Autori vari - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 18 dicembre 2003
Ore: 21:00
sabato 20 dicembre 2003
Ore: 17:00

Sala Grande del Teatro Dal Verme
Giovedì 18 dicembre, ore 21
Sabato 20 dicembre, ore 17

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Domenica, 14 dicembre, ore 21
Castronno – Chiesa SS.Nazaro e Celso
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Lunedì 15 dicembre, ore 21
Pavia, Teatro Fraschini
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Venerdì 19 dicembre, ore 21
Vigevano, Teatro Cagnoni
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Domenica 21 dicembre, ore 11
Sesto San Giovanni – Teatro Rondinella
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Lunedì 22 dicembre, ore 21
Cernusco sul Naviglio – Agorà
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Martedì 23 dicembre, ore 21
Canzo, Teatro Sociale

Direttore:
Misha Damev
Orchestra:
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Programma:
Johann Strauss II (Vienna, 1825 – 1899)
Die Fledermaus, operetta in 3 atti: Ouverture

Josef Strauss (Vienna, 1827 – 1870)
Die Libelle op. 204, Polka mazur

Johann Strauss II (Vienna, 1825 – 1899)
Bei uns z’Haus op. 361, Walzer
Luzifer – Polka op. 266
Frühlingsstimmen op. 410, Walzer
Perpetuum mobile, “musikalischer Scherz” op. 257

Josef Strauss (Vienna, 1827 – 1870)
Plappermäulchen !, “musikalischer Scherz” op. 245

Johann Strauss II in collaborazione con Josef Strauss
Pizzicato – Polka

Johann Strauss II (Vienna, 1825 – 1899)
Künstlerleben op. 316, Walzer
An der schönen, blauen Donau op. 314, Walzer

Johann Strauss I (Vienna, 1804 – 1849)
Radetzky – Marsch op. 228

Il Concerto
a cura di Paolo Castagnone
Oggigiorno si guarda al Walzer viennese come a una creatura musicale elegante e ineffabile, quintessenza della gioia di vivere e suggello degli amori romantici. Tuttavia ai suoi albori non furon pochi gli accigliati teorici che ne vollero evidenziare la pericolosità sociale, testimoniata dal “Verbot gegen walzende Tänze” [Divieto delle danze da giro] vigente fin dalla fine del ‘700 e da un susseguirsi di proibizioni che rimbalzano dal vescovo di Würzburg allo storiografo Charles Burney, che nel 1805 ne evidenziò il “comportamento sfacciato e il contegno compiacente, la cui licenziosità è ricambiata dalle femmine !”. Ciononostante – o forse proprio per questo – il cosiddetto Walzertempo ha veleggiato indomito fino alla contemporaneità, è risuonato in deformazioni ironiche o sarcastiche sulla scia del Tabarro di Puccini o del Mandarino meraviglioso di Bartók e si è insinuato persino nel castissimo Parsifal wagneriano o nel fantascientifico 2001 Odissea nello spazio di Kubrik. Il contributo fondamentale a questo totale cambiamento di prospettiva è stato apportato dalla dinastia degli Strauss, che con la loro contagiosa energia musicale hanno fatto danzare l’universo intero.

Tutto ha inizio con il Congresso di Vienna: l’occasione è propizia per imporre a vincitori e vinti il disegno politico-culturale e la brillante vitalità della società viennese. La capitale absburgica è una delle più belle città europee, costellata di locali di divertimento dove gareggiano le migliori orchestre da ballo. Una, soprattutto, guidata da un pittoresco e geniale individuo eternamente ubriaco, Michael Pamer, manda in visibilio il pubblico. Egli è una figura di primo piano nel periodo che segna il passaggio fra le varie danze paesane austriache e quel tipico prodotto cittadino che fu il valzer, il quale rispondeva al diffuso desiderio di una effettiva uguaglianza tra i ballerini, liberati dai rigidi schemi delle coreografie settecentesche.

Il genere di danza eseguita dalle altre orchestrine della capitale era il vecchio Ländler contadinesco rivestito di un’impeccabile veste mondana, ma ancora imbrigliato in una implacabile scansione ritmica: era troppo Ancien Régime perché potesse piacere a un pubblico sempre più borghese. Qui fa capolino la figura di Johann Strauss I, che si stacca progressivamente dallo stile di Pamer per fonderlo con la libertà ritmica di altre danze provenienti dall’est, come il Galop ungherese, la Mazurka e la Krakowiak polacche, la Polka boema. Il pubblico più giovane, entusiasta del vortice inebriante che si sprigiona dal suo violino, lo segue sempre più favorevole.

