Le date
Venerdì 13 dicembre, ore 21
Bergamo Centro dei Congressi
Sabato 14 dicembre, ore 17
Sala Grande del Teatro Dal Verme di Milano
Domenica 15 dicembre, ore 21
Canzo, Teatro Sociale
Martedì 17 dicembre, ore 21
Milano, Teatro Dal Verme
Mercoledì 18 dicembre, ore 21
Cernusco sul Naviglio, Auditorium Maggioni
Giovedì 19 dicembre ore 21
Sala Grande del Teatro Dal Verme di Milano
Venerdì 20 dicembre, ore 21
Saronno,Teatro Giuditta Pasta
Sabato 21 dicembre, ore 21
Montichiari, Teatro
Lunedì 23 dicembre, ore 21
Canzo – Teatro Sociale
Direttore:
Othmar Maga
Orchestra:
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Programma:
Johann Strauss jr. (1825 – 1899)
Una notte a Venezia, ouverture
Laguna, valzer
Annen, polka
Vita d’artista, valzer
Musiche dal balletto Carnevale a Roma
Vino, donne e canto, valzer
Johann Strauss jr.
Sotto tuoni e fulmini, polka
Sul bel Danubio blu, valzer
Furioso, polka
Josepf Strauss (1827 – 1870)
Armonie celesti
Johann Strauss jr.
Perpetuum Mobile
Valzer dell’imperatore
Il Concerto
a cura di Chiara Bombarda
Poche note degli Strauss e il pensiero corre a una Vienna felice e gaudente, divorata dalla passione per il ballo e la musica. Il Congresso del 1814 era alle spalle e l’impero sembrava saldo. Una dopo l’altra aprivano grandiose sale da ballo; negli anni Trenta potevano ospitare 50 mila persone, un numero enorme se si pensa che la città aveva solo 200 mila abitanti! I viennesi andavano pazzi per il valzer, libero nei movimenti ma audace nella stretta era la danza dei tempi nuovi e in breve conquistò l’Europa intera. La sua fortuna fu tutt’uno con quella di Johann Strauss padre (Vienna 1804- 49), che seppe reinventarlo dando dignità d’arte a un genere fino ad allora commerciale. Riconosciuto ai suoi tempi come il più importante compositore di valzer viennese, arrivò ad avere alle dipendenze 200 strumentisti, divisi in più gruppi che si esibivano contemporaneamente in sale diverse della città.
Ma nel 1844, contro il suo volere, entrò in scena anche il figlio Johann (1825-99). Il successo fu immediato: Vienna si divise tra i fan dei due Strauss, di cui si commentavano le imprese musicali e non, come avviene oggi per un divo rock. Rimasto solo, Johann junior unì gli strumentisti del padre ai suoi e divenne l’unico incontrastato “re”. Formidabile nel cogliere lo spirito del tempo, scriveva quello che il pubblico chiedeva: pagine gioiose, trascinanti, a tratti aperte al sogno e al ripiegamento riflessivo. In pochi anni l’attività si ampliò a tal punto che per far fronte agli impegni entrarono in campo anche Joseph (1827-70) ed Eduard (1835-1919), i due fratelli minori. La danza scorreva nel sangue viennese e non c’era ricorrenza in cui mancasse uno Strauss. Un nome e una musica, protagonisti di tante serate festose, che divennero ben presto sinonimo di augurio e felicità.
Il programma di questa sera presenta alcune tra le più note pagine di Johann Strauss junior, unica eccezione Armonie celesti op. 235 del fratello Joseph, un ingegnere che aveva la musica nel sangue. Joseph amava la sua professione e a malincuore la abbandonò per far fronte ai troppi impegni di Johann. La sua preparazione fu breve ma scrupolosa e il debutto nel luglio del 1853 un’altra vittoria della famiglia Strauss. Spirito eclettico, inventore, letterato, pittore oltre che musicista, scrisse quasi trecento brani in diciassette anni di attività, prediligendo il valzer. Le sue pagine, spesso in tonalità minore, sono inclini all’introspezione. Composto nel 1867, Armonie celesti riflette la sua indole schiva e romantica: l’Introduzione è rarefatta ed estremamente raffinata nella timbrica; i valzer, di tono cordiale, prediligono tempi lenti.
Johann Strauss junior amava l’Italia: scelse Venezia per la luna di miele con la prima moglie Jetty, vi si recò sempre volentieri in tournée e fu tra l’altro protagonista nel 1874 di una accoglienza trionfale proprio dal podio del Dal Verme di Milano. Conosceva la produzione dei maggiori compositori italiani e ammirava molto Verdi. Probabilmente avrebbe voluto misurarsi con l’opera, ma il suo apporto al teatro musicale si limitò all’operetta raccogliendo con il Pipistrello (Theater-an-der-Wien 5 aprile 1874) il suo più grande successo. La prima di Una notte a Venezia (Berlino, 3 ottobre 1883) fu invece alquanto burrascosa per la qualità scadente del libretto che il compositore confessò di avere visto per intero solo alle prove generali. Modifiche consistenti nei dialoghi ne fecero però uno dei punti di forza del suo repertorio teatrale. La vicenda si snoda in una serata di Carnevale intorno alla metà del Settecento, con il consueto gioco di inganni e scherzi tra le parti. Frequenti naturalmente i balli dove la vena creativa di Strauss trova il suo terreno ideale: di indubbia bellezza il Laguna valzer op. 411. Ancora carnevale e ambientazione italiana per il balletto tratto da Carnevale a Roma (Theater-an-der-Wien 1 marzo 1873) che racconta l’amore di una ragazza di campagna per un pittore.
