74ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali Ritratti d'Autore - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 07 marzo 2019
Ore: 10:00*
giovedì 07 marzo 2019
Ore: 20:00
sabato 09 marzo 2019
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Note

L’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta dal Maestro Niklas Hoffmann, con la partecipazione del M° Dmitry Shishkin al pianoforte, sarà ospite presso l’Auditorium di Bolzano il 12 marzo 2019 alle ore 20.00 e presso l’Auditorium di Trento il 13 marzo 2019 alle ore 20.30.

Per informazioni: www.haydn.it

Direttore: Niklas Hoffmann
Pianoforte: Dmitry Shishkin
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Biglietteria

DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
Per informazioni visita la pagina dedicata: Abbonamenti e Carnet

Biglietti (ingressi singoli)
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)

I Pomeriggi in Anteprima
Biglietti:
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direttore: Niklas Hoffmann
Pianoforte: Dmitry Shishkin
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

6° ritratto: Franz Joseph Haydn (1732-1809)

Franz Joseph Haydn
Ouverture in Re Maggiore Hob. Ia:7
Concerto per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11 in Re Maggiore
Vivace
Un poco Adagio
Rondo all’ungarese: Allegro assai

* * *
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 102 Hob.I: 102 in Si bemolle Maggiore
Largo – Vivace
Adagio
Minuet: Allegro
Finale: Presto

Note di sala a cura di Gaia Varon

Il nome di Haydn evoca immediatamente la sinfonia o il quartetto per archi, com’è ragionevole, perché non solo il suo catalogo comprende oltre duecento composizioni soltanto in quei due generi, ma perché l’invenzione musicale di Haydn ha segnato indelebilmente la storia di entrambi, come quelle del trio e dell’oratorio. La sua produzione fu tuttavia abbondantissima ed estremamente varia, toccando sostanzialmente tutti i generi musicali settecenteschi, anche perché Haydn trascorse una larga parte della sua vita al servizio della corte degli Esterházy dove i suoi compiti includevano la composizione di musiche per ogni tipo di occasione. Se di queste molte sono oggi se non dimenticate, quanto meno poco eseguite, dipende da come è andata nella storia della musica, che ha premiato quelle più significative e innovative a discapito delle tante che sono semplicemente garbate e godibili. Il concerto per strumento solista e orchestra è un esempio emblematico: Haydn ne compose a decine, destinati agli strumenti più classici del genere, ma rivolgendosi talora ad altri meno comuni, dalla tromba alla lira organizzata (uno strumento stravagante che combinava la ghironda e un piccolo organo); solo per la tastiera il suo catalogo ne include una dozzina, scritti per lo più nella fase centrale della sua carriera, sostanzialmente spariti dal repertorio a eccezione dell’ultimo, in Re Maggiore (Hob XVII:11), composto probabilmente intorno al 1782, quando ancora Haydn non conosceva quelli di Mozart ed è facile supporre, come fanno Piero Rattalino e altri, che proprio la scoperta delle opere del collega, e lo sviluppo straordinariamente rapido che Mozart portò al genere del concerto per pianoforte e orchestra, abbiano dissuaso Haydn dal comporne altri. Charles Rosen ne descrive le ragioni con acutezza, a partire dai tratti dello stile Haydn che avrebbero potuto garantirgli proprio un’ottima riuscita nel genere: il suo insuperabile talento per il coup de théâtre e le modulazioni a sorpresa, la capacità di inventare melodie immediatamente evocative e di dipingere immagini e sentimenti, come fa nei suoi grandi oratori. Certamente mancava a Haydn l’esperienza maturata da Mozart fin da giovanissimo come brillante concertista internazionale, ma Rosen individua piuttosto la superiorità mozartiana in una diversa capacità di governare il movimento su larga scala e giudica l’ultimo concerto di Haydn timido, garbato ma insapore anche a confronto con altre e più inventive sue composizioni quali i trii con pianoforte o le ultime sonate. Rosen naturalmente guarda a questa pagina da teorico interessato a ricostruire lo sviluppo dello stile classico e la «timidezza» che riscontra è rilevante in quell’ottica, ma non inficia la gradevolezza del concerto, che infatti fu all’epoca un successo straordinario, tanto da essere pubblicato da ben otto editori diversi in cinque Paesi solo mentre Haydn era in vita (e ne circolavano anche svariate edizioni pirata).

I tratti migliori del suo stile ci sono tutti: esuberante energia nei tempi veloci, grazia e cantabilità in quello lento, la rapida successione di melodie varie e contrastanti, in genere esposte dall’orchestra e poi riprese ed elaborate dal solista.

Il movimento più innovativo è il terzo, un Rondò «all’ongharese» che è fra i più antichi esempi di inserimento di stilemi della musica popolare in quella colta.

