Le date
Orchestra di Padova e del Veneto
Violino, viola e direttore: Domenico Nordio
Violino: Francesca Dego
Musiche di Mozart
Biglietteria
BIGLIETTI
Interi
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla 30): € 19,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla 40): € 13,50 + prevendita
Balconata: € 10,50 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass. Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea, dalla fila 1 alla fila 30) € 15,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, dalla fila 31 alla fila 40) € 11,50 + prevendita
Balconata € 8,50 + prevendita
CARNET LIBERI DI SCEGLIERE:
da oggi sei libero di abbonarti a 6, 8 o 10 concerti della Stagione scegliendo in base alle tue preferenze e alle tue disponibilità senza dover rinunciare al vantaggio economico dell’abbonamento (i carnet costano da €. 56,40 a €. 163,00 a seconda del numero di concerti selezionati)
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Il Cast
Violino, viola e direttore: Domenico Nordio
Violino: Francesca Dego
Orchestra di Padova e del Veneto
Note di sala
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791)
Concertone in do maggiore per due violini e orchestra K 190
Allegro spiritoso
Andantino grazioso
Tempo di minuetto (Vivace)
FRANCESCA DEGO – DOMENICO NORDIO
Concerto in si bemolle maggiore per violino e orchestra K 207
Allegro moderato
Adagio
Presto
FRANCESCA DEGO
******
Serenata in sol maggiore Eine kleine Nachtmusik K 525
Allegretto
Romanza, Andante
Minuetto, Alegretto
Rondò, Allegro
Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore per violino, viola e orchestra K 364
Allegro maestoso
Andante
Presto
Introduzione al concerto di Claudia Ferrari
Questa sera ascolterete Mozart. Ognuno di noi avrà avuto modo di conoscere il genio compositivo di questo incredibile artista in diverse occasioni: i più fortunati magari avranno potuto ascoltare la sua musica per la prima volta durante la messa in scena di una delle sue numerose opere, rimanendo certamente colpiti; altri forse avranno ascoltato da un disco una Sinfonia, o un Concerto; altri ancora potrebbero aver incontrato Mozart durante le lezioni di pianoforte. Sono certa che ognuno di noi ha un proprio motivo, un proprio “punto di partenza”, da cui si è avviata la conoscenza dell’opera mozartiana; io ricordo bene il mio, del tutto casuale. Non avendo studiato pianoforte da bambina e non essendo cresciuta in una famiglia di musicisti, non possedevo dischi di musica classica; non avrei saputo distinguere la musica di Mozart da quella di Beethoven o di Bach durante la mia infanzia: per me era ciò che veniva genericamente chiamato appunto “musica classica”, che vivendo in un piccolo paese di provincia associavo solamente allo stridente suono del violino studiato da un bambino poco più vecchio di me, vicino di casa di mia nonna.
Un giorno, in uno studio medico, in sottofondo udii qualcosa che sembrò avere il potere di farmi sentire lontana dalla situazione in cui mi trovavo: avrei scoperto poco dopo, chiedendolo al dottore, che stavo ascoltando la Serenata numero 13 in Sol Maggiore, per orchestra d’archi, K 525 di Wolfgang Amadeus Mozart.
Non sono qui a raccontare la storia della mia vita, delle mie scelte e di ciò che mi ha portato a trovarmi qui a scrivere di musica più di dieci anni dopo da quella prima esperienza d’ascolto, ma posso affermare che ancora oggi – dopo anni dedicati alla musica – per me, istintivamente, Mozart è il primo tema dell’Allegretto della Serenata K 525. Questa serenata è stata composta in soli dieci giorni a Vienna, nel 1787, presumibilmente durante una pausa da lavoro principale di quell’anno, il
Don Giovanni. Per la limpidezza del suono, l’omogeneità e l’inappuntabile capacità compositiva racchiusa entro le regole della forma, ricorda i primi componimenti salisburghesi; nel periodo viennese è infatti difficile trovare sia nelle imponenti sinfonie che nei quartetti, una scrittura simile a quella usata in questa serenata. Divisa in quattro tempi, nel primo (Allegretto) è possibile riscontrare un tipico esempio di forma sonata, con la contrapposizione di due temi, di cui uno prettamente ritmico e dal piglio agile e l’altro decisamente melodico, che l’autore rielabora e varia liberamente nello sviluppo e poi ripropone per intero nella ripresa. All’Allegretto segue una Romanza molto delicata e contraddistinta da un’invenzione armonica degna di nota; successivamente vi sono gli ultimi due movimenti, un Minuetto e un Rondò, molto allegro e festoso, assai coinvolgente.
