74ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali Ritratti d'Autore - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 25 ottobre 2018
Ore: 20:00
sabato 27 ottobre 2018
Ore: 17:00

Direttore: Arvo Volmer
Violino: Alexandra Soumm
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

Biglietteria

DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
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Biglietti (ingressi singoli)
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)

I Pomeriggi in Anteprima
Biglietti:
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direttore: Arvo Volmer
Violino: Alexandra Soumm
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

Note di sala

Arvo Pärt (1935)
Cantus in Memory of Benjamin Britten 

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Concerto per violino e orchestra n. 5 K219 in La Maggiore
Allegro aperto
Adagio
Rondeau: Tempo di Menuetto 

* * *
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 3 op. 55 in Mi bemolle Maggiore “Eroica”
Allegro con brio
Marcia funebre: Adagio assai
Scherzo: Allegro vivace
Finale: Allegro molto

Note di sala a cura di Gaia Varon
«Negli ultimi anni abbiamo avuto molte perdite dolorose nel mondo della musica. Perché la data della morte di Benjamin Britten – 4 dicembre 1976 – ha toccato in me una corda così profonda?» Arvo Pärt è nato nel 1935 in Estonia, solo cinque anni prima che il Paese finisse sotto la dominazione sovietica che sarebbe durata, salvo la parentesi di occupazione nazista, più di mezzo secolo durante il quale della musica di oltre cortina arrivava ben poco, qualche nastro e qualche partitura introdotti illegalmente. Pärt ha iniziato a comporre sotto l’influsso di autori come Prokof’ev, Šostakovič e Bartók, ha conosciuto poi una breve fase dodecafonica, malvista dal regime e comunque non feconda, e ha trovato infine una propria strada anche attraverso l’immersione nella spiritualità della religione ortodossa e nello studio della musica sacra più antica. Per il suo nuovo stile, una sorta di minimalismo sacro, con armonie semplici e note disadorne che risuonano come campane, Pärt ha usato il termine «tintinnabuli», campane, appunto.

Il suo Cantus in Memory of Benjamin Britten è stato scritto nel 1977, in risposta al dolore provato per la scomparsa di un compositore che Pärt poteva aver conosciuto solo con difficoltà in Estonia e della cui musica aveva tuttavia, come lui stesso dichiara, imparato ad amare l’«inconsueta purezza», una purezza che trovava anche nelle ballate di Guillaume de Machaut. Questo brano è un esempio fra i più luminosi del nuovo stile di Pärt, ma, come spesso accade con le sue composizioni, è anche l’invenzione di un mondo sonoro unico, a sé stante, creato e compiuto in una sola opera. C’è anche un elemento che, in apparenza, è attingibile solo a chi legga la partitura: il brano inizia con tre battute di silenzio prima che un suono, il rintocco di una campana in la, emerga per poi ripetersi tre volte, ognuna risonando e poi scomparendo ancora nel silenzio.

Gli altri strumenti entrano quindi in successione, violini primi e secondi, viole, violoncelli; con un procedimento mutuato dalla musica rinascimentale, tutti suonano lo stesso frammento, una breve melodia discendente, ma ciascuno a una velocità dimezzata rispetto al precedente; al tempo stesso la musica procede dal registro più acuto, in cui esordiscono i violini primi, fino al grave, dove sembrano fondersi per poi tornare a scomparire e lasciare emergere ancora un ultimo rintocco della campana che costantemente aveva accompagnato i circa sei minuti di durata del pezzo. E ancora la partitura prescrive il silenzio, che è scrupolosamente annotato anche nelle parti dei diversi strumenti prima che ciascuno faccia il proprio ingresso. Quel silenzio è dunque integralmente parte del brano e, anche senza avere la partitura sotto gli occhi, lo si percepisce nell’intensità ipnotica dell’insieme.

C’è un compositore celato anche nel vitalissimo ed estroverso Concerto per violino di Mozart, almeno a dar retta a uno dei suoi più interessanti biografi, Maynard Solomon. Intenzionato a superare il cliché dell’«eterno fanciullo» che ha a lungo accompagnato l’immagine di Mozart, Solomon rintraccia nello scontro con il padre una fonte potente di energia creativa per il figlio. In questa chiave si può leggere la scelta di coltivare, una volta insediatosi a Vienna, la sua immagine di virtuoso della tastiera e tralasciare il violino, strumento legato al periodo salisburghese e, soprattutto, al padre, virtuoso del violino e autore di un celebre trattato sull’arte di suonarlo.

