73ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
sabato 11 novembre 2017
Ore: 17:00

Note

Marco Angius
Direttore d’ orchestra
Marco Angius è un direttore di riferimento per il repertorio moderno e contemporaneo. Dopo aver concluso gli studi musicali a Roma e quelli universitari a Bologna poco più che ventenne, si dedica inizialmente alla direzione d’ensemble fondando il gruppo Algoritmo con cui vince il Premio del Disco Amadeus per l’incisione di Mixtim di Ivan Fedele (Stradivarius, 2007), quindi debutta con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino (che dirige regolarmente fin dall’edizione Rai Nuova Musica del 2006), Maggio Musicale Fiorentino, Teatro La Fenice, Teatro Comunale di Bologna, Orchestra della Toscana, Orchestre de Nancy, Teatro Petruzzelli, Orchestra Giuseppe Verdi di Milano, I Pomeriggi Musicali, Orchestra della Svizzera Italiana, Orchestre de Chambre de Lausanne, Orchestra di Padova e del Veneto. Già assistente di Sir Antonio Pappano per il Guillaume Tell di Rossini (Emi Records, 2011), nel 2012 debutta con l’Ensemble Intercontemporain alla Cité de la musique di Parigi e con la Tokyo Philharmonic all’Opera City di Tokyo. Marco Angius è stato invitato da festival quali Biennale di Venezia, MiTo, Milano Musica, Warsaw Autumn Festival, Ars Musica di Bruxelles, Biennale Zagreb, deSingel di Anversa (con l’Hermes Ensemble di cui è principale direttore ospite), Traiettorie, Romaeuropa Festival, Royal College of Music, Accademia Musicale Chigiana. Nella ricca produzione discografica spiccano opere di Salvatore Sciarrino (Luci mie traditrici per Stradivarius/Euroarts, Le stagioni artificiali, Studi per l’intonazione del mare, Cantiere del poema, Cantare con silenzio), Ivan Fedele (Mixtim e Mosaîque), Giorgio Battistelli (L’imbalsamatore con l’Ensemble Icarus), John Cage (Imaginary landscapes e Sixteen dances), Franco Evangelisti (Die Schachtel), Arnold Schönberg (Pierrot lunaire con l’Ensemble Prometeo), Michele dall’Ongaro (Checkpoint, Orchestra di Padova/Ex Novo Ensemble), Nicola Sani (In red, Stradivarius 2014). È autore di numerosi saggi e scritti sulla musica contemporanea. Tra le produzioni più recenti: Aspern di Sciarrino, Jakob Lenz di Rihm e Don Perlimplin di Maderna, L’imbalsamatore di Giorgio Battistelli, La chute de la maison Usher di Ivan Fedele, L’Italia del destino di Luca Mosca e La metamorfosi di Silvia Colasanti al Maggio Musicale Fiorentino, La volpe astuta di Janácek, Il diario di Nijinsky di Detlev Glanert (2009). Tra gli impegni recenti, la monumentale esecuzione e incisione integrale dell’Arte della fuga di Bach orchestrata da Hermann Scherchen con l’Orchestra di Padova e del Veneto, una nuova produzione di Gianni Schicchi di Puccini e Alfred, Alfred di Donatoni col Teatro Sperimentale di Spoleto, le musiche di scena per L’Arlésienne di Bizet con l’Orchestra della Toscana e Chiara Muti, ), L’Italia del destino di Luca Mosca al Maggio Musicale Fiorentino e l’intensa attività concertistica con l’Ensemble dell’Accademia Teatro alla Scala, giovane formazione di cui è anche coordinatore artistico. Da settembre 2015 Marco Angius e’ il nuovo direttore musicale e artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto.

