Le date
Note
M° Alessandro Quarta
Direttore d’ orchestra
Direttore e compositore, fondatore e direttore dell’ensemble vocale e strumentale Concerto Romano (www.concertoromano.com – www.facebook.com/concertoromano) con il quale si dedica principalmente alla riscoperta del repertorio romano (e più in generale italiano) dei secc. XVI, XVII e XVIII. L’attività concertistica alla direzione del Concerto Romano ha riscosso ampio favore nel pubblico italiano ed europeo (Accademia Filarmonica Romana, Società del Quartetto di Milano, Tage Alter Musik-Herne, Rheingau Musikfestival, Niedersachsische Musiktage, Handels-Festspiele di Karlsruhe, Halle e Goettingen WDR Funkhaus-Konzerte Koeln, Wiener Konzerthaus, Koelner Philarmonie, Styriarte, Rheinvokal, Musica Sacra Maastricht, De Bijloke – Gent, Muziekgebouw Amsterdam, Boston Early Music Festival), ottenendo eccelenti critiche da parte della stampa. Con il Concerto Romano ha inciso tre CD per l’etichetta Christophorus; il secondo, “Sacred music for the Poor”, è stato nominato fra i progetti discografici più interessanti del 2014 dalla giuria del Preis der Deutschen Schallplattenkritik ed è vincitore del Prix Caecilia 2015. Sia quest’ultimo che il primo, “Luther in Rom” hanno inoltre ottenuto il voto massimo (5/5) dalla rivista francese Diapason. L’ultimo CD (2016) è la prima in tempi moderni della Sete di Christo di Bernardo Pasquini, ed ha ottenuto il Diapason d’or nel 2016. Fra le collaborazioni musicali, è stato direttore ospite dell’ensemble Ars Nova di Salamanca, ed è tuttora direttore ospite per progetti sulla musica italiana dell’ensemble Emelthée di Lione; nel 2015, ha collaborato, in qualità di continuista con l’ensemble del Boston Early Music Festival, per la trilogia monteverdiana, e nel 2016 è stato direttore ospite del Consortium Carissimi di Minneapolis per la prima messa in scena moderna del Tirinto, opera di B. Pasquini, ed ha collaborato in qualità di preparatore con l’ensemble Exultemus di Boston per l’incisione integrale de Le veglie di Siena di O. Vecchi e dell’ensemble Blue Heron di Boston. E’ direttore ospite dell’Orchestra barocca nazionale dei Conservatori italiani e della Kurpfaelzisches Kammerorchester di Mannheim (Germania) e del teatro dell’Opera di Kiel (Germania) per la Divisione del Mondo di G. Legrenzi (2018) Dal 2007 è docente presso i corsi internazionali di musica antica di Urbino della FIMA (Fondazione Italiana per la Musica Antica), della quale è, dal 2016, membro del Direttivo e dal 2018 direttore artistico del Festival. Dal 2015 figura fra i conduttori della trasmissione musicale Radio3-suite in onda sulla Rai-radio3. Svolge attività di ricerca musicologica, incentrando l’attenzione sul repertorio inedito della Scuola Romana dei secoli XVI e XVII. Ha curato un’edizione moderna dell’Oratorio Mestissime Jesu di M. Marazzoli per Analecta Musicologica (DHI, Roma), ed è collaboratore dell’IBIMUS (Istituto Bibliografico Musicale italiano), per il quale ha in preparazione un volume antologico di musiche Oratoriane romane.
