Le date
Direttore Daniele Rustioni
Clarinetto Marco Giani
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Galante Zora, poemetto per clarinetto concertante e orchestra
commissione I Pomeriggi Musicali, commissione I Pomeriggi Musicali
Schubert Sinfonia n. 3 D 200
Schumann Sinfonia n. 3 op. 97 “Renana”
Biglietteria
Carnet Liberi di scegliere 12, 10 o 8 concerti a scelta fra le nostre proposte del giovedì sera.
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Abbonamenti Concerti in Anteprima, 18 o 10 concerti delle prove aperte il giovedì mattina.
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Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
Il Cast
Direttore Daniele Rustioni
Clarinetto Marco Giani
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Carlo Galante (1959)
Zora, poemetto per clarinetto concertante e orchestra, commissione I Pomeriggi Musicali
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 3 in Re maggiore D 200
I. Adagio maestoso – Allegro con brio
II. Allegretto
III. Menuetto: Vivace
IV. Presto vivace
* * *
Robert Schumann (1810-1856)
Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore op. 97
“Renana”
I. Lebhaft
II. Scherzo: Sehr mäßig
III. Nicht schnell
IV. Feierlich
V. Lebhaft
Note a margine di Renato Meucci
Schubert iniziò a scrivere la sua Terza Sinfonia il 24 maggio del 1815 ma immediatamente dopo dovette interromperla per poi riprendere il lavoro quasi due mesi dopo. Vi sembrerà incredibile ma l’interruzione fu dovuta nientemeno che alla mancanza di carta! Come pure sembrerà sorprendente che, una volta riottenuta la preziosa materia scrittoria, egli portasse a termine l’intera sinfonia in soli 9 giorni. Quest’ultima fu probabilmente eseguita per la prima volta in un concerto amatoriale con l’autore alla viola, per poi avere una parziale esecuzione pubblica solo nel 1860 (l’autore era morto da più di trent’anni) e la prima completa nel 1881, quando Schubert venne commemorato a Londra con l’esecuzione integrale delle sue sinfonie. Tale celebrazione riportò l’attenzione sui suoi lavori giovanili che erano stati completamente dimenticati, motivatamente secondo alcuni critici (tra cui Brahms), del tutto ingiustamente secondo altri (tra cui Dvořák); certo è che se paragonate ai grandi capolavori della maturità le prime sinfonie parlano un linguaggio decisamente semplificato, ma non meno interessante per comprendere l’iter stilistico seguito in pochi anni dal compositore. Ed eccoci a un capolavoro entrato indissolubilmente nel grande repertorio e nei cartelloni di tutte le principali Stagioni concertistiche: la terza sinfonia di
Schmumann, detta anche “Renana”, del 1850. Poiché, per esplicita richiesta del direttore artistico dei Pomeriggi (nonché per mia stessa inclinazione), ho accettato volentieri di redigere queste note evitando il descrittivismo verbale che spesso i musicologi impiegano per dipingere a parole ciò che la musica evoca o potrebbe evocare, sfrutto l’occasione per porre l’attenzione proprio su questo aspetto, che mi sta molto a cuore: può la musica descrivere qualcosa? Certamente sì, eppure no! Come sarebbe, direte? Ebbene, chiunque può identificare nel tema iniziale un andamento di marcia, eroico e altisonante; seguito poi da uno molto più tenero e quasi implorante: se convenite in queste descrizioneecco che la musica si dimostra effettivamente capace di dipingere sentimenti e atmosfere assecondando il sentimento espressivo evidentemente voluto dal compositore. E se ancora non ci credete, attendete la fine del primo tempo e sappiatemi dire. Ma, ma, ma… l’esempio finisce qui. Infatti, come accogliere l’idea che questa Sinfonia “Renana” abbia realmente la capacità di restituirci le visioni del Duomo di Colonia e dei viaggi sul Reno che, stando allo stesso Schumann, avrebbero ispirato la composizione del brano? Se da una parte anche questa composizione ben dimostra dunque la capacità della musica di evocare sentimenti e sensazioni assai differenti tra di loro, il descrittivismo è tutt’altra cosa, visto che nessuno potrebbe riconoscere i paesaggi evocati senza il suggerimento del compositore. Ed è meglio così, che la musica sia solo evocazione, non descrizione; spero siate d’accordo, altrimenti parliamone: sono pronto al dibattito.
Zora, poemetto per clarinetto concertante e orchestra
Il clarinetto – strumento-personaggio di questa breve composizione – come un curioso viandante si aggira per le strade di Zora, scoprendo di volta in volta, nella precisione dei suoi dettagli, gesti musicali vari e diversi tra di loro, ma netti e stagliati, atti a essere ricordati.
Nella precisa (ma non geometrica!) varietà il clarinetto sembra indicare una delle possibili rotte musicali, ma anche lui infine si perde nel labirinto di questa città, che è “come una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare nessuna nota”.
Le immagini musicali, evidenti ed evocatrici, tendono mano a mano a deformarsi e a dissolversi fino ad un ultimo gesto, violento ed esplosivo, che sancisce la definitiva scomparsa di Zora.
Carlo Galante