Concerto - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 03 marzo 2011
Ore: 21:00

Beethoven: Ouverture Coriolano – Sinfonia n. 1
Schubert
: Sinfonia n. 3

Note di Sala
a cura di: Marco Bellano

Non fu il Coriolano di Shakespeare ad ispirare l’omonima Ouverture di Ludwig van Beethoven, bensì una tragedia che godette di effimero successo, opera di Heinrich von Collin, fratello del filosofo tutore del figlio di Napoleone, il Duca di Reichstadt. I poemi di Collin conobbero una considerevole popolarità a Vienna, città pronta a ben recepire la forte vena patriottica di tali testi. In Coriolano si raccontava la storia di un generale romano, vittorioso in guerra, ma sprezzante nei confronti della gente comune. Non riuscendo ad essere eletto console, viene dissuaso dall’attaccare e distruggere il suo stesso paese dalle suppliche di sua moglie e di sua madre. Curiosamente, sembra che la rappresentazione della tragedia avvenuta nel 1807, anno di composizione dell’Ouverture, non abbia fatto uso della musica di Beethoven. La quale, partendo da un cupo inizio, disegna in maniera convincente il carattere orgoglioso di Coriolano: eppure, allo stesso tempo, le melodie paiono rimanere in attesa, come soggiogate e governate da qualche intrinseca costrizione. La conclusione dell’opera è stata interpretata da alcuni come la descrizione della morte del generale; potrebbe darsi, tuttavia, che racconti invece l’acquisita consapevolezza della necessità del suicidio per ristabilire il l’onore corrotto.

La Sinfonia n. 1 Op. 21 è di qualche anno antecedente all’Ouverture Coriolano, essendo stata eseguita per la prima volta nella primavera del 1800: un anno essenziale nella biografia beethoveniana, che segnò l’affermarsi nel compositore di un primo stile maturo, utilizzato in composizioni di ampio respiro e di considerevole impegno. In questa Sinfonia, nonostante i legami evidenti con i dettami formali del classicismo musicale, s’intravedono già numerosi indizi dell’inventiva inconsueta di Beethoven e di una capacità magistrale nell’elaborare elementi d’innovazione all’interno di un linguaggio già consolidato. Per esempio, che una sinfonia dell’epoca potesse iniziare con un’introduzione lenta non era affatto anomalo; questa era anzi una peculiarità di uno degli autori di riferimento del classicismo, Franz Joseph Haydn, che non a caso fu per breve tempo maestro di Beethoven. Ma ciò che nell’incipit dell’Op. 21 spiazza è il fatto che, pur essendo la Sinfonia in do maggiore, i primi due accordi sembrano alludere all’ambito di fa maggiore. Ambito che però viene smentito subito, avvicinandosi ingannevolmente al do, per affermare invece il la. E quando giunge un primo culmine d’intensità sonora, Beethoven pare confermare un sol maggiore, che ancora una volta viene prontamente negato dall’apparizione di un sol diesis… L’itinerario è sconcertante, sebbene all’orecchio moderno forse appaia meno disorientante di quanto potesse suonare ai contemporanei del compositore. Il do maggiore viene consentito infine solo quando il primo movimento vero e proprio comincia, presentando un tema marziale e spiccatamente ritmico, a cui si contrappone un più melodico secondo soggetto. Il movimento successivo è contrassegnato da un motivo che viene esposto con stile fugato, vale a dire, semplificando, con l’entrata progressiva di più voci che propongono lo stesso tema. Il terzo movimento è, in pieno rispetto del canone classico, un minuetto; eppure, esso è talmente rapido da suonare quasi come una brillante parodia della danza settecentesca, prefigurante lo spirito umoristico di quel tipo di movimento che in seguito Beethoven avrebbe definitivamente sostituito al minuetto nei suoi lavori sinfonici: lo scherzo. Il finale si gioca invece su un’idea minima (una scala ascendente), costruita poco a poco nell’introduzione lenta, sino a sfociare in un’incessante rincorsa ricca di passaggi orchestrali virtuosistici.

Anche la Sinfonia n. 3 di Franz Schubert si apre con un’introduzione moderata che ricorda nuovamente, anche nel tipo di orchestrazione, alcuni tratti dello stile di Haydn. Il lavoro è in effetti profondamente vicino allo stile classico tradizionale (minuetto compreso), per quanto esso risalga al 1815: ma Schubert, nato nel 1797, era appena diciottenne, e non aveva ancora conquistato l’autorevolezza sinfonica degli anni estremi della tarda gioventù (morì nel 1828). Preferiva, per il momento, essere fedele allo stile di coloro che considerava maestri esemplari, aggiungendo però di suo un’inarrestabile vena melodica che, in quello stesso 1815, gli aveva consentito di affidare alla carta oltre centocinquanta lieder, ossia romanze per voce e pianoforte.

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Orari d’apertura
Dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18
Sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 13
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Il Cast

Direttore: Giancarlo De Lorenzo
Orchestra: Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza