Le date
In ottemperanza alle misure straordinarie emanate dal Governo per contrastare la diffusione del Covid-19, i concerti dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali sono sospesi fino al prossimo 4 aprile.
Direttore: James Feddeck
Pianoforte: Aleksandar Madžar
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Biglietteria
Biglietti singoli concerti:
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
I Pomeriggi in Anteprima:
Biglietti posto unico
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
Ridotti* Giovani under 26; Anziani over 60; Biblioteche; Cral; Associazioni Culturali; Gruppi; Scuole e Università.
Il Cast
Direttore: James Feddeck
Pianoforte: Aleksandar Madžar
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Note di sala
Anniversari IX: Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Ludwig van Beethoven
Concerto per pianoforte e orchestra n. 5
in Mi bemolle Maggiore op. 73 “Imperatore”
I: Allegro
II: Adagio un poco mosso
III: Rondo: Allegro
***
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 7 in La Maggiore op. 92
I: Poco sostenuto – Vivace
II: Allegretto
III: Presto
IV: Allegro con brio
Il Concerto per pianoforte n. 5 è l’ultimo e probabilmente il più apprezzato dei concerti pianistici di Beethoven. Fu concepito tra il dicembre 1808 e l’aprile 1809 e, nonostante il titolo “imperatore” attribuitogli da Johann Baptist Cramer, celebre pianista ma anche editore inglese di Beethoven, il concerto è dedicato non all’imperatore, bensì all’arciduca Rodolfo, pianista e compositore, ma anche futuro cardinale di Santa Romana Chiesa (sul quale torneremo più avanti), colui che rivestì anche il ruolo di solista nella prima esecuzione in forma privata del concerto, avvenuta il 13 gennaio 1811 nel palazzo viennese del principe Lobkowitz. Il 28 novembre dello stesso 1811 seguì la prima esecuzione pubblica al Gewandhaus di Lipsia, con Friedrich Schneider al pianoforte solista, cui fece seguito finalmente la prima viennese, l’11 febbraio 1812 al Teatro di Porta Carinzia, con Carl Czerny al pianoforte. Diversamente dagli altri concerti questa volta Beethoven non poté eseguire la parte solistica in nessuna occasione, di certo a causa dell’ormai conclamate difficoltà uditive. Si tratta dell’ultimo suo concerto scritto specificamente per pianoforte (in seguito egli rielaborerà solamente per pianoforte il Concerto per violino op. 61). L’opera avrà notevole influenza sui compositori successivi e sugli sviluppi ulteriori di questa forma, concludendo la trasformazione del concerto solistico già attuata con il Concerto n. 4 e continuando così un percorso che sarà ripreso e ulteriormente sviluppato da Brahms.
Ma ecco un breve accenno alla figura dell’arciduca Rodolfo. Ultimogenito del granduca di Toscana Leopoldo, egli aveva precocemente iniziato lo studio del pianoforte a Vienna dopo l’elezione del padre a imperatore del Sacro Romano Impero. Qui entrò ben presto in contatto con Beethoven, di cui fu allievo a partire dal 1803, divenendo uno dei suoi maggiori sostenitori e mecenati, anche dopo aver preso e lasciato i voti ed essere stato infine assunto al diaconato, per essere poi elevato al grado di cardinale da Pio VII nel 1819. A lui, che è stato anche compositore, Beethoven dedicò molte sue opere, tra cui i concerti per pianoforte n. 4 e n. 5, e soprattutto la Missa Solemnis, op. 123. Una figura di nobiluomo e prelato imperiale che suscita la più viva curiosità, non da ultimo anche per essere stato l’interprete della prima esecuzione del concerto oggi in programma, il che la dice lunga sulle sue doti pianistiche.
E venga la Settima. Procediamo dunque nell’integrale delle sinfonie beethoveniane con quello che è il brano più amabile di tutti, l’incantevole, la dinamica, la gioiosa Settima sinfonia. Ebbene, posso ammetterlo: è proprio la Settima la sinfonia che amo di più, non la Nona, non la Quinta, e nemmeno la Sesta; persino l’Eroica non regge il confronto con questo monumento a “movimento e misura”. Beethoven compose la Sinfonia n. 7 negli anni 1811-1812 (l’autografo è datato 13 maggio 1812) dedicandola al conte Moritz von Fries (su questo mecenate non posso soffermarmi, avendo già dedicato spazio all’arciduca Rodolfo; sarà per un’altra volta). Nel 2018 è stato scoperto un esemplare ancora ignoto della partitura che riporta sul frontespizio la dedica autografa: “alla mia stimatissima amica Antonie Brentano, von Beethoven”. I due nel periodo compreso tra il 1810 e il 1812, dunque anche quello di composizione della Settima, erano legati da un rapporto di stretta amicizia, ed è per questo che tale scoperta sembra avvalorare l’ipotesi che vede proprio nella Brentano la destinataria della celebre lettera alla “amata immortale” di cui pure abbiamo parlato più sopra. L’attività musicale di Beethoven cominciava nel frattempo a farsi estremamente difficile, a causa dell’incalzante sordità, alla quale l’inventore del metronomo, Johann Nepomuk Mälzel, già menzionato a proposito della Sinfonia n. 8, cercò di mettere riparo con la costruzione di uno speciale cornetto acustico (e lo stesso fecero altri abili artigiani viennesi, tra cui il fabbricante di corni Anton Kerner) ma senza alcun risultato incoraggiante.
