Le date
Note
Repliche:
venerdì 13/5 ore 20.45, Brescia, Teatro Grande – Festival Pianistico
http://www.festivalpianistico.it/wp-content/uploads/2016/03/2016programma.pdf
Domenica 15/5 ore 21, Bergamo, Teatro Donizetti – Festival Pianistico
Lunedì 16/5 ore 21, Conservatorio per Serate Musicali (programma leggermente diverso)
Direttore e pianoforte Alexander Lonquich
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Portera Tecla, commissione I Pomeriggi Musicali
Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58
Mendelssohn Sinfonia n. 4 op. 90 “Italiana” (versione 1834)
Biglietteria
Biglietti
Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore e pianoforte Alexander Lonquich
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Andrea Portera (1973)
Tecla per ensemble di fiati, commissione I Pomeriggi Musicali
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in Sol maggiore op. 58
I. Allegro moderato
II. Andante con moto
III. Rondo. Vivace
* * *
Felix Mendelssohn (1809-1847)
Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 “Italiana” (versione 1834)
I. Allegro vivace
II. Andante con moto
III. Con moto moderato
IV. Saltarello: Presto
Note a margine: Renato Meucci
Siamo giunti all’annunciato 4+4 (dopo il 3+3 di gennaio) di Alexander Lonquich: il Quarto concerto per pianoforte di Beethoven, e la Quarta Sinfonia di Mendelssohn.
La composizione del concerto risale all’inverno 1805-06 e, dopo una prima esecuzione privata, fu presentato ufficialmente al pubblico nel 1808 al Theater an der Wien con Beethoven come solista al pianoforte; nella stessa circostanza furono eseguiti la Quinta e la Sesta Sinfonia, parte della Messa in Do maggiore, la Fantasia corale e l’aria da concerto “Ah, perfido”, ciò che ci può dare un’idea anche della durata dei concerti di allora, decisamente maggiore e verosimilmente almeno doppia rispetto alla media di oggi.
Il carattere, l’entità, la potente ispirazione sia della parte solistica sia dell’impianto orchestrale di questa composizione hanno contribuito alla definizione di un nuovo genere musicale, il “concerto sinfonico”. Qui infatti per la prima volta Beethoven amplia la forma del concerto solistico aggiungendole tratti di tale respiro sinfonico da far confondere o semplicemente fondere i due generi. E per dare la misura di questo cambiamento accenno solo all’aspetto che non può non colpire da subito il pubblico: il singolare attacco del pianoforte che dopo aver aperto da solo rimane a lungo in silenzio ad ascoltare l’orchestra (o a riflettere su come avrebbe potuto eseguire meglio la sua parte, come diceva spiritosamente un grande pianista…).
Mendelssohn, come è noto, apparteneva a una famiglia tedesca molto benestante, ciò che gli permise di affrontare l’immancabile “grand tour” dei rampolli delle classi agiate tedesche. Dopo aver visitato la Scozia nel 1829 nel maggio dell’anno seguente si recò in Italia per una lunga esperienza di formazione, sulla scorta del Viaggio in Italia di Goethe (Mendelssohn aveva tra l’altro avuto modo di conoscere quest’ultimo personalmente). Fu dunque nel corso di questo viaggio che iniziò a comporre la Sinfonia “italiana”, portata a compimento a Berlino nel 1833; tuttavia, nonostante il grandioso successo di pubblico e di critica riscosso dall’esecuzione a Londra nel maggio dello stesso anno con la direzione del compositore, quella rimase l’unica esecuzione di questa sinfonia durante la vita di Mendelssohn. Quest’ultimo, evidentemente non del tutto soddisfatto del risultato, tornò a lavorarci nell’anno seguente, senza tuttavia concluderla; la versione oggi più eseguita è quella postuma del 1851, cui contribuì Julius Ritz, curatore dell’edizione di tutte le opere di Mendelssohn. Ancora una volta, e in questa particolarmente, sottolineo come le circostanze che danno corso alla specifica ispirazione di un compositore (o più in generale di ogni artista) non sono i singoli e specifici episodi biografici: in questo caso è un concetto generale, un’idea di Italia e di “italianità” che il compositore aveva in mente, magari nemmeno corrispondente con l’esperienza effettiva del viaggio in Italia.
Tecla
di Andrea Portera
Il brano è basato su un perpetuo ritmo “cardiaco” che le percussioni e i fiati realizzano come un’impalcatura temporale su cui sono rette le simmetrie momentanee della struttura sonora. Infatti
nascono forme e tessuti musicali, ma nel momento in cui sembrano solidificarsi si sciolgono come fluidi, si sgretolano come pietra, perché Tecla, almeno nel mio intento di compositore, è emblema dell’atto creativo, dell’intuito, dell’energia creata, svincolata dalla forma realizzata e dal lascito materiale. Lo scopo più profondo di un gesto creativo è la purificazione dell’energia filtrata dall’intuito e trasformata in linguaggio comunicativo. Di per sé l’opera d’arte è un artificio momentaneo ed effimero, anche se dura migliaia di anni resta un’entità caduca.