Le date
In ottemperanza alle misure straordinarie emanate dal Governo per contrastare la diffusione del Covid-19, i concerti dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali sono sospesi fino al prossimo 3 aprile.
Direttore: Umberto Benedetti Michelangeli
Coro della SAT
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Biglietteria
Biglietti singoli concerti:
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
I Pomeriggi in Anteprima:
Biglietti posto unico
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
Ridotti* Giovani under 26; Anziani over 60; Biblioteche; Cral; Associazioni Culturali; Gruppi; Scuole e Università.
Il Cast
Direttore: Umberto Benedetti Michelangeli
Coro della SAT
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Anniversari VIII: Arturo Benedetti Michelangeli (1920-1995)
Canti tradizionali
(orchestrazione A. Benedetti Michelangeli)
Franz Schubert (1797-1828)
Rosamunde, Intermezzo n. 2 dalla musica di scena D.797
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Sinfonia n. 95 in do minore Hob.1:95
I: Allegro
II: Andante
III: Minuetto
IV: Finale: Vivace
***
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sinfonia n. 35 in Re Maggiore “Haffner”
I: Allegro con spirito
II: Andante
III: Menuetto
IV: Presto
Quale fosse la relazione del geniale pianista Arturo Benedetti Michelangeli con il coro della Sat di Trento è noto a tutti coloro che conoscono la biografia del solista. E per quanto stupore possa suscitare il fatto che un maniacale perfezionista della tastiera abbia deciso di armonizzare ben 19 canti di tradizione orale per questo raffinato complesso vocale, bisogna dire che ciò non fa che aggiungere prestigio al suo inarrivabile album dei primati. Che non fosse un’infatuazione passeggera lo dimostra il fatto che a partire dal primo lavoro, del 1954, la consuetudine è durata fino all’ultima armonizzazione, che risale al 1983, quella ‘Ndormenzete Popin che è nota ai seguaci della corale trentina e a molti appassionati delle esecuzioni corali tout court.
Oggi non assisteremo tuttavia a una interpretazione dei brani arrangiati da Arturo Benedetti Michelangeli, ma a un omaggio voluto dal nipote e dai componenti attuali del coro, che dimostra come, al di là dell’abilità necessaria per eseguire le difficili armonizzazioni del grande pianista il coro della Sat – che non dimentichiamolo è costituito da amatori – è in grado di affrontare anche il grande repertorio classico. Qui si cimenta con una sezione (il secondo intermezzo) delle musiche di scena create da Schubert per la rappresentazione teatrale di Rosamunde, un lavoro teatrale di Helmina von Chézy che racconta le gesta della principessa di Cipro, Rosamunde appunto, rappresentato al Theater an der Wien (anche questa volta, verrebbe da dire!) il 20 dicembre 1823 e oggi ricordato praticamente solo per le musiche di Schubert. Se ci fosse più spazio mi soffermerei sulla figura di Helmina von Chézy (1783-1856), giornalista, poetessa e, come si è visto, drammaturga, alla quale si deve anche il testo dell’Euryanthe di Weber risalente allo stesso 1823. In mancanza di spazio rimando coloro che desiderino saperne di più di questa paladina e precorritrice dei tempi moderni (non a caso le associazioni femminili le riservano un’attenzione particolare) ai tanti testi che potrete trovare nelle opere enciclopediche e in Internet: se non la conoscete, ne vale decisamente la pena.
Haydn compose la sinfonia n. 95 nella previsione del suo primo viaggio-tournée a Londra nel 1791 dove ebbe luogo la prima esecuzione nella primavera di quell’anno (la data esatta non è tuttavia conosciuta). Essa ricopre un posto un po’ isolato tra le sinfonie londinesi di Haydn: è l’unica in tonalità minore, è l’unica a non avere un’introduzione lenta, è la più corta di tutte e presenta una struttura ben identificabile, nel senso che i temi sono esposti in una maniera quanto mai chiara e riconoscibile. Tale semplicità, o semplificazione di stile, può essere stata deliberatamente decisa da Haydn per favorire la comprensione del suo modello formale da parte del nuovo pubblico; ma potrebbe essere a sua volta all’origine della scarsa fortuna che la composizione ebbe all’epoca, soprattutto se lo si confronta con quello delle altre sinfonie londinesi. Infatti, il competente pubblico londinese potrebbe non aver gradito la forma quasi elementare qui proposta da Haydn, soprattutto se si pensa alle altre sorprendenti prove sinfoniche che egli diede nelle sue due permanenze londinesi. Resta che, in mancanza di una data certa di esecuzione, di notizie contemporanee, di recensioni di stampa, è difficile stabilire la ragione di una simile debole accoglienza. Il che non si può dire della fortuna postuma, che certamente non è mancata anche a questa opera, pur non tra le più apprezzate del genio di Haydn.
