Le date
Direttore: Michele Spotti
Violino: Alessandro Braga
Viola: Laura Vignato
Orchestra I Pomeriggi Musicali
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Secondo Settore € 12,50 + prev.
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Biglietti:
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Il Cast
Direttore: Michele Spotti
Violino: Alessandro Braga
Viola: Laura Vignato
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Tommaso Greco
Quattro ritratti di musico, su un tema di F. Gaffurio
Vincitore del Concorso di Composizione I Pomeriggi Musicali 2018
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in Mi bemolle Maggiore K364
Allegro maestoso
Andante
Presto
* * *
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Sinfonia n. 103 Hob.I:103 in Mi bemolle Maggiore “Rullo di timpani”
Adagio – Allegro con spirito
Andante più tosto allegretto
Minuet: Trio
Finale: Allegro con spirito
Il brano “Quattro ritratti di musico – su un tema di F. Gaffurio” si ispira ai lavori di due tra i più grandi artisti del rinascimento italiano: Leonardo Da Vinci (autore del celeberrimo “Ritratto di Musico”) e Franchino Gaffurio (che secondo molti studiosi potrebbe essere proprio il “musico” ritratto nel dipinto).
Il primo versetto del Magnificat del Gaffurio ha costituito il punto di partenza di tutto il lavoro, il quale si configura come un vero e proprio tema e variazioni per orchestra.
Il vigoroso dispiego dei timpani accompagna la presentazione del tema, affidato ai soli archi, in un’atmosfera austera e solenne. La prima variazione, al contrario, si pone in netto contrasto, palesando una dimensione di leggerezza colorata dal pizzicato degli archi e dalle volate dei legni quale sostegno alla linea melodica del clarinetto. Il panorama raggelato del “Tempo di Sarabanda” successivo viene stemperato dal robusto crescendo che ci porta verso la terza variazione, una sorta di Gavotta dal carattere spigliato, quasi guerresco. È il preludio al quarto e ultimo ritratto, dominato dai continui cambi metrici e da netti contrasti tra tutte le sezioni dell’orchestra, lanciate verso la trionfale fanfara che conclude il brano.”
Tommaso Greco
Note di sala a cura di Gaia Varon
Quando Mozart compose la Sinfonia concertante per violino e viola era reduce da un periodo doloroso. Impaziente di liberarsi dal giogo del servizio presso l’arcivescovo di Salisburgo Hieronymus Colloredo, nel 1777 gli aveva inoltrato una petizione per essere liberato dai suoi servizi, col risultato di essere licenziato. Libero, dunque, ma anche spinto dalla necessità economica, era partito con la madre alla volta di Parigi; il lungo viaggio di oltre sedici mesi, comprensivo di passaggi a Monaco e a Mannheim, non aveva dato però i frutti sperati: non un nuovo impiego, non il legame con Aloysia Weber, di cui Mozart si era invaghito a Mannheim e che non ne aveva voluto sapere di un ex fanciullo prodigio ora spiantato. Durante quel viaggio, inoltre, era morta la madre: era un Mozart senz’altro abbattuto quello che nel 1779, a ventitré anni, rientrò a Salisburgo a chiedere al Colloredo di riassumerlo.
Fu in quell’estate che probabilmente (il rientro a Salisburgo comportò una drastica diminuzione delle lettere che sono per noi preziose fonti di informazione) Mozart compose la sinfonia, suonando la viola alla prima esecuzione. La scelta stessa della viola può essere intesa come una sommessa forma di ribellione, tanto nei confronti dell’odiato servizio (suonare il violino faceva parte dei suoi doveri per Colloredo), quanto nei confronti del padre, violinista celebre e autore di un ancor più celebre trattato, che spesso rimproverava al figlio un insufficiente impegno con lo strumento. Certo è che quando poi Mozart riuscì a trasferirsi finalmente a Vienna, mise da parte il violino e continuò invece a suonare la viola, dedicandole anche una particolare attenzione nelle sue composizioni cameristiche. Nella Sinfonia concertante, in ogni caso, la parte della viola è impegnativa e a effetto.
La composizione reca anche tracce del viaggio precedente. Il genere della sinfonia concertante era à la page a Parigi, dove la borghesia in ascesa offriva a compositori e solisti nuove occasioni di esibire il proprio talento, ma soprattutto è palpabile nella scrittura mozartiana l’influenza dell’orchestra di Mannheim, una compagine prestigiosa che aveva dato vita a un proprio stile: ne danno prova soprattutto la relazione, ora conflittuale ora complice, fra i due strumenti solisti e ancor più il ruolo centrale dell’orchestra che rivela una concezione autenticamente sinfonica.
