72ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 02 marzo 2017
Ore: 10:00*
giovedì 02 marzo 2017
Ore: 21:00
sabato 04 marzo 2017
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Direttore: Alpesh Chauhan
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Mozart, Sinfonia n. 35 in re maggiore K 385 “Haffner”
Prokof’ev, Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 “Classica”
Schubert, Sinfonia n. 5 in Sib maggiore D 485

Biglietteria

BIGLIETTI SINGOLI CONCERTI

Interi
Primo Settore (Platea, da fila 1 a 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita

Ridotti
(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Primo Settore (Platea da fila 1 a 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita

Il Cast

Direttore: Alpesh Chauhan
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

Sergej Prokof’ev
Sinfonia n. 1 in Re maggiore op. 25 “Classica”
Allegro
Intermezzo: Larghetto
Gavotte: Non troppo allegro
Finale: Molto vivace

Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 35 in Re maggiore K 385 “Haffner”
Allegro con spirito
Andante
Menuetto
Presto 

Franz Schubert
Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore D 485
Allegro
Andante con moto
Menuetto: Allegro molto
Allegro Vivace

Note a margine Renato Meucci
Il primo dei brani in programma, la sinfonia “Classica” di Prokof’ev si presta in modo particolare per riproporre il mio tormentone sulla scarsa portata degli eventi biografici nella produzione artistica di un compositore. Basterebbe dire che il carattere spensierato e perfino soave di questa musica mal si sposa con gli avvenimenti contemporanei, visto che fu composta tra il 1916 e il 1917, e poi eseguita per la prima volta nell’aprile dell’anno successivo, ovvero nel bel mezzo della rivoluzione bolscevica.

Possiamo immaginare un Prokof’ev lieto e ben felice degli eventi, che nel pieno della Rivoluzione d’ottobre e di quella successiva di febbraio produce una sinfonia così equilibrata? Beh, forse sarebbe meglio dire che questi eventi non c’entrano nulla con lo stile e il contenuto di ciò che l’artista veniva componendo.

Solo così si spiega l’aulica serenità classica di questa composizione, che deliberatamente si rifà all’esempio di Haydn e che vorremmo considerare come un vero e proprio capolavoro della modernità, e forse – non da ultimo – il modello, o uno dei modelli, cui si ispirò Stravinskij all’inizio del proprio periodo “neoclassico”, avviatosi non molto dopo l’arrivo a Parigi di Prokof’ev.

La sinfonia si apre con un Allegro in forma-sonata, cui segue un piacevole Larghetto dominato da un tema sognante e idilliaco; celeberrima la Gavotta che costituisce il tempo di danza, sostituendosi al Minuetto che ci si poteva invece aspettare, e che verrà riutilizzata molti anni più tardi nel balletto Romeo e Giulietta. La composizione si conclude con un energico Finale molto vivace che imprime un ulteriore slancio di energia e movimento a questa sinfonia per molti versi avulsa dalla linea compositiva dell’artista russo, non da ultimo proprio per la sua vivacità e atmosfera emotiva.