Con la Sinfonia “Haffner” Mozart si discosta dal repertorio precedente di questo genere musicale, aumentandone il peso e l’ampiezza di concezione. Per il tramite di Leopold Mozart la sinfonia fu commissionata nel 1782 dall’omonima altolocata famiglia salisburghese che alcuni anni prima aveva già ottenuto da Wolfgang una serenata (detta anch’essa “Haffner”). La sinfonia doveva costituire un omaggio in occasione del conferimento di un titolo nobiliare a un esponente degli Haffner, ma giunse in un periodo di intensissimo lavoro per il giovane compositore, che era a Vienna e si trovava tra l’altro nell’imminenza delle nozze con Constanze. Fu concepita dunque inizialmente anch’essa come una serenata (un genere molto più amabile e leggero caratterizzato da marce, danze, e uno o due brani melodici) e come tale fu spedita a Salisburgo, e probabilmente lì eseguita in questa forma. Quando però Mozart riebbe indietro la partitura decise di trasformarla dandole le caratteristiche di una vera e propria sinfonia. E la eseguì anche il 23 marzo 1783 in un programma che ci dà di nuovo la misura di quanto diversi fossero i concerti di allora: i presenti quella sera al Burgtheater ascoltarono un programma interminabile, che si chiudeva con l’ultimo tempo della nuova sinfonia. D’altronde torno ripetutamente su questo argomento, la durata dei concerti del passato, perché è bene riflettere sul fatto che la nostra percezione del repertorio antico è in realtà piuttosto distorta, giacché anche la percezione del tempo è soggetta a una realtà mutata e a ritmi quotidiani completamente differenti.
note a margine di Renato Meucci
CORO DELLA S.A.T.
Armonizzazioni di Arturo Benedetti Michelangeli
I LAMENTI DI UNA FANCIULLA
LOMBARDIA
È il dolce e delicato canto della fanciulla innamorata e gelosa, di sicura origine lombarda, testimoniata dalla sua presenza nella raccolta “50 canti popolari lombardi” edita dalla Casa Ricordi di Milano.
Benedetti Michelangeli interviene con estrema leggerezza sulla semplicità del racconto, specie nella parte centrale del pezzo, dove i tenori secondi, procedenti per terze, vengono arricchiti da un sofisticato gioco a quattro dai falsetti, che si inseriscono perfettamente in questo tessuto. Il tutto si amplifica ulteriormente con un allargamento delle parti nelle voci più gravi. Esaltando la linearità del canto popolare, l’elaborazione richiama inequivocabilmente suggestivi incontri con l’impressionismo francese, tanto caro al Maestro.
LA BRANDOLINA
PIEMONTE
Una tipica canzone piemontese tra il burlesco e l’amaro, che non trova riferimenti in altre regioni. La Brandolina, protagonista del canto, è una ragazza giunonica al punto da richiedere particolari attenzioni, tutte richiamate scherzosamente nel bellissimo testo. Originale è lo sviluppo melodico, nettamente ritmato, perfettamente assecondato da un’armonia impregnata di suono e di eleganza: i movimenti melodici e gli accordi usati scaturiscono con naturalezza.
SERAFIN
TRENTINO – VAL RENDENA
Il nome Serafino era anticamente assai diffuso tra i rendenesi, ed è tuttora abbastanza comune; non è quindi un caso che in questo canto anche il bello del paese, desiderato da tutte le ragazze, si chiami così.
Forse non si intuisce subito l’irregolarità ritmica di questo canto popolare: è uno dei pochi brani con divisione in 5/4 che, al contrario, è assai diffusa nei paesi balcanici. L’elaborazione, abbastanza complessa, è particolarmente caratterizzata da un pedale ribattuto dei bassi sulla linea melodica affidata ai tenori, mentre i baritoni, divisi in terze, fungono da filtro tra le altre parti e, nel loro lungo serpeggiare cromatico, tendono a fiorire il suono tenuto.