Di musica da ballo Johann junior ne scrisse tantissima, quasi cinquecento brani, ma catalogarla come musica “leggera” sarebbe davvero limitativo. L’abitudine a dirigere oltre che se stesso anche il grande repertorio e il contatto con i maggiori compositori del suo tempo, Wagner e Listz soprattutto, lo portarono infatti a perfezionare la propria tecnica compositiva con incursioni nel linguaggio sinfonico. Abilissimo nello schizzare ambienti, nel cogliere l’umore della Vienna asburgica e nel ritrarre personaggi, diede sempre un titolo ai suoi brani, poemi musicali tanto precisi da sembrare a volte quasi fotografici. Nei valzer dilatò l’Introduzione, cui diede dimensione sinfonica, e rese ciclica la forma anticipandovi i temi dei diversi episodi ballabili contenuti nel brano, quattro o cinque valzer di solito, riproposti poi anche nella coda conclusiva.
Gli anni Sessanta videro nascere i primi capolavori, tra cui Sul bel Danubio blu op. 314 (1867), Vita d’artista op. 316 (1867) e Vino, donne e canti op. 333 (1869), tre valzer scritti per la Corale Maschile di Vienna diretta da Johann Herbeck, amico di Strauss, ma divenuti celebri nella versione sinfonica che il musicista compose parallelamente. Sul bel Danubio blu, immancabile nel Concerto di Capodanno di Vienna, è forse la pagina più nota di Johann junior. Si apre lentamente, quasi pigramente, come il Danubio che scorre tranquillo e solenne. Celeberrimo il tema del primo valzer, una melodia semplice e fluente, in re maggiore, che tornerà nella coda. I valzer contenuti nel Danubio sono cinque, uniti fluidamente l’uno all’altro, e alternano momenti cantabili a episodi più mossi costruiti su frasi concise in un gioco di situazioni in cui si riflettono il maestoso incedere delle acque e la vita sul fiume. In Vita d’artista Strauss utilizzò la stessa tecnica compositiva. Avvio in sordina, quasi un invito alla danza, poi la pagina si anima e cresce dinamicamente fino all’esposizione del primo tema, quindi i valzer con la consueta varietà di temi, ora scorrevoli e dolcemente cantabili ora vivaci e vigorosi. Un peso ancora maggiore acquista l’Introduzione in Vino, donne e canti, che si apre con un “Andante quasi religioso” a celebrare, come suggerisce il titolo, i piaceri pagani: “Chi non ama il vino, le donne e il canto – si legge nel testo della versione per coro maschile e pianoforte – soffre per tutta la vita”.
Un discorso a parte merita il Valzer dell’Imperatore op. 437 del 1888. Attento cronista “musicale” della storia viennese, Johann junior non poteva non dedicare una pagina all’imperatore Francesco Giuseppe in occasione dei festeggiamenti per i quarant’anni di regno. Le prime note del Valzer ritraggono la folla che si raduna per il passaggio del sovrano salutato, dopo un crescendo dinamico, da accordi pieni e cadenzati dell’orchestra. All’ascolto colpisce la mescolanza tra forme diverse: un caso unico nei valzer di Strauss, il lieve _ del valzer scivola spesso nella marcia, scandita, come nella coda finale, dal timbro solenne degli ottoni.
La polka è una danza vivace nata in Boemia intorno al 1830 e in breve diffusasi in tutta Europa. Congeniale alla sua vena creativa, Johann junior ne scrisse moltissime, frequentando i diversi generi allora in voga, la polka lenta alla francese, la polka galopp, vivace e rapidissima, e la polka mazurca. Tra i capolavori nel genere è la Annen polka op. 117 (1852), di estrema raffinatezza, dedicata alla madre che lo aveva sostenuto negli studi musicali malgrado il veto paterno. Quasi demoniaca per la forza che sprigiona, la Furioso polka op. 260 (1861) dimostra l’abilità di Strauss nello scatenare le energie dell’orchestra e trascinare il pubblico alla danza. Perpetuum mobile op. 257 è invece un piacevolissimo scherzo musicale. Scritto per il Carnevale di Vienna del 1861, appare e scompare nel nulla, come una scintilla, attraversato da figurazioni rapidissime che per un attimo illuminano i diversi timbri orchestrali. Descrittivismo, infine, e uso onomatopeico dei timbri per l’ultima polka in programma, Sotto tuoni e fulmini op. 324 del 1868.
Othmar Maga
Direttore d’orchestra
Nato a Brno, in Moravia, Othmar Maga ha studiato violino e direzione d’orchestra a Stoccarda e musicologia a Tubinga, perfezionandosi poi in direzione d’orchestra con Paul van Kempen, Ferdinand Leitner e Sergiu Celibidache. “Generalmusikdirektor” dell’Orchestra Sinfonica della Ruhr fino al 1981, direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica di Odensee, ha assunto la direzione stabile dell’orchestra I Pomeriggi Musicali dal 1987 al 1990. E’ inoltre stato direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica dello KBS (Radio e Televisione Coreana) tra il 1992 e il 1996 e direttore ospite delle più importanti orchestre del mondo, dai Berliner Philharmoniker alla BBC, dall’Orchestra di Santa Cecilia all’Orchestra Nazionale di Francia.