70ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 30 aprile 2015
Ore: 10:00*
giovedì 30 aprile 2015
Ore: 21:00
sabato 02 maggio 2015
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Brahms Serenata n. 1, op. 11
Čaikovskij Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra
Sollima Terra con  variazioni, per violoncello e orchestra (prima esecuzione assoluta. Commissione I Pomeriggi Musicali)

 

Biglietteria

BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla 30): € 19,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla 40): € 13,50 + prevendita
Balconata: € 10,50 + prevendita

Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass. Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50 + prevendita
Balconata € 8,50 + prevendita

Per informazioni e prenotazioni:
promozione@ipomeriggi.it 02/87905267

Il Cast

Direttore: Carlo Boccadoro
Violoncello: Giovanni Sollima
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

di Lorenzo Arruga

Autoritratti e divagazioni

Da qualche secolo ormai ci si racconta la battuta sui presuntosi disinvolti. Ce ne son sempre, valgono ancora, pensate ai presidenti delle società di calcio, ai deputati, ai critici musicali e non musicali… Eccola: “Sai suonare il violoncello?” ‘Non lo so, non ci ho mai provato’.

Il violoncello, chissà mai perché questa scelta. Forse per la sua splendida autorevolezza di design, più grosso degli altri e meno ingombrante del contrabbasso. Forse per l’invidia che

fan venire i suoi strumentisti, con quei suoni e quei fraseggi sensuali, con la capacità d’un canto appassionato e nobile e struggente. E’ difficile suonare il violoncello. Richiede forza fisica, postura armoniosa, intonazione perfetta, voglia di dialogare; e molte altre qualità.

Quest’oggi abbiamo con noi uno dei migliori violoncellisti del mondo, Giovanni Sollima. Uno che suona Bach e Jimi Hendrix, che sa  improvvisare accendendo con dialoghi emozionanti le parole dette da Ruggero Raimondi in una nuda abbazia  ma anche  inventare un progetto per cento violoncelli, e che in un videoclip dove sembra avere il doppio di braccia  e gambe è ammirato da centinaia di migliaia di telespettatori , uno che si presenta inappuntabile  con l’eccellente collega Monika Leskovar ed il suo ensemble alla tradizionalista Società del Quartetto e poi suscita nel bis un estremo entusiasmo con Tu vuo’  fa l’americano. Compositore trascinante, interprete inconfondibile.

Qui presenta una novità, dal titolo un po’ bizzarro e un po’ criptico: Terra con variazioni.  Leggendola, non è facile capire questa partitura. Uno la vede classica,  distende lo sguardo, catturato dalle frasi ampie e toccanti, dalle proporzioni sovrane; e presto si orienta sulla struttura. C’è un rispondersi e un accrescersi degli strumenti, c’è l’ irrompere d’un tema insieme saldo e fuggitivo su una tensione di materia sonora impressionante;  il secondo tempo ha l’ampiezza affettuosa degli adagi di sinfonia; non manca una cadenza virtuosistica quasi smisurata. Ma chi si mette a immaginare il suono dopo aver dato tempo, e impegno deve ammettere che non tutto può prevedere: consonanze e dissonanze son prese d’infilata, quarti  di tono sono a volte imposti e a volte suggeriti, le tonalità possono dissolversi in un attimo  nel capriccio o nell’esigenza d’una piccola variazione.   E i ritmi: il discorso si snoda naturale  creando situazioni asimmetriche i figurazioni che pure mantengono il carattere di necessità…

Lo studioso di partiture sa che  non soltanto l’esecuzione si deciderà sul momento in tanti dettagli di cui sono indicate scelte libere (non per nulla a dirigere è chiamato Boccadoro, complice congeniale, oltre che compositore)  ma che  poi non mancherà tra folle di ammiratori qualche detrattore che  di piccole attese e immaginarie regole storiche è abituato a fare un dogma e resterà probabilmente imbarazzato di fronte a questo libero, intenso concerto-autoritratto.