VIEN MORETINA
PIAZZO, VALLAGARINA (Trentino)
Antica melodia a cadenza prettamente popolare, dove l’innamorato chiama al taglio del fieno la sua morettina per godere con lei la libertà nell’aria buona della montagna.
È evidente in questo lavoro il movimento serpeggiante delle voci superiori, raccolto successivamente dai bassi, fino a che il coro risolve, ripetendo omoritmicamente le parole “vien, vien”. È illuminante l’indicazione dinamica apposta nell’ultima battuta: ben cinque “p”, ad indicare il dissolversi del suono nel silenzio e nell’”aria fina” della montagna.
‘N DORMENZETE POPIN
TRENTINO
L’aria popolarissima accompagna una poesia in dialetto semplice e delicata, tratta dai ricordi di Rosa Pedrotti Daprà, prima della Grande Guerra.
Fin dalle prime battute si intuisce il senso di tutta l’elaborazione, di rara finezza. L’andamento cullante è sorretto dalle voci gravi, che oscillano cromaticamente, mentre le voci superiori inseriscono delle armonie sofisticate, qualche volta dissonanti. La semplicità della parte solistica viene esaltata e rafforzata dal ricco impianto sonoro. Questa ninna nanna rappresenta il suggello musicale della quarantennale collaborazione di Arturo Benedetti Michelangeli con il Coro della S.A.T., essendo l’ultimo, in ordine di tempo, della straordinaria serie di canti dedicati dal grande pianista al coro.
ENTORNO AL FOCH
TRENTINO
Questo canto popolare trentino esprime un sentimento atavico di profondo attaccamento ai ricordi più cari della vita familiare e disegna con immediatezza la tipica riservatezza e ritrosia della gente di montagna: che nasconde dietro il paravento di un crudo realismo i propri sentimenti più coinvolgenti e profondi, sottolineati in maniera straziante dalla particolare modulazione della terza strofa.
Il tutto nell’attesa della “minestra”. E quando questa è finalmente pronta, il grido fortissimo del coro: “…la bòie!”, sembra quasi un risveglio, un triste ritorno alla realtà delle cose.
I Canti
I LAMENTI DI UNA FANCIULLA
No non sai che sia l’amore
se dolor non ti costò.
Oh domandalo al mio core,
se no’l sai perch’io lo so.
Morettin, da che t’amai
più una gioia in sen non ho
se non hai pianto mai
che sia l’amor non sai, no,no!
L’altro giorno a un’altra accanto
t’ho veduto a passeggiar:
quella notte ho sempre pianto,
non poteami addormentar!
Morettin,…………….
Son gelosa, son gelosa,
ma di chi davver non so,
ah se un dì non mi fai sposa
finirà ch’io morirò!
Morettin,…………….
LA BRANDOLINA
L’han marià la Brandolin-a per anel l’han daje na tin-a,
la bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’a sia peui marià, coma faroma a fela intrè ‘n ca?
Quand ch’a sia peui marià, coma faroma a fela intrè ‘n ca?
L’han dovert pòrte, porton, l’han fala intré a causs e posson.
La bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’a sia peui intrà, coma faroma a fela setà?
Quand ch’a sia peui intrà, coma faroma a fela setà?
L’han setada su na banca, ai na stasìa sent e sinquanta.
La bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’a sia peui setà, coma faroma a fela mangià?
Quand ch’a sia peui setà, coma faroma a fela mangià?
L’han portà set fornà ‘d pan, gnanca avune fin a doman.
La bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’à l’abia peui mangià, coma faroma a fela beivà?
Quand ch’à l’abia peui mangià, coma faroma a fela beivà?
L’han portà set brinde ‘d vin, pena bagna so bel bochin.
La bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’a l’abia peui beivà, coma faroma a fela cogià?
Quand ch’a l’abia peui beivà, coma faroma a fela cogià?
L’han cogiala s’un pajon, ch’ai stasìa set batajon.
la bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
Quand ch’a sia peui cogià, coma faroma a fela durmià?
Quand ch’a sia peui cogià, coma faroma a fela durmià?
Set chitare e set violin tuti ‘ntorn al sò cussin.
