Le date
Direttore George Pehlivanian
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Stravinskij Apollon Musagète, per orchestra d’archi
Varèse, Octandre, per ottavino e flauto, clarinetto e clarinetto in mi bemolle, corno, fagotto, tromba, trombone e contrabbasso
Brahms Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Biglietteria
Carnet Liberi di scegliere 12, 10 o 8 concerti a scelta fra le nostre proposte del giovedì sera.
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Abbonamenti Concerti in Anteprima, 18 o 10 concerti delle prove aperte il giovedì mattina.
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Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore: George Pehlivanian
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Note di sala
Igor Stravinskij (1882-1971)
Apollon Musagète per orchestra d’archi
1er Tableau
Prologue
Naissance d’Apollon
2ème Tableau
Variation d’Apollon
Pas d’action
Variation de Calliope
Variation de Polymnie
Variation Terpsichore
Variation d’Apollon
Pas de deux
Coda
Apothéose
Edgar Varèse (1883-1965)
Octandre per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, trombone e contrabbasso
I. Assez lent
II. Très vif et nerveux
III. Grave – Animé et jubilatoire
* * *
Johannes Brahms (1883-1897)
Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
I. Allegro non troppo
II. Andante moderato
III. Allegro giocoso
IV. Allegro energico e passionato
Note a margine di Renato Meucci
Composto nel 1928, nel pieno del cosiddetto neoclassicismo stravinskiano, questo Apollon Musagète, o “Apollo guida delle muse”, ascoltato in concerto sembra denunciare un’assenza: quella del balletto, effettiva destinazione del brano. Invito allora gli ascoltatori ad avviare una sorta di personale e fantasiosa invenzione coreutica, seguendo i titoli dei brani e immaginando la nascita di Apollo da sua madre Lete, la successiva, imbarazzante scelta del dio tra le tre muse che si contendono il suo giudizio: Tersicore (danza), Polimnia (mimo) e Calliope (poesia) cercano infatti di guadagnarsi la sua preferenza con tre diversi interventi danzati, ma alla fine il verdetto sarà a favore della prima delle tre, la quale intesserà un duetto con Apollo prima che il brano giunga a conclusione con il dio che guida le tre muse verso il Parnasso. Se l’orchestra d’archi vi avrà aiutato nel vostro compito di ricostruzione mentale dei passi di danza, preparatevi ora a tutt’altro; dovremo infatti vedercela con una compagine di soli fiati e contrabbasso impegnati in Octandre di Varèse (a chi non ricordasse qualcosa di quest’ultimo rammento che egli rappresenta il mentore incontrastato delle percussioni, grazie al suo Ionisation del 1931).
E benché Octandre sia una delle poche composizioni nelle quali Varèse non utilizza tali strumenti, essa non è meno rappresentativa dello stile del compositore, interessato come pochi altri al potere seduttivo del timbro del suono. I tre movimenti di Octandre si aprono infatti ciascuno con un solo strumentale (oboe nel I, ottavino nel II, fagotto nel III), che rievocano quella che fu una linea melodica, mentre a ciascuno strumento dell’ensemble viene affidato un registro espressivo e tecnico che sconvolge le consuetudini della tradizione precedente.
Dopo aver ricongiunto insieme le due parti dell’orchestra, fiati e archi, e fatti i dovuti adeguamenti, eccoci giunti al momento probabilmente più atteso: la parola alla Quarta sinfonia di Brahms, uno dei capolavori sinfonici più amati dal pubblico e sui quali, come sempre, la critica si è spesa fin dal debutto nel 1885.
Siccome sarebbe impossibile dar conto dell’enorme seguito che tale brano ha suscitato (fino alla citazione degli Yes nell’album Fragile, del 1971), mi limiterò a poche e libere considerazioni, e solo relativamente al quarto tempo, che giunge dopo la trionfale conclusione del movimento precedente, che ingannevolmente sembra chiudere la sinfonia. Nell’ultimo tempo Brahms dà una prova magistrale nello sfruttare un breve tema per trarne ben 30 variazioni: una volta ascoltati con attenzione gli accordi iniziali, che ripropongono una breve melodia tratta da un corale di Bach, vi accorgerete che ognuna delle sezioni successive cambia radicalmente il registro espressivo (sono appunto queste le variazioni cui mi riferisco). E se non vi riuscisse di riconoscerle? Non preoccupatevi, tornando a casa potrete ricominciare con l’ascolto; dopotutto, si tratta di un piacere, no?