Le Variazioni su un tema rococò sembreranno quasi un bis. Si ascolta sul liscio, senza asperità. Momenti di prestigio, con virtuosismo magnifico, momenti di tenerezza elegante, come la prima frase, che sembra introdurci con affetto in un concerto di tutto riposo per chi ascolta. Fu scritto probabilmente nel 1876 per una tournée del prestigioso violoncellista tedesco Wilhelm Fitzenhagen, professore al Conservatorio di Mosca, bel volto largo, fronte verso la calvizie, barba bipartita ed occhi fra il pacioso e l’infido, che

appena fu in giro, lontano dall’autore, cominciò a cambiare l’ordine dei movimenti, e a portare modifiche anche ragionevoli , tanto che la partitura fu pubblicata secondo la sua versione, e Caikovski gli lanciò una raffica prevedibile d’insulti furibondi.  Oggi si esegue nelle due versioni , cosa che non accadrebbe con una sua sinfonia o un suo poema sinfonico (qui è annunciata la seconda, quella di Fitzenhagen).

Ma il suo carattere di suite, con otto variazioni (e dopo il rimaneggiamento in sette) in qualche modo lo permetteva.

La mano dell’Autore in ogni caso si sente, nella strumentazione elegante, in qualche ripiegamento di sottile nostalgia, e – nel settimo tempo, terzo nell’edizione infedele – non manca la firma musicale inconfondibile: la musica vira dalla brillantezza verso la festosa malinconia d’un valzer russo inconfondibile.

Più dificile è riconoscere Brahms – il Brahms  che ci è familiare fra solennità e tenerezza, magniloquenza e  pensieri segreti – nella sua Prima Serenata.   Ma quella è una sintesi arditamente e pazientemente conquistata, mettendo insieme la fede romantica e il senso delle grandi, ordinate proporzioni, la cultura delle grandi idee e l’intima esperienza del dolore. Qui era troppo giovane, 23 anni,  in una cittadina senza grandi problemi, Detmold, nella Renania del Nord, dove il Principe, amante della  musica, lo aveva chiamato tanto presto alla sua corte.  Fin da piccolo  Brahms cercava bellezza,  freschezza popolare, e tradizioni: aveva nella sua conoscenza

il repertorio leggero ungherese ed austriaco. Aveva però anche una consapevole passione per la grande tradizione classica e distese la sua arte in una lunga composizione ben sonora, senza lo spessore massiccio costante d’una sinfonia, lunga però quasi tre quarti d’ora, anche troppo secondo i pareri di studiosi e ascoltatori, ma piena di dettagli liberamente meravigliosi: imitazioni di pifferi e cornamuse, giochi fra i quattro corni, trasparenza, allegrie.  Di uno però che amava rifugiarsi da solo in lunghe passeggiate nei boschi.

Che cosa leggeva Brahms  (e copiava sul taccuino)

Per comportarsi nel mondo con giustizia occorre sapere pochissimo, ma per commettere ingiustizia in sicurezza è necessario studiare le leggi.

Lichtenberg

O musica! Risonanza di un remoto mondo armonico! Sospiro dell’angelo in noi! Quando la parola si tacita, con l’abbraccio e l’occhio piangente, e quando i nostri cuori muti giacciono solitari dietro le sbarre del petto, oh, sei solo tu, allora, a permettere che essi si chiamino gli uni gli altri nelle loro carceri e uniscano i loro distanti sospiri nel loro deserto!

Jean Paul (Die unsichtbare Loge)

L’intelletto è un diamante che, se levigato dall’ironia, brilla assai più splendidamente, ma che rimane pur sempre un diamante anche senza levigatura.

Young

Lo stato cessa di esistere non appena diviene proprietà di un solo individuo.

Sofocle

Parlare e ascoltare sono fecondare e concepire.

Novalis (Neue Fragmente)

Se guardo le opere dei Maestri,

vedo cos’hanno fatto;

se osservo le mie quattro cosette,

vedo cosa avrei dovuto fare.

Goethe

Il creatore dell’opera d’arte dell’avvenire non è nessun altro se non l’artista del presente, che presagisce la vita futura e si strugge per esserne parte. Chi nutre tale struggimento in se stesso, sfruttando le sue più intime capacità, vive già ora una vita migliore. Ma solo una persona ne ha le capacità: l’artista.

R. Wagner (Oper und Drama)

Gli artisti non dovrebbero essere servitori, bensì sacerdoti del pubblico.

J. Joachin

VALENTIN

Se una notte Silvia non mi è vicina,

non ha armonia il canto del rosignolo;

se un giorno non contemplo Silvia

quel giorno non esiste per me.

Shakespeare (The Two Gentlmen of Verona)

Il compositore ha il dovere di pensare, tuttavia più in suoni che non in parole.

August Kahlert

Edizione italiana e traduzione: Artemio Focher – Ed. EDT