Paolo Rossi
Voce recitante
Nato nel 1953 a Monfalcone, milanese d’adozione, Paolo Rossi spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo: ovunque ha proposto il suo personale modo di fare spettacolo che, pur immergendosi nelle tematiche contemporanee, non prescinde dall’insegnamento dei classici antichi e moderni, da Shakespeare a Molière, dalla Commedia dell’Arte a Brecht. Esordisce come attore nel 1978 in Histoire du Soldat regia di Dario Fo. A lungo con la compagnia del Teatro Dell’Elfo, nel 1984 interpreta Nemico di Classe diretto da Elio De Capitani, e nel 1985 Amanti e Comedians diretti da Gabriele Salvatores; è Ariel ne La Tempesta con Carlo Cecchi. Alla fine degli anni ’80 si impone sulla scena con uno stile personale e riconoscibile con gli spettacoli Recital, Chiamatemi Kowalski (1987), The Times They Are a-Changin’… Un’altra Volta … Again!, cui seguono spettacoli dalla struttura originale definiti antimusical sociali, tutti con la regia di Giampiero Solari: tra questi Le Visioni di Mortimer (1988) e La Commedia da due lire (1990). Nel 1992 approda alla televisione con Su la Testa su Rai 3, una trasmissione che fa epoca. Straordinario ed intelligente intrattenitore, Rossi, affiancato da Cochi Ponzoni e Lucia Vasini, ha il merito di proporre al grande pubblico nella sua trasmissione personaggi come Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese e Maurizio Milani. Ancora in televisione nel 1994-1995, Rossi partecipa alle molte puntate di Il Laureato di Piero Chiambretti su Rai 3; nel 1997-98 conduce Scatafascio, trasmesso su Italia1. Nel 2007 è ospite fisso della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio. È del 1995 Il Circo di Paolo Rossi, spettacolo itinerante che si sposta – con una carovana e una serie di tendoni per tutta Italia – con un gruppo di 18 persone tra musicisti e attori/mimi. Paolo Rossi si concentra sul rapporto con i classici per narrare meglio il mondo contemporaneo: Rabelais (1996), liberamente tratto dal Gargantua e Pantagruel di François Rabelais; Romeo & Juliet – Serata di Delirio Organizzato (1998), dove il pubblico, chiamato ad agire all’interno della rappresentazione, diventa senza possibilità di scampo parte integrante dello spettacolo; Questa Sera si Recita Molière – Dramma da ridere in due atti (2003), in cui Paolo Rossi veicola forti riferimenti all’attualità all’interno di un’antica recita di guitti della commedia dell’arte, che rielaborano a modo loro scene tratte da una commedia di Molière. Tra il 2002 e il 2004 è in tournée con Il Signor Rossi e la Costituzione – Adunata Popolare di Delirio Organizzato, in cui affronta i temi della coscienza civile e politica del paese con la sua abituale intelligenza ed energia comica, appoggiandosi su autentici pilastri culturali come i classici greci e il testo stesso della Costituzione Italiana. È del 2004-2005 Il Signor Rossi contro l’Impero del male, progetto multiculturale a cui ha contribuito un cast di artisti italiani e internazionali provenienti dalle più diverse esperienze sceniche. A distanza di 18 anni dal successo dello spettacolo Chiamatemi Kowalski, che lo fece conoscere al grande pubblico del teatro italiano, Paolo Rossi, accompagnato dalla cantante Syria, presenta nella stagione teatrale 2005-2006 il nuovo spettacolo Chiamatemi Kowalski. Il ritorno, proponendo nuovi testi e recuperando i migliori brani di Chiamatemi Kowalski e degli spettacoli Operaccia Romantica, Sette Spettacoli e Pop & Rebelot, trilogia dove il personaggio di Kowalski ha fatto le sue apparizioni. Nella primavera del 2007, porta in teatro I Giocatori, uno spettacolo liberamente ispirato al romanzo Il Giocatore di Dostoevskij, in cui l’artista si confronta con il mondo del gioco e dell’azzardo. Al suo fianco, giovani attori provenienti da due realtà emergenti: le compagnie BabyGang di Milano e Pupkin Kabarett di Trieste, qui riunite sotto la denominazione La Confraternita dei Precari. Nel 2007 ha cantato al Festival di Sanremo In Italia si sta male (si sta bene anziché no) di Rino Gaetano; ha presentato, con Claudia Gerini e Andrea Rivera, il Concerto del 1° maggio a Roma; ha partecipato, con quattro diverse performance, alla notte bianca dell’8 settembre a Roma. Nell’estate 2007 torna ad affrontare le sue platee all’aperto con Qui si sta come si sta, spettacolo intitolato come un verso di In Italia si sta male, si sta bene anzichè no, la canzone di Rino Gaetano presentata a Sanremo. Affiancato dalla sua band, capitanata dal chitarrista Emanuele dell’Aquila e composta da Alex Orciari, Marco Parenti e Daniele Perini, alternerà alle battute un repertorio musicale ispirato agli Anni Sessanta, trasformando la serata in una sorta di happening beat. È del 2008 il ritorno sulla scena con uno spettacolo intimo, Sulla strada ancora, in cui Rossi racconta al pubblico le sue vicende personali e creative di un anno difficile. A partire dal 2008 si dedica con nuovo slancio alla ricerca per un nuovo Teatro Popolare, attraverso soprattutto un capillare lavoro laboratoriale condotto in diverse città italiane (tra cui anche Rubiera, da cui nasce la collaborazione con La Corte Ospitale). Nel 2009 ha inizio il percorso di studio e ricerca che porterà nel 2010 al debutto di Il Mistero Buffo di Dario Fo. A maggio 2011 sono oltre 150 le repliche dello spettacolo che in due stagioni è stato programmato nei maggiori teatri italiani. La tournée proseguirà nella stagione 2011-2012. A settembre 2010 dirige Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa che ha inaugurato sessantaquattresima Stagione Lirica del Teatro Sperimentale A. Belli di Spoleto. A dicembre 2011, per il Teatro San Carlo di Napoli, firma la regia di Il marito disperato di Domenico Cimarosa. A maggio 2012 recita in Confessioni di un cabarettista di m., tre puntate di uno spettacolo televisivo registrato alla Corte Ospitale di Rubiera, all’interno di un tendone di proprietà del Circo Togni e trasmesse su Sky Tv. Con lui molti ospiti: Luciano Ligabue, Vinicio Capossela, Gianmaria Testa, Lucia Vasini, Bobo Rondelli e Evaristo Beccalossi. Sul palco l’inseparabile band de I Virtuosi del Carso fa da colonna sonora a tutta la registrazione. Video e foto di backstage de Il Terzo Segreto di Satira. A novembre 2012 debutta con il suo nuovo spettacolo L’amore è un cane blu, la conquista dell’Est, scritto dallo stesso Paolo Rossi, con Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi con la supervisione di Riccardo Piferi; musiche originali composte da Emanuele Dell’Aquila ed eseguite dal vivo da I Virtuosi del Carso (Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefan Bembi, Denis Beganovic, Mariaberta Blašković, David Morgan), produzione La Corte Ospitale. Nel settembre 2014 realizza la regia lirica per Alfred, Alfred di Franco Donatoni e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, con la direzione di Marco Angius e la produzione del Teatro Lirico Sperimentale A. Belli di Spoleto. Le due opere circuivano in Umbria, con la presenza di Rossi anche come attore sulla scena. Nel 2014 intraprende una collaborazione con il CRT – Teatro dell’Arte che si realizza nello spettacolo Arlecchino. Saltimbanchi si muore, per la stagione 2014/2015. Sempre nella stessa stagione approda in diverse piazze italiane con due spettacoli contenitori del meglio del suo repertorio, L’importante e non cadere dal palco e Delirio organizzato col pubblico, prodotti da La Corte Ospitale. Nell’ottobre del 2015 comincia il lavoro per la realizzazione di un nuovo spettacolo, su canovaccio di Stefano Massini: Moliére, la recita di Versailles. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano e diretto da Giampiero Solari, il nuovo spettacolo segna un cambio interessante nella carriera di Rossi. Dopo anni tornano sul palco con lui altri attori: Lucia Vasini, Fulvio Falzarano, Mario Sala, Riccardo Zini, Irene Villa, Karoline Comarella e Paolo Grossi. E’ una compagnia articolata, costruita sul modello della compagnia stessa di Moliére, raccolta pe runo spettacolo che mescola tra le più importanti commedie dell’autore francese, insieme alla sua vita e a quella del Capocomico Paolo Rossi. I costumi e la scenografia sono di Elisabetta Gabbioneta. Lo spettacolo è stato in tournée nella stagione 2015/2016 in alcuni dei più importanti teatri italiani e verrà ripreso a gennaio 2017. Da maggio 2016 è partito un altro progetto importante: RossinTesta. Uno spettacolo che vira verso il concerto, nel quale Rossi canta le canzoni di Gianmaria Testa, noto cantautore italiano dalla rara e incredibile sensibilità purtroppo scomparso. Prodotto da Produzioni Fuorivia di Paola Farinetti, lo spettacolo vede sul palco Rossi accompagnato dagli immancabili Virtuosi del Carso. Lo spettacolo è in tournée ancora oggi. Parallelo a RossinTesta è il monologo L’improvvisatore. Da dove nascono i comici? Prodotto da La Corte Ospitale, lo spettacolo vede Rossi, accompagnato alla chitarra dal Maestro Emanuele Dell’Aquila, impegnato come sul ring in una serata dove è il pubblico a chiedere ciò che vuole sentire. Molti sono e saranno i pezzi storici di repertorio che verranno presi, riadattati al volo, sviscerati e aggiornati all’impronta, a sentimento. Come nel perfetto e rodato stile Rossi.