L’Ungheria non era lontana dalla città natale di Haydn, Rohrau, ma le danze ungheresi circolavano largamente e i loro ritmi vibranti e caratteristici fornirono a Haydn una materia perfetta per un finale tipicamente brillante ed espansivo. Nella descrizione del principale studioso di Haydn, H.C. Robbins Landon, «è un tour de force di un’originalità e rapidità da togliere il fiato. Sembra di avere davanti agli occhi le figure danzanti che ruotano davanti a un fuoco da campo in una sconfinata e solitaria pianura ungherese, un paesaggio impervio con un fascino che ha ammaliato ogni visitatore perspicace e dotato di immaginazione».

Nelle molte ouverture che Haydn compose perlopiù per le proprie opere teatrali si ritrovano in forma concentrata i tratti caratteristici del suo stile, e quella in Re Maggiore (di cui non si conosce la destinazione originaria) non fa eccezione: scambi rapidi e un dialogo serrato fra i gruppi strumentali, una progressiva espansione del materiale presentato in apertura e soprattutto un senso infallibile della strutturazione temporale del brano che cattura l’ascoltatore nel procedere del movimento per poi sorprenderlo con mutamenti e svolte inaspettati.

C’è tutto questo e altro ancora nella Sinfonia n. 102, composta da Haydn durante il secondo soggiorno londinese e una delle sue ultime in assoluto. Opera della maturità di un compositore che aveva scoperto due anni prima un nuovo pubblico e che ora, nel 1794, ne conosceva la preparazione e il piacere di farsi sorprendere dalle sue invenzioni musicali, la n. 102 ne offre una già nell’intensa Introduzione (Largo) che apre la composizione e che anticipa la magnifica descrizione sonora del Caos all’inizio della Creazione: una successione di accordi e brevi frammenti che si dissolvono ripetutamente in un clima insieme sereno e misterioso per disperdersi infine in una delicata filigrana del flauto da cui parte, sbrigliato, il successivo Vivace, il cui tema spensierato iniziale affidato dal violino germina dall’arcana musica di poco prima. Qui Haydn sciorina sorprese e coup de théâtre in abbondanza, con un susseguirsi di accordi in fortissimo, pause repentine, scarti ritmici, contrasti dinamici, progressioni che si arrestano imprevedibilmente e altrettanto imprevedibilmente ripartono, fino a un teatrale rullo di timpani che dà l’avvio alla ripresa.

Infinitamente più quieto, il successivo Adagio in Fa Maggiore è un capolavoro di invenzione sonora: trombe con sordina e timpani, il fagotto sospinto nel registro acuto, un solo del violoncello sono solo alcuni degli ingredienti che rendono perfetta e visionaria questa pagina orchestrale (di cui esiste anche una versione cameristica, non meno impeccabilmente idiomatica, che Haydn usa nel suo Trio con pianoforte in fa diesis minore). Il terzo tempo sembra un’equilibrata dimostrazione del situarsi di Haydn fra Mozart e Beethoven: un Minuetto robusto e umoristico come gli scherzi beethoveniani con al centro un Trio di una grazia squisita che ricorda il primo. Nel Finale della Sinfonia, come in quello del Concerto, Haydn prende a prestito un motivo popolare e conclude con uno dei suoi più riusciti scherzi musicali: i violini sembrano bloccarsi e incespicare senza riuscire a riesporre correttamente il tema, come un ragazzino che si impappina a scuola sulla poesia da mandare a memoria, finché non interviene la piena orchestra a rimetterli in carreggiata e condurli a un finale straripante di energia.

M° Niklas Hoffmann
Direttore d’orchestra

Niklas Benjamin Hoffmann, nato nel 1990 a Iserlohn, in Germania, ha iniziato gli studi musicali all’età di sei anni, prendendo lezioni di pianoforte. Ha in seguito studiato il clarinetto ed ha poi cominciato a suonare con la Märkische Youth Symphony Orchestra, esperienza grazie alla quale ha iniziato ad essere affascinato dall’energia e dalla sonorità di una intera orchestra. Ha preso quindi lezioni di direzione d’orchestra con il Professor Florian Ludwig al Teatro di Hagen, studi che lo hanno portato al suo primo impegno come ‘maestro accompagnatore’ per due progetti operistici nello stesso teatro. Dal 2011 ha iniziato a frequentare la Hochschule für Musik Franz Liszt di Weimar, dove ha studiato direzione orchestrale con il Professor Nicolas Pasquet, il Professor Gunter Kahlert, Markus Frank, Martin Hoff e seguendo le masterclass del Professor Jorma Panula e del Professor Clark Rundell.