I concerti che Mozart dedicò allo strumento sono in tutto cinque; legati al suo periodo salisburghese, furono composti tutti, salvo il primo, nel 1775 (anno che spesso viene perciò definito «del violino») e appartengono a quello che Solomon chiama stile di serenata (perché in quello stesso periodo Mozart ne compose diverse, molte delle quali con importanti parti solistiche per il violino): una musica piena di giovinezza, di desiderio ma senza dolore e permeata di «un utopismo innocente, una fede nella possibilità di raggiungere la perfezione, la bellezza e l’appagamento dei sensi».

Il Concerto n. 5 in La Maggiore incarna perfettamente quell’aspirazione e l’inventiva che ne nasce. È una composizione piena di piccole sorprese: dopo un’introduzione orchestrale con tutti i crismi della tradizione e l’esposizione dei due temi, uno vigoroso e vivace, l’altro elegante e raffinato, il violino fa il suo ingresso come se arrivasse da un altro pianeta: anziché riprendendo il primo tema, esordisce con un breve Adagio vagamente sognante per poi precipitare in un Allegro con un tema completamente nuovo. Il secondo movimento ritrova l’atmosfera idillica di quell’inserto iniziale del violino, ma è percorso da una corrente sotterranea più drammatica che erompe qua e là in pause improvvise. L’inventiva segna anche il Rondò conclusivo, il cui ritornello è una sorta di minuetto compito e ammodo, ma uno degli episodi sembra un’avventura in mondi ben più terrestri: Mozart trasse il materiale probabilmente da musiche popolari ungheresi, ma quel profumo di esotismo valse al passo, e per estensione al Concerto tutto, l’epiteto di «turco», all’epoca un termine passe-partout per indicare ogni eco musicale vagamente orientale.

Secondo il resoconto lasciato dall’amico e collaboratore di Beethoven, Ferdinand Ries, l’appellativo di Eroica fu attribuito dall’autore alla sua Terza Sinfonia in un momento ben preciso, quando lo stesso Ries lo informò dell’autoproclamazione di Napoleone a imperatore dei francesi nel 1804: a lui, ma al Bonaparte console e liberatore di popoli, Beethoven aveva dedicato in origine la composizione, ma nell’apprendere la notizia fu preso da un fiotto di collera e strappò la prima pagina del manoscritto, che dovette poi essere ricopiata senza l’intestazione a colui che oramai «si crede superiore a tutti gli altri uomini e diventa un tiranno».

Fatta la tara di una certa enfasi narrativa, l’eliminazione della dedica a Bonaparte avvenne davvero, ma l’ispira zione che aveva animato Beethoven nella scrittura della Sinfonia non ne risulta perciò modificata: la Terza descrive la parabola di un eroe, lotta (l’immenso primo movimento), cordoglio per la sua morte (Marcia funebre), il lascito di freschezza (Scherzo) e slancio verso giustizia e libertà (Finale). Proprio perciò, la Sinfonia è rivoluzionaria anche nella forma e nel linguaggio (armonie e ritmi inconsueti nell’Allegro, l’inaudita potenza emozionale del secondo movimento, l’inventiva strumentale del terzo e un finale che percorre tutto il ventaglio espressivo dal comico al tragico, passando per eroico e lirico), ma al tempo stesso costruita per arrivare al cuore e alle menti degli ascoltatori, così che condividano al tempo stesso l’avventura di una nuova e grandiosa costruzione sinfonica e l’aspirazione a un mondo migliore.

