71ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 03 dicembre 2015
Ore: 21:00
sabato 05 dicembre 2015
Ore: 17:00

Direttore Alessandro Ferrari
Voce recitante Alfonso Antoniozzi

Stravinskij L’histoire du soldat per clarinetto, fagotto, cornetta, trombone, percussioni, violino, contrabbasso e voce recitante

Biglietteria

Carnet Liberi di scegliere 12, 10 o 8 concerti a scelta fra le nostre proposte del giovedì sera.
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Abbonamenti Concerti in Anteprima, 18 o 10 concerti delle prove aperte il giovedì mattina.
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Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita

Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita

Il Cast

Direttore Alessandro Ferrari
Voce recitante Alfonso Antoniozzi
Prime Parti della Filarmonica della Scala

Note di sala

Igor Stravinskij (1882-1971)
L’histoire du soldat, per clarinetto, fagotto, cornetta, trombone, percussioni, violino, contrabbasso e voce recitante
I. Marche du soldat
II. Le violon du soldat
III. Marche royale
IV. Petit concert
V. Trois danses (Tango – Valse –
Ragtime)
VI. Danse du diable
VII. Choral
VIII. Marche triomphale du diable

Note a margine di Renato Meucci
L’histoire du soldat di Stravinskij si presenta con numerosi motivi di interesse, il primo dei quali è l’organico ridotto di questo brano, scritto nel 1918, a guerra appena terminata e dunque in una situazione in cui non era agevole eseguire opere con grandi orchestre. Si tratta di “un’orchestra in miniatura” come fu chiamato il complesso strumentale di Histoire, anche se Stravinskij ha dichiarato di aver voluto dare a ogni strumento un ruolo solistico, piuttosto che mirare a una riduzione dell’intera orchestra a pochi strumenti. Il testo si deve alla collaborazione tra il compositore e Charles Ferdinand Ramuz (che aveva già scritto per lui la storia burlesca Renard) e richiede qualche parola di chiarimento. In estrema sintesi: il soldato, tornando a casa per una licenza, è avvicinato dal diavolo; in cambio del suo violino questi gli propone un libro magico (scena I); poi lo spinge a far fruttare le portentose ricchezze del libro (scena II); ma la ricchezza non dà la felicità al soldato e allora il diavolo va a fargli visita e gli mostra il violino un tempo appartenutogli; il soldato vorrebbe ricomprarlo, ma non sa più suonarlo e se ne disfa insieme con il libro (scena III e fine della prima parte). La figlia del re è malata e quest’ultimo la promette in sposa a chiunque sappia guarirla; il soldato gioca a carte con il diavolo, perde tutti i suoi beni ma riesce a recuperare il suo violino facendo bere il diavolo fino a fargli perdere i sensi (scena IV); entrato nelle stanze della principessa, il soldato suona e la principessa si alza e danza un tango, un valzer e un ragtime, cadendo alla fine nelle braccia del soldato; durante l’abbraccio, entra il diavolo ma, grazie al violino, il soldato lo rende nuovamente inoffensivo (scena V). Dopo il matrimonio con la principessa il soldato ha nostalgia del suo paese natale e decide di visitarlo; ma, una volta passata la frontiera, ricade in potere del diavolo che gli ruba il violino; sconfitto, il soldato segue il diavolo lentamente, ma senza più opporre resistenza (scena VI). Una considerazione finale che forse non metterà di buon umore gli orchestrali: Stravinskij inaugura con l’Histoire la composizione da camera con pochi strumenti e poche voci, un organico che aspira in qualche modo a sostituire l’orchestra sinfonica. Proprio quest’ultima rappresenta, secondo alcune teorie sociologico-musicali, la riproposizione della società ottocentesca che la Grande guerra ha definitivamente sradicato. Se questa visione non è del tutto scorretta si capisce così perché l’orchestra sinfonica tradizionale rappresenti un’icona piuttosto superata e perché essa risulti, specie se gli uomini indossano il frac, una sorta di metafora del passato, piuttosto che dell’avvenire (Sorry!).