Il Walzer entra nella sua fase matura e la dirompente personalità di Johann Strauss I entra in conflitto con quella del figlio Johann II. Nato nel 1825, quest’ultimo compie i suoi studi musicali di nascosto dal padre, che si oppone alla sua vocazione artistica. Egli vuole per lui una vita più facile di quella del musicista e per questo motivo lo iscrive a un corso di tecnica bancaria. Johann jr, sostenuto amorevolmente dalla madre, è costretto ad approfittare delle lunghe assenze paterne per avvicinarsi alla musica. Di fatto può studiare con regolarità soltanto a partire dal 1843, quando Johann sr. lascia la famiglia per legarsi sentimentalmente alla modista Emilie Trampusch. L’anno successivo, il primogenito ottiene dalle autorità civili il permesso necessario per fondare un piccolo complesso strumentale con il quale esordisce a Hietzing – un piccolo borgo alle porte di Vienna – sopportando ogni tipo di angheria e azione di disturbo da parte del genitore. Ciononostante la sua prima esibizione si rivela un autentico trionfo.

A riprova della grave opposizione tra i due, stanno le rispettive posizioni durante i moti del ’48: il figlio rischia di compromettere la carriera componendo marce per i liberali e dirigendo pubblicamente la Marsigliese, mentre il padre parteggia apertamente per i conservatori. Testimone di questo momento particolare è la notissima Radetsky – Marsch, op.228 composta da Johann I per festeggiare il generale di cavalleria nonché governatore di Milano Joseph Radetzky, vittorioso sulle truppe piemontesi di Carlo Alberto a Custoza. L’aspetto caratteristico della partitura è il suo oscillare fra un’atmosfera solenne e marziale – come si conviene per festeggiare un eroe militare – e il piacere tutto viennese per la bella melodia ritmata. Marciare è in fondo un po’ danzare, sembra ammiccare l’autore, che dà vita a una pagina di estro seducente, perfetto ritratto dell’Austria imperiale uscita dal Congresso.

Poco dopo, il 25 settembre 1849, Johann Strauss I muore di scarlattina a quarantacinque anni. Gli vengono tributate solenni onoranze funebri, tanto che un cronista poté scrivere: “La morte di Strauss, più che le dichiarazioni ottimistiche dell’Imperatore, pose fine alla frattura della capitale in due fazioni e con i funerali del padre del valzer si concluse realmente la rivoluzione”. Il primogenito diviene finalmente l’erede legittimo dell’arte paterna e il suo primo concerto dopo la scomparsa del genitore viene letto in chiave decisamente conciliatoria. Egli stesso avrà modo di affermare: “Mio padre e Joseph Lanner mi hanno indicato la strada sulla quale si potevano fare dei progressi arricchendo la forma musicale. Questo è stato il mio contributo, il mio modesto contributo, e tutto il mio merito”.

A questo punto Johann II può fondere i due ensemble rivali per creare una grande compagine orchestrale con la quale intraprendere trionfali tournées in Austria, Germania, Polonia e Russia. E’ la fase in cui compone a getto continuo oltre 170 numeri d’opera, tra cui si segnalano due lavori del 1862, la Luzifer – Polka op. 266 e quell’autentico capolavoro di oreficeria musicale che è il Perpetuum Mobile op. 257, costantemente contrappuntato da una scherzosa figurazione ritmica in sincope. Questi impegni finiscono per logorarne la salute : appena ventottenne è costretto a ritirarsi in una clinica privata, dove ha finalmente il tempo di fare un bilancio della sua attività. Decide così di affidare una parte dei suoi impegni direttoriali al fratello Josef, che inizialmente non accetta l’incarico, preferendo continuare i suoi amati studi di matematica, meccanica e fisica. Alla fine, su insistenza della tenacissima madre, cede : comincia a dirigere nel 1853 e ha subito un successo strepitoso. Di indole meno focosa e più riflessiva del padre e del fratello, Josef imprime al valzer una sfumatura pensosa e nostalgica che non dispiace ai viennesi e questo lo rinfranca, convincendolo a dedicarsi con impegno spasmodico alla sua nuova attività. Nel 1870, durante un concerto a Varsavia, viene colto da un collasso e cade dal podio ; la moglie e Johann lo riportano a Vienna, ma dopo un mese muore. Tra i tanti capolavori che ci ha lasciato, la polka mazur Die Libelle, op. 204 e lo “scherzo musicale” Plappermäulchen!, op. 245 manifestano un talento e una creatività che partono dal modello formale fraterno per giungere a notevoli finezze compositive, con un’armonia che palesa influenze wagneriane e una malinconia testimoniata da numerosi valzer in tonalità minore, completamente assenti nella produzione del primogenito. La loro collaborazione è suggellata da un capolavoro assoluto, Pizzicato – Polka, che fu composto a quattro mani proprio nell’anno della morte.

