Le date
Felix Mendelssohn Bartholdy (1809 – 1847)
La grotta di Fingal op.26, ouverture
Robert Schumann (1810 – 1856)
Concerto op.129 per violoncello e orchestra
Nicht zu schnell
Langsam
Sehr lebhaft
Felix Mendelssohn Bartholdy (1809 – 1847)
Sinfonia n.4 op.90 (Italiana)
Allegro vivace
Andante con moto
Con moto moderato
Saltarello: presto
IL CONCERTO
a cura di Mariateresa Dellaborra
Nel 1829, dopo un proficuo viaggio in Inghilterra, Mendelssohn fece tappa alle isole Ebridi e rimase così affascinato dai luoghi da comporre in un brevissimo arco di tempo l’ouverture Die Ebriden, conosciuta anche con il titolo di Fingalshöhle (ovvero Grotta di Fingal). Nonostante fosse stata sottoposta a diversi rimaneggiamenti (che determinarono almeno tre versioni), l’opera risultò tra le più apprezzate nel catalogo dell’autore. Wagner, in tempi non sospetti, la considerava non solo la migliore, ma anche «una delle più belle opere musicali che possediamo» trovando nell’autore una rara vena di «paesaggista di primo ordine». Non mancarono tuttavia critiche o rilievi, relativi soprattutto alla complessità della struttura e della forma, e ad alcuni dettagli stupefacenti che rivelavano la libertà del lavoro tematico e la ricchezza del fluire inventivo. Per penetrarli a fondo, si diceva, sarebbe stato necessario un commento, una nota esplicativa dell’autore. Ma alla prima londinese del 1832 il pubblico fu entusiasta e anche i berlinesi, qualche mese dopo, accolsero benevolmente la composizione ritrovandovi un fascino immediato e un clima un po’ malinconico. Da un punto di vista formale l’ouverture ha le dimensioni d’una sinfonia della quale riecheggia anche la varietà delle figurazioni ritmiche e melodiche e l’intensità espressiva. L’intero brano si fonda su una breve e semplicissima frase che rappresenta la cellula melodico-generatrice di tutto l’insieme. Essa è elaborata così efficacemente da mantenere inalterata l’originaria intensità d’espressione anche se viene inserita nei contrappunti più rigorosi e complessi, ed anzi acquisisce nuovo vigore nel continuo passaggio dal tono maggiore al minore. Al motivo principale vengono affiancati soggetti autonomi più o meno contrastanti; non manca neppure un secondo tema e una serie di variazioni fortemente modulanti che rendono il discorso musicale sempre vario, mai monotono. Da un punto di vista sonoro e timbrico si rivela estremamente interessante quello che Mendelssohn definì lo «sciocco movimento centrale» che contribuisce a creare un perfetto equilibrio con le restanti parti della composizione. Oltre a tale caratteristica, da più parti è stata notata la «sensazione di spazio» che aleggia sull’intera opera grazie alla ricchissima serie di modulazioni, alla ritmica libera e al colore cangiante. L’ouverture è dominata da un sentimento malinconico che riflette l’emozione del musicista in contemplazione davanti alla grotta di Fingal e proprio per tale peculiarità, nonostante l’intento programmatico, non può essere considerata vera e propria musica paesaggistica.
Durante il soggiorno in Inghilterra il giovane Felix cullò l’idea di scrivere una sinfonia «italiana» e l’occasione apparve particolarmente propizia nell’ottobre del 1830 quando giunse a Venezia pronto ad intraprendere un viaggio lungo la penisola che lo avrebbe portato nelle più importanti città dell’arte e della cultura. Scrivendo alla famiglia, dichiarò estasiato: «Eccomi in Italia! Vi ho sempre pensato come a una delle gioie più grandi della mia vita da quando ho la facoltà d’intendere. Ora questa meravigliosa avventura è incominciata e io la sto vivendo». La creazione di quella pagina sognata, tuttavia, gli si rivelò stranamente complessa e tormentata. Nel 1831 annotò che il pezzo stava divenendo il «più gioioso mai composto», e soltanto nel 1833 riuscì a dargli una veste quasi definitiva, facendolo eseguire alla Società Filarmonica di Londra (ma forse, non soddisfatto, ancora qualche anno prima della morte lo riprese per correggerlo e modificarlo). L’elemento di questa quarta sinfonia che colpisce immediatamente fin dai passaggi iniziali è la pulsazione ritmica ininterrotta. Dal primo tempo, in cui essa scivola in tutti gli strumenti, ora in pizzicato ora con note ribattute, passa nell’Andante con moto dominato da una lunga melodia, suggestiva e dimessa, quasi una preghiera, che richiama inconfutabilmente Es war ein König in Thule di Zelter. Questa viene contrappuntata da un movimento costante – quasi un ostinato ritmico – di violoncelli e contrabbassi staccati, che catalizzano l’attenzione mentre si avanza verso la fine del brano. Il terzo movimento, Con moto moderato, presenta un episodio centrale – caratterizzato dai ritmi marcati dei fiati – incuneato tra due sezioni dolcissime e nobili. Il quarto tempo è l’unico di autentico influsso italiano: un Saltarello ispirato a danze di fanciulle napoletane. La citazione della danza tuttavia non è diretta, ma mediata e rivissuta, secondo alcuni, con tono malinconico, molto vicino allo spirito inglese. Ciò si evince soprattutto dalla conclusione in minore.
