74ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali Ritratti d'Autore - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 09 maggio 2019
Ore: 10:00*
giovedì 09 maggio 2019
Ore: 20:00
sabato 11 maggio 2019
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Direttore: Carlo Rizzi
Violino: Sergej Krylov
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Biglietteria

DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
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Biglietti (ingressi singoli)
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
I Pomeriggi in Anteprima

Biglietti:
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direttore: Carlo Rizzi
Violino: Sergej Krylov
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

9° ritratto: Johannes Brahms (1833-1897)

Johannes Brahms
Concerto per violino e orchestra op. 77 in Re Maggiore
Allegro non troppo
Adagio
Allegro giocoso, ma non troppo vivace

* * *
Johannes Brahms
Sinfonia n. 4 op. 98 in mi minore
Allegro non troppo
Andante moderato
Allegro giocoso
Allegro energico e passionato

Note di sala a cura di Gaia Varon

Nel 1876, a quarantatré anni, Johannes Brahms completò la sua Prima Sinfonia, sulla quale aveva lavorato per più di vent’anni; fu uno spartiacque, seguito da un fiotto creativo senza precedenti, fra cui la Seconda Sinfonia e il Concerto per violino, a cui Brahms mise mano nel corso dell’estate del 1878, mentre si trovava in uno dei suoi prediletti luoghi di villeggiatura in Carinzia, scrivendone all’amico Joseph Joachim.

Interprete profondo e intelligente, Joachim fu il più influente violinista dell’Ottocento europeo, anche per le relazioni personali che intrattenne con molti autori. Johannes Brahms non poteva pensare ad altri che a lui come destinatario per il suo Concerto, ma non si trattava solamente della dedica: il fitto carteggio fra i due, ben trentatré lettere, mostra che la composizione nacque, per riprendere una formula di Boris Schwarz, per Joachim e con Joachim. «Caro amico – gli scriveva in agosto – vorrei mandarti un certo numero di passaggi per violino…mi domando se non sei tanto sprofondato in Mozart, e forse in Joachim stesso, da poter disporre di un’oretta per guardarli». Come spiega Maurizio Giani, Brahms aveva lavorato in segretezza e nel manoscritto che mandò c’erano degli spazi lasciati volutamente in bianco, aperti a suggerimenti di Joachim. Nei mesi successivi le modifiche furono molte (fra l’altro, dal progetto iniziale di una composizione in quattro movimenti, Brahms ne sacrificò due per sostituirli con un Adagio), con significativi contributi di Joachim, non tutti accolti però dall’autore. Certamente Joachim aveva però maturato una sufficiente conoscenza del progetto per poterlo studiare rapidamente, quando a metà dicembre ricevette la partitura definitiva, ed eseguirlo il 1° gennaio 1878 a Lipsia, con Brahms alla direzione.

Diversi commentatori trovano nel Concerto echi dell’idillico paesaggio naturale in cui Brahms era immerso durante la composizione; senz’altro il primo movimento presenta una miscela inedita di intimismo e ampio respiro sinfonico, come accade nel tema di apertura: magniloquenza e solennità all’orchestra, un eloquio palpitante e confidenziale al solista. Il connubio di lirismo e drammaticità non sfuggì a Clara Schumann, quando lo ascoltò, ancora in fase di composizione, con l’autore al pianoforte e Joachim al violino, così come un profondo legame con la Seconda Sinfonia, fra cui l’imponenza delle dimensioni.

L’Adagio, che, forse con un po’ di civetteria, Brahms aveva descritto a Joachim come «debole», si apre con i soli fiati in un’atmosfera pastorale e l’esposizione all’oboe di una lunga e affettuosa melodia; il violino poi la riprende, ma solo per variarla ed elaborarla in fogge sempre diverse, spesso in uno stile «parlante», ricco di respiri, pause, rubati. Il finale, un virtuosistico rondò tzigano, cela forse un omaggio a una delle più riuscite, e più ammirate da Brahms, composizioni di Joachim, il Concerto all’Ungherese.

La Quarta Sinfonia oggi ci suona felicemente familiare ed è fra le pagine più presenti nelle programmazioni concertistiche, ma le prime persone che la ascoltarono, nel 1885, rimasero sconcertate: dopo che Brahms e un amico l’ebbero suonata al pianoforte per intero, in anteprima per un ristretto gruppo di amici, critici e collaboratori, seguì un lungo e imbarazzato silenzio. Eduard Hanslick, il più autorevole critico musicale dell’epoca e sostenitore di Brahms tanto da farne il campione della corrente anti-wagneriana, commentò alla fine del primo movimento che si sentiva come se fosse stato preso a sberle da due persone straordinariamente intelligenti. Secondo il biografo Jan Swafford, un altro amico, lo scrittore Max Kalbeck, si presentò il gorno seguente a casa di Brahms, consigliandogli di conservare solo il finale come pezzo a sé stante e riscrivere completamente gli altri movimenti. Reazioni che non mancarono di suscitare dubbi nel compositore, senonché la prima esecuzione era già fissata per quell’ottobre a Meiningen e ottenne, come poco più tardi una successiva a Vienna, un’accoglienza sufficientemente calorosa per dissiparli; la Quarta mantenne dunque la sua forma. È tuttavia un tratto straordinario di questa sinfonia di essere accessibile, godibile, quasi seducente, eppure, al tempo stesso, estremamente complessa nella concezione e nella scrittura, come ben colsero i suoi primi ascoltatori.

