La Storia della Tromba - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 01 dicembre 2005
Ore: 21:00
sabato 03 dicembre 2005
Ore: 17:00

Giovedì 1 dicembre, ore 21
Sabato 3 dicembre, ore 17

La Storia della Tromba
Direttore e tromba:
Gabriele Cassone
Orchestra:
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Georg Friedrich Händel (1685 –1759)
Suite in Re per tromba e archi
Ouverture
Giga
Minuetto
Marcia I
Marcia II

Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Concerto RV 537 per due trombe, archi e cembalo
Allegro
Largo
Allegro
Solisti Sergio CasesiLuciano Marroncini

Franz Joseph Haydn (1732 – 1809)
Concerto in Mi bemolle maggiore per tromba e orchestra Hob. VIIe:1
Allegro
Andante
Allegro

Giuseppe Verdi (1813 1901)
Adagio per tromba e orchestra
Amilcare Ponchielli (1834 – 1886)
Concerto in Fa maggiore op. 123 per tromba e archi (revisione Cassone)

Jean-Baptiste Arban (1825 – 1889)
Tema e variazioni sul Carnevale di Venezia

Il Concerto:
a curadi Alice Bertolini

La Suite in Re per tromba e archi non fa parte del catalogo ufficiale di Händel. Tuttavia quest’opera viene attribuita al compositore tedesco naturalizzato inglese, se non altro per le evidenti affinità con la più celebre raccolta della Water Music. Il primo movimento è addirittura preso a prestito dalla “musica sull’acqua” ma nel suo complesso la partitura reca l’impronta della scrittura händeliana, fondata sui principi della varietà e dell’equilibrio: si passa dall’incedere maestoso dell’ouverture al brillante virtuosismo della giga, dalla grazia del minuetto alla solennità delle due marce conclusive. “E’ un brano che testimonia lo splendore della tromba naturale durante l’epoca barocca”, spiega Gabriele Cassone, solista e direttore. “L’aggettivo ‘naturale’ – prosegue – si usa per designare lo strumento nella sua versione più antica, ancora priva di pistoni o chiavi. La sua caratteristica principale è la notevole lunghezza del canneggio, che può superare i due metri. Con questa tromba si possono eseguire facilmente soltanto gli ‘armonici naturali’: sono i suoni che si sentono ad esempio negli squilli di fanfara e che non a caso caratterizzano le musiche per tromba del Settecento. Per suonare le altre note, e quindi ottenere una scala completa, è necessaria una grandissima abilità. In ogni caso ciò è possibile soltanto nel registro acuto, chiamato anche Clarino”.

Secondo una prassi molto diffusa nel Settecento Vivaldi, come Händel, utilizza più volte alcuni brani inserendoli con i necessari adattamenti in diversi lavori. E’ il caso anche di questo Concerto per due trombe: il secondo movimento e il finale si ritrovano infatti nel Concerto RV 110 per orchestra d’archi e basso continuo, scritto nella medesima tonalità di Do maggiore. E’ interessante notare come questo sia l’unico concerto del musicista veneziano espressamente composto per due trombe soliste. Ne esiste un altro che però in origine è pensato per due oboi, mentre non se ne conta nemmeno uno per tromba solista. Il dato è singolare se si considera l’ampiezza del corpus vivaldiano: 330 concerti solistici (oltre due terzi dei quali per violino), 45 per due strumenti e orchestra e 34 per tre o più solisti. “E’ vero: nei suoi concerti per strumento solista Vivaldi sembra trascurare la tromba”, commenta Cassone, “ma in compenso ne fa grande uso nelle produzioni operistiche e sacre”. In questo brano il Largo è affidato ai soli archi, mentre nei due movimenti veloci le due trombe soliste danno vita a un dialogo serrato e avvincente. “Sono pagine di un elevato virtuosismo e quest’oggi saranno eseguite con trombe moderne in Si bemolle acuto”.

Il Concerto in Mi bemolle di Haydn del 1796 è una pietra miliare nell’evoluzione tecnica della tromba. Dal modello ‘naturale’ barocco si passa infatti a quello ‘a chiavi’, che ebbe tra i suoi inventori e perfezionatori Anton Weidinger, musicista alla corte di Vienna e amico del compositore. “Questa versione precede la tromba a pistoni – spiega Cassone – ma costituisce già un importante passo in avanti per migliorarne la cromaticità. Le chiavi infatti permettono l’esecuzione di tutti i suoni intermedi tra gli armonici naturali, in particolare nel registro medio-grave”. Le cronache raccontano che quando fu eseguito per la prima volta il brano suscitò grande ammirazione tra il pubblico proprio per le lunghe melodie, a tratti cromatiche, richieste per la prima volta alla tromba nei registri inferiori. Mettendo a frutto i progressi della tecnica Haydn crea dunque un nuovo modo di scrivere per questo strumento: un fraseggio inedito, di grande suggestione, utilizzato in particolare nell’Andante. I ben noti squilli di fanfara sono invece evocati nel Rondò dell’Allegro finale, che conclude il concerto con una sorta di omaggio al virtuosismo luccicante della tradizione barocca.