Orchestra di Padova e del Veneto
L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quasi cinquant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre italiane nelle più prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo “classico”. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone, Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003), Filippo Juvarra (Premio della Critica Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002). Nel settembre 2015 Marco Angius ha assunto l’incarico di direttore musicale e artistico. Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazionale tra i quali si ricordano S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, P. Herreweghe, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A. S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J. P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich, H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica Istituzione Concertistico – Orchestrale (I.C.O.) operante nel Veneto e realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti in Regione, in Italia per le maggiori Società di concerti e Festival. Nelle ultime Stagioni si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte di Mozart, Il barbiere di Siviglia, Il turco in Italia e Il Signor Bruschino di Rossini, L’elisir d’amore, Don Pasquale e Lucrezia Borgia di Donizetti, Rigoletto di Verdi, La voix humaine di Poulenc e Il telefono di Menotti. A partire dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le più importanti etichette. Tra le pubblicazioni più recenti l’Arte della fuga di Bach/Scherchen diretta da M. Angius (Stradivarius), Vivaldi Seasons and Mid-Seasons con S. Tchakerian e P. Tonolo (Decca), Sinfonie e concerti di Pleyel e Vanhal con L. Bizzozero e S. Bohren (Sony), la Passione di Gesù Cristo di Paër diretta da S. Balestracci (cpo), i Concerti per violoncello di Haydn e Wranitzky con E. Bronzi solista e direttore (Concerto). L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto e Comune di Padova.