La bela Branda, la Violin-a, la bela Branda, la Violà!
SERAFIN
‘L me Serafin l’è in bel moro
l’è ‘l pù bel de tuti i mori
quant ca l’è coi altri mori
Serafin e l’è ‘l pù bel.
Serafin l’è ‘l me dileto
Serafin l’è ‘l me moroso
Serafin sarà mio sposo
Serafin lo voio mi!
Ne l’andare giù per strada
ghe darò ‘na bela andada
ghe darò ‘na bela ociada
al mio caro Serafin.
Serafin l’è…………
Serafin se mi tolesse
ghe faria un bel regalo
‘na camicia de percalo
con coleto inamidà.
Serafin l’è…………
Se non vol vegnir che ‘l vaga
e che cambia pur de strada
perchè mi per una braga
no me voio disperar!
Serafin l’è…………
VIEN MORETINA
Vien, vien, vien moretina, vien,
su ‘n montagna, su ‘n montagna;
vien, vien, vien moretina, vien,
in montagna a tagliare ‘l fien.
Quando ‘l fien sarà ben taià
noi godremo, noi godremo
quando ‘l fien sarà ben taià
noi godremo la libertà.
Noi godremo la libertà
l’aria fina, l’aria fina,
noi godremo la libertà,
l’aria fina in mezo al prà.
‘NDORMENZETE POPIN
‘Ndormènzete popin e fa la nana
fa ‘n sonetin contenta la tò mama
contenta la tò mama e ‘l papà ancora
fa ‘n sonetin da brào che l’è ora.
L’ò ora de polsare e de dormire
fa ‘n sonetin e no me far pù dire
l’è ora de dormire e de polsare
fa ‘n sonetin e no me far penare.
E no me far penare cossì tanto
sèra i oceti e non far pù pianto
tra urli e zighi e sgninfe mi laòro
se te dormi te sei ‘l mè tesoro.
Tesor te sei pu grande de la tera
desmissià te sei pezo de la guera
dormi beato dormi dormi chì
me toca a mi lavar la not e ‘l dì.
ENTORNO AL FOCH
Entorno al foch se canta,
entorno al foch se varda,
entorno al foch se parla,
se dis come la va.
Boia de ‘na minestra boi, boi, boi!
Se smorza ‘na fiamela,
se ‘npiza ‘n toch de zoca,
se tira ‘n qua la boza
e se sta lì a vardar.
Boia de ‘na minestra boi, boi, boi!
Se pensa a la morosa,
a nossa pora mama:
se ‘n piza ‘na gran fiama
che la va drita al cor.
Boia de ‘na minestra boi, boi, boi!
Su per la capa nera
‘na fila de comete
per tute ‘ste lumete
se se pol desmentegar!
La boie!
M° Umberto Benedetti Michelangeli
Direttore d’orchestra
Musicista fortemente selettivo, predilige la collaborazione con Orchestre che gli consentono di perseguire i propri ideali musicali e umani. Iniziati gli studi giovanissimo sotto la guida della zia Nuccia Matucci e proseguitili presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con i Maestri Conter, Bettinelli e Gusella, ha completato la propria formazione con Franco Ferrara. Ha collaborato con Orchestre quali l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, la Radio-Sinfonieorchester Stuttgart, la MDR Sinfonieorchester Leipzig, l’Orchestra dell’Operaballet Vlaanderen, la Helsinki Philharmonic, i Goteborg Symfoniker, la Budapest Festival Orchestra, la China National Orchestra, la Israel Chamber Orchestra. Da molti anni, inoltre, mantiene un rapporto privilegiato con la Kammerorchester Basel. Fondamentale il sodalizio con l’Orchestra da Camera di Mantova (di cui è stato direttore principale dal 1984 al 2007), con la quale è stato insignito del premio “Franco Abbiati” della critica musicale italiana.
