Le date
Direttore: Alpesh Chauhan
Violoncello: Pietro Nappi
Filarmonica Arturo Toscanini
Biglietteria
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Biglietti (ingressi singoli)
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
I Pomeriggi in Anteprima
Biglietti:
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Il Cast
Direttore: Alpesh Chauhan
Violoncello: Pietro Nappi
Filarmonica Arturo Toscanini
Note di sala
Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847)
Ruy Blas, ouverture op. 95
Camille Saint-Saëns (1835-1921)
Concerto per violoncello e orchestra n. 1 op. 33 in la minore
Allegro non troppo
Allegretto con moto
Un peu moins vite
* * *
Felix Mendelssohn Bartholdy
Sinfonia n. 1 op. 11 in do minore
Allegro di molto
Andante
Menuetto: Allegro molto
Allegro con fuoco – Più stretto
Note di sala a cura di Gaia Varon
Le vie della composizione sono, se non infinite, senz’altro numerose e assai varie, e quella che condusse alla nascita dell’ouverture Ruy Blas di Mendelssohn è indubbiamente (ammesso che sia andata proprio così) gustosa. Nel 1839, quattro anni dopo la sua nomina a direttore dei concerti del Gewandhaus di Lipsia, Mendelssohn era il più eminente musicista della città, giunto a soli trent’anni alla fase in cui il nome dà lustro a tutto ciò a cui si accompagna. A lui dunque – Mendelssohn lo racconta in una lettera alla madre – si rivolsero gli organizzatori di una rappresentazione benefica del nuovo dramma (1838) di Victor Hugo, Ruy Blas, chiedendogli di comporre le musiche di scena, almeno l’ouverture e una Romanza. Giudicando il testo «pessimo e disprezzabile oltre ogni dire», Mendelssohn mandò solo la Romanza. Astuto o fortunato che fosse, il committente ringraziò e rispose che capiva l’esigenza di aver più tempo per comporre: punto sul vivo, Mendelssohn scrisse in meno di tre giorni un’ouverture fresca ed efficace, con temi debitamente schietti e accattivanti orchestrati in modo brillante.
La celerità era solo uno fra i molti tratti di un talento sbalorditivo quanto precoce: la musica che Mendelssohn scrisse prima di compiere i quindici anni mostra non solo un raffinato magistero tecnico, ma un’inventiva e una sostanza musicale che immagineremmo possibili solo in un autore maturo. Ne aveva appunto quindici nel 1824 quando scrisse la sua «Sinfonia XIII» che presto decise di ribattezzare come n. 1. Inevitabilmente, nel commentare questa pagina, ci si trova a legarla alla lezione di altri autori: se qua e là sembra di sentir echeggiare in un giro di frase o in una tinta strumentale compositori contemporanei come Carl Maria von Weber, i modelli di Mendelssohn sono senz’altro i classici viennesi, ma la sua è già una voce personale. La si riconosce immediatamente nello slancio del tema, snello e irruente, che apre l’ampio movimento iniziale, Allegro molto, e nella sommessa delicatezza del secondo tema, che fa quasi trattenere il fiato finché non si ripresenta impetuoso il primo, in un gioco di contrasti che si ripete più volte, con una tensione crescente. Il successivo Andante poggia su una melodia dolce e fluida, con un accompagnamento che si fa via via più elaborato.
Il terzo movimento è un minuetto, una scelta che poteva sembrare arcaica per una sinfonia scritta nel 1824; forse perciò Mendelssohn lo sostituì, quando presentò la composizione a Londra nel 1829, con lo Scherzo dell’Ottetto per archi che riscosse un successo tale da essere bissato. Quando però fece pubblicare la partitura della Sinfonia, come op. 11, nel 1831, Mendelssohn lasciò il minuetto e con ragione perché è forse il brano in cui più e meglio rinnova una forma ereditata, conferendole un piglio e un’energia di forte immediatezza, ben contrastati dalla pacifica semplicità del Trio centrale. Il Finale che chiude la Sinfonia presenta due temi, brioso e scattante il primo, l’altro legato e cantato dai legni accompagnati da un poetico pizzicato degli archi, e una parte centrale in cui il giovane Mendelssohn esibisce anche la sua sapienza contrappuntistica prima di una chiusa scattante e luminosa.
