Le date
Direttore e violoncello: Enrico Dindo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Biglietteria
DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
Per informazioni visita la pagina dedicata: Abbonamenti e Carnet
BIGLIETTI
(ingressi singoli)
Interi:
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita
Ridotti*
Primo Settore (Platea da fila 1 a fila 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a fila 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Il Cast
Direttore e violoncello: Enrico Dindo
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Concerto per violoncello e orchestra in do maggiore Hob.VIIb:1
Moderato
Adagio
Allegro molto
Igor Stravinskij (1882-1971)
Pulcinella, suite dal balletto
Sinfonia
Serenata
Scherzino – Allegretto – Andantino
Tarantella
Toccata
Gavotta (con due variazioni)
Vivo
Minuetto – Finale
* * *
Arthur Honegger (1892-1955)
Pastorale d’été
Darius Milhaud (1892-1974)
Note di sala Guido Barbieri
I concetti di classicismo e di neo-classicismo sono ombrelli molto ampi e generosi sotti i quali chiunque o quasi si può riparare: compositori, opere, stili anche molto diversi tra loro. Lo dimostra il programma di questa sera che presenta quattro diverse variazioni dell’idea di “classicità”, colta in diversi momenti del tempo storico. Il Concerto per violoncello e orchestra in do maggiore Hob.VIIb:1 di Franz Joseph Haydn – composto a Esterhazy tra il 1765 e il 1769 – sembra rientrare, in teoria, nel canone del cosiddetto “classicismo viennese”. Una categoria storiografica abbastanza vaga che ha però il merito elevare a paradigma di un’epoca un procedimento puramente formale: quello della forma sonata. Principio affermato e contemporaneamente negato: Haydn infatti lo interpreta – anche in questo Concerto – in modo del tutto personale. Il Moderato iniziale, ad esempio, risponde più al modello del concerto barocco che a quello propriamente sonatistico: il solista e l’orchestra, infatti, si alternano tra loro secondo lo schema della forma-ritornello, tipica del concerto settecentesco. L’Adagio centrale è invece austero, intimo, nella canonica forma della Romanza e in definitiva solo l’Allegro conclusivo, con una netta sezione di sviluppo e una ripresa del tema inziale, mostra il profilo dello schema sonatistico.
Nel canone non meno instabile del neo classicismo novecentesco sembrano invece rientrare gli altri tre pezzi in programma, anche se la loro matrice stilistica non potrebbe essere più eterogenea. Secondo una vulgata storiografica abbastanza diffusa proprio con Pulcinella, “balletto con voci” andato in scena all’Opéra di Parigi il 15 maggio del 1920, Stravinskij inaugura la sua fulgida stagione neoclassica. La tesi trova conferma nel fatto che l’autore del Sacre, ormai lontano dal gusto fauve dei primi “balletti russi”, reinventa questa volta una sorta di Settecento manierato e convenzionale, traducendo le musiche di un falso-Pergolesi in suoni e armonie contemporanei. Ma questa è solo la faccia apparente del Pulcinella. In realtà Stravinskij compie un gesto ben più radicale: i gesti, le movenze, gli stili della musica barocca vengono infatti “liofilizzati”, ridotti alla loro essenza nuda e disadorna: i motivi dominanti scarnificati, le armonie rese appena un po’ più sghembe e irregolari. Del materiale tematico originale – o presunto tale – rimane dunque soltanto lo scheletro, privo di vita. In questo modo si produce nell’ascoltatore un effetto di feroce straniamento, venato a tratti di profonda malinconia: un esito affatto lontano dal V-Effekt praticato, del resto in quegli stessi anni, da Bertold Brecht e Kurt Weill. Lontanissimi, entrambi, da qualsiasi estetica neoclassica.
