Concerto - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 18 novembre 2010
Ore: 21:00
sabato 20 novembre 2010
Ore: 17:00

Guida all’ascolto:
a cura di Massimiliano Chiavarone

HaydnSinfonia  n. 70
Mozart
Concerto per oboe in Do Maggiore K 314
Mendelssohn
– Sinfonia n.1 op. 11

Haydn, Sinfonia n. 70 in Re maggiore.
Nel 1779, proprio poco prima di Natale, Haydn completò una nuova sinfonia in re maggiore, un lavoro che si stagliava nei confronti di quelli precedenti come un possente Golia rispetto a un filiforme Davide. Un risultato che scaturiva dall’insoddisfazione del compositore che fino a quel momento aveva sfornato sinfonie e concerti con la stessa velocità di una slot machine, che gli avevano pure fatto guadagnare fama e sicurezza economica ma che non avevano realizzato il suo progetto di fare qualcosa di diverso e di sottrarre la sinfonia al pericolo di stagnazione. Haydn voleva un rinnovamento e la ridda di fughe e canoni che imperversavano allora rischiavano di trascinare la sinfonia verso una deriva da cui difficilmente si sarebbe disincagliata.
L’occasione gli venne fornita proprio della cerimonia di posa della prima pietra della costruzione del nuovo teatro operistico nella proprietà della famiglia Esterházy, tra Austria e Ungheria, una scelta voluta fortemente dal Principe Nikolaus, dopo che il precedente era stato distrutto da un incendio che aveva anche incenerito l’arpicordo di Haydn e numerosi suoi manoscritti. Del resto proprio Haydn (1732-1809) era talmente nelle grazie del suo mecenate che questi vide la tragedia come un’occasione per mettere al lavoro il suo protetto e per fornirgli un luogo ancora più bello dove poter dirigere le sue creazioni.
Eseguita il 18 dicembre 1779, la sinfonia è divisa in quattro movimenti e arruola archi, 1 flauto, due oboi, 1 fagotto, due corni, due trombe. Il compositore aggiunse in seguito le parti di timpani e trombe. Ciò che rende questo lavoro speciale è proprio l’elaborazione contrappuntistica che segna una svolta nell’evoluzione della forma-sonata verso quella sinfonia moderna che Beethoven renderà un monumento per densità sonora ed elaborazione timbrica e strumentale. La Sinfonia n.70 si apre con un vivace con brio in ¾ molto espressivo. Le novità arrivano nel secondo movimento: Specie d’un Canone in Contrappunto doppio, scrive Haydn, cioè si ha l’elaborazione di un doppio canone che oscilla dal re minore al re maggiore mostrando grande carattere e concludendosi con una coda di solida base contrappuntistica. Nel finale si ritorna alla tonalità maggiore con una serie di note ripetute, tutti re, accorgimento poi usato anche da Beethoven. L’esordio è esitante ma si irrobustisce nel seguito fino ad erompere in una tripla fuga in contrappunto doppio, conclusione muscolare che finisce nel fortissimo.

Mozart, Concerto per oboe in Do maggiore K 314
Era il 1778 e Mozart si trovava a Mannheim. Era giunto nella città tedesca il 30 ottobre dell’anno precedente in compagnia della madre, tappa intermedia di un viaggio che i due intrapresero per cercare una collocazione professionale per il giovane Wolfgang che aveva 22 anni e mordeva il freno, stufo di stare alle dipendenze dell’arcivescovo di Salisburgo da cui si era congedato nell’agosto del 1777 per navigare il mare aperto delle committenze, dei concerti pubblici e cercare un nuovo e meno avaro datore di lavoro. Un viaggio che poi li avrebbe portati a Parigi il 23 marzo 1778. Proprio nel periodo di Mannheim Mozart si innamorò di Aloysia Weber, soprano sedicenne e figlia di un copista, mandando su tutte le furie il padre. In città comunque Wolfgang trovò lavoro: diede qualche lezione e soprattutto scrisse musica per Ferdinand Dejean, un chirurgo della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Nelle sue lettere al padre Leopold lo chiamava “l’indiano” non si sa se per la sua origine oppure per quella del gruppo per cui lavorava. Dejean aveva una grande passione per il flauto e commissionò al giovane Mozart almeno tre quartetti e tre concerti per questo strumento. Di questi ultimi il compositore ne scrisse due, mentre del terzo mise su carta il primo movimento e null’altro. Non avendo ricevuto quanto aveva chiesto, “l’indiano” pagò solo 96 dei 200 fiorini pattuiti. A fargli perdere le staffe fu soprattutto la scoperta che il secondo concerto, cioè il K 314, non fosse originale bensì la trasposizione di uno precedente per oboe alzato nella tonalità di re maggiore. Dejean che conosceva la composizione si rifiutò di pagare per intero. Qui comunque si delinea un altro dei misteri mozartiani visto che il concerto per oboe in questione, il K6 271k, che si riteneva perduto, in realtà è stato recuperato proprio grazie alla versione per flauto. Mozart creò l’anno precedente il K6 271k  per Giuseppe Ferlendi, oboista alla corte di Salisburgo, e venne eseguito in diverse occasioni da Friedrich Ramm, strumentista dell’orchestra di Mannheim e amico di Wolfgang. La struttura di questo concerto per oboe ricalca quella dei cinque concerti per violino del 1775, si apre con un allegro che contiene l’esposizione del primo tema dall’orchestra, il secondo dai violini primi e poi è il turno dell’oboe con belle note tenute e poi figurazioni che ne mettono in rilievo le agilità e il dialogo con l’orchestra. Nell’Adagio non troppo, la cifra intima e raccolta viene illuminata dalle esposizioni dell’oboe che percorre sontuosamente la sua tessitura per poi ritornare al tema iniziale e ricongiungersi all’orchestra. Il Rondò finale è pieno di episodi brillanti con richiami all’opera buffa. L’atmosfera è resa coinvolgente dai continui interventi dello strumento solista che con cadenze marmoree gioca con l’orchestra fino alla conclusione festosa.

