Le date
Direttore: Yusuke Kumehara
Violoncello: Victor Julien-Laferrière
Orchestra I Pomeriggi Musicali
In collaborazione con Gioventù Musicale
Biglietteria
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Biglietti (ingressi singoli)
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
I Pomeriggi in Anteprima
Biglietti:
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Il Cast
Direttore: Yusuke Kumehara
Violoncello: Victor Julien-Laferrière
Orchestra I Pomeriggi Musicali
In collaborazione con Gioventù Musicale
Note di sala
Carlo Alessandro Landini (1954)
View of the Cathedral of Wroclaw from the Odra River
Robert Schumann (1810-1856)
Concerto per violoncello e orchestra op. 129 in la minore
Nicht zu schnell
Langsam
Sehr lebhaft
* * *
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 7 op. 92 in La Maggiore
Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto
Allegro con brio
Note di sala a cura di Gaia Varon
Una vecchia xilografia del tedesco Friedrich Bernhard Werner (1690-1776), risalente al 1752 e contenuta nella raccolta Topographia Silesiae, mostra l’isola della cattedrale di Breslavia, contornata dal fiume Odra (Oder, in tedesco). L’isola non è più tale oggigiorno, dato che nel 1807, per esigenze tattiche, Napoleone fece interrare una parte del bacino dell’Oder e dei fossati adiacenti. «Sono stato molto colpito dal profilo, che oggi si è soliti chiamare la skyline, di questo complesso monumentale» spiega Carlo Landini, classe 1954, voce raffinata della musica d’oggi e autore di un brano intitolato appunto View of the Cathedral of Wroclaw from the Odra River, in cui rivisita
quel prospetto dal punto di vista di un ipotetico osservatore del 1752. «Ho trattato la figura come una proiezione assonometrica obliqua, in grado cioè di rappresentare la cattedrale assumendo come centro di proiezione un punto esterno alla figura, operando senza che la proiezione stessa fosse ortogonale al piano virtuale (ho allargato la base, estruso le due torri). Lo studio dell’alzato mi ha permesso di individuare la perfetta coincidenza dei picchi del profilo architettonico rappresentato con gli snodi formali intuiti da Vitruvio e teorizzati da Paciolo: a iniziare dalla sezione aurea e dallo gnomone, che altro non è se non il valore aureo della parte restante (1-φ)». Il risultato è un formidabile gioco di specchi a cui Landini lega anche un richiamo a quanto fece Guillaume Dufay
nel 1436 nel suo mottetto isoritmico Nuper rosarum flores, composto per essere cantato durante la cerimonia per la consacrazione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e che ne rispetta le proporzioni e le nervature strutturali.
View of the Cathedral of Wroclaw from the Odra River è all’insegna di un ondeggiare fra mezzopiano e pianissimo, ma vi sono isolati scoppi in cui l’orchestra suona fortissimo (gli archi al tallone, quasi con rabbia). Sono tre apici, culmini formali del pezzo, come tre sono le torri campanarie immortalate dalla xilografia di Werner; esattamente al centro del brano è posto invece un episodio incongruo, «trattato – spiega ancora Landini – in modo antifrastico rispetto all’area corrispondente dell’immagine: ho optato per la consueta curva a campana, anti-classica per eccellenza, allo scopo di rappresentare l’andamento dell’emozione anziché quello dell’occhio». Il brano è ricco di colori, con tre significativi assolo (violino, viola, violoncello) che hanno funzione coloristica e non tematica. «In generale, a colori più saturi (parlo di quelli presenti nella xilografia, non nella realtà) corrispondono armonie più ricche, approvvigionate dei loro armonici superiori, stemperate, quasi disciolte in un magma oleoso che simula o un aumento della distanza dall’oggetto osservato o una distanza, per contro, estremamente ravvicinata: nel primo caso si perde il dettaglio, nel secondo il senso della forma nel suo complesso. Si gioca a rimpiattino con la percezione (ingannevole) dell’ascoltatore attraverso un morphing sequenziale che trasforma un oggetto da bidimensionale (come lo sono le piante delle due cattedrali di Wroclaw) in tridimensionale».
