Le date
Direttore: Alberto Martini
Violino: Markus Placci
I Virtuosi Italiani
Biglietteria
Biglietti singoli concerti:
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
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Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
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15 concerti scelti all’atto dell’acquisto:
Interi Primo Settore € 236,25 + prev.
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Ridotti* Primo Settore € 177,00 + prev
Secondo Settore € 165,75 + prev.
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I Pomeriggi in Anteprima:
Biglietti posto unico
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
Carnet liberi di scegliere
10 anteprime scelte all’atto dell’acquisto
Interi € 72,00 + prev.
Ridotti* € 62,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
Ridotti* Giovani under 26; Anziani over 60; Biblioteche; Cral;
Associazioni Culturali; Gruppi; Scuole e Università
Il Cast
Direttore: Alberto Martini
Violino: Markus Placci
I Virtuosi Italiani
Note di sala
Le altre stagioni
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Le quattro stagioni ricomposte da Max Richter
Spring I: Dolce
Spring II: Largo e pianissimo sempre
Spring III: Allegro
Summer I: Allegro non molto
Summer II: Adagio
Summer III: Presto
Autumn I: Allegro – Larghetto
Autumn II: Adagio molto
Autumn III: Allegro
Winter I: Allegro non molto
Winter II: Largo-Molto Rubato
Winter III: Allegro ma leggiero
***
Astor Piazzolla (1921-1992)
Quatro Estaciones Porteñas per violino e orchestra d’archi
(arrangiamento di Leonid Desyatnikov)
I:Verano Porteño
II: Otoño Porteño
III: Invierno Porteño
IV: Primavera Porteña
Il minimalismo è iniziato come movimento delle arti figurative, pittura, scultura, design, arti applicate e ha toccato perfino l’illuminazione architettonica, come quella fluorescente della chiesa milanese di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa realizzata dall’artista americano Dan Flavin (per chi non l’abbia già fatto, da vedere!). Il movimento si è poi esteso alla musica con esponenti di punta ben noti al pubblico, da Philip Glass a Steve Reich, a John Adams, e con una originale modalità compositiva basata sulla ripetizione di moduli ritmico-tematici che ne alterano progressivamente, seppur in minima parte, le strutture costruttive. E’ questo semplice espediente a rendere attraente un soggetto musicale che altrimenti difficilmente lo sarebbe, ed è questo stesso espediente che ha rappresentato una delle poche maniere di scrittura imboccate con successo nel secondo Novecento per uscire dal vicolo dello sperimentalismo ingegnoso ma poco gradito dal pubblico.
Max Richter (nato nel 1966) ne è un esponente noto, seppur non di quelli citati come esempi carismatici di tale movimento musicale, visto che la sua tavolozza compositiva non si limita a questo tipo di approccio. Di certo però nel caso di Le quattro stagioni egli diventa forse addirittura il più minimalista di tutti: l’adozione di frammenti melodici e ritmici presi in prestito dalla ben più nota opera di Vivaldi che porta lo stesso nome, dà a Richter la possibilità di effettuare una sorta di “ricomposizione” in chiave minimale, il che può suscitare reazioni diverse – anche non proprio esaltanti – ma rientra certamente nel campionario delle soluzioni trovate dagli esponenti di questo movimento, che con tale metodo semplicistico ha appunto raccolto grandi consensi negli ultimi anni.
Se ci domandassimo quale è stato il contributo di questo movimento alla musica d’arte, interpretandolo nella prospettiva costruttivistica esposta più sopra nella presentazione del primo concerto della stagione, la risposta dovrebbe essere: ben poco, o nulla. Infatti, ben poco o nulla in termini di apporto al linguaggio musicale si deve al minimalismo (e l’esecuzione di questa sera ne sarà prova). Ma da un’altra prospettiva va riconosciuto a questo movimento un ruolo notevole, proprio perché – come si è detto – i minimalisti sono stati, almeno nei casi migliori, gli unici musicisti del Novecento a raccogliere un elevato successo, che ha portato nuova linfa alla nostra arte. Infatti, se secondo la prospettiva storico-semiologica citata più sopra questo successo non cambia di molto le cose, secondo una logica più deterministica non può che contribuire a una nuova affermazione della “grande” musica (o musica complessa, come preferisco chiamarla) nei confronti dei generi leggeri (chi volesse un conforto al riguardo si legga l’illuminante testo di Curt Sachs, The Commonwealth of Arts, del 1948, dove troverà argomenti di certo rassicuranti in tal senso).
