Le date
Note di Sala:
a cura di Paolo Manfrin.
Sinfonia n. 30 in do maggiore “Alleluia”
Sinfonia n. 30 in do maggiore “Alleluia”. Costituita da appena tre movimenti, essa aggiunge alla strumentazione delle due sinfonie precedenti un flauto (nel secondo e nel terzo movimento), e deve il suo sottotitolo all’impiego, nell’Allegro iniziale in 4/4, dell’alleluia gregoriano per la notte di Pasqua. Questa melodia ecclesiastica appare sin dall’inizio, ma nascosta nelle voci interne (secondo oboe, corno, secondi violini), ‘coperta’ dai primi violini e dal primo oboe, che annunciano il vero e proprio tema principale. Essa riappare ‘scoperta’ e leggermente modificata come secondo tema nei violini. La si ritrova nello sviluppo, nuovamente celata, e in generale ridotta alle sue quattro note iniziali. Ma quando giunge il momento della ricapitolazione, essa si presenta finalmente nella sua forma originale due volte di seguito ‘scoperta’ nei fiati, col secondo tema che vi segue immediatamente. Nell’Andante in sol (in 2/4) i due corni tacciono e vengono sostituiti da un flauto. Il finale e un Minuetto in forma A-B-C-A, cioè con due trii, ma senza il ritorno del minuetto fra il trio I e il trio II. L’orchestrazione del minuetto (A) e del trio II (C) si rifà a quella del primo movimento, mentre il trio I (B) in fa, caratterizzato dal ritmo di Ländler, è composto per flauto e archi. II trio II (C), in la minore, emana una forte atmosfera slava, come i trii delle Sinfonie nn. 28 e 29. A quanto pare in questo senso 1’anno 1765 fu decisivo per Haydn.
Marc Vignal [ CD Decca, 1990 ]
K. 143 Ergo interest, an quis
Recitative e aria per soprano, 2 violini, viola, basso e organo
Mozart scrisse probabilmente questo brano, su testo di ignoto poeta, nel febbraio del 1770 a Milano, a beneficio di un giovane castrato col quale — stando al racconto di Papa Leopold — aveva fatto amicizia. Al recitativo, di sole otto battute, fa seguito un’aria lenta puramente lirica, del tutto sprovvista di virtuosismi vocali, che soltanto nella cadenza finale offre al cantante 1’occasione di dispiegare la propria agilità. Rimane il dubbio se il dedicatario abbia potuto aggiungervi delle fioriture di sua invenzione, come era consueto a quell’epoca. Ci si può domandare altresì se si tratti di un brano a se stante oppure dell’introduzione ad un oratorio.
Alfred Beaujean [ Philips Classics Productions, 1991 ]
Passio – visione sul “Cristo morto”
L’audacia prospettica con la quale Andrea Mantenga dipinse il Cristo morto esalta la dimensione carnale del Salvatore, come mai prima di questo dipinto era avvenuto. I piedi in primo piano, con le ferite ben visibili, poi le mani e il volto segnato dalla sofferenza: lo spettatore ha l’impressione di trovarsi ai piedi di una invisibile croce.
Ho voluto trasformare il contrasto di luci e ombre e la drammaticità della tela di Mantegna in un tessuto sonoro animato dalla contrapposizione di pennellate fatte di pieni e vuoti orchestrali, di dinamiche e registri contrastanti; uno sfondo cangiante, con qualche increspatura, tagliato dalla linea tesa e ipnotica del violoncello solista.
Paolo Manfrin
K. 127 Regina coeli
Antifona per quattro voci, 2 violini, viola, 2 oboi, 2 corni, basso e organo
Mozart mise in musica per la seconda volta 1’antifona mariana di Pasqua nel maggio del 1772 a Salisburgo. Come nel caso della “Regina coeli” K. 108, composta un anno prima, la forma di cantata napoletana fornisce lo schema dell’impianto strutturale di quest’opera. Viene mantenuta la stessa tripartizione del testo, nella quale i primi due movimenti sono preceduti da un preludio orchestrale. Rispetto alla versione precedente è degna di nota la maggiore autonomia concessa agli strumenti a fiato. II lavoro si apre con un movimento corale in Si bemolle maggiore, “Regina coeli”, un Allegro maestoso di andamento festivo. II posto centrale è occupato da un’ampia aria di coloratura del soprano, un Andante pentapartito in Fa maggiore (“Quia quem meruisti”). Al “Resurrexit”, 1’annuncio della Resurrezione, il coro interviene brevemente per due volte, pur senza porre in questione il ruolo dominante della solista, ulteriormente ribadito da una cadenza conclusiva. A lei viene affidato anche 1’attacco dell’Alleluja finale, in un vivace e trascinante tempo di 3/8 cui si unisce il coro, e nel quale le viene offerta nuovamente 1’opportunità di far rifulgere le proprie doti di agilità. Ciò si spiega con una ragione pratica: come testimonia una lettera di Leopold, datata 1778, la parte era stata concepita per la moglie di Michael Haydn, che in tal caso deve essere stata un’eccellente cantante.
K. 273 Sancta Maria, mater Dei
Graduate ad Festum B.M. V. per quattro voci, 2 violini, viola, basso e organo
Questo brano datato “Salisburgo, 9 settembre 1777” e destinato alla festa del Nome di Maria, che cade il 12 di settembre, doveva forse essere come un ex voto di Mozart in occasione dell’imminente grande viaggio alla volta di Monaco, Mannheim e Parigi. È un Allegro moderato tripartito, lungo 73 battute, nel quale la scrittura corale è trattata in modo puramente omofonico e l’orchestra segue da vicino le parti vocali; un lavoro ispirato ad una devozione mariana semplice e commossa, che non si allontana mai dall’ambito tonale del Fa maggiore e rientra a pieno titolo nello stile della musica sacra salisburghese.
K. 117 Benediclus sit Deus
Offertorium [pro omni tempore] per quattro voci, 2 violini, 2 viole, 2 flauti, 2 corni, 2 trombe, timpani, basso e organo
Leopold Mozart registrò in un catalogo dei lavori di suo figlio “Un grande Offertorium a 4 vocibus etc. 2 Violinis etc. Clarinis etc. 1768”. Si tratta verosimilmente di questo brano, che dunque sarebbe stato concepito per venire eseguito a Vienna il 7 dicembre 1768 assieme alla citata Waisenhausmesse. Altre ipotesi lo collegano con la Dominikusmesse composta nel 1769, che fa ricorso essa pure ad una ricca orchestrazione festiva. II lavoro è strutturato in tre movimenti, il primo dei quali (un Allegro corale) obbedisce ai canoni della forma-sonata. II movimento centrale è un’estesa aria solistica sul versetto salmodico “Introibo domum tuam”, abbondantemente ornata di colorature vocali. Il coro conclusivo “Jubilate” utilizza come cantus firmus 1’ottavo tono salmodico gregoriano, che compare successivamente nel soprano, nel tenore, nel basso e nel contralto, decorate con figurazioni strumentali. Anche in questo lavoro precoce il giovane Mozart si dimostra interessato alla rappresentazione musicale dei contenuti testuali.
Alfred Beaujean [ Philips Classics Productions, 1991]
Il Cast
Direttore: Maurizio Zanini
Soprano: Lorna Windsor
Violoncello: Stefano Blanc
Coro: Coro Polifonico di Aosta
Orchestra: Sinfonica Giovanile della Valle d’Aosta