M° Arvo Volmer
Direttore d’orchestra
Arvo Volmer ha debuttato con l’Orchestra Haydn nell’ottobre 2012; dalla stagione 2014/15 egli ne è il direttore principale. Ne ha diretto molti concerti a Dobbiaco (ai Südtiroler Festspiele), Erl (ai Tiroler Festspiele), Firenze (al Maggio Musicale Fiorentino), Mantova, Milano e Wiesbaden, incidendo un cd delle quattro Ouvertures di Leonore/Fidelio di Beethoven; a Bolzano e a Trento ha affrontato più volte il grande repertorio tardo-romantico che va dai Requiem di Verdi, Brahms e Fauré alle Sinfonie di Brahms, Čajkovskij, Mahler e Sibelius, spaziando, inoltre, da Reger, Ravel, Stravinskij, Prokof’ev e Šostakovič fino al suo conterraneo Arvo Pärt. Estone, nato nel 1962 a Tallinn, ha debuttato nel 1985 al Teatro d’Opera Nazionale Estone della sua città natale, un’istituzione cui è sempre rimasto legato e di cui dal 2004 al 2012 è stato il direttore musicale. Dal 1987 ha lavorato anche con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Estone, divenendone direttore stabile nel 1993 (vi è rimasto fino al 2001). Dal 1994 al 2005 Volmer è stato direttore artistico e musicale dell’Orchestra Sinfonica di Oulu in Finlandia e dal 2004 al 2013 principal conductor e music director dell’Adelaide Symphony Orchestra in Australia, rimanendo poi legato alla compagine quale principal guest conductor. Arvo Volmer è apparso come direttore ospite della Australian Youth Orchestra, della State Opera South Australia, della West Australian Symphony, della bbc Philharmonic Orchestra, della Komische Oper di Berlino, della Konzerthaus-Orchester e della Radio-Sinfonieorchester di Berlino, della City of Birmingham Symphony Orchestra, dell’Orchestre de Bretagne, dell’Orchestre National de Belgique di Bruxelles, a Chemnitz e Copenaghen, dei Dortmunder Philharmoniker, dell’Orchestra Sinfonica di Göteborg, al Festival Menuhin di Gstaad, della ndr-Radiophilharmonie di Hannover, del Teatro d’Opera Finlandese e dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Helsinki, delle Orchestre Filarmoniche di Helsinki, Macau e Malmö, al Nationaltheater di Mannheim, della Melbourne Symphony Orchestra, dell’Orchestra Filarmonica e del Teatro Bolšoj di Mosca, al Festival Europa Musicale di Monaco, dei Nürnberger Symphoniker, del Teatro d’Opera Norvegese di Oslo, dell’Orchestre National de France e dell’Orchestre Philharmonique de Radio France a Parigi, della Queensland Orchestra, delle Orchestre Filarmoniche di Reykjavik e di San Pietroburgo, dell’Orquesta Sinfónica do Estado de Saõ Paulo, dell’Opera Australia di Sidney, della Singapore Symphony Orchestra, delle Orchestre Filarmoniche di Stoccarda e di Stoccolma, della Sydney Symphony, della Taiwan Symphony e della Tasmanian Symphony Orchestra nonché del Teatro d’Opera Georgiano di Tbilisi. Ha diretto inoltre in Israele, nei Paesi Bassi, in Polonia, in Portogallo e nella Repubblica Ceca. Arvo Volmer ha proposto diverse prime assolute di opere di compositori estoni, del finlandese Olli Kortekangas e dello svedese Sven-David Sandström. Nel 2007 ha diretto la prima assoluta dell’opera Wallenberg di Erkki-Sven Tüür, apparsa nel 2008 come dvd (erp). Con l’Orchestra Sinfonica di Oulo ha registrato tutte le opere orchestrali di Leevi Madetoja (cd Alba Records, 1998-2000); con l’Orchestra Nazionale Estone ha inciso le Sinfonie di Eduard Tubin (5 cd Alba Records, 1999-2003), il balletto Goblin di Tubin (cd Alba Records, 2005) e il Requiem estone di Cyrillus Kreek del 1927 (cd Alba Records, 2007). Inoltre sono apparse le opere sinfoniche di Ester Mägi (cd Toccata Classic, 2007), un’edizione integrale delle Sinfonie di Jean Sibelius con la Adelaide Symphony Orchestra (cd abc Classics) e i Concerti per fiati di Ross Edwards con la Melbourne Symphony Orchestra.

Alexandra Soumm
Violino solista
La violinista Alexandra Soumm è un’artista eclittica a suo agio sia con la musica sinfonica sia con il repertorio cameristico. Gli impegni più importanti per la stagone 2017-2018 includono I debutti con la Vancouver Symphony Orchestra, l’Orchestre Français des Jeunes, e la Bruckner Orchester, e il ritorno con la BBC Scottish Symphony, con l’Orquesta Sinfonica de Galicia, con la BBC Symphony Orchestra, e la Bournemouth Symphony Orchestra.

Alexandra si è esibita con molte importanti orchestre: Royal Philharmonic, BBC Philharmonic, London Philharmonic e Hungarian National Philharmonic, Baltimore Symphony, Galicia Symphony, RTÉ National Symphony, Danish National Symphony, Trondheim Symphony, NHK Symphony, Tokyo Metropolitan Symphony, Tokyo and Munich Symphony. Ha lavorato con importanti direttori come: Herbert Blomstedt, Rafael Frühbeck de Burgos, Neeme Järvi, Lionel Bringuier, Edward Gardner, Alexander Shelley, Thomas Sondergard, Eva Ollikainen, Osmo Vänska, Juanjo Mena, e Marin Alsop e si è esibita due volte con la

Los Angeles Philharmonic all’Hollywood Bowls rispettivamente sotto la guida di Leonard Slatkin e Mirga Gražinyte-Tyla. Nel 2015 ha debutato in due festival estivi: il Colorado festival e il Breckenridge festival.