Fin dalla sua prima produzione per pianoforte solo, Robert Schumann ha inventato un inedito racconto musicale del sé: non necessariamente, come a lungo è stato inteso, quello dell’anima dell’artista, ma senza dubbio una soggettività costruita per risuonare con le note. Nell’affrontare, a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento, forme musicali più ampie e destinate al concerto pubblico più che all’intimità domestica, Schumann sembrò avviarsi lungo un cammino diverso,
ma nel Concerto per violoncello, scritto in due settimane di lavoro febbrile nell’ottobre del 1850, quella vocazione espressiva è palpabile.
Come già in quello per pianoforte di alcuni anni prima, Schumann si svincola da una concezione della forma del concerto come occasione di virtuosismo e mira a una relazione profondamente organica fra solista e orchestra. Si attiene alla struttura tradizionale in tre movimenti, ma ne smussa gli angoli di modo che la composizione suona come un solo grande arco espressivo, la cui unità
è rafforzata dalla presenza di materiali musicali che ricorrono da un movimento all’altro. Entro quella cornice, Schumann si libera di alcune articolazioni formali canoniche, come la presenza di una cadenza del solista al termine del primo movimento, tralasciata ma imprevedibilmente inserita nel terzo, o l’apertura con l’esposizione orchestrale del materiale musicale poi ripresa dal solista: il
Concerto si apre invece con pochi accordi, di una sonorità inattesa, dopo i quali il violoncello assume immediatamente una voce propria che si dispiega in piena libertà, si estende, si raccoglie per poi riprendere slancio. Lontana oramai dalla dualità di Eusebio e Florestano, le due figure immaginarie tramite le quali il giovane Schumann esprimeva la dualità dell’animo, la voce del violoncello domina interamente lo spazio sonoro e quello del racconto.
«Una deliziosa esuberanza della gioia che ci trascina con bacchica onnipotenza attraverso tutti gli spazi della natura, attraverso tutti i fiumi e mari della vita, sempre giubilando e con la perfetta coscienza del terreno sul quale ci inoltriamo al ritmo audace di questa umana danza celeste. La Sinfonia è l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del
movimento del corpo quasi idealmente concretato nei suoni». Aldilà dell’enfasi, la grandiosa e celebre descrizione di Richard Wagner della Settima sinfonia coglie il nucleo profondo della composizione: ereditata dai predecessori classici la struttura formale della sinfonia, coi suoi quattro movimenti debitamente differenziati, e uno stile musicale fondato su un’articolazione di contrasti drammatici, Beethoven con la Terza e la Quinta spinge quell’impianto e quel gioco di contrasti al
massimo della tensione, imprimendovi anche il senso di un procedere serrato e implacabile.
Con la Settima va oltre: il cuore di quel procedere, non meno serrato, non sono più i contrasti portati al culmine dell’espressività, bensì l’impulso ritmico. Un cambio di passo che lasciò sconcertati
molti ascoltatori dell’epoca, come Friedrich Wieck (il padre della pianista Clara che sarà la moglie di Robert Schumann) al quale sembrava scritta dalla mano di un ubriaco, o un recensore che la definì il parto di una mente sublime e malata; pochi anni più tardi Wagner avrebbe ribaltato il giudizio di valore su quella novità di linguaggio, cogliendone fino in fondo la potenza costruttiva.
Dal Poco sostenuto che si trasforma in Vivace, attraverso il celebre Allegretto e poi l’irruzione del Presto, Beethoven costruisce sapientemente un’intensificazione metrica graduale ma costante che sfocia nella danza trascinante, bacchica, per dirla con Wagner, del Finale.
M° Yusuke Kumehara
Direttore d’orchestra
Direttore d’orchestra, Kumehara ha compiuto gli studi musicali in Giappone. Si è diplomato in Canto presso la Musashino Academia Musicae, ove ha anche conseguito il Master e, in seguito, in Direzione d’Orchestra presso il Tokyo College of Music. Vincitore di una borsa di studio dell’Agenzia per gli Affari Culturali giapponese, ha frequentato il biennio del corso di Direzione d’Orchestra del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, sotto la guida del M° Vittorio Parisi. Nel 2013, nell’ambito del Laboratorio Spazio Musica di Orvieto, è stato riconosciuto come miglior allievo della classe, ottenendo la possibilità di dirigere Le Nozze di Figaro di Mozart al Teatro Mancinelli. Dopo aver vinto il 2° Premio in Romania al The Black Sea Opera Conducting Competition, nel 2017 ha debuttato con il Rigoletto di G. Verdi al Teatro Nazionale rumeno “Oleg Danovski” di Constanţa. Vincitore anche del premio all’Italian Opera Workshop di Tropea nel Maggio 2017. Nel 2017 ha inoltre partecipato, come allievo attivo, alla Masterclass tenuta dal M° Donato Renzetti e promossa da I Pomeriggi Musicali di Milano, dirigendo il concerto finale al Teatro dal Verme. Nel settembre 2018 ha debuttato in Giappone come direttore con L’elisir d’amore di Donizetti presso il Teatro Comunale di Zama, tramite la Fondazione Opera Novella.
