Le date
Direttore: Andris Poga
Pianoforte: Davide Cabassi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Biglietteria
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Ridotti*
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Secondo Settore (Platea da fila 31 a fila 40) € 12,50 + prevendita
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Il Cast
Direttore: Andris Poga
Pianoforte: Davide Cabassi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Richard Strauss (1864-1949)
Metamorphosen, per archi
* * *
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore op. 37
Allegro con brio
Largo
Rondò – Allegro
Note di sala a cura di Guido Barbieri
L’Angelo della Storia veglia sulle Metamorphosen di Richard Strauss. Ma al contrario dell’Angelus Novus di Walter Benjamin non punta un’ala verso le rovine del passato e l’altra verso l’orizzonte del futuro, ma rivolge il volto piangente verso le distruzioni, i dolori, le ferite di un paesaggio desolato. Il sottotitolo del più originale ed enigmatico tra i capolavori ultimi di Strauss, nato tra il 13 marzo e il 12 aprile del 1945 ed eseguito a Zurigo l’anno successivo è neutro, tecnico, distaccato: “Studio per ventitré archi solisti”. Ma le parole lasciate in quei giorni dal compositore schiudono un altro orizzonte. In febbraio in una lettera a Gregor scrive: “Sono disperato. La mia amata Dresda – Weimar – Monaco tutto distrutto!”. Il 12 marzo annota poi nei suoi famosi Quaderni Blu: “Anche la splendida Opera di Vienna è caduta sotto le bombe”. E infine dopo aver visto una foto delle rovine dell’Opera di Monaco: “La più grande catastrofe della mia vita. Sono annientato”. È abbastanza per comprendere che Metamorphosen non è un Studio, bensì un Requiem. Un epicedio dolente per la distruzione della “grande civiltà tedesca” nella quale Strauss si era da sempre profondamente, visceralmente identificato, anche al prezzo di non cogliere fino in fondo l’altra catastrofe del suo tempo, quella della Shoah. Ma ora, di fronte alle macerie, c’è posto solo per il suo desolato, intimo canto funebre. L’architettura, nonché l’incedere agogico, del brano richiama i solenni Adagio delle Sinfonie di Anton Bruckner. Si succedono, seguendo la classica struttura “ad arco”, tre diverse sezioni: nella prima prevale, tranne che nella parte conclusiva, la tinta scura degli archi gravi. La sezione centrale mantiene il tono elegiaco e meditativo dell’incipit, ma imprime al tactus una progressiva accelerazione. La sezione finale è una ripresa variata e condensata di quella inziale. Ma dal flusso contrappuntistico degli archi, trattati quasi sempre a parti reali, emergono due citazioni che valgono più di qualsiasi dichiarazione: la “Marcia Funebre” dell’Eroica di Beethoven e il lamento di re Marke dal Tristano di Wagner. I due padri nobili di quella civiltà musicale che Strauss vede morire sotto i suoi occhi.
Anche il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore op. 37 di Ludwig van Beethoven – anno di nascita 1803 – sembra sospeso tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione. Per un verso è una pagina che guarda esplicitamente al modello del concerto solistico mozartiano: orchestra e pianoforte non realizzano ancora l’ideale futuro della fusione, dell’intarsio perfetto. La logica rimane – al contrario – quella tipicamente classicista dell’alternanza tra lo strumento solista e l’accompagnamento orchestrale. Per l’altro verso la parte pianistica acquista però una ricchezza di suono, una pienezza, una densità “sinfonica” che è invece del tutto estranea alla forma concerto del tardo Settecento. Un’ambivalenza oggettiva. C’è però una testimonianza fondamentale – a volte trascurata – che getta una luce sorprendente e inimmaginabile sulla natura autentica del Terzo Concerto. Il giorno della prima esecuzione, accanto a Beethoven che siede al pianoforte, c’è un volta pagine di lusso: Ignaz von Seyfried, compositore e direttore d’orchestra. Ecco che cosa scrive: “Per l’esecuzione del suo Concerto Beethoven mi invitò a voltargli le pagine, ma la cosa era più facile a dirsi che a farsi: non vedevo davanti a me quasi altro che fogli vuoti. Tutt’al più qualche segno sparso, incomprensibile per me come un geroglifico egiziano. Egli suonava la parte principale quasi tutta a memoria”. Ecco quale è il carattere profondo del Terzo Concerto, così come, per altro della scrittura pianistica di Beethoven: l’improvvisazione, il flusso immediato, spontaneo dell’invenzione che solo dopo l’esecuzione, non prima, viene fissato sulla carta. Il Concerto in do minore non guarda dunque né verso il passato, né verso il futuro: inaugura, al contrario un paradigma nuovo, inaudito e travolgente: quello della composizione istantanea. Una prassi antica, ma declinata rigorosamente al presente. Tracce evidenti di stile improvvisativo si trovano in molti luoghi del concerto: ad esempio nell’incedere marziale, ma pieno di dinamismo, del tema principale del primo movimento, l’Allegro con brio, poi ancora nella parte centrale del Largo, in cui il pianoforte divide il suo canto con il flauto e il fagotto accompagnandolo con gli arpeggi di un arpa immaginaria, o infine nel Rondò conclusivo quando, in coincidenza con il terzo couplet, il pianoforte inventa un improvviso passaggio fugato che conduce alla ripresa del refrain.