Direttore: Alessandro Quarta
Soprano: Armelle Marq
Contralto: Gabriella Martellacci
Tenore: Luca Cervoni
Basso: Gabriele Lombardi
Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori Italiani
Biglietteria
DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
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BIGLIETTI
(ingressi singoli)
Interi:
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti*
Primo Settore (Platea da fila 1 a fila 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a fila 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Il Cast
Direttore: Alessandro Quarta
Soprano: Armelle Marq
Contralto: Gabriella Martellacci
Tenore: Luca Cervoni
Basso: Gabriele Lombardi
Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori Italiani
Note di sala
RARO SETTECENTO
Musica sacra italiana fra Barocco e Galante
Giacomo Antonio Perti (1661-1756)
Credo concertato a 4 con violini
Pietro Paolo Bencini (1670-1755)
Laetatus sum concertato ad alto solo con ripieni
Laetatus sum
Rogate quae ad pacem sunt
Propter domum Domini
Gloria Patri
Sicut erat
* * *
Leonardo Leo (1694 -1744)
Christus factus est a canto solo con ripieni
Giuseppe Gonelli (1685-1745)
De profundis concertato per soli, coro e archi
De profundis – coro
Fiant aures – soprano
Si iniquitates – coro
Quia apud te – alto
Sustinuit anima mea – tenore e basso
A custodia matutina – coro
Quia apud Dominum – soprano e violino concertante
Et ipse redimet – basso
Requiem aeternam – soprano e alto
Et lux perpetua – tutti
Guida all’asolto a cura di Guido Barbieri
Antonio Vivaldi torna per ben tre volte, nel corso della sua carriera compositiva, sul testo del Magnificat, il cantico tratto dal Vangelo di Luca in cui Maria ringrazia e loda Dio per avere mantenuto la promessa di liberare il popolo di Israele. La prima intonazione risale al 1715 ed è destinata, presumibilmente, alle “putte” dell’Ospedale veneziano della Pietà. La seconda, che nel catalogo Ryom porta il numero 610 e sulla quale è caduta la scelta di Alessandro Quarta, è di cinque anni più tarda: Vivaldi riscrive parzialmente le parti solistiche maschili e aggiunge all’organico strumentale una coppia di oboi, spesso utilizzati in funzione concertante. La terza versione, RV 611, è invece molto più tarda. È datata 1739 e contiene varianti molto consistenti: al canonico quartetto vocale dei solisti viene infatti sostituito un ben più inusuale quintetto di voci femminili, tre soprani e due contralti. Seguendo questo itinerario cronologico e stilistico si possono osservare i graduali, ma evidenti mutamenti della tecnica compositiva vivaldiana: nella prima versione, la scrittura polifonica si ispira esplicitamente allo stile ecclesiastico “florido”, senza però concessioni troppo vistose al melos teatrale e all’ inventio concertante. Nelle parti solistiche i passi cromatici e i richiami alla scrittura madrigalistica sono numerosi, mentre in quelle corali il contrappunto, anche se non mancano passaggi omoritmici e sillabici, è esuberante e ricco di passaggi imitativi. Nella versione del 1720 l’aggiunta dei due oboi innesta nella relazione tra i solisti e l’orchestra il canonico principio concertante della scuola veneziana: una tendenza “progressiva” che si rafforza nella terza versione, decisamente più simile ad una cantata profana che ad un mottetto sacro.
Ai due compositori che si affiancano questa sera a Vivaldi la storia non ha riservato, del tutto ingiustamente, altrettanta fortuna. Pietro Paolo Bencini, nato forse a Roma alla fine del diciassettesimo secolo e scomparso nel 1755, è stato con ogni probabilità maestro di cappella presso l’Oratorio dei Filippini e ha ricoperto lo stesso incarico presso la Cappella Giulia in Vaticano. La sua scrittura vocale, come sostiene Raoul Meloncelli, è fortemente influenzata dalla coeva musica strumentale ed è dunque caratterizzata – lo dimostra perfettamente il suo Laetatus sum, intonazione del Salmo 121 – dall’ alternanza continua, di ascendenza tipicamente concertante, tra la voce solista e le diverse parti del coro. Giuseppe Gonelli, nato a Cremona nel 1685 e scomparso nel 1745, è stato invece prima organista e poi maestro di cappella presso la Cattedrale di Cremona e ha operato principalmente nel nord d’Italia. Si è misurato principalmente, se non esclusivamente, con la musica sacra, anche se la sua scrittura strumentale risente palesemente delle influenze della coeva sonata a tre, Nelle parti corali – come risulta con chiarezza dal suo De Profundis, intonazione del Salmo 129 – Gonelli segue invece l’alternanza, di carattere decisamente arcaico, tra il contrappunto florido e frequenti ricorsi alla scrittura omoritmica e omofonica.