Le date
Direttore Diego Fasolis
Mezzosoprano Lucia Cirillo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Curtoni Bersabea, commissione I Pomeriggi Musicali
Mozart Ouverture e Arie da Così fan tutte e La clemenza di Tito
Beethoven “Ah! Perfido”, aria per soprano op. 65
Beethoven Sinfonia n. 8 op. 93
Biglietteria
Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore Diego Fasolis
MezzosopranoLucia Cirillo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Lamberto Curtoni (1987)
Bersabea, commissione I Pomeriggi Musicali
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-17919)
Così fan tutte K 588, ouverture
“Ch’io mi scordi di te?…Non temer, amato bene”, Aria da concerto per soprano, pianoforte obbligato e orchestra K505
Da La Clemenza di Tito K 621, ouverture e “Parto, parto...” (Aria di Sesto)
* * *
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
“Ah! Perfido”, aria per soprano op. 65
Sinfonia n. 8 in Fa maggiore op. 93
I. Allegro vivace e con brio
II. Allegretto scherzando
III. Tempo di Menuetto
IV. Allegro vivace
Note a margine di Renato Meucci
L’ultimo concerto della Stagione propone la presenza della voce solista con accompagnamento d’orchestra. L’occasione ci consentirà di ascoltare alcune arie tratte da Così fan tutte e da La clemenza di Tito di Mozart, rispettivamente ultima opera buffa del compositore (1790) su libretto di Lorenzo Da Ponte, e l’altra (1791) un singolare ritorno all’opera seria, che Mozart non frequentava più da dieci anni (l’ultima volta era stata Idomeneo). Poiché alla data di stesura di queste note non sono al corrente di quale sia la selezione delle arie presentate in concerto, ne approfitto per raccontare tutta un’altra storia, che riguarda le modalità di replica o “ripresa” delle opere scritte a cavallo tra Sette- e Ottocento. Laddove oggi si punta a una lettura il più possibile fedele all’originale, in particolare per i melodrammi di cui si possiede l’autografo, due secoli fa l’atteggiamento esecutivo era radicalmente diverso. Basti pensare che la prima ripresa al Teatro alla Scala di La clemenza di Tito, nel 1818, fu sottoposta al drastico intervento del maestro al cembalo Ambrogio Minoja, e probabilmente anche del primo violino e direttore d’orchestra Alessandro Rolla, i quali adattarono la partitura, con pesanti modifiche, alle mutate esigenze e alle forze effettivamente disponibili dell’orchestra e dei cantanti. Non posso addentrarmi nella descrizione dei tagli e delle interpolazioni che furono effettuate, mutando l’impianto originario; sembra tuttavia legittimo rilevare una situazione di vitalità e di vivacità dell’opera, mentre la tendenza a ricostruire gli autografi e a presentarli nella forma dell’edizione critica sembra documentare una specie di musealizzazione di tale genere artistico, sulla cui effettiva valenza storica non manca qualche perplessità.
Nel programma della settimana precedente ho accennato, a proposito del Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven, a una serata del 1808 dedicata all’esecuzione di sue musiche, tra le quali era compresa l’aria da concerto “Ah! Perfido”, che ascolteremo stasera, ossia un’ampia scena drammatica la cui prima parte è un recitativo (la parte a recitazione intonata) su parole di Metastasio, mentre l’aria vera e propria (“Per pietà, non dirmi addio”) si basa su un testo anonimo.
Il programma di quella serata dell’Ottocento comprendeva ben altre due sinfonie di Beethoven, la Quinta e la Sesta, mentre stasera ascolteremo la sua Ottava, ultimo appuntamento con le “minori” beethoveniane. Subito dopo il compimento della Settima il compositore mise mano a un concerto per pianoforte, poi abbandonato, parte del cui materiale confluì immediatamente in questa Ottava Sinfonia (1812), opera coeva alla celebre lettera alla “amata immortale”, in realtà tre brevi scritti (chi volesse leggerli ne trova numerose edizioni persino in wikipedia). Si dice che la singolare scansione ritmica che si incontra nel secondo tempo si debba inoltre all’allora recentissima invenzione del metronomo da parte di Johann Nepomuk Mälzel, come pure che il canone immediatamente seguente fosse dedicato allo stesso inventore prima della sua partenza per un viaggio in Inghilterra.
La musicologia recente dubita dell’esattezza di questi avvenimenti, ma a noi piace ricordare il fatto che Beethoven fu comunque il primo compositore a introdurre l’indicazione del tempo del metronomo come prescrizione dell’effettiva velocità di esecuzione delle sue composizioni.
BERSABEA
di Lamberto Curtoni
Riaprendo la mia copia de “Le città invisibili” ho riscoperto vecchi appunti e annotazioni che, perse nella memoria, o ancora meglio, nel mio immaginario, ritrovano ora nuova vitalità a distanza di anni. Annotazioni in arabo, dalla città bianca, da fondazioni culturali dove all’epoca ero stato invitato ad esibirmi e anche da Venezia, città natale del magnifico portavoce di Kublai Khan; da qui riparte il mio viaggio.
Bersabea è una città a tratti moderna, si trova a doversi confrontare con i grandi interrogativi del mondo contemporaneo: quali il riutilizzo e la ricerca di una equa distribuzione di risorse.
In Bersabea e le sue proiezioni antitetiche ho architettato la struttura del brano.
Il vuoto mondo dorato che non riesce ad assimilare le sue ricchezze privandosi così della gioia dell’abbandono è qui contrapposto alla sua curata proiezione infernale, illuminata da una cometa fatta di scarti e cose buttate via, atto libero e felice nella spazzatura. Questa visione iperrealista è lo scenario in cui si muove la mia Bersabea musicale fatta di contrasti, che trova compiutezza nella sospensione e nell’ordine degli elementi di riciclo.