Mendelssohn, Sinfonia n.1 op.11 in Do minore
Composta a soli 15 anni, questa Sinfonia da alcuni esperti ritenuta un lavoro di poco pregio, in realtà fece guadagnare al compositore la stima incondizionata del popolo inglese alla sua prima esecuzione pubblica a Londra il 25 maggio 1829, entrando subito nel repertorio della National Symphony Orchestra. Felix Mendhelsson Bartholdy (1809-1847) fu tra i fanciulli prodigio quello che mantenne gli standard più alti sin dai primi lavori. Il paragone corre subito a Mozart a cui Mendelssohn non ebbe nulla da invidiare visto che tra i 12 e i 14 anni compose due concerti di grande respiro, più altri concerti per singoli strumenti e orchestra e già 12 sinfonie per soli archi. Lui guardò a questi lavori come meri tentativi giovanili e non volle mai che fossero pubblicati. In seguito si dedicò alla tredicesima sinfonia per archi, progetto che poi abbandonò per scrivere una vera e propria composizione per orchestra che fu poi la Sinfonia n. 1 in do minore. Lo spartito fu completato il 3 marzo 1824 anche se venne pubblicato sette anni dopo. Quell’anno il giovanissimo Felix diresse il suo lavoro a casa davanti alla famiglia estasiata che non gli lesinò mai aiuti e incoraggiamenti, assicurandogli una formazione musicale completa e facendolo perfezionare poi a Berlino con Karl Friederich Zelter, consulente musicale di Goethe che gli trasmise l’amore per Johan Sebastian Bach e nel 1821 lo presentò al poeta. Goethe si legò subito a Felix grazie al suo talento, al carattere amabile e a una conversazione di alto livello soprattutto per un adolescente.
La Sinfonia n. 1 fu eseguita a Londra nella Argyll Rooms della Royal Philarmonic Society, con cui Mendelssohn instaurò un sodalizio profondo e infatti alla RPS dedicò anche la sua Sinfonia Italiana del 1833. La sinfonia in do minore è divisa in quattro movimenti che prendono l’avvio con un allegro in cui si sente l’impronta della Sinfonia n.40 in sol minore di Mozart, una composizione che in realtà è presente anche negli altri movimenti. Dopo l’andante di finissima tramatura si passa al minuetto di grande vivacità e supportato da un robusto piglio compositivo. A questo proposito Mendelssohn orchestrò lo Scherzo anche dal suo Ottetto op. 20, proponendo un terzo movimento alternativo che sembra fosse stato inserito nell’esibizione londinese. La conclusione è nell’allegro con fuoco, in cui il gioco di rimandi tra archi e ottoni viene sviluppato sino a disegnare un’intelaiatura contrappuntistica di grande suggestione che poi si scioglie nella festosità squillante delle trombe nel finale.

Biglietteria

Abbonamenti e bilgietti in vendita presso:
Biglietteria Ticket One – Teatro Dal Verme
Via San Giovanni sul Muro, 2 – Milano
Tel. 02 87905

Orari d’apertura
Dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18
Sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 13
Vendita Online: www.ticketone.it

Il Cast

Direttore: Carlo De Martini
Oboe: Francesco Quaranta
Orchestra: I Pomeriggi Musicali