Le date
Direttore Sergio Alapont
Violino Pavel Berman
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Paolo Gorini
Geometrie di vento. Looking for Zenobia, commissione I Pomeriggi Musicali
Dmitrij Šostakovič
Concerto per violino e orchestra n. 2 in do diesis minore op. 129
Antonín Dvořák
Danze slave op. 46
Biglietteria
Carnet Liberi di scegliere 12, 10 o 8 concerti a scelta fra le nostre proposte del giovedì sera.
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Abbonamenti Concerti in Anteprima, 18 o 10 concerti delle prove aperte il giovedì mattina.
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Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore Sergio Alapont
Violino Pavel Berman
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Paolo Gorini (1990)
Geometrie di vento. Looking for Zenobia, commissione I Pomeriggi Musicali
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Concerto per violino e orchestra n. 2 in do diesis minore op. 129
Adagio – Allegretto – Allegro
* * *
Antonín Dvořák (1841-1904)
Danze slave op. 46
I. Furiant: Presto
II. Dumka: Allegretto scherzando –
Allegro vivo
III. Polka: Poco Allegro
IV. Sousedská: Tempo di menuetto
V. Skocná: Allegro vivace
VI. Sousedská: Allegretto scherzando
VII. Skocná: Allegro assai
VIII. Furiant: Presto
Note a margine di Renato Meucci
Ci sono alcuni ascoltatori che faticano ad accogliere le sonorità ardue e sperimentali della seconda parte del Novecento musicale. Molti hanno inoltre difficoltà a giustificare il passaggio avvenuto nel giro di pochi decenni dalla gradevolezza di gran parte del repertorio classico e romantico alla spigolosità e alla quasi ostilità della musica d’avanguardia. Ebbene suggerisco in questi casi un percorso intermedio attraverso l’ascolto della musica di Šostakovič, di cui questo Concerto n. 2 per violino e orchestra (1967) può essere esempio illuminante: se infatti a nessuno sfugge la poeticità di certi momenti, e del secondo movimento in particolare, come pure più in generale la maestria costruttiva di tutto il brano, è altrettanto evidente che la musica di Šostakovič, come molta musica contemporanea, “non sorride mai”. Questo concerto scritto per il 60° compleanno del grande violinista David Oistrakh contempla infatti emblematicamente passi di agitato movimento con altri di affettuoso lirismo, ma con una dolente mestizia di fondo, come vi fosse sempre un’incombente sensazione di pericolo (quella stessa certificata dai suoi precari rapporti con l’establishment sovietico). La sua musica rappresenta tuttavia una straordinaria mediazione tra quello che la tradizione ottocentesca portava con sé e ciò che la ben più agguerrita avanguardia andava sperimentando, senza tuttavia quella sensazione di distanza comunicativa che certa musica del secondo Novecento sembra voler quasi ostentare.
A controbilanciare quanto sopra sembrerebbe dichiarare il programma di questa sera, eccovi in cambio un premio di ben più facile godibilità: le Danze slave di Dvořák. Quest’ultimo nel 1877 aveva partecipato a un concorso in favore di giovani artisti di talento, della cui giuria faceva parte Brahms, il quale decise di presentare l’esordiente compositore al suo editore Simrock. Questi non solo inserì nel proprio catalogo i brani già composti da Dvořák per quella circostanza, ma gli commissionò una serie di nuove composizioni per pianoforte a quattro mani, sul modello delle Danze ungheresi di Brahms. Nel 1878 giunse così la prima serie di otto Danze slave che ottennero dapprima un notevole riscontro da parte del pubblico nella versione pianistica e che furono subito dopo strumentate, ottenendo anche in questo caso il più ampio consenso. Grazie alla favorevole accoglienza della prima serie, l’editore ne commissionò una seconda, composta nel 1886 anch’essa per pianoforte a quattro mani e subito dopo adattata per orchestra. Dvořák soprattutto nella prima raccolta si servì dei modelli ritmici tipici del folklore ceco, mentre nella seconda inserì anche brani di danza di altri Paesi, suscitando così la gratuita reazione di coloro che lo rimproveravano di aver abbandonato il repertorio nazionale per strizzare l’occhio al pubblico internazionale (come se ciò costituisse una colpa!).
Geometrie di vento. Looking for Zenobia
di Paolo Gorini
Si racconta la metamorfosi da un’antica Zenobia ad una moderna Zenobia. La levità e l’ordine dell’antica città vengono a poco a poco minate da un processo di riempimento e di amplificazione. Tutto sembra volgere al caos incontrollato ma in un colpo di scena il paesaggio di Zenobia antica riemerge ristabilendo la tranquillità iniziale. Non si tratta di musica a programma in senso stretto, ma di una riflessione musicale intorno a sensazioni ed immagini riccamente stimolanti.