Coro La Sat
Il Coro della S.A.T. è nato a Trento nel 1926: risale infatti al 25 maggio di quell’anno la prima esibizione ufficiale del coro con la denominazione di Coro della S.O.S.A.T. che mantenne fino ai primi anni Trenta. Fondatori ed animatori ne furono i fratelli Enrico, Mario, Silvio ed Aldo Pedrotti che, assieme ad un gruppo di amici progressivamente cresciuto, inventarono un nuovo modo di cantare ed interpretare il patrimonio della tradizione e della cultura popolare. L’iniziativa artistica non tardò ad interessare il mondo musicale, tanto che iniziò quasi immediatamente la collaborazione con musicisti come Luigi Pigarelli ed Antonio Pedrotti: questi ebbero il grande merito di comprendere l’inventiva e la novità interpretativa del coro, valorizzandole sapientemente dal punto di vista tecnico. Il coro è andato ampliando sempre più il repertorio, formato in massima parte da canti del popolo tramandati di generazione in generazione, mediante una ricerca sistematica del canto popolare, in particolare nella propria zona di origine – il Trentino – ma spaziando anche in altre regioni d’Italia e fuori dai confini nazionali. Si allargò gradatamente anche l’elenco dei musicisti che trovavano vivo interesse nell’attività del coro, arricchendolo di nomi di prestigio internazionale quali Renato Dionisi, Arturo Benedetti Michelangeli, Andrea Mascagni, Bruno Bettinelli, Aladar Janes, Renato Lunelli, Giorgio Federico Ghedini, Lino Liviabella, Teo Usuelli: tutti firmarono numerose armonizzazioni dei canti popolari espressamente dedicate al Coro della SAT. Anche la critica ad alto livello si è interessata al “fenomeno SAT” e segnatamente Massimo Mila, nome tra i più prestigiosi tra i musicologi, definì il coro “il Conservatorio delle Alpi”. Più recentemente, altri nomi si sono aggiunti all’elenco: Giovanni Veneri, Luciano Chailly, Mauro Zuccante, Armando Franceschini, Bruno Zanolini, Sandro Filippi – tutti musicisti di prestigio – hanno arricchito il repertorio del Coro con le loro elaborazioni. Merita di essere segnalato in modo particolare il rapporto del coro con Arturo Benedetti Michelangeli, pianista tra i sommi del nostro secolo, che elaborò ben 19 canti popolari nell’arco di 40 anni: lavori che rappresentano un fatto assolutamente eccezionale, perchè costituiscono l’unica attività compositiva dell’artista. Nel 1997 questi 19 gioielli musicali sono stati nuovamente registrati e riuniti in un compact disk che rappresenta la prima monografia nella storia discografica del coro, monografia nuovamente incisa nel 2015. La speciale attenzione riservata al coro da prestigiosi esponenti del mondo musicale, il valore artistico assoluto delle armonizzazioni ed il livello di qualità esecutiva ed interpretativa, oltre a distinguerlo da ogni altro complesso del genere, testimoniano il suo superamento dei limiti della definizione di “coro popolare” o “coro di montagna” ed il raggiungimento di un prestigio consolidato nell’ambito della musica “colta”. In oltre 93 anni di attività, il Coro della SAT ha effettuato circa 2000 concerti in moltissime città italiane ed in parecchie capitali europee (Parigi, Berlino, Amsterdam, Bruxelles, Vienna, Copenhagen, Mosca, Praga ecc.), sempre in sale di grande prestigio; si è spinto anche oltre oceano, portando il proprio messaggio in Canada, negli Stati Uniti, in Messico, in Brasile e nella Corea del Sud. Ha una vasta discografia – le prime registrazioni risalgono al 1933 – che comprende oggi oltre 250 canti. Fra le più recenti produzioni (oltre al già ricordato cd dedicato ai canti armonizzati da Arturo Benedetti Michelangeli) spicca il doppio cd realizzato in occasione del 70° anno di attività (1996), poi le raccolte monografiche dedicate ai canti armonizzati rispettivamente da Antonio Pedrotti (2001), Renato Dionisi (2003) e Luigi Pigarelli (2005), il cd di canti natalizi Natal! (2009), il cd Coro sat 2013 (2013), il cd Coro Sat live (2014) ed il cd Coro Sat e ABM (2015). Naturalmente, il coro ha gradatamente rinnovato il proprio patrimonio umano, per ragioni anagrafiche; ma, pur nell’inevitabile mutazione fisica, il Coro della SAT prosegue sulla strada tracciata dai fondatori, mantenendo immutati il suono e lo spirito, continuamente assorbiti dai nuovi elementi mediante un processo di assimilazione che si avvale di una preziosa eredità culturale, artistica ed umana.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.