Nel corso dei suoi studi, Niklas Hoffmann ha collaborato con la Thüringen Philharmonie di Gotha, la Jenaer Philharmonie, la Staatskapelle di Weimar e la Sinfonica della Radio Tedesca Centrale. E’ stato direttore artistico dell’Orchestra dell’Università di Ilmenau e dell’Orchestra Accademica di Göttingen. Dall’aprile 2016 è titolare di una borsa di studio del German Music Council (un programma a supporto dei giovani direttori di talento) e, dopo aver vinto il quattordicesimo ‘Concorso di Direzione Donatella Flick & LSO’, è stato nominato ‘direttore assistente’ alla London Symphony Orchestra, collaborando da vicino sia con i direttori musicali sia con i direttori d’orchestra ospiti.

Il suo debutto pubblico alla direzione d’orchestra è avvenuto con la LSO nel marzo 2017, quando ha accettato una sostituzione all’ultimo momento per dirigere il primo concerto della storia di una orchestra britannica in Vietnam, evento tenuto all’aperto di fronte a un pubblico di 60000 persone. E’ stato poi invitato a dirigere l’Orchestra Haydn di Bolzano, la Folkwang Chamber Orchestra di Essen, la Aarhus Symfoniorkester e l’Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo.

Oltre a dirigere, Niklas Hoffmann è molto attivo come compositore; le sue opere hanno sempre l’obiettivo di creare un’interazione vitale e spirituale tra i musicisti e il pubblico.

Dmitry Shishkin
Pianoforte solista

Nato nel Chelyabinsk (Russia) nel 1992, Dmitry Shishkin è stato avviato all’età di appena tre anni allo studio del pianoforte dalla madre, insegnante e musicista, esibendosi a soli sei anni in un concerto con orchestra. Fu da allora che la stampa iniziò a definirlo un “prodigio”, un talento dalle straordinarie capacità e nel 2000 fu premiato come ” artista dell’anno” a Chelyabinsk, vincitore della nomination ” Young Talent”.

Dal 2001 al 2010 Dmitry Shishkin prosegue la sua formazione alla Gnessin Moscow Special School of Music con Mikhail Khokhlov, che lo dirige nel giugno del 2010 in occasione del “Russian Day”, in un concerto tenuto alla Piazza Rossa con l’esecuzione del Concerto n. 1 di Tchaikovsky.

Successivamente ha frequentato il Conservatorio Tchaikovsky di Mosca sotto la guida di Eliso Virsaladze.

Dal 2016 studia con Epifanio Comis e frequenta la sua classe presso l’Istituto Musicale “V. Bellini” di Catania per il conseguimento del biennio accademico.

Dmitry Shishkin si è fatto ampiamente apprezzare nel circuito delle competizioni pianistiche più prestigiose, ottenendo nel 2013 il terzo premio al Concorso Internazionale F. Busoni di Bolzano, il secondo premio al Concorso Pianistico Internazionale del Friuli-Venezia Giulia (2014), il sesto premio alla XVII International Fryderyk Chopin Piano Competition di Varsavia (2015) e il primo premio al Top of the World piano Competition di Tromso nel 2017. Inoltre è uno dei laureati dell’edizione 2016 del Queen Elisabeth Piano Competition di Bruxelles.

Nel corso della sua carriera ha tenuto concerti in Russia, Bulgaria, Germania, Iugoslavia, Croazia, Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Austria, Stati Uniti, Cina e Polonia, esibendosi con le principali orchestre europee quali la State Academic Symphony Orchestra della Federazione Russa, l’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca, la Saint Petersburg State Cappella Orchestra, la Moscow City Symphony, l’Orchestra Accademica “Musica Viva”, i “Virtuosi di Gnessin”, l’Orchestra Filarmonica di Nizhny Novgorod, la Sinfonica di Sao Paulo, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, la Filarmonica di Varsavia, l’Orchestra Nazionale del Belgio, la Russian National Orchestra, l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. Tra i direttori d’orchestra con cui ha suonato si annoverano Mark Gorenshtein, Vladimir Fedoseyev, Vladislav Chernushenko, Epifanio Comis, Maxim Fedotov, Alexander Rudin, Marine Alsop, Jacek Kaspszyk e Mikhail Pletnev.

All’intensa attività concertistica affianca anche quella di compositore, ottenendo apprezzamenti di pubblico e di critica. La stampa e le televisioni russe e straniere seguono la sua carriera artistica, mettendo in evidenza le sue straordinarie capacità virtuosistiche ed interpretative al pianoforte.

È stato ospite del Dubrovnik Summer Festival, dello Chopin Europe Festival di Varsavia, del Kremlin Music e del Festival di Brescia e Bergamo dove si è esibito con la Russian National Orchestra diretta da Mikhail Pletnev.

Gli ultimi impegni lo hanno visto protagonista delle celebrazioni per gli 85 anni del compositore russo Rodion Shchedrin presso la Filarmonica di Mosca accanto a grandi musicisti quali Mikhail Pletnev, Misha Maisky e Valery Gergiev.

Dmitry Shishkin è Artist in Residence della Rachmaninov Society Italia con sede a Catania.

Orchestra I Pomeriggi Musicali

27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di  Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.