Alexandra ha rapport continui con molte orchestra francesi: Orchestre National de Bordeaux, Orchestre National du Capitole de Toulouse, Orchestre de Paris, Orchestre National de Lyon e l’Orchestre National de Montpellier. Nel Regno Unito è stata membro della Radio 3 New Generation Artist roster 2010-2012, e in quel ha lavorato con molti ensemble della BBC.

Come musicista da camera ha tenuto recital presso l’Auditorium du Louvre (Parigi), il Palais des Beaux Arts (Bruxelles) e la Wigmore Hall (Londra). Ha suonato anche in festival quali: City of London Festival, Deauville, Montpellier, MDR Musiksommer, Schleswig-Holstein, Mecklenburg-Vorpommern, Verbier, Sommets Musicaux de Gstaad and Varna.

Alexandra lavora regolarmente con il compositore Christoph Ehrenfellner, che le ha dedicato il suo secondo Concerto per violino e un suo Quartetto per archi.

Nella primavera del 2008 il debutto discografico di Alexandra, con la registrazione dei concerti di Bruch e Paganini è stato pubblicato dall’etichetta Claves; “Le Monde de la Musique” ha descritto la sua interpretazione come un «dispiegamento di passionale e lirica personalità».

Nata a Mosca, Alexandra ha iniziato a studiare il violin con suo padre all’età di 5 anni e ha debuttato in concerto solo due anni dopo. Più tardi si è trasferita a Vianna per studiare cone Boris Kuschnir, sotto la guida del quale ha vinto l‘Eurovision Competition nel 2004.

Ora ha base a Parigi, dove, con due suo amici, ha fondato l’organizzazione non-profit Esperanz’Arts nel 2012 che porta la musica nelle scuole, nei centri per senzatetto, nelle carceri e negli ospedali.

Nel gennaio 2013, Alexandra è stata nominate madrina di El Sistema in Francia.

Dotata di una grande passion per l’insegnamento, Alexandra ha tenuto masterclass negli Stati Uniti, in Venezuela, in Brasile, Giappone, Israele e in Belgio.

Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
L’Orchestra Haydn si è costituita nel 1960 per iniziativa dei Comuni e delle Province di Bolzano e di Trento e gode dei finanziamenti ministeriali del Fondo unico per lo spettacolo (fus). Il suo repertorio spazia dal barocco ai contemporanei; in più occasioni autori come Luigi Dallapiccola, Luigi Nono, Luciano Berio, Franco Donatoni, Giorgio Battistelli, Matteo D’Amico e Giovanni Sollima le hanno affidato dei loro lavori in prima esecuzione assoluta.

L’Orchestra ha preso parte a diversi festival internazionali, apparendo in Austria (a Bregenz, Erl, al Mozarteum di Salisburgo e al Musikverein di Vienna), Germania, Giappone (a Otsu e Tokio), Italia (al Maggio Musicale Fiorentino, alla Sagra Musicale Umbra di Perugia, al Rossini Opera Festival di Pesaro, ad Anima Mundi di Pisa e a MiTo SettembreMusica di Torino), nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti d’America, in Svizzera e in Ungheria.

Sul suo podio sono saliti, fra gli altri, Claudio Abbado, Rinaldo Alessandrini, Riccardo Chailly, Ottavio Dantone, Eliahu Inbal, Alain Lombard, Jesús López-Cobos, Neville Marriner, Riccardo Muti, Daniel Oren, José Serebrier, Sir Jeffrey Tate, Juraj Valčuha e Alberto Zedda; dopo il fondatore Antonio Pedrotti si sono avvicendati come direttori stabili Hermann Michael, Alun Francis, Christian Mandeal e Ola Rudner.

Dopo la quasi trentennale guida di Andrea Mascagni, alla direzione artistica si sono avvicendati Hubert Stuppner, Gustav Kuhn (2003-2012) e Daniele Spini (dal 2013); dal 2014 Arvo Volmer è il direttore principale dell’Orchestra.

Moltissime sono le registrazioni radiofoniche e televisive per la rai; ampio il catalogo di lp, cd e dvd realizzati per Agorá, Amadeus, Arts, Brilliant Classics, Camerata Tokyo, col legno, Concerto, cpo, Dynamic, Multigram, Naxos, Opus Arte, rca, stradivarius, Turn­about, Unitel, Universal, Verdi Records, vmc Classics e Zecchini.