Le date
Direttore Pavel Berman
Violino Marco Rizzi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Mancuso Nuova composizione (Eudossia) , commissione I Pomeriggi Musicali
Brahms Concerto per violino e orchestra op. 77
Cajkovskij Serenata per archi
Biglietteria
Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore Pavel Berman
Violino Marco Rizzi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Giovanni Mancuso (1970)
Il tappeto di Eudossia, commissione I Pomeriggi Musicali
Johannes Brahms (1883-1897)
Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 77
I. Allegro non troppo
II. Adagio
III. Allegro giocoso, ma non troppo vivace
* * *
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)
Serenata per archi in Do maggiore op. 48
I. Pezzo in forma di sonatina: Andante non troppo — Allegro moderato
II. Valse: Moderato — Tempo di Valse
III. Elegia: Larghetto elegiaco
IV. Finale (Tema russo): Andante — Allegro con spirito
Note a margine Renato Meucci
Poiché Brahms non era violinista e componeva dalla particolare prospettiva di un pianista, per la verifica dell’impervia parte di violino del nuovo Concerto op. 77 che egli stava preparando nel 1878 si affidò alla consulenza del grande solista Joseph Joachim, il quale si prese l’onere di verificarne l’eseguibilità suggerendo soluzioni alternative, semplificando alcune sezioni ritenute troppo ardue, soluzioni che Brahms accettò solo in minima parte, ma che in ogni caso contribuirono alla forma finale assunta dal concerto. Ora mi si accuserà di ripetermi, ma anche in questo caso i giudizi, sia da parte degli esecutori, sia della critica e dei direttori d’orchestra, sono stati all’inizio davvero contraddittori: difatti, se il pubblico assicurò subito il suo favore, gli specialisti
non fecero altrettanto, e singolare fu l’opinione del grande direttore von Bülow, il quale lo riteneva un concerto non “per”, ma addirittura “contro” il violino! In ogni caso dal momento della sua prima esecuzione pubblica al Gewandhaus di Lipsia (1879) questa composizione è diventata uno dei pezzi più noti e più amati dell’intero romanticismo musicale.
Se dico “Serenata per archi” mi vengono subito in mente due brani, quello di Dvořák e quello di Čajkovskij, che rappresentano punti sommi del repertorio per tale complesso. Ma se mi chiedo cosa sia una “serenata” in musica, tale definizione risulta più difficile da spiegare: infatti la serenata nasce come genere musicale “notturno”, nel significato di composizione dedicata alla persona amata; poi come forma autonoma costituita da vari movimenti di danza destinata agli strumenti a fiato; infine, per una sorta di mutuazione d’idee, come forma orchestrale, per archi o per orchestra, con un insieme di caratteristiche che associano i tratti precedenti. Bene, allora il gioco è questo: proviamo a individuare all’ascolto queste tre caratteristiche (canto amoroso, danza, musica notturna, non necessariamente in quest’ordine) nel brano celeberrimo che stiamo per ascoltare, scritto da Čajkovskij alla fine del 1880. Eseguito pubblicamente per la prima volta l’anno successivo al Conservatorio di Mosca, come omaggio al compositore in occasione di una sua visita all’istituto dopo una lunga assenza, esso è entrato ben presto con una presenza stabile nel cartellone concertistico internazionale. D’altronde lo stesso autore aveva felicemente intuito tale successo, scrivendo al suo editore: “Mi è capitato di scrivere una Serenata per archi… che le spedirò dopodomani… amo questa serenata all’inverosimile… e auspico con fervore che venga stampata al più presto”.
Il tappeto di Eudossia
di Giovanni Mancuso
Eudossia – che curiosamente assomiglia a Venezia – è luogo dell’irregolarità, dell’incertezza, del dettaglio, di brulichii e di labirinti.
Il tappeto descritto da Calvino sembra essere una sintesi visiva astratta di ogni minimo dettaglio che si dispiega nella città. Qualsiasi sfumatura, qualsiasi particolare apparentemente insignificante trova la sua ragione e descrizione negli arabeschi, nei motivi e nelle trame del tappeto. Ebbene, questo tappeto, questa sintesi o visione – un diagramma di Sciarriniana memoria assomiglia così potentemente ad una partitura: una ideale partitura perfetta nella quale vi sono racchiusi, in un disegno sintetico, tutte le sfumature, tutti i disegni, tutti i respiri possibili.