Nel frattempo Johann si era sposato con Henriette Chaloupetzky, notissima in quegli anni come cantante con lo pseudonimo di Jetty Treffz. Dal 1864, grazie all’ingente patrimonio della moglie, può dedicarsi esclusivamente alla composizione. Ciò favorisce l’evoluzione in senso sinfonico del Walzer viennese : partendo dalla forma ciclica – costituita da un’introduzione, un seguito di 5 valzer e una coda – che fu inventata dal padre e da Joseph Lanner, egli ne sviluppa tutte le componenti sonore e impiega un particolare stile di esecuzione, caratterizzato dall’anticipazione del secondo tempo nell’accompagnamento e da un inizio lento che progressivamente accelera per giungere al tempo normale. Ne è straordinario esempio l’incipit di Künstlerleben [Vita d’artista] con le sonorità cupe dei corni, le dolci melodie affidate ai legni, il fremere misterioso degli archi e il lontano accenno a quello che sarà il tema principale: la danza comincia a mezza voce, esitante, poi prende ritmo, forza, slancio. Johann studia attentamente l’armonia di Liszt e Wagner e trasforma radicalmente la propria orchestrazione : tanto nella scrittura per i legni quanto nell’impiego degli ottoni e degli archi, spesso suddivisi in sezioni, Strauss realizza un ideale di brillante chiarezza e di straordinaria ricchezza timbrica, che conferiscono ai cosiddetti walzer-concerto il loro tipico colore viennese. In tal modo giunse a esiti artistici altissimi e ammirati. Basti citare in tal senso il giudizio di Johannes Brahms, assiduo frequentatore di casa Strauss, che mettendo la propria dedica su un ventaglio della moglie di Johann riportava le prime note di An der schönen blauen Donau [Sul bel Danubio blu] e aggiungeva: “Ahimé, non è mio !”.

Sotto l’impulso di una trionfale esecuzione viennese della celeberrima operetta di Offenbach Orphée aux enfers, Johann II iniziò a affrontare il repertorio vocale. La prima versione di Bei uns z’Haus [In casa nostra] op. 361 e di Frühlingsstimmen [Voci di primavera] op. 410 prevedevano la presenza rispettivamente di un coro e di un solista. Tuttavia il massimo traguardo in questa direzione è rappresentato dall’operetta Die Fledermaus [Il pipistrello] del 1874, vera e propria apoteosi teatrale della danza, che condusse il suo autore alla definitiva consacrazione internazionale. Fin dalle prime battute della vitalissima Ouverture, si può percepire il messaggio principale di questa partitura, sublime allegoria della civiltà viennese ormai prossima al tramonto : “è felice chi dimentica ciò che non si può cambiare”.

Mischa Damev
Direttore d’orchestra
Naturalizzato svizzero, Mischa Damev è nato nel 1963 a Sofia dove suo nonno, famoso direttore d’orchestra, lo avvicina alla musica. A dieci anni si trasferisce in Svizzera con la sua famiglia, dove terminati gli studi di piano a Zurigo e Basilea, prosegue con Alexis Weissenberg a Parigi e Nikita Magaloff a Ginevra. Nel 1986 si diploma in pianoforte al Conservatorio di Basilea. Dal 1991 al 2000 è Direttore Artistico dell’International Orpheum Festival for Young Soloists e dal 1993 dirige i Recital di Lilienberg. Nel ’93 interrompe la sua carriera di pianista che lo aveva già portato il Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Bulgaria, Canada e Svizzera, e si concentra in studi intensivi di direzione d’orchestra con il Maestro Karl Österreicher e in seguito lavora accanto al Direttore Musicale della Pittsburgh Symphony Orchestra, Mariss Jansons. Ha poi diretto l’Orchestra Sinfonica Ciaicovskij di Mosca, l’Orchestra Sinfonica di Lucerna, l’Orchestra da Camera di Zurigo, la Niederösterreichische Tonkünstler di Vienna, la Filarmonica Slovena di Lubiana, l’Orchestra da Camera dei Paesi Baschi, l’Orchestra Filarmonica Slovacca di Bratislava, l’Orchestra Filarmonica di Brno e molte altre.