Autori vari - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 08 novembre 2007
Ore: 21:00
sabato 10 novembre 2007
Ore: 17:00

Programma di Sala

Viotti- Concerto n.22 in la min. per violino e orchestra
Moderato- Adagio- Agitato assai
In una lettera a Clara Schumann del 1878, Brahms si esprime a proposito del Concerto di Viotti con parole di sconfinata ammirazione. Non tanto per il brillante virtuosismo che esso richiede all’interprete –dote che Viotti possedeva in eccellenza- quanto per le qualità espressive che esso mette in luce e che gli stessi contemporanei riconoscevano come peculiari dello stile interpretativo di Viotti, al di là della inappuntabile tecnica.
La critica se ne accorge, fa il punto, così come scrive il recensore del Morning Chronicle, nel 1794: ”stupisce l’ascoltatore ma fa anche qualcosa di infinitamente migliore: risveglia le emozioni, dà un’anima al suono, e imprigiona le passioni.”
E tuttavia questo Giovanni Battista Viotti (Fontanetto Po- Vercelli 1755- Londra 1824), figlio di un fabbro ferraio suonatore dilettante di corno, fu artista controverso e personaggio contraddittorio, continuamente indeciso tra concertismo, composizione, impresariato e commercio dei vini (ai quali finì per dedicarsi negli ultimi anni), sempre sull’orlo della bancarotta, collezionando fallimenti manageriali anche in campo del teatro. Nel 1814, per sfuggire agli effetti di una impresa vinicola disastrosa, rileva a Parigi da Angelica Catalani l’amministrazione del Théatre Italien con l’impegno di dirigere anche l’Opéra, ma viene definitivamente licenziato. Eppure fu violinista sommo, applaudito in tutta Europa per la bellezza e la purezza del suono, il fraseggio appassionato, la nobiltà dello stile e l’elasticità dell’arco –che egli perfezionò-. Compositore stilisticamente ineccepibile, vissuto in anni di transizione e di grandi trasformazioni artistiche, forse non seppe optare decisamente per una tendenza (conservatrice o di rottura) anche se certi slanci di apertura verso una nuova poetica romantica lo pongono in una posizione di precursore.


Il Concerto n.22,
(il più famoso dei 29 che compose) scritto nella forma abituale di tre movimenti, ha un primo tempo (Moderato) sobrio ed equilibrato, un Adagio che può riferirsi alla contabilità mozartiana e un ultimo tempo (Agitato assai) nel cui brillante sviluppo tematico si intravedono già le prime avvisaglie del Romanticismo.

Franz Schubert. Sinfonia n.1 in re magg. D 82
Adagio- Allegro vivace- Andante- Minuetto- Allegro vivace.
Aveva sedici anni, il promettente compositore, quando scrisse la sua Prima Sinfonia (finita il 28 ottobre 1813).
Dedicata a Franz Innocent Lang, direttore dello Stadtkonvikt, fu eseguita nello stesso anno dalla orchestra degli allievi del Collegio, alla quale era probabilmente destinata.
Tredicesimo di ben 14 fratelli (nove dei quali morti in tenera età) Franz ebbe dal padre, maestro di scuola, una buona educazione primaria anche musicale: a 11 anni era in grado di suonare il violino, l’organo e il pianoforte e grazie alla sua bella voce fu anche accolto nella scuola dei coristi imperiali. Il suo talento naturale era tale da far scrivere al suo maestro “Non c’è nulla che io possa insegnargli; ha appreso tutto direttamente da Dio”.
E quando eseguì la sua prima Messa (1814, a diciassette anni), uno degli orchestrali commentò “Neanche se fosse stato musicista di corte per trent’anni, avrebbe potuto fare di meglio”.
Sappiamo tuttavia che questi inizi sbalorditivi non portarono a nessuna gratificazione professionale né soluzione di carattere economico. Situazione di precarietà che afflisse Schubert per tutta la vita.
Della sua vasta produzione, le sinfonie subirono una catalogazione confusa e sulle prime errata. Nel 1828, quando il compositore morì, ne erano conosciute solo sette. Venticinque anni dopo, il ritrovamento del manoscritto della sinfonia Incompiuta la fece catalogare come n.8 (benché fosse stata scritta molto prima della n.7). La sinfonia in do magg. “La Grande” è quindi diventata la n.9.

