Le date
Direttore: Valerio Galli
Arpa: Lenka Petrovic
Orchestra I Pomeriggi Musicali
In collaborazione con Gioventù Musicale d’Italia
Biglietteria
Biglietti singoli concerti:
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
Carnet LIBERI DI SCEGLIERE
15 concerti scelti all’atto dell’acquisto:
Interi Primo Settore € 236,25 + prev.
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Ridotti* Primo Settore € 177,00 + prev
Secondo Settore € 165,75 + prev.
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I Pomeriggi in Anteprima:
Biglietti posto unico
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
Carnet liberi di scegliere
10 anteprime scelte all’atto dell’acquisto
Interi € 72,00 + prev.
Ridotti* € 62,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
Ridotti* Giovani under 26; Anziani over 60; Biblioteche; Cral;
Associazioni Culturali; Gruppi; Scuole e Università
Il Cast
Direttore: Valerio Galli
Arpa: Lenka Petrovic
Orchestra I Pomeriggi Musicali
In collaborazione con Gioventù Musicale d’Italia
Note di sala
Nino Rota (1911-1979)
Concerto per arpa e orchestra
I: Allegro moderato
II: Andante
III: Allegro
Giorgio Federico Ghedini (1892-1965)
Studi per un affresco di battaglia
Allegro incalzante, con fuoco – Adagio, ma non troppo – Tempo dell’Allegro
***
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n.2 in Re Maggiore op. 36
I: Adagio molto – Allegro con brio
II: Larghetto
III: Scherzo: Allegro
IV: Allegro molto
Il programma del concerto si aprirà con l’esibizione della vincitrice del 1° premio dell’Israel International Harp Contest del 2018, l’arpista serba Lenka Petrovic (il prestigioso riconoscimento, istituito nel 1959, è stato vinto finora da una sola italiana, Letizia Belmondo, che rammento con ammirazione). La Petrovic si esibirà come solista nel “Concerto per arpa” scritto nel 1947 da Nino Rota. Quest’ultimo, di cui ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa, è ricordato ovviamente per le numerosissime colonne sonore, un po’ meno per molta musica scritta al di fuori dell’ambito della celluloide che lo ha reso famoso. Il concerto per arpa fu pensato per un’artista grandiosa, Clelia Gatti Aldrovandi, che lo eseguì per la prima volta a Torino nel 1948 sotto la direzione di Carlo Maria Giulini. In seguito divenne uno dei cavalli di battaglia della sua ex-allieva Elena Zaniboni, storica docente dei corsi di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Non stupirà, per colui che è stato definito in una recente biografia “un timido protagonista del Novecento”, che i toni siano tutt’altro che sperimentali, anzi quasi al confine della scrittura calligrafica, in cui lo sguardo è rivolto con consapevolezza al passato (vi è anche una reminiscenza, appena velata, del Terzo concerto brandeburghese). A sua volta, il secondo tempo sfrutta una bella melodia di archi e fiati, alla quale l’arpa si oppone con una serie di elaborate acrobazie ornamentali, per poi reimmergersi nell’iniziale tranquillità. Il terzo è un Allegro pieno di brio e di vivacità in cui ripetutamente emerge il primo flauto, un consolidato alleato nell’associazione sonora con l’arpa.
Giorgio Federico Ghedini è tra i compositori più in vista della sua generazione, con una produzione che ha avuto il suo momento d’oro tra metà anni ’40 e fine dei ’50. Appartiene a questo periodo il suo Concerto dell’albatro (1945) un capolavoro assoluto della musica del Novecento, come lo sono certamente alcuni suoi lavori successivi, tra i quali vorrei inserire appunto anche gli Studi per un affresco di battaglia (1961, rev. 1964), titolo suggestivo che ricorda l’intenzione di dipingere con le note una scena di conflitto. Vi si odono i colpi e le raffiche, l’inquietudine, il brivido del rischio, la paura e tutto ciò che possiamo immaginare come violenza dello scontro e come sofferenza mortale, infine anche una sorta di marcia di trionfo. Il tutto condito da un tratto emblematico che contraddistingue la scrittura orchestrale di Ghedini, ossia la sua estrema sapienza nello sfruttare al massimo grado i diversi timbri dell’orchestra. Al centro si colloca un lungo episodio disteso, caratterizzato da un solo di fagotto che sembra uscire dall’agone per entrare in una dimensione distaccata e come straniata, ma pur sempre inquieta, dalla quale riparte la battaglia (o il ricordo della battaglia?) con una conclusione solenne che pian piano si chiude su se stessa, con tanto di rullo di tamburi e colpi del plotone d’esecuzione. Un brano, vedrete, da non dimenticare.