Direttore: Marco Angius
Voce recitante: Paolo Rossi
Orchestra di Padova e del Veneto

Biglietteria

DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
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BIGLIETTI
(ingressi singoli)

Interi:
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita

Ridotti*
Primo Settore (Platea da fila 1 a fila 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a fila 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita

*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direttore: Marco Angius
Voce recitante: Paolo Rossi
Orchestra di Padova e del Veneto

Note di sala

Fryderyk Chopin (1810-1849) / Igor Stravinskij (1882-1971)

Notturno n. 2

Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Hamlet op. 32a – Suite dalla musica di scena
Introduzione e sentinella notturna
Marcia funebre
Fanfara e danza
Caccia
Pantomima degli attori
Processione
Pantomima musicale
Il banchetto
Canto di Ofelia
Ninna nanna
Requiem
Torneo
Marcia di Fortebraccio

* * *
Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891-1953)
Pierino e il lupo op. 67

Note di sala a cura di Guido Barbieri
La musica d’uso è sempre stata considerata un genere minore rispetto alla musica d’arte. Come se le musiche di scena per un dramma, la colonna sonora di un film o le musiche di accompagnamento per un balletto non avessero la stessa dignità di una sinfonia o di un concerto. Il Novecento ha dimostrato esattamente il contrario: proprio per la danza, per il cinema, per il teatro (a volte persino per il circo) sono nate alcune opere “capitali” che mantengono la loro autonomia anche al di fuori della loro funzione originaria. Lo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, il concerto di questa sera.