Nel mentre aspettiamo tale momento, che come ho avuto modo di sostenere più volte non potrà avvenire tuttavia nelle normali sale da concerto, ma in ambienti alternativi che il minimalismo ha certamente già identificato e sfruttato (e questo è un altro punto a favore del movimento), godiamoci intanto questi prodotti, frutto di un più facile approccio alla musica, molto spesso di stampo monodico, e altrettanto spesso (come nel caso di queste Stagioni) del tutto tonale.
E veniamo a Piazzolla, giustamente considerato un altro dei protagonisti della musica d’oggi, e tra i più amati dal pubblico (le sue composizioni, come sapete, sono eseguitissime nelle stagioni concertistiche). Piazzolla è un mago della scrittura un po’ trasognata e un bel po’ melanconica ispirata alla danza, quasi un contraltare intimistico di quella spensierata e brillante dei valzer viennesi degli Strauss, padre e figlio, dei quali mi sembra appunto l’altra faccia della medaglia. Se qualcuno di voi non ne è convinto e ritiene che Piazzolla abbia portato sostanziali novità nella grande musica concertistica, mi sento di alzare il sopracciglio, ma ovviamente ognuno ha il suo pensiero. Il grande argentino ha accolto, riuscendo sapientemente a trasformarlo, un genere musicale popolareggiante e soprattutto destinato in origine ad essere ballato, come è appunto il tango, non diversamente dal valzer. Qui lo fa riprendendo solamente il titolo (o poco più) della celebre opera vivaldiana, immergendola invece in sapori e contesti della propria tradizione argentina, anzi della capitale, Buenos Aires (il titolo esatto è “quatro estações portenhas”, ossia le quattro stagioni di Buenos Aires). Una danza, sia essa il tango oppure il valzer, non rappresenta alcuna soluzione, né stilistica né formale, ai problemi e alla crisi del linguaggio musicale (anche perché in questo caso rimane nei limiti consacrati, ma ormai superati, del linguaggio tonale); ci aiuta però a ingannare degnamente l’attesa di una nuova fase di successo della musica d’arte composta al giorno d’oggi, un momento che – come ho scritto più volte – considero comunque non molto lontano.
note a margine di Renato Meucci
M° Alberto Martini
Direttore d’orchestra
Nato a Verona si è diplomato in violino a pieni voti presso il Conservatorio della sua città perfezionandosi poi con il M° C. Romano al Conservatorio di Ginevra. Nel corso della sua carriera si è esibito con molte orchestre in Italia ed all’estero e nei Festival più prestigiosi nella veste di concertatore, primo violino e direttore oltre che come solista. Ha collaborato stabilmente come Primo Violino di Spalla con molte ed importanti orchestre e con i più grandi direttori d’orchestra come R. Muti, R. Chailly, V. Gergiev, D. Yurovsky, M. W. Chung, G. Sinopoli, Y. Temirkanov ecc. Nel giugno del 2009 ha esordito come solista nella leggendaria Carnagie Hall (Pereleman Stage, Issac Stern hall) di New York. L’attività discografica, che lo vede protagonista come direttore e concertatore è ricchissima, con più di cinquanta CD registrati per le case discografiche più importanti del mercato ed oltre quattrocentomila dischi venduti in tutto il mondo. Per la registrazione dell’opera integrale di F.A. Bonporti (in prima mondiale) ha ricevuto vari premi discografici, tra i quali: Cinque Stelle premio Goldberg, il Diapason d’Oro, le Choc de la Musique oltre a varie 5 stelle della rivista italiana “Musica”. In questi ultimi anni si è dedicato assiduamente anche allo sviluppo dell’attività di Direttore Musicale e Artistico, collaborando e allacciando un intenso rapporto di stima reciproca, con prestigiose Istituzioni e Teatri italiani nonché con solisti di fama internazionale. Da luglio 2016 è Direttore Artistico del Teatro Ristori di Verona. Significativo poi, l’interesse da sempre dimostrato per il repertorio di confine che lo ha portato alla realizzazione di importanti progetti con artisti del calibro di C. Corea, M. Nyman, F. Battiato, L. Einaudi, P. Glass, U. Caine, P. Fresu e molti altri. Attualmente è titolare della cattedra di Violino al Conservatorio L. Marenzio di Brescia, ma viene regolarmente invitato a tenere Masterclass in varie Istituzioni Italiane ed estere e nelle commissioni dei più importanti Concorsi Internazionali di Violino e di Musica da Camera. Suona un prezioso violino Enrico Ceruti del 1840.