Assai meno radicale ed estremo è il neo classicismo predicato e praticato da un compositore come Darius Milhaud. Il balletto le Boeuf sur le toit, su un soggetto di Jean Cocteau, va in scena a Parigi pochi mesi prima di Pulcinella, il 21 febbraio del 1920. E rivela un versante del tutto differente del canone neoclassico: Milhaud introduce infatti nel gioco teatrale e musicale una esplicita venatura surrealista che contrasta non poco con l’effetto straniamento realizzato da Stravinskij. Il plot di questa “Fantasia cinematografica su arie sudamericane” – come recita il sottotitolo – è del resto significativo: siamo in un bar americano al tempo del proibizionismo e sfilano, una dopo l’altra, le silhouettes “di un pugile, di un “negro”, di un “cow-boy”, nonché di una “tipa pettinata alla maschietta che balla con la testa di un poliziotto mozzata da un ventilatore”. Un’allusione irriverente e sarcastica al mito di Salomè, ridotta ad una figurina da commedia musicale. Milhaud – coerentemente – veste l’azione con una musica “tritatutto” che mescola, apparentemente alla rinfusa, ingredienti di ogni genere: il samba, il tango, la rumba, la conga, il fado portoghese, il musical, il jazz. La partitura è però organizzata come un tradizionalissimo rondò, governato da un solido e consapevole politonalismo.
Ad un neoclassicismo privo di inquietudini, basato sulla semplicità della scrittura e sulla limpidezza della forma, si ispira infine la Pastoral d’eté di Arthur Honegger, un breve poema sinfonico eseguito per la prima volta a Parigi nel 1921, appena un anno dopo i balletti di Stravinskij di Milhaud. Il titolo mantiene ciò che promette, ossia la rievocazione di un mondo agreste e pastorale, immerso nel calore tiepido dell’estate e visto con gli occhi di una nostalgia serena e pacificata.
Enrico Dindo, direttore d’orchestra e violoncello
Figlio d’arte, inizia a sei anni lo studio del violoncello. Si perfeziona con Antonio Janigro e nel 1997 conquista il Primo Premio al Concorso Rostropovich di Parigi. Da quel momento inizia un’attività da solista che lo porta a esibirsi con le più prestigiose orchestre del mondo come la BBC Philharmonic, la Rotterdam Philarmonic, l’Orchestre Nationale de France, l’Orchestre du Capitole de Toulouse, la Tokyo Symphony Orchestra, la Filarmonica della Scala, la Filarmonica di San Pietroburgo, la London Philharmonic Orchestra, la NHK Symphony Orchestra di Tokyo, la Toronto Symphony, la Gewandhausorchester Leipzig Orchestra e la Chicago Symphony ed al fianco dei più importanti direttori tra i quali Riccardo Chailly, Aldo Ceccato, Gianandrea Noseda, Myung-Whun Chung, Daniele Gatti, Yutaka Sado, Paavo Jarvj, Valery Gergev, Yuri Temirkanov, Riccardo Muti e lo stesso Mstislav Rostropovich che scrisse di lui: “[…] è un violoncellista di straordinarie qualità, artista compiuto e musicista formato, possiede un suono eccezionale che fluisce come una splendida voce italiana”. Tra gli autori che hanno creato musiche a lui dedicate: Giulio Castagnoli (Concerto per violoncello e doppia orchestra), Carlo Boccadoro (L’astrolabio del mare, per violoncello e pianoforte, Asa Nisi Masa, per violoncello, due corni e archi e Concerto per violoncello e orchestra), Carlo Galante (Luna in Acquario, per violoncello e dieci strumenti), Roberto Molinelli (Twin Legends, per violoncello e archi, Crystalligence, per cello solo e Iconogramma, per cello e orchestra) e Jorge Bosso (Valentina, un violoncello a fumetti). Direttore stabile dell’Orchestra da camera I Solisti di Pavia, ensemble da lui creato nel 2001, Direttore musicale della HRT Symphony Orchestra di Zagabria, è docente della classe di violoncello presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, presso la Pavia Cello Academy e ai corsi estivi dell’Accademia Tibor Varga di Sion. Incide per Chandos con cui, nel 2012, ha pubblicato i due Concerti di Shostakovich con la Danish National Orchestra & Gianandrea Noseda, e per DECCA con cui ha registrato l’integrale delle opere per violoncello e pianoforte di Beethoven, le sei Suites di Johann Sebastian Bach oltre che, insieme ai Solisti di Pavia, i tre Concerti per violoncello e archi di C.P.E. Bach, sei Concerti di Aantonio Vivaldi e Il Concerto per violoncello e archi di Kapustin insieme a musiche di Piazzolla. Enrico Dindo è Accademico di Santa Cecilia e suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717, affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.