A dispetto della sua apparente semplicità e gaiezza, l’Italiana contiene numerosi elementi inediti e non tradizionali, anticipatori di nuove soluzioni quali – come ha sottolineato Robert Schumann – le sottili varianti nelle ripetizioni dei temi, la genialità particolare dello Scherzo e un carattere eloquente, maestoso. Schumann esaltava inoltre la qualità delle «vecchie melodie cantate nella bella Italia» e il «delicato dipinto musicale» in cui erano inserite, rimarcando in particolar modo «l’intima connessione di tutti e quattro i movimenti» evidente soprattutto per l’affinità nella struttura melodica.
La recensione testé sintetizzata di Schumann risale al 1841 mentre la composizione del suo Concerto per violoncello e orchestra op. 129 si attesta al 1850, anno in cui il musicista giunse a Düsseldorf per ricoprire l’incarico di Musikdirektor. Un clima positivo e sereno accompagnava l’attività tanto da indurlo a comporre e orchestrare il brano nell’arco di due sole settimane e, nei due mesi successivi, ad abbozzare e completare la sinfonia Renana op. 97. Il concerto manifesta, oltre a un clima sereno, come ebbe a rilevare il compositore stesso, anche una serie di procedimenti caratteristici dell’ultimo stile schumanniano e riconoscibili, ad esempio, nelle lunghe sospensioni su pedale e nelle introduzioni e nelle transizioni da un movimento all’altro. Numerosi sono infatti i collegamenti tematici tra i tempi, all’interno dei quali il solista domina in modo netto. L’autore lo definì in effetti «pezzo da concerto per violoncello con accompagnamento orchestrale», che nel movimento lento trova la sua più alta esemplificazione. L’invenzione e la qualità dei temi sono estremamente confacenti alla natura e alle potenzialità espressive del solista. Il primo tema, ad esempio, dapprima si estende ampiamente, poi si “restringe” in una serie di intervalli cromatici intonati in un registro consono, dando vita nel contempo a un periodo perfettamente simmetrico. Tali contrapposizioni, sapientemente calibrate, sono disseminate non solo in altre sezioni del primo tempo ma in tutti i restanti e insieme ai forti contrasti e alla libertà inventiva si connotano come la cifra distintiva della composizione. Inoltre i tre movimenti, rigorosamente concatenati, si contraddistinguono per la densità formale e l’estrema concentrazione dei passaggi, elementi che rendono questa pagina particolarmente significativa nel repertorio violoncellistico, distanziandola dai coevi pezzi di maniera, esclusivamente volti a mettere in luce le doti virtuosistiche e brillanti del solista, e ponendola come punto di riferimento per la produzione della seconda metà del XIX secolo.
Biografie
Giancarlo De Lorenzo, direttore d’orchestra
Ha compiuto i suoi studi presso il Conservatorio di Musica di Brescia, diplomandosi con ottimi voti in Organo e Composizione organistica sotto la guida del maestro Franco Castelli. Dopo avere conseguito il diploma di Maturità Classica ha proseguito i suoi studi alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, presso il D.A.M.S. nella sezione Musica. Ha studiato inoltre composizione e direzione d’orchestra con il maestro G. Cataldo.
Direttore stabile dal 1992 dell’Orchestra Vox Auræ di Brescia, nel 2003 gli viene affidata la carica di Direttore Artistico e Direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale effettua numerosissimi concerti in Italia ed all’estero. Ha collaborato inoltre con grandi solisti quali L.G. Uriol, M. Fornaciari, A Bacchetti, S.Krylov, F. Manara, A.Persichilli, P.Hommage, E. Klein, G. Costa, U. Clerici, B. Engerer, P. Entremont, M. Rudy, E. Virsaladze, S. Mintz, U. Ughi e molti altri, sempre con ampio consenso di pubblico e di critica. Recentemente ha tenuto con grande successo un concerto presso il Teatro Olimpico di Vicenza con il violoncellista Mischa Maisky.
Ha diretto in più occasioni varie orchestre italiane ed estere tra le quali l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, I Solisti di Perugia, l’Orchestra di Padova e del Veneto, “I Pomeriggi Musicali” di Milano, l’Orchestra Europa Philarmonie di Magdeburgo, i Mainzer Kammerorchester di Mainz, l’ Orchestra da Camera di Istanbul, L’Orchestra Sinfonica di Wroclaw (Polonia), l’Orchestra Sinfonica di Kiev, l’Orchestra dell’Ermitage di S. Pietroburgo, la Helsinki Baroque Ensemble, l’Orchestra Filarmonica di Torino, I Virtuosi Italiani, la Riverside Synphonie Orchestra (New Jersey), l’Orchestra Philarmonie der Nationen nel Festival der Nationen, L’Orquesta Sinfonica del Estado de Mèxico, l’ Orchestra Sinfonica do Teatro Nacional de Brasília, l’Orquestra Clássica da Madeira, l’Orchestra Sinfonica di Cipro, l’Orchestra Sinfonica di Extremadura, Orchestra Sinfonica di Maracaíbo.