Markus Placci
Violino solista
Elogiato per “una magnifica personalità, una superba energia, una maestria totale, ed un gusto estremamente sicuro” (La libre Belgique), il giovane violinista Markus Placci sta rapidamente affermando una crescente reputazione a livello internazionale che lo ha già portato a suonare in rinomate sale quali la Grande Sala Shostakovich della Filarmonica e la Glinka Philarmonic Hall a San Pietroburgo, la Kursaal di Baden-Baden, Il Teatro Monumental di Madrid, l’Auditori di Barcellona, il Teatro Comunale e la Sala Mozart di Bologna, il Kennedy Center di Washington, la Seully Hall di Boston, la Ozawa Hall a Tanglewood e il Richardson Auditorium a Princeton. Sin dal suo debutto con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna all’età di soli 13 anni, Placci è stato solista con orchestre di prestigio internazionale come la Barcelona Symphony, l’Orchestra della Radio-Televisione Spagnola (RTVE), la Baden-Baden Philarmonie, l’Orchestra del Teatro Comunale e i Filarmonici del Teatro Comunale di Bologna, l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Orchestra i Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra del Friuli Venezia Giulia e l’Orchestra di Stato di San Pietroburgo. Vincitore all’unanimità del “XXVI Premio Biennale Città di Vittorio Veneto” con giuria presieduta dal Maestro Bruno Giuranna, Placci ha ricevuto numerosi riconoscimenti anche in Europa e negli Stati Uniti, come il “Brahms Preis” e il “Premio della Fondazione della Baden-Baden Philarmonie” (“Carl Flesch Preis”) in Germania, il “Jules C. Reiner Violin Prize” a Tanglewood (sede estiva della Boston Symphony), e il premio al Washington International Competition. Nel settembre 2005, in diretta radiofonica e televisiva dal Teatro Monumental di Madrid, Placci ha dato la prima esecuzione mondiale del Concerto per Violino e Orchestra del compositore catalano Jordi Cervelló, in collaborazione con il Maestro U. Mund e la RTVE (l’Orchestra della Radio-Televisione Spagnola). Nel 2007 il compositore ha scritto e dedicato a lui i “Tre Pensieri” per violino e pianoforte. Placci è molto attivo anche in ambito cameristico con concerti che spaziano dai recitals per prestigiose stagioni concertistiche come Musica Insieme e Accademia Filarmonica Mozart a Bologna, la Società del Quartetto di Vicenza, Asolo Musica, Circolo Culturale Bellunese, Steinway Hall a Boston (collaborazioni con i Maestri A.Ballista, L.Bartelloni, R.Bajdechi), a esibizioni in trio quale membro fondatore del “Fortuna Piano Trio” (con K. Lee e M. Carbonara), formazione che ha vinto il “Villecroze Academy Award 2007” in Francia sotto l’egida di E. Ax e ha recentemento effettuato una tournée in Sud America (Brasile, Argentina, Cile, Uruguay). Inoltre, Placci ha dato concerti in formazioni di quartetto e quintetto collaborando con il “Mistral Chamber Society” (dirette radio WGBH), e il “Ludovico Contemporary Chamber Musica Ensemble” a Boston. Diplomato con Lode e Menzione Speciale d’Onore al Conservatorio di Bologna, Placci ha proseguito gli studi con Z. Bron in Germania. In seguito, su invito con Borsa di Studio, si è trasferito a Boston per seguire gli insegnamenti di Z. Gilels al Boston Conservatory, dove gli è stata assegnata la “Michael A. Alaura Scholarship”. Con il supporto congiunto di L. Stoltzman, I. Muresanu e L. Chang, e affidandosi ai consigli umani e musicali di Mela Tenenbaum a New York, si è laureato sia nel “Graduate Performance Diploma”, che nel prestigioso “Artist Diploma”. Nal 2008 è stato invitato a tornare al Boston Conservatory dove ha assunto la cattedra di violino principale. Figlio di due musicisti, Markus Placci vive oggi tra Bologna e Boston. Suona un violino J.B. Vuillaume del 1871, copia dello Stradivari “Alard”.