L’Adagio per tromba e orchestradi Giuseppe Verdi è una scoperta recente. La partitura è sfuggita miracolosamente alla distruzione, ad opera dello stesso compositore, di tutta la produzione giovanile. Si tratta di un brano di dimensioni ridotte, databile tra il 1836 e il 1839. Ha una andamento cantabile che fa pensare a una possibile introduzione di un lavoro più ampio, ma potrebbe trattarsi semplicemente di un, riuscitissimo, esercizio di stile. L’organico prevede, oltre alla tromba solista in Re grave “a macchina” (lunga quanto le antiche trombe naturali), due flauti, due clarinetti, un fagotto e una piccola orchestra d’archi. “E’ una partitura di grande interesse – dice Cassone – perché nell’Ottocento i brani solistici per tromba sono numerosi, ma sono quasi sempre opera di autori minori, spesso trombettisti, mentre i compositori più celebri non ci hanno lasciato molto”. Tra le rare pagine strumentali del compositore di Busseto questa merita una menzione speciale anche perché illustra una volta di più quanto la grandezza del Verdi operista derivi, oltre che dal genio vocale e drammaturgico, dall’estrema raffinatezza della scrittura strumentale.

Oltre che a Giuseppe Verdi, i trombettisti sono debitori a un altro compositore celebre soprattutto come operista: Amilcare Ponchielli. Composto nel 1866, dieci anni prima della Gioconda, il suo Concerto in Fa maggiore op. 123 è uno dei brani più frequentati del repertorio per tromba solista. Dalla partitura originale per banda Gabriele Cassone ha tratto questa versione per orchestra che grazie all’aggiunta degli archi arricchisce e allo stesso tempo stempera la tavolozza timbrica. Resta invariata la forma che prevede un unico movimento in cui vengono giustapposte diverse sezioni: introduzione, adagio, tema con variazioni e coda finale. La parte del solista si distingue per l’elevato virtuosismo, che documenta la rapida evoluzione tecnica dello strumento fin dal primo decennio dell’Ottocento. “A partire dal 1815 – ricorda Cassone – erano stati introdotti i pistoni e via via si aggiunsero vari sistemi sempre più efficaci, che permettevano grande agilità in tutti i passaggi cromatici: da quel momento per i trombettisti, ma anche per i compositori, si è aperto un immenso territorio di risorse espressive tutte da esplorare”.

Il lionese Jean-Baptiste Arban è uno dei protagonisti della storia della tromba. Concertista, didatta e direttore d’orchestra, nel 1883 brevettò una cornetta in Do a 3 pistoni che grazie a uno speciale meccanismo poteva suonare con maggiore efficacia in ogni tonalità. Per questo strumento scrisse anche un importante Metodo, usato ancora oggi nei conservatori di tutto il mondo. “La cornetta era uno strumento ispirato al corno da postiglione – spiega Cassone – e per la sua facilità di esecuzione, dovuta anche alla scelta di usare canneggi molto corti, a un certo punto sembrò prevalere sulla tromba. Non fu così: per quanto meno agile e versatile, la tromba era considerata più nobile e ha sempre avuto una sonorità più ricca”. Tra i meriti didattici di Arban si annovera l’invenzione dell’articolazione chiamata del “triplo staccato” che permette di eseguire scale velocissime e ribattuti. “Questa tecnica viene adottata anche in alcuni passaggi particolarmente difficili del Tema e Variazioni sul Carnevale di Venezia, un brano che costituisce un vero banco di prova per il solista”. Di là dall’aspetto virtuosistico il fascino di questo lavoro risiede in larga parte nella vena popolareggiante che lo percorre. Merito soprattutto del tema scelto: il celebre canto dei gondolieri che aveva già sedotto Paganini.

Gabriele Cassone
Si è diplomato in tromba con il Maestro Mario Catena e in composizione con il Maestro Luciano Chailly. Concertista riconosciuto in tutto il mondo, è apprezzato  sia nell’interpretazione  della musica su strumenti d’epoca sia nell’esecuzione del repertorio contemporaneo. Luciano Berio lo ha scelto per eseguire suoi brani con tromba solista: Sequenza X per tromba sola e, in prima assoluta, Kol-Od, sotto la direzione di Pierre Boulez con l’Ensemble Intercontemporain. Successivamente ha suonato in scena con il trombonista C. Lindberg, nell’opera di Berio Cronaca del Luogo, commissionata dal Festival di Salisburgo.

Famosi direttori lo hanno chiamato per eseguire I brani più virtuosistici del repertorio solistico: Sir John Eliot Gardiner lo ha nominato tromba principale degli English Baroque Soloists per l’esecuzione dell’integrale delle Cantate di J.S.Bach e per il Secondo Concerto Brandeburghese. Ton Koopman, direttore dell’Amsterdam Baroque Orchestra , lo ha voluto per registrare la Cantata BWV 51 di J.S.Bach. Collabora stabilmente con il Giardino Armonico, l’Accademia Bizantina, Concerto Italiano di Rinaldo Alessandrini, Collegium Vocale Gent diretto da P. Herreweghe. Sempre nell’ambito della musica barocca, ha fondato insieme ad Antonio Frigé (con il quale suona anche in duo) l’Ensemble Pian & Forte. Con questo ensemble svolge una intensa attività discografica e concertistica. Si è esibito come solista nei maggiori teatri del mondo: Concertgebouw di Amsterdam, Cité de la Musique di Parigi, Scala di Milano, Mozarteum di Salisburgo, Carnegie Hall di New York, Queen Elizabeth Hall a Londra e Wiener Konzerthaus. Ha pubblicato più di 20 Cd con brani dal repertorio barocco fino alcontemporaneo. E’ docente presso il Conservatorio di Novara e tiene corsi annuali di alta specializzazione al Conservatorio di Losanna e presso l’Accademia di Santa Cecilia a Roma nonché seminari negli Stati Uniti d’America e in tutta Europa. E’ sovente nominato membro di giurie nei più prestigiosi concorsi internazionali. E’ autore del libro“La tromba Zecchini Editore.

Il Cast

Direttore: Gabriele Cassone