M° Andris Poga
Direttore d’ orchestra
Andris Poga si è diplomato in direzione d’orchestra all’Accademia di Musica Jazeps Vitols in Lettonia. Ha inoltre studiato filosofia all’Università della Lettonia e, dal 2004 al 2005, ha studiato direzione con Uros Lajovic a Vienna. Durante gli anni di studio, ha anche partecipato masterclass tenute da direttori del calibro di Mariss Jansons, Seiji Ozawa e Leif Segerstam. Dal 2007, anno in cui ha ricevuto il Latvia Great Music Award, Andris Poga intrattiene una stretta collaborazione con le maggiori orchestre del suo paese d’origine: l’Orchestra Sinfonica Nazionale Lettone, l’Opera Nazionale di Lettonia e Professional Symphonic Band di Riga, di cui è stato anche direttore musicale dal 2007 al 2010. Nel maggio del 2010 è stato insignito del primo premio al Concorso Internazionale Evgeny Svetlanov di Montpellier. In seguito a questa importante vittoria, Andris Poga è stato nominato nel 2011 assistente di Paavo Järvi all’Orchestre de Paris per un triennio e, nel 2012, Assistant conductor della Boston Symphony Orchestra (che ha diretto sia in stagione sia al Festival di Tanglewood). Andris Poga ha già diretto diverse orchestre prestigiose, tra cui si annoverano la Boston Symphony, l’Orchestre de Paris, la Sinfonica NHK di Tokyo, la New Japan Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica di Israele, la Moscow City Symphony, l’Orchestra Filarmonica Russa. Tra i suoi impegni futuri figurano collaborazioni con l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, i Münchner Philharmoniker, l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, la New Japan Philharmonic (Suntory Hall), l’Orchestre National de France (Auditorium de Radio France), l’Orchestre National de Lyon, l’Orchestre Philharmonique de Monte Carlo, l’Orchestre National du Capitole de Toulouse, la China Philharmonic Orchestra, i Bamberger Symphoniker, l’Orchestre Symphonique du Québec, la Svetlanov Symphony Orchestra of Russia. Nel settembre e dicembre del 2013 Andris Poga ha sostituito George Prêtre e Mikko Franck alla Salle Pleyel con l’Orchestre de Paris dirigendo opere di Poulenc, Čajkovskij e Šostakovič, ottenendo un grandissimo successo. Nell’ottobre del 2014 ha sostituito Lorin Maazel e Valey Gergiev in una trionfale tournée asiatica. Dal novembre 2013 Andris Poga è il Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Lettone. Nel maggio 2015 una lunga standing ovation ha concluso l’esecuzione del Requiem di Verdi al Théâtre des Champs Elysées di Parigi.
Davide Cabassi
Pianoforte solista
Davide Cabassi è top-prize winner della Cliburn International Piano Competition del 2005. È un pianista versatile, di grande intelligenza musicale, ha un repertorio vastissimo; le sue caratteristiche sono la raffinata curiosità e una profonda passione per tutta la musica che va dal Settecento a oggi, compreso il repertorio jazzistico. Si esibisce con le maggiori orchestre europee e internazionali, tra cui: la Filarmonica della Scala, la Russian Chamber Orchestra, l Orchestra della Radio Svizzera italiana di Lugano, collaborando con direttori come Gustav Kuhn, James Colon, Tito Ceccherini, Daniele Gatti e numerosi altri. Ha al suo attivo numerose registrazioni radiofoniche (Radio Tre, Radio Popolare, Radio Svizzera Italiana, Radio France, Classica Sky) e televisive (Rai Uno, Rai tre): il canale tematico “Classica” gli ha dedicato uno speciale nella serie Notevoli e due trasmissioni monografiche all’interno di Contrappunti. In recital ha suonato per le più̀ importanti associazioni musicali italiane ed europee, in più̀ di trentacinque stati del Nord America, in Argentina, in Cina, in Giappone. È stato ospite di sale da concerto quali la Carnegie Hall a New York, Rachmaninoff Hall a Mosca, Gasteig a Monaco di Baviera, Mozarteum a Salisburgo, Louvre e Salle Gaveau a Parigi, Forbidden City Hall e NCPA a Pechino, Roque d’Antheron, Tiroler Festspiele Erl. Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Milano nella classe di Edda Ponti, Cabassi ha studiato alla International Piano Foundation di Cadenabbia, sul Lago di Como, con William Grant Naborè, Schnabel, Fleisher, Bashkirov, Tureck, Weissenberg, e molti altri. Insegna nei conservatori italiani dal 2003: i suoi studenti risultano regolarmente vincitori di grandi concorsi nazionali ed internazionali
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.