Europa, volti di una tradizione - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 31 dicembre 2020
Ore: 20:00

Concerto “Fuori abbonamento”
Johann Strauss. Lo zar di tutte le gambe
Direttore: Alessandro Bonato
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Biglietteria

Concerto in streaming gratuito.

Note di sala

Programma musicale

Johann Strauss jr

Auf der Jagd
Frühlingstimmen
Tritsch-Tratsch Polka
Wiener Blut
Pizzicato Polka
Elijen a Magyar!
Die Fledermaus (Ouverture)
Annen Polka
Unter Donner und Blitz
An der schönen, blauen Donau

Lo zar di tutte le gambe

«Johann Strauss era a Vienna lo zar di tutte le gambe. […] Era l’ambiente che aveva creato lui, o era lui che aveva creato l’ambiente? Chi lo sa?». Se lo chiedeva, senza pervenire a una risposta, il periodico «Scena illustrata» dopo che, il 6 giugno 1899, una folla imponente aveva accompagnato al Cimitero centrale la salma del “re del Valzer”. Johann Baptist Strauss (figlio per distinguerlo dall’omonimo padre) si era spento a 73 anni al termine d’un secolo, l’Ottocento, cui la sua musica aveva prestato una veste sonora splendida, divenendone un’icona universalmente riconosciuta. Il secolo borghese, le cui «magnifiche sorti e progressive» Leopardi aveva guardato con disincantato scetticismo, rinveniva nella produzione di Strauss, unicamente musica d’intrattenimento (cioè da ballo; solo in un secondo tempo l’operetta, proveniente peraltro da una costola del ballo), la trasfigurazione artistica dell’energia, della vitalità, della visione edonistica e ottimistica dell’esistenza che, superata la rivoluzione del Quarantotto (Strauss aveva debuttato nell’ottobre 1844) si avviava a celebrare i fasti della belle époque, prima che l’altra batosta, ben più traumatica, della Grande Guerra precipitasse l’Austria e l’Europa tutta nel drammatico Secolo breve.

Intanto però, nel trentennio coperto dalla musica in programma (1852-1883), Vienna è in piena espansione. Orfana dal 1827 di Beethoven, rifondata con l’innalzamento attorno alla nuova cintura della Ringstraβe d’una serie di edifici monumentali, ritrova una vita musicale palpitante: nel 1863 Brahms assume la direzione della Singakademie, nel 1866 va in scena Cavalleria leggera di Suppé, nel 1868 Bruckner è nominato docente al Conservatorio, nel 1869 s’inaugura la nuova Opera di Corte. Analogamente a quanto accade nella Parigi di Offenbach la civiltà dell’intrattenimento leggero, voce d’un insopprimibile desiderio di evasione, alimentata nella prima metà del secolo da Johann Strauss padre (autore nel 1848 della celeberrima Marcia di Radetzky) e dal socio Joseph Lanner, conosce uno sviluppo prodigioso. Il fondamento è costituito da poche danze fortunate, due soprattutto, pilastri di quel repertorio e anima del programma del nostro concerto: il valzer, già citato nel 1787 e plausibilmente derivato dal Ländler, e la polka, danza rapida di origine boema, la cui variante ancor più veloce (polka schnell) a Parigi si chiamava galop. Originariamente destinata all’organico essenziale di due violini e chitarra, da suonarsi nelle bettole, con la generazione di Strauss sn. conquistò i saloni delle feste e persino la Corte imperiale.