Nel primo movimento, ampio e debordante di idee melodiche secondo la moda francese, intervengono alcuni elementi dello stile di Mannheim: una fanfara iniziale che ricorda le sinfonie di Karl Stamitz, il rinomato «crescendo», un «singhiozzo» del violino. A differenza dello schema in due movimenti in voga nella capitale francese, Mozart ne prevede tre, con al centro un Andante in do minore, costruito su un intenso dialogo fra i due solisti che fa presagire il Mozart di Don Giovanni e del Quintetto per archi in sol minore (con due viole). A contrasto, il terzo movimento è un rondò spiritato che fa dissolvere l’introspezione dell’Andante con un’esplosione di energia vitale.
Fino al 1791, quando per la prima volta andò a Londra, Franz Joseph Haydn non si era allontanato di più di un centinaio di chilometri dalla sua città natale, perlopiù viaggiando al seguito degli aristocratici Eszterházy, di cui era un servitore in livrea, sia pure con la carica di direttore della musica. Nel settembre del 1790 morì il principe Nikolaus, autentico musicofilo, che aveva garantito a Haydn per quasi trent’anni incoraggiamento, opportunità e mezzi materiali; gli subentrò il figlio Anton che, non condividendo la passione paterna, immediatamente licenziò l’orchestra e ridusse drasticamente l’attività musicale. L’impresario Johann Salomon, di origine tedesca ma da alcuni anni attivo a Londra, colse l’occasione per invitare Haydn; nella versione aneddotica, mentre rientrava a Londra dalla Germania, dove era di passaggio in visita ai parenti, Salomon fu informato della morte di Nikolaus; immediatamente ordinò al cocchiere di girare e dirigersi verso Vienna dove si presentò al compositore con un semplice: «sono Salomon di Londra e sono venuto a prenderla».
Haydn arrivò a Londra all’inizio di gennaio del 1791 e vi restò per più di un anno, presentando sei sinfonie ai concerti di Salomon e diventando rapidamente una celebrità.
Quando ci tornò, nel 1795, sapeva cosa aspettarsi dal pubblico, un pubblico pagante, completamente diverso dagli ascoltatori aristocratici che aveva conosciuto sino ad allora; un pubblico che capiva e apprezzava le sue invenzioni, le sorprese, i giochi disinvolti con le forme e le convenzioni del genere e del linguaggio musicale. Tornando, Haydn sapeva di potersi spingere oltre e le sei sinfonie che compose per il suo secondo soggiorno londinese sono costruite abilissimamente come percorsi d’ascolto, concepite per fare effetto su un uditorio musicalmente preparato e la n. 103, la penultima londinese e in assoluto del catalogo haydniano, ne è forse l’esempio più interessante. Il rullo di timpani con cui si apre, e che ha dato alla sinfonia il nome che la accompagna, è stato oggetto di dibattito per musicologi e musicisti, perché Haydn non mise indicazioni dinamiche; se ne trovano, ma diverse e contraddittorie fra loro, nelle due riduzioni cameristiche che Salomon fece della pagina e hanno generato due diverse tradizioni nel modo di suonarlo, con un graduale crescendo a partire da un pianissimo, oppure immediatamente fortissimo; alla prima londinese Haydn lasciò probabilmente, e intese dunque che dovesse essere lasciata sempre, agli interpreti la libertà di decidere come eseguirlo. L’introduzione lenta aperta dal rullo è austera e solenne; in completo contrasto, l’Allegro con spirito attacca con una melodia festosa e popolareggiante e il secondo tema è ancora più danzante, soprattutto nell’accompagnamento fortemente accentato. Haydn li sviluppa con un profluvio di freschezza e sprazzi repentini di invenzioni inaspettate finché, alla fine della ripresa, l’atmosfera si fa improvvisamente fosca e torna a sorpresa il rullo di timpani.
L’Andante centrale è una serie di doppie variazioni ricca di contrasti teatrali e giochi di colore, con una stupefacente parte per il violino solo nella terza. Sembra che ambedue le melodie, come anche la prima del movimento iniziale, siano di origine popolare, come lo è quella del minuetto che profuma di campagna e di Ländler, la danza austriaca da cui deriva il valzer; più aggraziato e con un tocco di malinconia il Trio centrale. Il Finale inizia con un gesto perentorio dei corni che sembrano aprire il sipario per la stupefacente serie di invenzioni che Haydn riesce a estrarre da un unico tema.