Come Mendelssohn, Camille Saint-Saëns fu uno strabiliante talento precoce: nella sua prima apparizione in pubblico come pianista, all’età di dieci anni, eseguì concerti di Mozart e Beethoven e, al momento del bis, si offrì di suonare a memoria un brano a scelta degli ascoltatori dal ciclo completo delle trentadue sonate beethoveniane. E certamente la lunga e fertile carriera compositiva non gli fece mettere da parte le doti da virtuoso: diede il suo ultimo concerto solo dieci giorni prima di morire, nel 1921, a ottantasei anni. È naturale quindi che Saint-Saëns si sentisse a suo agio con la forma del concerto per solista e orchestra, anche quando lo strumento non era il suo, bensì il violoncello. Il dedicatario del Primo concerto per violoncello di Saint-Saëns (ne avrebbe poi scritto un secondo) è Auguste Tolbecque, musicista intelligente e didatta di vaglia che ebbe un ruolo significativo nell’accrescere la reputazione dello strumento e contribuì al successo del brano, eseguendone la parte solistica al suo debutto a Parigi, nel 1873.
Rispetto alla forma tradizionale ereditata dai classici che così bene conosceva, Saint-Saëns concepisce la sua composizione in una forma più compatta e intensa, condensando i tradizionali tre movimenti in un’unica gittata di circa venti minuti. Al solista Saint-Saëns non conferisce il ruolo di eroe in conflitto con l’orchestra, ma, al contrario, lo integra con cura nel tessuto complessivo, pur lasciandolo sempre in una posizione di primo piano. L’orchestra cede quasi subito il centro della scena al violoncello che esordisce con rapide terzine e un motivo incisivo che assieme fungeranno, oltre che da primo tema, anche da elemento ricorrente e unificatore del brano. La felice inventiva melodica dell’operista si riconosce nel carattere propriamente cantabile del tema che segue; nell’incantevole sezione centrale (di fatto un secondo movimento lento tessuto in continuità con ciò che precede e che segue) Saint-Saëns dà prova della sua finezza nella scrittura orchestrale, qui di una trasparenza che evoca Mendelssohn, affidando agli archi con sordina un accompagnamento elegante come un minuetto con cui il violoncello solo dialoga affabilmente muovendosi nel registro acuto. Il ritorno delle terzine segnala un ritorno dei materiali musicali precedenti, ora indagati dal violoncello in una chiave più virtuosistica, prima di introdurre ancora un tema lirico e fresco. Il Concerto si chiude con una coda stuzzicante che offre al solista il destro per dispiegare ancora tecnica brillante e cantabilità espressiva.
M° Alpesh Chauhan
Direttore d’orchestra
Dal 2014 è Direttore Assistente della City of Birmingham Symphony Orchestra; si è fatto rapidamente conoscere sulla scena internazionale per l’intensità con cui rivela la partitura ai musicisti come al pubblico, e ha allacciato importanti relazioni con le principali sale e orchestre europee.
Durante la sua carriera ha diretto la Netherlands Symphony Orchestra, la Manchester Camerata, la Kymi Sinfonietta, la Filarmonica Toscanini e un progetto con gli studenti del Royal Northern College of Music al Southbank Centre, che comprendeva l’esecuzione del Double Sextet di Steve Reich.
Ha debuttato con la BBC Philharmonic Orchestra in diretta radiofonica.
Nella stagione 2015/16 Chauhan è invitato dalla BBC Philharmonic, dalla Kymi Sinfonietta, dalla Filarmonica Toscanini e dirigerà per la prima volta al Carlo Felice di Genova e al Maggio Musicale Fiorentino. In Francia debutterà con l’Orchestre de Lorraine di Nancy.
La sua carriera professionale è iniziata nel 2005, quando si è unito alla CBSO Youth Orchestra come primo violoncello. Nel 2008 è stato ammesso al Royal Northern College of Music per studiare violoncello con Eduardo Vassallo prima di proseguire la frequenza del prestigioso Masters Conducting Course, sotto gli auspici di Clark Rundell e Mark Heron. Sotto la guida di Andris Nelsons ha partecipato a masterclass con Juanjo Mena, Vasily Petrenko, e ha studiato con Stanislaw Skrowaczewski. Alpesh Chauhan è Direttore Principale della Filarmonica Arturo Toscanini dalla stagione 2017/18.
Pietro Nappi
Violoncello solista
Ha iniziato lo studio del violoncello all’età di 4 anni sotto la guida dei genitori entrambi violoncellisti, e proseguito gli sudi musicali presso il Conservatorio della propria città (Sassari) fino all’ottavo anno, diplomandosi nel A.A. 2001/2002 al Conservatorio “Cherubini” di Firenze con il M° Andrea Nannoni con la votazione di 9/10, fino a conseguire, nell’anno 2007 il Diploma Accademico di Secondo livello, violoncello indirizzo solistico presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano con il M° Marco Scano, ottenendo la votazione di 110 e Lode. Fin dai primi anni di studio ha seguito corsi e Masterclass con vari violoncellisti tra cui D. Magendaz, A. Pettinau, M. Brunello, L. Fiorentini, F. Maggio, Georghian, Wen Sinn Yang, Flaksman.