Il caso di Stravinskij e del Notturno n. 2 che apre il programma è, da questo punto di vista, paradigmatico. È il 1909, Stravinskij non è ancora Stravinskij: è “soltanto” un compositore di 27 anni allievo sempre più recalcitrante e dubitoso di Rimskij-Korsakov. Vive ancora in Russia, ma Sergej Diaghilev – il demiurgo dei Ballets Russes – mette gli occhi su di lui: è rimasto impressionato da due opere appena eseguite a San Pietroburgo, lo Scherzo fantastico e Feu d’artifice, e lo vuole accanto a sé nella “campagna di Francia”: il progetto cioè di esportare a Parigi i prodotti migliori della Compagnia. L’inizio è cauto: prima di commissionargli un’opera originale (la prima sarà l’Uccello di Fuoco) gli chiede di trascrivere due numeri di un balletto basato sulle musiche più popolari di Chopin. Il titolo è già pronto, Les Sylphides, e la scelta cade su due pezzi pianistici celebrissimes – come si dice a Parigi: Il Notturno in la bemolle maggiore op. 32 n. 2 che diventerà il secondo numero del balletto e il Grande valse brillante in mi bemolle maggiore op. 18 che diventerà invece il numero 8. La trascrizione è precisa, puntuale, fedele, ma la lezione di Rimskij (per quanto poi rinnegata) si sente eccome: nel prefetto dominio dei timbri orchestrali, innanzitutto, ma anche in alcuni preziosismi coloristici, lontani da Chopin, ma vicinissimi allo Stravinskij prossimo venturo.

Insieme all’opera, al balletto e al cinema, anche il teatro, discorso “pubblico” per eccellenza, è un altro formidabile veicolo di pensiero, sia nella Russia prerivoluzionaria, sia nell’Unione Sovietica di Stalin. La politica culturale del regime sovietico spinge vigorosamente i compositori “ufficiali” a misurarsi con il genere delle musiche di scena. E Sostakovic non si sottrae. Nel suo catalogo delle opere ne figurano ben undici, alcune delle quali trasformate in suite. È il caso di Hamlet op. 32a, tratta dalla partitura composta per un Amleto messo in scena nel 1932, sul leggendario palcoscenico del Teatro Vachtangov, dal regista Nikolaj Akimov. Un Hamlet d’avanguardia, del tutto estraneo all’ ortodossia shakespeariana, e ispirato invece ai principi del formalismo teatrale russo: Amleto è un uomo grasso e repellente, Ofelia una prostituta ubriaca, Claudio un uomo debole e alla mano, il “fantasma” del re un banale trucco escogitato dallo stesso Amleto. Le musiche di Sostakovic di sposano alla perfezione con il tratto grottesco e parodistico della messa in scena: i tredici numeri sono attraversati da un grande vigore ritmico, da riferimenti frequenti al cabaret, al musical americano, a Offenbach, alla musica di strada. Pur approdando, talvolta, a oasi di quiete e di pathos.

Nessuna tentazione avanguardistica, invece, anzi un esplicito intento pedagogico, nella gestazione e nel carattere di Pierino e il Lupo di Prokof’ev: non esattamente musiche di scena, e nemmeno un melologo, ma musica al servizio di un racconto. Lo scopo principale di questa favola ingenua e disarmante è quello di creare una relazione di empatia tra i tradizionali strumenti dell’orchestra e un pubblico di giovani e giovanissimi ascoltatori. Come Britten con la sua celeberrima Guide, ma creando una precisa relazione tra i protagonisti del racconto, il loro carattere e il timbro di alcuni specifici strumenti. Gli accoppiamenti sono geniali: Pierino ha la voce degli archi, il Lupo quella dei corni, l’Uccello canta con il timbro del flauto, l’Anatra si identifica con l’oboe, il Nonno con il fagotto, il Gatto con il clarinetto. E come per miracolo il suono diventa il “doppio musicale” di alcune precisi caratteri psicologici: la furbizia del Gatto, la codardia dell’Anatra, la scontrosità del Nonno. Fino all’inevitabile happy end e alla conclusiva Marcia trionfale.