M° Michele Spotti
Direttore d’orchestra
Michele Spotti, direttore d’orchestra a soli 24 anni è il direttore principale della Milano Chamber Orchestra, vincitore del Secondo Premio al Primo Concorso internazionale per direttori d’orchestra d’opera dell’Opera Royale de Wallonie di Liegi (primo premio non assegnato) e vincitore del secondo premio Spaziomusica di Orvieto, vincendo anche i premi speciali che prevedono scritture nei prestigiosi teatri Carlo Felice di Genova e Teatro Nacional de São Carlos di Libona. Ha frequentato il Master in Direzione d’orchestra presso l’Haute École de musique di Ginevra e ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano dove si è diplomato a pieni voti in violino direzione d’orchestra e ha compiuto studi di pianoforte e composizione. È stato assistente di Alberto Zedda in Ermione all’Opera di Lione, dove è recentemente tornato per assistere Stefano Montanari nella produzione de La Cenerentola. Ha diretto l’orchestra Sinfonica di Sanremo ed è stato scelto dalla prestigiosa Associazione Lirica e Concertistica Italiana (As.Li.Co) per dirigere la ventesima edizione del Progetto OperaDomani, con più di cento repliche del Barbiere di Siviglia in prestigiosi teatri italiani (Teatro Arcimboldi di Milano, Teatro Alighieri di Ravenna). In agosto ha diretto Il Viaggio a Reims al Rossini Opera Festival di Pesaro (Accademia Rossiniana) riscuotendo un ampio successo di pubblico e di critica. Successivamente ha diretto una serie di concerti con l’Orchestre Buisonnier a Ginevra e in tournée in Svizzera.
Progetti futuri lo vedranno impegnato come assistente di Rani Calderon all’Opéra National de Lorraine a Nancy e nel Luxembourg per Un ballo in maschera; Il Viaggio a Reims con Opera Lombardia; Il Barbiere di Siviglia a Saint- Etienne, Il Don Pasquale a Montpellier e una nuova produzione di Barbe-bleu di Offenbach all’Opera de Lyon con la regia di Laurent Pelly; Hansel und Gretel con l’Orchestra Arturo Toscanini a Parma; una serie di concerti con l’Accademia Perosi a Torino, al Rossini Opera Festival, a Bergamo per il Donizetti Opera Festival, all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi e a Nancy.
Alessandro Braga
Violino solista
Diplomatosi al Conservatorio di Milano nel 1989 sotto la guida di Felice Cusano, Alessandro Braga si é perfezionato con Maja Jokanovich presso l’Accademia Internazionale di Musica di Novara, dove ha ottenuto il Diploma con “menzione speciale”.
Dopo aver vinto numerosi premi, ha preso parte ad importanti compagnie come l’Orchestra da Camera Stradivari – diretta da Daniele Gatti – e I Solisti di Pavia, con Enrico Dindo: con queste si è esibito nelle più importanti sale italiane e straniere (Barcellona, Budapest, Gyor, Istanbul, Lucerna, Mosca, Osaka, Praga, Tokyo, San Pietroburgo, Vilnius).
Già vincitore nel 1995 del concorso per il ruolo di Concertino dei Primi e di Spalla dei Secondi Violini nell’ Orchestra I Pomeriggi Musicali, nel 2000 ha vinto il concorso di Primo Violino di Spalla nella stessa orchestra: da allora si esibisce anche in veste di solista e concertatore.
Collabora inoltre con l’Orchestre des Champs-Élysées diretta da Philippe Herreweghe.
Laura Vignato
Viola solista
Nata nel 1990, Laura Vignato ha conseguito, presso il Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza, il Diploma di vecchio ordinamento in Violino con il massimo dei voti, e il Diploma Accademico di II livello in Violino e in Viola, entrambi con Lode e Menzione d’Onore. Si è formata sotto la guida di G. Padrin, S. Antonello, G. Bertagnin, E. Balboni per il Violino e con D. Zaltron per la Viola, proseguendo poi negli studi con i Maestri G. Guglielmo, R. Ranfaldi (Diploma di alto perfezionamento presso l’Accademia L. Perosi di Biella), F. Rieser e Ula Ulijona. Ha seguito inoltre corsi e masterclasses tenuti da R. Tommasini, P. Graffin, T. Lea, D. Rossi, L. Ranieri, R. Benedict, J. Gartemann.
Sostenuta da una borsa di studio assegnatale dalla De Sono Associazione per la Musica, sta attualmente completando un Master di alto perfezionamento in Viola presso la Universität der Künste – Berlin, nella classe di H. Rohde.
Premiata a concorsi nazionali ed internazionali, svolge attività concertistica in varie formazioni cameristiche (tra gli altri, Ensemble Musagète, I cameristi del Verbano, Stresa Festival Ensemble, I Cameristi di Milano) e si è esibita come solista con diverse realtà orchestrali.
Inizia giovanissima la sua esperienza professionale presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, collaborando in seguito anche con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (vincitrice di audizione).
È stata invitata dal Maestro Gianandrea Noseda a partecipare al concerto inaugurale di Stresa Festival 2017 e come Prima Viola della Stresa Festival Orchestra, da lui fondata.
Nel 2016 vince il posto di Prima Viola presso l’Orchestra I Pomeriggi Musicali ed entra a farne parte nel maggio 2017.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.