Le date
Note
Repliche del concerto :
domenica 24/4 ore 11.00, Verona, Sala Maffeiana
martedì 26/4 ore 20.00, Bolzano, Auditorium
mercoledì 27/4 ore 20.30, Trento, Auditorium
giovedì 28/4 ore 20.45, Sondrio, Teatro Sociale
Direttore e violoncello Enrico Dindo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Paolo Longo
Clarice – De alio ordine commissione I Pomeriggi Musicali
Dmitrj Šostakovič
Concerto per violoncello e orchestra
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 2 in Re maggiore op. 36
Biglietteria
Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore e violoncello Enrico Dindo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Paolo Longo (1967)
Clarice – De alio ordine commissione I Pomeriggi Musicali
Dmitrj Šostakovič (1906-1975)
Concerto per violoncello e orchestra n. 1 op. 107
I. Allegretto
II. Moderato
III. Cadenza
IV. Allegro con moto
* * *
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 2 in Re maggiore op. 36
I. Adagio molto – Allegro con brio
II. Larghetto
III. Scherzo: Allegro
IV. Allegro molto
Note a margine di Renato Meucci
Quanto detto per il Concerto per violino n. 2 di Šostakovič presentato a gennaio da Pavel Berman potrebbe valere in buona misura anche per questo Concerto per violoncello n. 1, dedicato al grande Rostropovich ed eseguito oggi da un magistrale Enrico Dindo, qui anche in veste di direttore. La musica del compositore russo rappresenta dunque un ponte non troppo impervio verso la musica d’avanguardia, giacché in essa si collegano sapientemente sconsolati elementi melodici (non saprei definire diversamente buona parte del secondo movimento, che è quello che preferisco) insieme con asperità sonore scoscese e impervie che abbracciano buona parte del terzo, non meno affascinante movimento. Ma se la musica di Šostakovič non vi “parla” direttamente, allora propongo ai più volenterosi uno stratagemma: provate a immaginare un interlocutore che si rivolga a voi non con un discorso seducente, energico, consolatorio (tanta parte del cosiddetto repertorio romantico sfrutta appieno questo genere di atmosfere), ma che invece vi comunichi una sensazione dolorosa, stridente, e persino provocatoria (tanta parte del grande Novecento musicale è fatta di modi urtanti, e persino sconvenienti). Ma se l’arte è comunicazione, non importa quali corde si tocchino, non importa quanto scomodi o irritanti siano i concetti espressi, non importa se finiscano talvolta per essere insopportabili; sono anche queste le vie del linguaggio, compreso quello quotidiano intendo, o no? Beh, insomma, provateci, e sappiatemi dire…
Siccome la consuetudine dei Pomeriggi Musicali è, come in molti Paesi d’Oltralpe, quella di combinare facile e complesso, godibile e problematico, dolce e salato, il più impegnativo brano precedente è bilanciato da un’altra delle godibili sinfonie “minori” di Beethoven, la Seconda, compiuta nel 1802. Come dichiarato la settimana scorsa a proposito della Prima, è questa la forma musicale a cui egli giunse con più cautela, rendendo raro e singolare, nonché profondamente elaborato, quanto il repertorio musicale precedente aveva considerato routine e mestiere, appunto il genere sinfonico. All’epoca della composizione Beethoven veniva scoprendo la sua incipiente sordità e aveva appena stilato il cosiddetto “testamento di Heiligenstadt” nel quale denunciava tra l’altro la sua disperazione per il progressivo isolamento in cui si sarebbe venuto a trovare. Di conseguenza, quella parte della critica musicale che ritiene l’espressione artistica in stretta relazione con la biografia degli artisti, non ha potuto far a meno di giustificare con tali motivazioni alcuni momenti particolarmente dolenti di questa sinfonia. Ma la realtà è differente, visto che non sono le vicende biografiche ma le sensibilità degli artisti a esercitare l’influsso maggiore sulla loro produzione: altrimenti come si potrebbe spiegare, tanto per fare un esempio, l’“inno alla gioia” (quello della Nona, ovviamente) nel pieno e crudele momento dell’isolamento più totale?
CLARICE – DE ALIO ORDINE
di Paolo Longo
“… era tutto lì, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato…”
Una città, Clarice, che a seconda del suo decadere e rifiorire, cambia aspetto conservando però tutti i suoi frammenti originali, i quali mutano collocazione e destinazione d’uso.
Similmente, in questo brano una serie di suoni (e di “gesti”) viene sottoposta a continue permutazioni e proliferazioni; ciò dà vita a climi espressivi diversificati, in cui però i frammenti originari mantengono una loro identità.