Il primo movimento è quasi un paradigma di quel lavorio incessante, quell’instancabile trasformazione di idee musicali che indusse Arnold Schönberg a ribaltare il giudizio su Brahms, da conservatore e ultimo dei classici a «progressista»: nel procedimento brahmsiano che chiamò «variazione in sviluppo», Schönberg vedeva un faro per la modernità musicale. La catena di terze discendenti con cui si apre l’Allegro non troppo svolge nel movimento (e in tutta la sinfonia) la funzione di materiale per quel lavorìo, ma Brahms lo costruisce in maniera tale da farne uno dei momenti più seducenti della sua musica.

L’Andante è un capolavoro di scrittura strumentale, con un chiaroscuro sonoro costantemente cangiante nei timbri ed è ancora un tratto coloristico, l’abbinamento fra ottavino e triangolo, a manifestarsi come una sorpresa nell’energico Allegro giocoso che si trova in terza posizione. Per il movimento conclusivo, Brahms guarda al passato, riprendendo una forma celebre in età barocca, la passacaglia (o ciaccona), in cui una melodia si ripete ostinatamente; Brahms ne rielabora una di una Cantata di Bach, la fa esporre dagli ottoni e poi ci costruisce sopra trenta variazioni più una coda che porta il brano a concludersi con una malinconica cadenza in minore. In questa chiusa, che porta a compimento molti altri elementi tristi che percorrono la composizione, alcuni commentatori hanno visto quasi un dolente canto funebre per il genere della sinfonia e di una tradizione musicale di cui Brahms si sentiva l’ultimo esponente. Certamente fu un commiato, poiché la Quarta fu l’ultima sua musica che Brahms sentì eseguita in pubblico.

M° Carlo Rizzi
Direttore d’orchestra

Carlo Rizzi si colloca tra i direttori di riferimento di oggi. A proprio agio sia nel teatro d’opera che nella sala da concerto, il suo vasto repertorio si estende dalle opere fondamentali del canone operistico e sinfonico alle rarità di Bellini, Cimarosa e Donizetti. È interprete molto richiesto nelle sale da concerto e ai festival più prestigiosi al mondo, non da ultimo per la profondità e l’integrità del suo fare musica, e l’energia viscerale e la profondità psicologica delle sue interpretazioni.

L’opera è impressa nel DNA musicale del Maestro Rizzi. La scoperta di questa forma d’arte è avvenuta durante i suoi anni di formazione a Milano, prima frequentando il Teatro alla Scala come spettatore e, in seguito al diploma nel prestigioso conservatorio cittadino, lavorando all’interno dell’istituzione come maestro collaboratore. Da quando ha lanciato la propria carriera di direttore nel 1982 con L’ajo nell’imbarazzo di Donizetti, ha diretto oltre un centinaio di titoli. Il repertorio di Rizzi, ricco di opere italiane ma dove appare anche la musica di Wagner, Richard Strauss, Martinů e Janáček, riflette l’autentica ampiezza dei suoi interessi e la sua inesauribile curiosità intellettuale.

Alla base dell’esperienza che supporta il lavoro di Rizzi ci sono due fruttuosi periodi come Direttore musicale della Welsh National Opera (1992-2001; 2004-08) e ingaggi frequenti alla Metropolitan Opera di New York e alla Royal Opera House di Londra. Al suo sviluppo artistico hanno contribuito inoltre concerti sinfonici con orchestre prestigiose di tutto il mondo, e ha concluso di recente un ciclo di sinfonie di Čajkovskij con l’Orchestre du Théâtre Royal de La Monnaie. Ha inoltre diretto concerti con la Filarmonica della Scala, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Filarmonica della Radio Olandese e la Hong Kong Philharmonic. Nella stagione 2017-18 Rizzi farà il suo debutto con la Hallé Orchestra di Manchester. Nel 2015 Rizzi ha avuto l’onore di essere nominato Direttore laureato della Welsh National Opera.

L’ampia discografia di Carlo Rizzi include registrazioni integrali del Faust di Gounod, Kát’a Kabanová di Janáček, Rigoletto e Un ballo in maschera di Verdi con la Welsh National Opera; un DVD e un CD de La traviata di Verdi registrata dal vivo per Deutsche Grammophon con i Wiener Philharmoniker al festival di Salisburgo; numerosi album di recital di celebri cantanti lirici, e incisioni di composizioni sinfoniche di Bizet, Ravel, Respighi e Schubert.