Ho usato la Settima sinfonia come esempio, molte volte, per dimostrare quanto deboli siano le interpretazioni musicologiche basate sugli eventi contingenti della biografia degli artisti: Beethoven a quella data era un personaggio al vertice della sua carriera e della fama, ma era anche incredibilmente oppresso dalla sua sordità e dall’impossibilità che questa gli creava nella comunicazione con il mondo e con l’universo femminile in particolare. Eppure, un uomo che per sua stessa ammissione a più riprese si trovò sull’orlo del suicidio, riuscì a creare in momenti di forte depressione, altrettante vette di bellezza e anche, come in questo e in altri casi, di intensa gioiosità. La Sinfonia n. 7 venne eseguita in un concerto all’Università di Vienna la sera dell’8 dicembre 1813, e riscosse un memorabile successo, in particolare l’Allegretto del secondo movimento, che fu bissato. Se fosse consentito descrivere una musica come un racconto (è consentito?) vorrei immaginare che in questo movimento il protagonista di un gesto olimpico lo narri in prima persona, ma con grande distacco, come accade a chi compie grandi imprese senza alcuno sforzo. E mi piace immaginare che qui Beethoven racconti, di se stesso, proprio qualcosa del genere.
note a margine di Renato Meucci
M° James Feddeck
Direttore d’orchestra
Nato a New York e definito dal Chicago Tribune “Un Direttore di talento che chiaramente farà molta strada”, James Feddeck è stato vincitore di un Solti Conducting Award, un Aspen Conducting Prize ed è stato Direttore Assistente per la Cleveland Orchestra. Nelle stagioni più recenti è apparso con le principali orchestra europee, tra cui la Sinfonica della Radio Viennese, la Deutsches Sinfonieorchester Berlin, la BBC Philharmonic, la Filarmonica di Stoccolma, la Filarmonica di Helsinki, la City of Birmingham Symphony Orchestra e la Hallé Orchestra. In Nord America ha diretto la Sinfonica di Chicago, la Cleveland Orchestra, la Sinfonica di San Francisco, la Sinfonica di Seattle, la Sinfonica di Detroit e le Sinfoniche di Toronto e Montreal. Altri impegni della stagione 2017/18 hanno previsto debutti con l’Orchestre National de France, la Sinfonica di Barcellona, la Sinfonica di Amburgo, la Royal Liverpool Philharmonic oltre a ritorni alla BBC Symphony, alla Sinfonica di Bournemouth ed alla Orchestre National de Belgique. Nel suo ruolo di organista, James Feddeck ha tenuto recital in tutta Europa e in Nord America. Ha studiato oboe, pianoforte, organo e direzione d’orchestra al Conservatorio di Musica di Oberlin e, nel 2010, è stato il primo vincitore dello Outstanding Young Alumni Award.
Aleksandar Madžar
Pianoforte solista
Aleksandar Madžar è nato a Belgrado nel 1968. Ha iniziato a studiare pianoforte sotto la guida di Gordana Malinovic all’età di 6 anni, continuado gli studi poi a Novi Sad, Belgrado, Mosca e Bruxelles, con Arbo Valdma, Elisso Virsaladze e Daniel Blumenthal. Ha vinto importanti premi a Ginevra, Leeds, alle Busoni e Umberto Micheli competitions e ha debuttato con la Berlin Philharmonic Orchestra e Ivan Fischer nel 1990. Da quel momento ha tenuto concerti in tutta Europa, dando il via a una carriera importante sia “piano solo” che come concertista (con André Previn, Marcello Viotti, Paavo Järvi, Andris Nelsons) e musicista da camera, spingendo le proprie tournée fino negli USA, in Sudamerica, Sud Africa, in Asia e in Australia. Aleksandar è ospite regolare della Wigmore Hall a Londra, del Theatre de la Ville a Parigi, del Brussels Bozar, dell’Amsterdam Concertgebouw, così come del Conservatorio di Milano. Come musicista da camera si è esibito, fra gli altri, con il Takács Quartet, Anthony Marwood, Nicolas Altstaedt, Vilde Frang e con il soprano Juliane Banse. Ha recentemente svolto tourné in Germania, Italia e nei Paesi Bassi con la Nordwestdeutsche Philharmonie ed è stato scelto da Zubin Mehta come solista per esibirsi nel concerto in onore del sessantesimo della collaborazione del Maestro con la Belgrade Philharmonic. Aleksandar Madžar insegna al Royal Flemish Conservatoire di Bruxelles e frequentemente tiene masterclass presso prestigiose istituzioni musicali.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.