La Sinfonia n.1 in re magg. denuncia la sua filiazione da Mozart, Haydn e soprattutto Beethoven, cui Schubert votava una adorazione illimitata. (L’unico desiderio della sua vita fu quello –concesso- di riposare accanto a Beethoven e pare tra l’altro che la fatale infreddatura che l’avrebbe poi condotto alla morte la avesse contratta seguendo i funerali di Beethoven, in una rigidissima giornata d’inverno). La totale devozione di Schubert per Beethoven non toglie che pochi musicisti possono essere considerati all’antitesi del Titano di Bonn quanto lui: il primo sostenuto dalla forza dell’idea e dalla trattazione drammatica dei temi, il secondo portato interamente sulla bellezza e la dolcezza della melodia.
Nella schubertiana Sinfonia n.1 echi beethoveniani sono presente nel secondo tema, che richiama la Sonata “Patetica” e ancora nello scorrevole Finale.

Roberto Hazon
Una persona gradevole, allegra. La malinconia che gli conoscevano gli amici intimi la riservava a momenti segreti.
Roberto Hazon, uomo coltissimo e facondo, artista sensibile e prolifico, sembrava arrivato alla musica per caso, ma risalendo “per li rami” si trovano due nonni direttori d’orchestra e già questo potrebbe essere indizio significativo. Nato a Milano nel 1930, figlio di un noto docente universitario (il redattore del famoso dizionario di inglese), Roberto si diploma presso i Conservatori di Milano e di Parma in composizione, pianoforte, polifonia vocale, direzione d’orchestra e direzione del coro.
Esordisce nel mondo musicale a ventitré anni con una operina buffa da camera: L’amante cubista. E’ un successo. In un solo anno, viene rappresentata oltre trecento volte in Europa e in America.
Lui è nato per l’opera, ha fortissimo il senso del teatro. Per tutti i libretti si avvale della collaborazione della moglie Ida Vallardi. I titoli si accumulano, nel genere comico, drammatico, tragico: Week end, Requiem per Elisa, Agenzia matrimoniale, Madame Landau, Una donna uccisa con dolcezza. L’opera per bambini La Teresina. I balletti Enea, A happy hippy, La figlia di Jorio, con Amores, I promessi sposi (in cartellone alla Scala). Nel 1988 va in scena in Australia (commissionatagli per i 200 anni della fondazione della Nazione) l’opera in tre atti Eureka Stockade.
L’attività sinfonica e strumentale continua di pari passo. Molte le composizioni di musica sacra, dalla Messa degli umili (commissionatagli dal Vaticano) alla Missa Lauretana, Messa di Natale, Messa da Requiem, Magnificat, Angelus…
E’ musica che non esplora aree avveniristiche, è melodica, tonale, personalissima, mai banale.
Lui è duttile, fantasioso, brillante oratore ma anche pratico, razionale, positivo. E’ richiesto come membro di giuria in concorsi nazionali e internazionali, dal 1981 all’85 è direttore della Orchestra Sinfonica di Sanremo, diviene direttore artistico della Polifonica Ambrosiana.
Roberto Hazon, uomo di musica e di cultura, è però soprattutto un amico. La sua casa è sempre aperta e non solo perché la moglie è una padrona perfetta: entrambi amano proprio circondarsi di amici. Alla fine del pranzo succulento lui si fa un po’ pregare ma poi va al pianoforte e fa sentire “la sua ultima cosa”. Allora il salotto della casa nel centro di Milano, -tappezzeria di damasco, corridoi con le pareti coperte da librerie, oggettini rari e preziosi esposti sui mobili antichi, quadri importanti ai muri- si trasforma in un raccolto spazio di audizione di primizie.
Poi Roberto ha problemi di salute. Carenze cardiache. Diviene necessario spostarsi nella casa di Sanremo, dove l’aria è indubbiamente migliore. Finisce per trasferirsi definitivamente.
Ida continuerà a rimpiangere Milano ma lì Roberto può respirare. Finché gli diventa difficile anche in Riviera. Una lunga sofferenza sopportata col sorriso ma alla fine, lui così solare, arriva a confidare alla moglie che vorrebbe che tutto finisse. Si spegne il 26 giugno 2006. E come per magia ci si accorge che il grande amico era un grande compositore, così schivo da far pensare che componesse “per diletto”, come certi grandi signori di una volta.

Il Cast

Direttore: Toby Hoffman
Violino: Fulvio Luciani
Orchestra: Orchestra I Pomeriggi Musicali