Le date
M. De Sica, In memoriam, per orchestra d’archi
Poulenc, Aubade per pianoforte e orchestra
Honegger, Concertino per pianoforte e orchestra
Bizet, Sinfonia in do
Biglietteria
BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla 30): € 19,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla 40): € 13,50 + prevendita
Balconata: € 10,50 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass. Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50 + prevendita
Balconata € 8,50 + prevendita
CARNET LIBERI DI SCEGLIERE:
da oggi sei libero di abbonarti a 6, 8 o 10 concerti della Stagione scegliendo in base alle tue preferenze e alle tue disponibilità senza dover rinunciare al vantaggio economico dell’abbonamento (i carnet costano da €. 56,40 a €. 163,00 a seconda del numero di concerti selezionati)
Per informazioni e prenotazioni:
promozione@ipomeriggi.it 02/87905267
Il Cast
Direttore: Carlo Goldstein
Pianoforte: Davide Cabassi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
LE NOSTRE IMMAGINI:
MAI COME IERI…
di Lorenzo Arruga
“Ieri”, più o meno è il tempo in cui nascono cose che oggi non ci stupiscono più. Dal tardo Ottocento al tardo Novecento. Ogni epoca e ogni categoria, ogni punto d’attenzione e d’abitudini ha il suo ieri. Per la musica, succede che qualcuno sente Schoenberg, d’un secolo fa, ancora come un “oggi” e l’avanguardia di Dallapiccola e Petrassi, d’una cinquantina d’anni dopo, come un “ieri”. Vecchi discorsi, utili o capricciosi.
Però c ‘è un aspetto che – come molti altri – sfugge facilmente dei musicisti del recente passato: è l’attenzione ai momenti della storia e dell’attualità e delle altre arti vasta quanto non mai. E soprattutto proprio in quelle zone del linguaggio dove un distacco dagli obblighi dettati dai movimenti dogmatici e profetici rendeva più leggera la versatilità dei musicisti.
Ecco dunque, nella nostra parabola a ritroso da Manuel De Sica a Georges Bizet, un’antologia di luoghi e persone, stimoli letterali storici, apertissima e affascinante, che segue la letteratura del tempo e gli eventi e i luoghi d’ogni epoca, con grande libertà.
Così, Manuel de Sica, che si dedica soprattutto al cinema, legge con attenzione il libro di Bassani Giardino dei Finzi Contini , per suggerire attraverso emozioni private l’ora tragica e mostruosa della persecuzione anti ebraica dei Nazisti nel mondo ferrarese, evocata da suo padre Vittorio nel film omonimo; ma si diverte nella parodia astratta del neorealismo cinematografico affidata al geniale comico Maurizio Nichetti in Ladri di saponette.
Francis Poulenc nel dopoguerra si divertiva in pazzie cabarettistico-futuriste come Les Mamelles de Tirésias, ma una decina d’anni dopo era impegnato nel rivelare il peso e l’intensità d’ogni parola, anche se con grazia, nel martirio delle Suore Carmelitane durante la Rivoluzione Francese.
Arthur Honegger si protende tanto fuori dai confini delle convenzioni da inventare i “Movimenti sinfonici”, tra cui il più noto è Pacific 231, del 1923, così chiamato perché interpreta il movimento in viaggio di una potente locomotiva tedesca (e 2-3-1- è un termine tecnico, che indica gli organi fra le rotaie e la sospensione: era davvero appassionato di treni veloci per volerlo precisare!); poi, una dozzina d’anni dopo si lancia, con grande organico recitante , corale e strumentale, a declamare con Paul Claudel l’ultima ora della visionaria ed eroica Santa Giovanna, in Jeanne d’Arc au bûcher.
C’è una specie di punto di partenza, o meglio di messa in gioco di tutte le carte possibili in una sintesi della tradizione che sentiamo nelle mani di un giovane genio, ed è la Sinfonia di Bizet, che qui viene offerta in questa prospettiva. Non per nulla Bizet già nell’Ottocento sconvolgeva abitudini culturali e convenzioni drammaturgiche, con una rivoluzione del gusto, dell’atteggiamento morale diventato realistico, dell’armonia innovativa, che gli permetteva di leggere senza reticenze nell’animo della donna fatta anche di carne e di mistero , odalisca o zingaraia, votata alla dedizione amorosa o alla libertà ribelle nell’amore, come in Djamileh del 1872 o clamorosamente, anch’egli partendo da un grande scrittore, Mérimée, nel 1875 in Carmen.
I DE SICA e LA MUSICA
Due qualità importanti caratterizzano Manuel De Sica compositore. Una è la disponibilità alle esigenze espressive del regista, nella musica per il cinema. Non si può parlare di un linguaggio riconoscibile, ma nemmeno lo vorrebbe: la sua cosciente ricerca, con risultati evidenti come notava anche Ennio Moricone, era dare sempre maggiore qualità a questo immedesimarsi nell’autore del film e nella situazione. Questo dominio crescente dei mezzi espressivi e questa duttilità nell’usarli senza cedere all’omaggio eccessivo alla tradizione o alla struttura si avverte anche nella musica sinfonica e da camera che componeva.
L’altra qualità è la familiarità naturale con la musica. Era una dote di famiglia, si sa. Lo stesso Manuel giurava che suo fratello Christian, attore di popolare successo e cantante, in realtà era cantante nato, che aveva imparato a recitare.
Quanto al famoso padre, Vittorio De Sica, quando, da regista o da direttore di stage, affronto Don Giovanni, per far capire che cosa significa mettere tutta la bellezza del fraseggio, l’allusività sensuale e affettuosa, il fascino senza aggettivi, ad una melodia semplice e disarmata come “là ci darem la mano”, raccomando all’interprete di ascoltare Vittorio De Sica in Parlami d’amore, Mariù.
Curiosità
Alla fine degli anni 70, nel secolo scorso, una rivista culturale presto scomparsa fece un test sulla conoscenza musicale dei ragazzi italiani. Alla domanda “Sai chi è Bizet” almeno una decina risposero: “un Aristogatto”. E’ vero, è il gatto grigio giovane del film di Disney. Ma è anche l’autore della Carmen.
Perché Goldstein e Cabassi
Due “emergenti” per usare l’aggettivo con cui oggi si gratificano i nuovi talenti; e “notevoli”, per usare il titolo di una trasmissione con cui una famosa TV “classica” ha scelto giovani musicisti, tra cui proprio Goldstein. Diversi caratteri: il direttore ha gran senso del teatro e di equilibri fantasiosi, il pianista tende a interiorizzare in modo però anche spettacolare, come il suo Bach che ha fatto tanto simpaticamente discutere. Stimolante ascoltarli in un concerto con un programma così mobile.