Fu però Strauss figlio a conferire a quel repertorio la dignità artistica di composizioni sinfoniche degne d’una sala concerto, con ambizioni da musica d’arte, sviluppando l’Introduzione e la Coda, curando invenzione melodica, armonia e orchestrazione, dimostrando un gusto, un astuto dosaggio degli effetti e un sicuro magistero compositivo riconosciutigli dallo stesso Brahms, poco propenso ai complimenti. Onnipresente nel celebrare qualsiasi evento pubblico in mezzo secolo di vita viennese, godette già in vita d’un successo consolidato da tournée internazionali dalla Russia agli Stati Uniti (il 7 maggio 1874 diresse anche qui, al Teatro Dal Verme) che gli valsero il nomignolo di “re del valzer”. Quando nel 1895 l’anziano Verdi ricevette lo spartito del Guntram del giovane e in Italia ancora quasi sconosciuto Richard Strauss, chiese a Ricordi se si trattasse dell’«autore dei Valzer». Delle centinaia di titoli (ben 479 numeri d’opus) pubblicati da Johann Strauss jn., il florilegio odierno offre un campione assai vario. Si alternano le architetture più ampie dei valzer Geschichten aus dem Wienerwald op. 325 (1868), i cui ampi spazi di lirismo incantato omaggiono il padre e Lanner; Wiener Blut op. 354 (1873), dalla cui monumentale, accurata introduzione sorge forse la melodia più bella di questo intero repertorio; An der schonen, blauen Donau op. 314 (1867), sintesi prodigiosa di dolcezza, sensualità ed energia, originariamente con l’apporto del coro, committente il Wiener Männergesang-Verein (“Associazione corale maschile viennese”), e immediatamente salito alla ribalta internazionale nella versione esclusivamente orchestrale presentata quell’anno stesso all’Esposizione universale di Parigi e subito dopo a Londra. Altrettanto interessante è la genesi di Frühlingsstimmen op. 410, la composizione più recente in programma, commissionata come valzer vocale dal soprano Bianca Bianchi che lo presentò con esito trionfale al Theater an der Wien il 1° marzo 1883: pagina che, privata della voce, nulla perde dell’irresistibile impeto dell’invenzione melodica. Trascorrono come un lampo le polke veloci Auf der Jagd op. 373 (1875), brillante e leggera, Eljien a Magyar! op. 332 (1869), il cui sapore ungherese, evidente sin dall’attacco, tradisce la genesi del lavoro, dedicato alla nazione ungherese in vista di concerti organizzati in una nuova grande sala di Budapest, e Unter Donner und Blitz op. 324 (1868), dal passo rapido e dall’eloquio arguto. Meno frenetiche suonano le polke Im Krapfenwald’l op. 336 (1869), caratterizzata dal tocco spiritoso del cucù e da altri richiami ornitologici, Tritsch-Tratsch-Polka op. 214 (1858), dal passo spedito e determinato, Pizzicato-Polka op. 234 (1870), dall’invenzione originalissima e spiritosa, e Annen Polka op. 117, la partitura più antica in programma (1852), miracolo di eleganza e semplicità. Arricchisce il concerto – in cui non manca nemmeno un titolo, la polka française Feuerfest! (1869), di Josef Strauss, il fratello minore con cui il re del valzer operò a lungo in associazione – l’ouverture dell’operetta forse più celebre tra le quindici composte, Die Fledermaus (1874), la cui prorompente vitalità anticipa, tra le altre, due pagine memorabili dell’operetta, uno dei più irresistibili valzer straussiani, coronamento dell’atto II, e un’altra bella melodia alata esposta dall’oboe.

Raffaele Mellace


Alessandro Bonato
Direttore d’Orchestra

Vincitore del terzo premio assoluto alla “Nicolai Malko Competition 2018” (unico italiano selezionato e il più giovane di tutta la competizione), Alessandro Bonato ha già al suo attivo un’esperienza che lo pone tra i principali giovani emergenti dell’attuale panorama musicale italiano. Ha iniziato lo studio del violino all’età di 11 anni; avviato precocissimo alla direzione d’orchestra dal M° Vittorio Bresciani, dal 2013 studia e si perfeziona sotto la guida del M° Pier Carlo Orizio, del M° Donato Renzetti e del M° Umberto Benedetti Michelangeli. Alessandro Bonato ha debuttato ufficialmente come direttore nel 2013, dirigendo l’Orchestra del Conservatorio della sua città. Nel marzo 2016 è stato chiamato a dirigere “Il Flauto Magico” di W.A. Mozart presso la Royal Opera House Muscat in Oman. Ha diretto importanti orchestre tra cui: Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, Royal Oman Symphony Orchestra, gli Strumentisti dell’Orchestra Filarmonica della Scala e l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI. E’ ospite regolare del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. Eventi in campo operistico hanno previsto, nel marzo 2019, la direzione di una produzione de “La Cambiale di Matrimonio” per il Rossini Opera Festival, dove è stato di nuovo invitato a dirigere nell’agosto 2019. Nel maggio 2019 ha diretto anche una produzione de “Il Maestro di Cappella” e “Gianni Schicchi” al Teatro Filarmonico di Verona. Collabora regolarmente con l’orchestra “I Pomeriggi Musicali di Milano” e nel settembre 2019 ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Scala in un concerto open-air.