Con la  Sinfonia “Haffner” Mozart si discosta dal repertorio precedente di questo genere musicale, aumentandone il peso e l’ampiezza di concezione. Per il tramite di Leopold Mozart la sinfonia fu commissionata nel 1782 dall’omonima altolocata famiglia salisburghese che alcuni anni prima aveva già ottenuto da Mozart una serenata (detta anch’essa “Haffner”). La sinfonia doveva costituire un omaggio in occasione della nobilitazione di Sigmund Haffner, ma giunse in un periodo di intensissimo lavoro per Amadeus, che era a Vienna e si trovava tra l’altro nell’imminenza delle nozze con Constanze. Fu concepita dunque inizialmente anch’essa come una serenata (un genere molto più amabile e leggero caratterizzato da marche, danze, e uno o due brani melodici) e come tale fu spedita a Salisburgo, e probabilmente lì eseguita in questa forma. Quando però Mozart riebbe indietro la partitura decise di trasformarla dandole le caratteristiche di una vera e propria sinfonia. E la eseguì anche il 23 marzo 1783 il cui programma ci dà la misura di quanto diverse fossero i concerti di allora: i fortunati presenti quella sera al Burgtheater ascoltarono infatti un programma interamente mozartiano composto dai primi tre movimenti di questa sinfonia, un’aria d’opera, un concerto per pianoforte, una cantata, un paio di brani tratti da una serenata, un altro concerto per pianoforte, un’altra aria d’opera, poi una fuga in omaggio alla presenza dell’imperatore (Giuseppe II era un eccellente musicista), poi due serie di variazioni su temi di Paisiello e Gluck, e dopo che la cognata Aloysia ebbe cantato un rondò, si terminò con l’ultimo tempo della nostra sinfonia. Niente male, eh? D’altronde la stessa formulazione dei programmi è un motivo in più per convincerci che la nostra percezione del repertorio antico è in realtà del tutto moderna, e che anche la percezione del tempo è oggi inevitabilmente soggetta a una realtà e a ritmi completamente differenti.

Chiude l’esibizione odierna la Sinfonia n. 5 di Schubert, scritta da quest’ultimo all’età di appena 19 anni, in una fase di ricerca di un proprio linguaggio sinfonico originale che, sebbene mostri un evidente influsso mozartiano, appare tuttavia molto personale quanto a sviluppo dei singoli temi, che si intrecciano in maniera del tutto innovativa. La critica successiva si è espressa in giudizi di segno contrastante riguardo alle prime opere sinfoniche di Schubert: da chi vi ha visto una sensibilità profetica e la capacità di presagire tutti i fondamentali canali espressivi del nascente romanticismo, come Dvořák, che riconosceva alle sue prime sinfonie notevole “originalità inventiva nella formulazione delle melodie… nell’armonizzazione degli accordi… nei dettagli dell’orchestrazione”, a chi la pensava invece decisamente all’opposto, come il critico Eduard Hanslick che definì questa sinfonia “una debole copia di Mozart”. Credo però che sia stato quest’ultimo a prendere una sonora cantonata (che peraltro non fu certo l’unica sua…).

M° ALPESH CHAUHAN Direttore d’ orchestra
Alpesh Chauhan Dal 2014 è Direttore Assistente della City of Birmingham Symphony Orchestra; si è fatto rapidamente conoscere sulla scena internazionale per l’intensità con cui rivela la partitura ai musicisti come al pubblico, e ha allacciato importanti relazioni con le principali sale e orchestre europee. Durante la sua carriera ha diretto la Netherlands Symphony Orchestra, la Manchester Camerata, la Kymi Sinfonietta, la Filarmonica Toscanini e un progetto con gli studenti del Royal Northern College of Music al Southbank Centre, che comprendeva l’esecuzione del Double Sextet di Steve Reich. Ha debuttato con la BBC Philharmonic Orchestra in diretta radiofonica con il Concerto per violino e orchestra Distant Light di Vasks e la Sinfonia n. 3 di Brahms, ricevendo un immediato invito per la stagione successiva. Nel maggio 2015 ha debuttato con la BBC Scottish Symphony Orchestra. Nella stagione 2015/16 Chauhan è invitato dalla BBC Philharmonic, dalla Kymi Sinfonietta, dalla Filarmonica Toscanini e dirigerà per la prima volta al Carlo Felice di Genova e al Maggio Musicale Fiorentino. In Francia debutterà con l’Orchestre de Lorraine di Nancy. La sua carriera professionale è iniziata nel 2005, quando si è unito alla CBSO Youth Orchestra come primo violoncello. Nel 2008 è stato ammesso al Royal Northern College of Music per studiare violoncello con Eduardo Vassallo prima di proseguire la frequenza del prestigioso Masters Conducting Course, sotto gli auspici di Clark Rundell e Mark Heron. Sotto la guida di Andris Nelsons ha partecipato a masterclass con Juanjo Mena, Vasily Petrenko, e ha studiato con Stanislaw Skrowaczewski.