La Seconda sinfonia di Beethoven si presta come poche a una presa di posizione contro la tendenza allo psicologismo biografico così diffusa tra tanta parte della musicologia: proprio all’epoca di questa composizione inizierebbe difatti per alcuni critici quella lunga marcia di depressione e di sconforto che accompagnò Beethoven sino alla fine dei suoi giorni e che fu causata dal progressivo aggravarsi della sua sordità e del suo isolamento. La sinfonia fu scritta durante un periodo di soggiorno a Heiligenstadt (1802) quando la sua sordità cominciò a farsi notare in maniera inquietante e quando egli redasse il cosiddetto “testamento di Heiligenstadt”, una sorta di amaro riconoscimento della malattia e della necessità che essa gli avrebbe imposto di isolarsi da coloro che lo circondavano. Fin dai primi biografi di Beethoven molti hanno voluto riconoscere in questa sinfonia la ricaduta dei momenti tragici che egli stava attraversando. Ma la realtà appare piuttosto diversa, perché Beethoven – come farebbe un professionista anche nel momento della peggiore disgrazia – non dipinge il proprio diario giornaliero, che peraltro in più occasioni appare particolarmente sereno e persino solare, ma segue un proprio iter compositivo ed artistico (il testamento, peraltro, fu scritto dopo che la sinfonia era conclusa). D’altra parte, a fronte del suo isolamento acustico, egli era un idolo acclamato dalla più alta società viennese e nei due decenni successivi ottenne successi esaltanti con le sue musiche. Pare infatti opportuno distaccare le biografie dei grandi artisti del passato, in particolare proprio quelle dei musicisti, dalla rispettiva produzione artistica, che spesso brilla di una luce assai diversa da quella biografica (punterebbe in questa direzione anche la sostituzione del Minuetto con un più brillante Scherzo). La verità è che i grandi artisti scrivono quello che si sentono di scrivere; sono i critici, i commentatori e i biografi a inquadrare poi le vicende personali che circondano una determinata opera, e non sempre lo fanno a ragione.
Note a margine di Renato Meucci
M° Valerio Galli
Direttore d’orchestra
Nato a Viareggio nel 1980, il Maestro Valerio Galli inizia la sua carriera nel 2007 con Tosca al 53° Festival Puccini. Questa produzione, per la regia di Mario Corradi e pubblicata in dvd per l’etichetta Dynamic, gli vale la consegna del premio “Maschera d’oro” come giovane direttore emergente. Nel 2013 riceve il 42° Premio Puccini, per la prima volta assegnato per la carriera. Valerio Galli si è diplomato in pianoforte nel 2002 con il massimo dei voti, lode e menzione ad honorem e in composizione nel 2008 con il massimo dei voti. Dal 2003 intraprende lo studio della direzione d’orchestra con i maestri Piero Bellugi, Aldo Faldi, Donato Renzetti e Carlo Moreno Volpini ed inoltre collabora nel 2005 come assistente del M° David Kram presso Her Majesty’s Theatre di Melbourne. Il suo debutto come direttore avviene nel 2004 con Madama Butterfly al Teatro Mancinelli di Orvieto, seguito dalle opere per bambini The little sweep di Britten e I vestiti nuovi dell’imperatore di Zangelmi. Tra i titoli diretti nelle scorse stagioni troviamo Un ballo in maschera, Norma, Il trovatorecon artisti quali Dimitra Theodossiou, Piero Giuliacci, Carlo Guelfi, il dittico Il campanelloe Gianni Schicchi a Genova, Rigoletto nell’allestimento di Giancarlo Cobelli al Comunale di Bologna, Carmen al Coccia di Novara, Madama Butterfly a Torre del Lago, Turandot al Verdi di Pisa, La Traviata a Mantova, Tosca presso al teatro Sociale di Trento, al Verdi di Pisa e al Sociale di Rovigo, per l’apertura del Daegu International Opera Festival 2008 (Corea) e al Teatro Nacional Rubén Darío in Nicaragua. Le produzioni passate includono inoltre: Fedora al Teatro Carlo Felice di Genova; Adriana Lecouvreur a Skopje (con Daniela Dessì); il dittico Zanetto / Cavalleria Rusticana a Livorno; La Rondine per il “Fresno Grand Opera”; Le Villi a Managua; Il cappello di Paglia di Firenze a Napoli; Tosca nei Teatri del circuito lombardo; Sì di Mascagni a Livorno. Ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico per il suo debutto al Michigan Opera Theater di Detroit con Turandot, dove è stato reinvitato per Carmen e ne La Bohème al 60° Festival Puccini, con protagonisti Daniela Dessì e Fabio Armiliato per la regia di Ettore Scola (in DVD pubblicato da Raicom). Ha diretto concerti sinfonici con l’Orchestra Sinfonica di San Marino, con l’ORT, la serata inaugurale del 57° Festival di Santander con i solisti Eva Mei e Giacomo Prestia. al Concertgebouw di Amsterdam ha diretto la Rapsodia Satanica di Mascagni e il Concerto in re maggiore per violino e orchestra di Busoni, ha quindi diretto una serie di concerti con l’orchestra di Padova e del Veneto e al Teatro dal Verme di Milano con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali. Tra gli impegni recenti si ricordano: Madama Butterfly (Versione Brescia 1904) a Genova; La forza del destino a Pisa e a Genova; Tosca per l’inaugurazione del 61° Festival Puccini e successivamente a Catania, Firenze, Bologna e Detroit; Turandot per l’inaugurazione del Huafa Theater di Zhuahi (Cina) e successivamente a San Diego; Madama Butterfly nei teatri di Lucca, Livorno, Rovigo, Piacenza, Modena, Locarno e Toulon; Tosca a Bologna e al Michigan Opera Theatre e La Bohème a Napoli e a Parma; Pagliacci a Verona (Teatro Filarmonico); Don Carlo a Genova; La Rondine a Firenze; un recital verdiano di Daniela Dessì a Parma con la Filarmonica “A. Toscanini”; un concerto sinfonico ad Hilversum. Tra i prossimi appuntamenti: L’Elisir d’amore a Toulon; Turandot a Bologna; Aida a Sanxay; I Pagliacci /Noi, due, quattro e Il Trittico al Maggio Musicale Fiorentino; La Bohème a San Diego; Turandot a Parma, Modena, Piacenza; Mefistofele a Stoccarda.
Lenka Petrovic
Arpa solista
I Premio Israel International Harp Contest 2018
Lenka Petrovic è nata a Belgrado nel 1995. Si è diplomata in arpa nel 2017 all’Academy of Arts di Novi Sad, in Serbia. Attualmente sta seguendo il secondo anno di Master alla Juilliard School di New York sotto la guida di Nancy Allen prima arpa della New York Philharmonic. Lenka ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali, vincendo molti primi premi sia come solista sia come camerista. Recentemente è stata insignita del Primo Premio al prestigioso International Harp Contest di Tel Aviv, nonché del premio Irina Kaganovsky per la migliore interpretazione del brano Moldau di Bedrich Smetana. Altri premi in concorsi internazionali comprendono il Primo Premio e un Premio Speciale della HarpMasters Academy in Svizzera al Concorso Internazionale Petar Konjovic di Belgrado (2015), nonché la Medaglia di bronzo e il Willy Postma Composition Prize per la migliore interpretazione del brano Sublimation di Jeremiah Siochi al Concorso Internazionale di Bloomington nel 2016. Lenka Petrovic si è esibita per i festival internazionali di arpa a Mosca, Zagabria e Belgrado. È stata anche protagonista del Young Talent Concert al 13° World Harp Congress di Hong Kong. Come solista ha suonato con la Haifa Symphony Orchestra, la Summer Philharmonic Orchestra dell’Indiana University, la Symphonic Orchestra of Academy of Arts di Novi Sad e la Youth Philharmonic Orchestra Borislav Pascan, Nell’estate del 2018 ha ottenuto una borsa di studio per partecipare al festival musicale e alla scuola di Aspen come “New Horizons Fellow”. Tra i suoi prossimi impegni ci saranno concerti negli Stati Uniti, in Cina, Argentina, Italia e Israele.
Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.