Nel 2003/2004 ha fatto parte del trio Manfred (violino, violoncello, pianoforte) con il violinista Augusto Vismara, con il quale ha svolto un’intensa attività concertistica. Nel 2004 ha studiato a Monaco d Baviera con il violoncellista Klaus Stork.
Idoneo alle audizioni presso l’Orchestra Sinfonica di Savona (2003), Orchestra della Svizzera Italiana (2010), Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (2010), ha collaborato con varie orchestre quale l’Orchestra sinfonica di Sassari, l’Orchestra Fiesolana, Orchestra Donizetti di Bergamo, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado, l’Orchestra del Maggio Fiorentino; ha collaborato inoltre con il Teatro La Fenice di Venezia e Teatro San Carlo di Napoli in qualità di primo violoncello. Ha suonato sotto la direzione di bacchette di fama internazionale quali A. Lombard, A. Pappano, A. Manacorda, U. Ughi, H. Soudant, P. Vedernikov, W. Marshall, J. Axelrod, A. Bramall, Z. Mehta, D. Matheus, D. Renzetti.
Nel 2007 ha vinto il concorso presso la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari (1° assoluto) e della Sinfonica di Roma per violoncello di fila.
Successivamente nell’organico dell’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, ha ricoperto il ruolo di concertino, 2° violoncello, vincitore delle audizioni negli anni 2012/13/14.
Nel 2008 ha vinto il concorso per 1° violoncello nella Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana.
Nel 2013 si qualifica 4° idoneo al concorso per violoncello di fila presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Fa parte del Karalis Cello Quartett, formazione cameristica costituita da quattro violoncellisti impegnati in attività concertistica a livello nazionale e internazionale.
Dal 2008 tiene in qualità di docente corsi estivi di violoncello (Vacanze Musicali) a Badesi (SS).
Ha ricoperto in pianta stabile il ruolo di 1° violoncello presso la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana nel 2016.
Nel settembre 2016 è risultato unico vincitore del concorso per 1° violoncello bandito dall’Orchestra “Fondazione Arturo Toscanini” di Parma e ricopre in pianta stabile tale ruolo dal dicembre 2016.
Filarmonica Arturo Toscanini
Oggi una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane, la Filarmonica si è esibita sotto la guida di direttori quali Lorin Maazel, Kurt Masur, Zubin Mehta, Georges Prêtre, Mstislav Rostropovich, Jeffrey Tate e Yuri Temirkanov, esibendosi nelle maggiori sale da concerto internazionali a Washington, New York, Parigi, Madrid, Barcellona, Amburgo, Mosca, Lucerna, Budapest, Bucarest, Varsavia, Gerusalemme, Tel Aviv, Tokyo, Pechino. Tra i numerosi solisti con i quali la Filarmonica ha collaborato figurano: Salvatore Accardo, Ramin Bahrami, Stefano Bollani, Jan Bostridge, Mario Brunello, Isabelle Faust, Paolo Fresu, Diego Florez, Natalia Gutman, Steven Isserlis, Ton Koopman, Sergej Krylov, Ute Lemper, Misha Maisky, Shlomo Mintz, Ivo Pogorelich, Uto Ughi, Jean-Yves Thibaudet, Maxim Vengerov. La costante innovazione delle strategie musicali, associata al rigore dell’ approccio artistico, ha indotto all’ ampliamento del repertorio e all’invito rivolto a una nuova rosa di direttori, tutti appartenenti alla giovane generazione ma già pienamente affermati a livello internazionale. Dal 2006 a oggi si sono così avvicendati, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, Kazushi Ono, che ne è stato Direttore ospite principale dal 2012 al 2015, Francesco Lanzillotta direttore principale dal 2014 al 2017, Vladimir Jurowski, Tugan Sokhiev, Juraj Valčuha, Rinaldo Alessandrini, Michele Mariotti, Wayne Marshall, Pietari Inkinen, Roberto Abbado, John Axelrod e James Conlon. Dal 2007 la Filarmonica Toscanini è l’orchestra residente del Concorso Internazionale di Direzione d’Orchestra “Arturo Toscanini” e dal 2012 è partner artistico del Festival Verdi di Parma. Il 27 gennaio 2016, presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma e in diretta su RAI 5, ha tenuto, diretta da Yoel Levi, il concerto nazionale in ricordo della Giornata della Memoria. Da gennaio 2017 l’ orchestra si è trasferita nella sua nuova sede, il Centro di Produzione Musicale “Arturo Toscanini”, situato a Parma nel Parco Eridania, a fianco dell’ Auditorium Paganini. Il giovane direttore inglese Alpesh Chauhan è stato nominato Direttore principale dell’orchestra a partire da settembre 2017. Heracomm, Società del gruppo Hera è Partner Istituzionale della Filarmonica Arturo Toscanini. CePIM – Interporto di Parma è Partner Istituzionale della Fondazione Arturo Toscanini.