheus: «[…] Tuba mirum spargens sonum, per sepulcra regionum […]», da questi versi del celebre Dies irae in poi, l’intervento solistico di trombe e tromboni, in musica,  ha sempre evocato l’idea di morte; in Orpheus proprio trombe e tromboni accompagnano la morte di Euridice immediatamente dopo il pas de deux, così come la ricordano i tromboni nell’apertura della prima scena e il solo della tromba nella danza dell’Angelo della morte; oppure è interessante notare che le stesse note dal ritmo ostinato dell’arpa, che avevamo ascoltato nella prima scena per moto discendente, nell’ultima scena, quando Apollo eleva il canto della lira di Orfeo verso i cieli, mutano in un moto ascendente che sembra accompagnare Apollo stesso verso l’alto.

Ci si accorge anche agevolmente delle scelte timbrico/dinamiche di Stravinskij, che sfrutta l’orchestra più per il timbro che per l’intensità, che utilizza il forte e il fortissimo solo quando Orfeo incontra le furie negli Inferi e si leva la benda dagli occhi per scorgere Euridice o quando è attaccato dalle Baccanti: solo qui ritmi brutali ed accordi accentati, lancinanti e crudeli, accompagnano lo smembramento del suo corpo. In Orpheus, appare uno Stravinskij abbastanza inusuale, quindi, che analizzava proprio l’Orfeo di Monteverdi durante la composizione della propria opera. Ma in Orpheus, la psicologia e il pensiero musicale dell’uomo tardorinascimentale lasciano il posto a quelli dell’uomo novecentesco, con il dna ormai avvezzo alla sofferenza: algide atmosfere, a tratti soffuse e rarefatte, interrotte solo episodicamente da un medesimo Stravinskij che sembra citare il Sacre, permeano la maggior parte della composizione, suggerendo che la tragedia è analizzata e osservata da una prospettiva diversa: sicuramente con rispetto, ma forse con un pizzico di distacco.

Bibliografia
Servieres, George, Edouard Lalo: biographie critique, Henry Laurens, Paris 1925;

Bondeville, Emmanuel, Quand Edouard Lalo et Henri Rabaud nous reppellent le role capital de la France dans l’art lyrique, séance publique annuelle du mercredi 15 novembre 1972, Académie des beaux arts, Paris;

Stravinskij, Igor, Cronache della mia vita trad. italiana di Alberto Mantelli, SE, Milano, 2006;

Stravinskij, Igor, Poetica della musica  trad. Italiana di Lino Curci, edizioni Curci, Milano, 1942;

Goldner, Nancy, The Stravinsky Festival of the New York City Ballet, New York, 1973;

Choreography by George Balanchine: A Catalogue of Works. Rev. ed. New York, 1984;

Discografia
Aubade:

Gymnopedies, Diego Dini Ciacci, Orchestra da camera di Trento e Verona, Arts Music 1996;

Ballets Parisiens, Daniel Swift, CBC Vancouver Orchestra, CBC recordings, 1996.

Sinphonie espagnole:

Lalo, Edouard, Prokofiev, Sergey, Sinfonia Spagnola op.21, Concerto per violino n° 1, Jean Martinon, David Oistrakh, Philarmonia Orchestra, Testament 1997;

Lalo, Edouard, Saint Saens, Camille, Sinfonia Spagnola op. 21, Concerto per violino n° 3, Daniel Baremboim, Itzhak Perlman, Orchestre de Paris, Deutsche Grammophon, 2000.

Orpheus:

Stravinskij, Igor Jeu de cartes, Agon, Orpheus Ilan Volkov, BBC Scottish Symphony Orchestra, Hyperion, 2009;

Stravinskij, Igor Apollo, Agon, Orpheus Robert Craft, London Symphony Orchestra, Naxos, 2005;

Stravinskij, Igor Jeu de cartes, L’histoire du soldat, Orpheus Neeme Jarvi, Royal Scottish National Orchestra, Chandos, 2004;

 *Alessandra Albo

* Per il 2014, La Fondazione I Pomeriggi Musicali, in virtù di una convenzione attivata con l’Università degli Studi di Milano, ha scelto di affidare la stesura dei programmi di sala della 69ª Stagione sinfonica a studenti laureandi in Discipline musicologiche. Gli studenti selezionati, accumulando esperienza e formandosi professionalmente, lavorano sotto la supervisione del musicologo Paolo Castagnone.