Il Concertone in Do maggiore per due violini e orchestra, K 190, è datato 1773: in quell’anno Mozart era tornato a Salisburgo dopo il suo terzo viaggio in Italia, visto che erano sfumate le speranze di avere un posto presso la corte del Granduca Leopoldo I di Toscana. L’influenza del viaggio è evidente già dal titolo (Concertone),la contrapposizione tra soli e tutti è chiara e richiama quella tra concertino e concerto grosso tipica dello stile barocco. Nel primo tempo (Allegro spiritoso) si passa dal dialogo tra i violini e gli oboi a un attento contrappunto di questi con il resto dell’orchestra; non è un movimento virtuosistico ma molto elegante e equilibrato nell’esposizione dei temi e nel loro sviluppo. Il secondo movimento è un Andantino grazioso, in cui i due temi presenti sono molto legati tra loro, tanto da non percepire una contrapposizione tra i due ma un naturale susseguirsi melodico e armonico molto espressivo, sia nelle parti affidate all’intera orchestra sia in quelle dei solisti. Il concertone si conclude con un Minuetto (vivace) dal forte impatto sonoro che conduce l’ascoltatore al termine di un dialogo tra gli strumenti, che non ha momenti di debolezza.
Primo di una serie di cinque, nel Concerto in Si bemolle maggiore per violino e orchestra, K 207, spicca l’abilità mozartiana nell’invenzione melodica e nello sviluppo dei temi. Composto da tre movimenti, tutti in forma sonata, si apre con un Allegro moderato in cui vengono esposti i due temi principali in un breve preludio orchestrale, a cui segue l’entrata del primo violino che rielabora il primo tema con variazioni, dando poi vita a uno scambio tra solo e tutti in cui non si risparmiano modulazioni e cadenze violinistiche, senza però eccedere in virtuosismi, dunque senza mai risultare pensante all’ascolto. Il secondo movimento è un Adagio, in cui l’elemento sovrano è
ancora una volta la linea melodica: non bisogna lasciarsi ingannare da quest’apparente semplicità, perché il tutto sottende un’abilità notevole nella gestione dei temi, della scrittura orchestrale e dell’equilibrio che si viene a creare anche grazie all’attenzione ai dettagli. Il terzo tempo è un Presto in cui ancora una volta Mozart riesce a stupire per la freschezza che regala all’orchestra – e dunque, di riflesso, all’ascoltatore – nelle ultime pagine di questo concerto per violino, che sembrano, per lo stile, quasi portare la firma di Haydn: di nuovo troviamo due temi, dal ritmo agile
e brioso, a cui in conclusione si aggiunge un ultimo tema breve, che potrebbe essere inteso come una cadenza; una scrittura ineccepibile ma sempre estrosa.
Così come il Concerto in Si bemolle maggiore, anche la Sinfonia concertante in Mi bemolle maggiore per violino e viola, K 364, è divisa in tre tempi. Scritta nel 1779, quando era appena tornato a Salisburgo, era destinata all’orchestra di Mannheim (visitata nel suo ultimo viaggio), di cui Mozart conosceva personalmente alcuni eccellenti musicisti, fatto che fu per lui uno stimolo a dare il meglio di se, sentendosi libero di scrivere senza limitazioni di sorta. Era il periodo dello stile galante, in cui la musica doveva essere piacevole all’ascolto, leggera e di semplice comprensione, anche in questo contesto Mozart riesce comunque a non risultare banale: incrociando la Sinfonia – tipicamente caratterizzata da uno stile serio – con lo stile concertante riesce a conferirle maggior leggerezza e brillantezza, date dai caratteristici passaggi virtuosistici. C’è un contrasto sempre ben calibrato tra i timbri di viola e violino; anche in questo caso è apprezzabile l’abilità – già dal primo tempo, Allegro maestoso – nell’invenzione tematica e nella strumentazione dei temi, specie durante lo sviluppo in cui i due solisti si scambiano il materiale tematico in un dialogo articolato e denso che culmina in un nuovo tema esposto dal violino. Nella ripresa l’autore sfrutta di nuovo il dialogo tra violino e viola, scrivendo di suo pugno anche la cadenza (generalmente lasciata all’improvvisazione).
Il secondo movimento (Andante) è più meditativo e patetico, ed ha una durata ben superiore rispetto al consueto movimento lento centrale. La scrittura orchestrale dai timbri ombrosi permette ai due solisti di risaltare nel loro dialogo, che è caratterizzato a tratti da un lirismo accesso, che scorre in cromatismi accesi. La sinfonia si chiude con un Presto, pieno di slancio e ritmicamente coinvolgente, in cui sono particolarmente curati i colori orchestrali, qui meno cupi che negli altri movimenti. L’importanza dell’orchestra in queste pagine di scrittura mozartiana è evidente: all’interno di un’articolazione formale complessa come quella di una sinfonia, Mozart si muove con sicurezza, facendo dell’ininterrotto dialogo tra soli e tutti, in cui fada padrone un contrappunto ricco e ineccepibile, la sua carta vincente.
Se, per caso, qualcuno tra voi ascolterà Mozart per la prima volta questa sera, potrà essere davvero felice di averlo incontrato in pagine ricche di spunti come queste, in una serata sicuramente emozionante. Per tutti gli altri – di certo la maggior parte – che staranno riascoltando queste opere dopo chissà quante esperienze, sono certa che ancora una volta, come sempre, Mozart saprà stupire.