Victor Julien-Laferrière
Violoncello solista
I PREMIO CONCORSO INTERNAZIONALE REGINA ELISABETTA DI BRUXELLES 2017
Nato a Parigi nel 1990, Victor Julien-Laferrière ha iniziato a studiare il violoncello con René Benedetti e, successivamente, si è perfezionato con Roland Pidoux al Conservatorio di Parigi, con Heinrich Schiff all’Università di Vienna e con Clemens Hagen al Mozarteum di Salisburgo. Ha inoltre partecipato dal 2005 al 2011 alla Seiji Ozawa International Music Academy in Svizzera.
Nel 2017 ha vinto il Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale Regina Elisabetta di Bruxelles, riconoscimento giunto dopo il Primo Premio e ben due Premi Speciali all’edizione 2012 del Prague Spring International Competition. Nel 2018 si è inoltre aggiudicato in Francia il premio Victoire de la Musique come “Miglior solista”.
Prossimamente si esibirà con l’Orchestra da Camera di Parigi al Théâtre des Champs Elysées, con l’Orchestra da Camera di Losanna, al Centro Flagey di Bruxelles con l’Orchestre National de Belgique, con l’Orchestre National d’Ile de France alla Filarmonica di Parigi e con l’Orchestra l Pomeriggi Musicali a Milano.
Ha suonato con le principali orchestre francesi ed europee e come camerista è stato ospite delle più importanti sale da concerto a Parigi, Lucerna, Zurigo e dei maggiori Festival europei, esibendosi con artisti come Augustin Dumay, Renaud Capuçon, Adam Laloum, Jonas Vitaud, Raphaël Sévère, Lise Berthaud, Quatuor Strada.
Con Adam Laloum e Mi-Sa Yang ha fondato il trio Les Esprits, che è stato messo sotto contratto in esclusiva mondiale dalla casa discografica Sony Music.
La sua registrazione delle Sonate e dei Trii di Brahms, incisa con Adam Laloum e Raphaël Sévère, ha ricevuto nel 2015 il Diapason d’or e le quattro stelle della rivista Télérama.
La sua ultima incisione, realizzata alla fine del 2016 con il pianista Adam Laloum, e che contiene le Sonate per violoncello di Debussy, Franck e Brahms, ha ricevuto anch’essa il Diapason d’or 2017, le quattro stelle della rivista Télérama ed il premio “Choc” da parte della rivista Classica.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.
Fondazione Gioventù Musicale d’Italia
La Gioventù Musicale d’Italia, fondata a Milano nel 1952, è la sezione italiana della Fédération Internationale des Jeunesses Musicales, un’organizzazione internazionale, creata a Bruxelles nel 1945, di cui fanno parte più di quaranta Paesi in tutto il Mondo, con lo scopo comune di diffondere la musica presso i giovani, senza distinzioni di cultura, razza, lingua. La sua attività è vastissima e spazia dalla musica classica, che ne è la base, al jazz, al folk, alla musica etnica, fino alle più recenti espressioni musicali. Gioventù Musicale d’Italia opera sul territorio nazionale attraverso le sue sedi ed è tra i maggiori organismi musicali italiani per diffusione e per quantità di iniziative realizzate (oltre duecento concerti all’anno). Scopi primari dell’Istituzione sono diffondere la musica e la cultura musicale, in particolare tra i giovani, formare il nuovo pubblico, valorizzare e sostenere i giovani musicisti, sia attraverso il legame da anni consolidato con la Fédération Mondiale des Concours Internationaux de Musique (FMCIM), sia attraverso le proprie audizioni nazionali.