I Virtuosi Italiani
Il complesso de I Virtuosi Italiani, nato nel 1989, è una delle formazioni più attive e qualificate nel panorama musicale internazionale, regolarmente invitata nei più importanti teatri, festival e stagioni in tutto il mondo. Tra gli impegni recenti più rilevanti si segnalano in particolare il Concerto per il Senato della Repubblica Italiana e teletrasmesso in diretta da RAI 1, il Concerto per la Vita e per la Pace eseguito a Roma, Betlemme e Gerusalemme e trasmesso dalla Rai in Mondovisione, il Concerto presso la Sala Nervi in Vaticano alla presenza del Papa, le tournée in Turchia, Spagna, Germania, Sud America, Russia e Corea che hanno generato l’immediata riconferma per le prossime stagioni, oltre al debutto nella prestigiosa Royal Albert Hall di Londra. Numerose sono le collaborazioni con solisti e direttori di rilevanza internazionale. I Virtuosi Italiani si sono esibiti per i più importanti teatri e per i principali enti musicali italiani quali il Teatro alla Scala, il Teatro La Fenice, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la GOG di Genova, l’Unione Musicale di Torino, l’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, il Teatro alla Pergola di Firenze, la Società Filarmonica di Roma, il Teatro Filarmonico di Verona, la Società del Quartetto di Milano e molti altri. Numerose le tournées all’estero e concerti nelle più importanti sale del mondo: Francia (Festival Pablo Casals di Prades, Festival Berlioz, Aix-en-Provence, Bordeaux), Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, Inghilterra (Londra Royal Albert Hall), Polonia, Lituania, Lettonia, Finlandia, Slovenia (Festival Internazionale di Lubiana), Russia (San Pietroburgo Teatro della Filarmonica, Mosca Sala Grande del Conservatorio Tchaikovsky, Sala Tchaikovsky della Filarmonica), Turchia, Iran, Corea e Stati Uniti d’America (New York, Los Angeles, Philadelphia), Paesi Baltici. L’attività discografica è ricchissima, con più di 100 cd registrati per le maggiori case discografiche ed oltre 500.000 dischi venduti in tutto il mondo. Tra le ultime uscite discografiche un CD interamente dedicato a musiche di P. Glass per la Casa Discografica americana Orange Mountain Music; la prima registrazione mondiale in tempi moderni delle Cantate di Nicolò Porpora per soprano e archi, per Brillant Classic; un progetto discografico in prima mondiale su strumenti originali delle sinfonie, concerti e mottetti sacri inediti del compositore Giovanni Simone Mayr, scritti a Venezia, per NAXOS. L’attenzione dei Virtuosi alla ricerca filologica li ha condotti a esibirsi nel repertorio barocco e classico anche su strumenti originali. Proprio in quest’ambito nel gennaio 2013 sono usciti due DVD per UNITEL CLASSICA con le opere di Pergolesi Il prigionier superbo, La serva padrona e La Salustia, dirette da Corrado Rovaris. Nel segno della versatilità e dell’attenzione riservata ad una scelta di repertorio mirato al coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto con una particolare attenzione ai giovani, significativo è, inoltre, l’interesse da sempre dimostrato dal gruppo per il repertorio di confine. Da qui la nascita di collaborazioni e progetti con artisti come Franco Battiato, Goran Bregovic, Uri Caine, Chick Corea, Paolo Fresu, Ludovico Einaudi, Richard Galliano, Michael Nyman, Cesare Picco, Enrico Rava, Antonella Ruggiero, Gianluigi Trovesi e altri. L’impostazione artistica vede come figure cardine quella del del Konzertmeister – primo violino Alberto Martini. Direttore Principale è Corrado Rovaris.