Nel corso delle ultime stagioni Carlo Rizzi ha diretto fianco a fianco nuove produzioni di Guillaume Tell e Mosè in Egitto di Rossini alla Welsh National Opera, La fanciulla del West per la Deutsche Oper Berlin, Un ballo in maschera a La Monnaie a Bruxelles; Cavalleria rusticana / Pagliacci e Tosca al Teatro alla Scala di Milano, Nabucco alla Lyric Opera di Chicago, Cavalleria rusticana / Sancta Susanna all’Opéra de Paris e Rigoletto all’Opera Nazionale Olandese. Impegni futuri includono l’apertura della stagione 2017/2018 della Metropolitan Opera con una nuova produzione di Norma, Les Contes d’Hoffmann all’Opera Nazionale Olandese, Cavalleria rusticana / Pagliacci al Teatro dell’Opera di Roma, Madama Butterfly alla Deutsche Oper Berlin e ritorni al Teatro alla Scala di Milano e alla Welsh National Opera.

Sergej Krylov
Violino solista

L’effervescente musicalità, il virtuosismo strabiliante come raffinato strumento sempre al servizio dell’espressività, l’intenso lirismo e la bellezza del suono, sono solo alcuni elementi che hanno reso Sergej Krylov uno dei più rinomati artisti del panorama internazionale.

Negli ultimi anni il violinista russo è stato ospite delle principali istituzioni musicali e ha collaborato con orchestre quali Dresden Staatskapelle, St. Petersburg Philharmonic, London Philharmonic, Royal Philharmonic, Russian National Orchestra, Filarmonica della Scala, Accademia di Santa Cecilia, Mariinsky Orchestra, Philharmonique de Radio France, DSO Berlin, Konzerthausorchester Berlin, Budapest Festival Orchestra, NHK Symphony Tokyo, Atlanta Symphony Orchestra, per citarne alcune.

Tra le personalità artistiche che hanno maggiormente influenzato la sua formazione musicale spicca Mstislav Rostropovich, con cui negli anni si era instaurato un profondo rapporto di amicizia e stima.

Tra i maggiori direttori con cui Krylov ha lavorato figurano Dmitri Kitajenko, Mikhail Pletnev, Valery Gergiev, Andrey Boreyko, Vasily Petrenko, Fabio Luisi, Roberto Abbado, Yuri Temirkanov, Vladimir Ashkenazy, Dmitry Liss, Vladimir Jurowski, Yuri Bashmet e Michal Nesterowicz.

I principali impegni della stagione 2017/18 includono concerti con la London Philharmonic e Vasily Petrenko, Konzerthaus Orchester Berlin e Dmitri Kitajenko, Russian National Orchestra, Prague Radio Symphony, Copenhagen Philharmonic, Orchestra Rai di Torino e del Teatro San Carlo di Napoli. Con la Lithuanian Chamber Orchestra, nel doppio ruolo di direttore e solista sarà presente in molte sale europee. Altri tour lo vedranno in Israele con I solisti di Mosca e Yuri Bashmet e in Corea con Yuri Simonov e l’Orchestra Filarmonica di Mosca.

Nell’ambito della sua attività Krylov dedica molto spazio alla musica da camera, sia in duo con pianoforte collaborando con partner quali Denis Matsuev, Nikolai Lugansky, Itamar Golan, Michail Lifits, Bruno Canino, Boris Berezovsky, sia in gruppi allargati suonando con artisti quali Elena Bashkirova, Yuri Bashmet, Maxim Rysanov, Alexander Kniazev.

Krylov è Direttore Musicale della Lithuanian Chamber Orchestra con la quale ama esplorare un repertorio molto ampio che spazia dal barocco alla musica contemporanea, nel doppio ruolo di direttore e solista.

Nato a Mosca in una famiglia di musicisti, Krylov ha iniziato lo studio del violino a cinque anni completando la sua formazione alla Scuola Centrale di Musica di Mosca. Giovanissimo ha vinto tre Primi Premi in importanti concorsi internazionali: Concorso Lipizer, Concorso Stradivari e Concorso Kreisler di Vienna.

Oltre alle registrazioni per EMI e Melodya, ha pubblicato recentemente due dischi con Deutsche Grammophon: il primo dedicato alle Quattro Stagioni di Vivaldi con la Lithuanian Chamber Orchestra, il secondo ai 24 Capricci di Paganini che ha suscitato grande entusiasmo da parte della critica internazionale. La scorsa stagione ha eseguito in prima mondiale il Concerto per violino e orchestra di Ezio Bosso, ora disponibile in CD per Sony, ed è stato chiamato da Krzysztof Penderecki per registrare il suo Concerto per violino Metamorphosen nell’ambito di un vasto progetto che prevede la registrazione integrale di tutte le sue opere con la direzione del compositore stesso.

Orchestra I Pomeriggi Musicali

27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di  Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.