Ha inoltre diretto le prestigiose orchestre Philarmonisches Kammerorchester Munchen e London Mozart Players con le quali nel 2008 e 2009 effettuerà in Europa una serie di concerti.
Da molti anni viene regolarmente invitato in Spagna a dirigere varie orchestre. Nell’ Ottobre del 2005 ha diretto l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza alla Barge Music di New York dove è ritornato nel Marzo 2006 per dirigere nella prestigiosa Carnegie Hall. Nel Marzo 2008 ha diretto nuovamente alla Barge Music e al St. Clement’s Theatre di New York.
Per la Casa Discografica Agorà di Milano ha registrato, sempre alla guida dell’orchestra Vox Aurae, l’integrale delle Sinfonie per archi di F. Durante, il primo volume di autori italiani del Novecento che hanno scritto in stile Barocco , un CD di musiche per archi di J. Myslivecek, uno dedicato a F.L. Gassman, ed uno dedicato ai concerti per pianoforte e orchestra di W.A.Mozart.
E’ Direttore Artistico delle stagioni musicali “Concerti per una Stagione”, “Preludi d’Estate” di Brescia.
Dal Febbraio 2008 è stato nominato Direttore Artistico del nuovo Teatro Civico di Vicenza per la sezione musica.
Umberto Clerici, violoncello
Nato a Torino nel 1981, ha iniziato lo studio del violoncello all’età di 5 anni presso la Scuola Suzuki con Antonio Mosca con il quale si è diplomato nel 2000 con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino. Si è poi perfezionato con alcuni tra i più importanti violoncellisti contemporanei come Mario Brunello, David Gèringas e Steven Isserlis. Nel 2007, inoltre, ha conseguito il Maisterdiplom presso l’Università di Augusta e Norimberga (Germania).
Vincitore di numerosi premi, borse di studio, concorsi nazionali e internazionali (tra cui lo Janigro di Zagabria, il Rostropovich di Parigi e il Tchaikovsky di Mosca), nel 2002 ha vinto il concorso indetto dall’Associazione Nazionale I.C.O. a Roma che lo ha portato ad esibirsi da solista nelle stagioni concertistiche di 12 tra le principali orchestre italiane.
Nel 1999, a 17 anni, ha debuttato in Giappone con il concerto in re maggiore di Haydn. Successivamente ha suonato da solista con molte orchestre tra cui i Brighton Philharmonic, l’Orchestra da Camera di Mantova (nella veste di solista-concertatore), la Philarmonia Wien, i “Pomeriggi Musicali” di Milano, la Filarmonica di Zagabria, la Regionale Toscana, l’orchestra di Padova e del Veneto, la “Haydn” di Trento e Bolzano, le orchestre di Stato di Istanbul, Ankara e Bursa collaborando con direttori come Lu Jia, Keri-Lynn Wilson, Dmitry Sitkovetsky, Ola Rudner, Barry Wordsworth e Peter-Lukas Graf.
Dal 2004 ha ricoperto per 4 anni il ruolo di solista residente presso l’Orchestra Filarmonica di Torino. Si è esibito in alcune delle più prestigiose sale da concerto tra cui la Carnegie Hall di New York, il Musik Verein di Vienna e l’auditorium Parco della Musica a Roma. Nel 2003 ha debuttato al Festival di Salisburgo.
Ha inciso il concerto di Saint-Saens per la RS (Real Sound) ed è stato l’artista più giovane a pubblicare un cd solistico per il mensile Amadeus con l’integrale delle musiche di Tchaikovsky per violoncello e orchestra e il primo concerto di Shostakovich.
Numerosi i premi che ha ricevuto, tra i quali nel 2003 a Firenze il “Pentagramma d’oro” del prestigioso premio “Galileo 2000” (insieme al celebre violinista Uto Ughi e al premio Nobel per la Pace Simon Peres) il premio “Mozarteum” a Salisburgo, il premio Pressenda 2005 come migliore giovane solista dell’anno e il premio Scanno 2007.
Da quest’anno tiene un corso di alto perfezionamento presso l’Accademia Perosi di Biella e dal 2004 è Assistente di Julius Berger presso l’Accademia estiva dell’Università Mozarteum di Salisburgo.
Da sempre svolge un’intensa attività cameristica; oltre a fare parte del Trio di Torino dal 2001, collabora con artisti quali Pavel Vernikov, Enrico Pace, Massimo Quarta, Sergej Krilov, Marco Rizzi, Danilo Rossi, Mario Brunello, Julius Berger, Enrico Dindo e il quartetto d’archi della Scala.
Suona un violoncello Giovan Battista Guadagnini (1769) appartenuto al grande violoncellista Antonio Janigro e gentilmente affidatogli dalla famiglia Janigro.
Il Cast
Direttore: Giancarlo De Lorenzo
Violoncello: Umberto Clerici
Orchestra: I Pomeriggi Musicali