Le domeniche dei Pomeriggi - III Edizione - 2018 - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
domenica 04 febbraio 2018
Ore: 11:00

Sax & Music
Direttore e sassofono: Federico Mondelci
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Biglietteria

In vendita dal 24 novembre 2017

Biglietti (Settore unico, posto numerato)
Intero € 15,00 + prevendita
Ridotto* € 12,00 + prevendita
Ridotto speciale** € 10,00 + prevendita

In vendita dal 24 novembre 2017 al 21 gennaio 2018

Abbonamento a 6 matinée (Settore unico, posto numerato)
Intero € 72,00 + prevendita
Ridotto* € 57,60 + prevendita
Ridotto speciale** € 48,00 + prevendita

*Prezzo riservato a giovani fino a 26 anni e adulti over 60
**Abbonati 73a Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali

Il Cast

Sax & Music
Direttore e sassofono: Federico Mondelci
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

Gianni Iorio 

Sagra d’estate

Astor Piazzolla 

Oblivion 

Meditango

(Arrangiamento: Federico Mondelci)

Ennio Morricone 

Sean Sean 

My Heart and I

(arrangiamento: Roberto Molinelli)

 

Michael Nyman 

Suite (musica da film)

  Candelfire da “The Diary of Anne Frank”    

  The Heart Asks Pleasure First da “The Piano”

  Here to There da “The Piano”

  Chasing Sheep is Best Left to Shepherds  da “Draughtsman’s Contract”

  (orchestrazione: Michele Paolino)

 

 Pedro Iturralde 

Pequeña Czarda  (orchestrazione: Roberto Granata)                                                                              

Giacomo Puccini 

Fantasia su “Tosca”  (arrangiamento: Ito Yasuhide)

di Andrea Cavuoto


Il programma che Federico Mondelci ci propone è insieme l’occasione per godere di musica coinvolgente ed appagante ma anche per riflettere sulla natura stessa dello scrivere musica ai nostri tempi. La maggior parte dei brani che ascolteremo, infatti, proviene dalla produzione di artisti che, pur partendo da premesse “colte”, hanno conosciuto o vivono tuttora la propria fama in ambiti musicali niente affatto polverosi o imparruccati.

Ne è subito un esempio Gianni Iorio, foggiano di classe 1972, pianista raffinato che a trent’anni incontra il bandoneon e con esso accede creativamente e strumentalmente ad un repertorio che da etnico diventa internazionale. Se è vero che il meticciato è geneticamente più forte, Iorio ne è una testimonianza: Sud America e Puglia si incontrano, si raccontano le loro storie, si corteggiano e Sagra d’estate vede la luce all’interno di un album, “Nocturno” (2016), dai sapori decisi e struggenti al tempo stesso. Il brano, racconta Mondelci, nasce come un progetto per bandoneon, sax e orchestra e la versione oggi proposta vede come unico solista lo strumento a fiato. Si tratta di un pezzo estratto da una Suite di musiche, dal titolo “Reminiscenze” e proprio con un riaffiorare di ricordi abbiamo a che fare, nessuno stile si impone sugli altri ma da un livello profondo della nostra memoria musicale emergono ritmi sudamericani ed armonie europee, il tutto abilmente amalgamato da un senso della melodia tutto mediterraneo, vero DNA che ci accomuna al compositore.

Qualche chilometro a sud di Foggia troviamo Trani, nel barese, e da lì emigrarono i nonni di Astor Piazzolla verso l’Argentina, e con lui il meticciato si complica ulteriormente. Piazzolla ha origini italiane, nasce in Argentina a Mar del Plata nel 1921, cresce tra il Village e Little Italy in Manhattan, studia a Parigi con Nadia Boulanger, all’epoca un’autorità o forse “l’autorità” musicale per ogni extraeuropeo, ed inevitabilmente Astor si trova al centro di una miscela culturale dalla quale può nascere solo del nuovo. È il suo tango, non è solo quello della tradizione, non è quello di Gardel della prima metà del Novecento, non è la composizione colta mimata in Europa, non è neanche una rilettura jazz ma è “solo” tutto questo insieme, mixato finemente ma reso stile grazie all’autorità del compositore. I brani che ci propone Mondelci sono però i meno jazzy e ritmicamente complessi nello sterminato repertorio di Piazzolla. È la melodia a farla da padrone in Oblivion, un brano del 1982, molto noto per essere stato selezionato dal regista Marco Bellocchio per il suo film Enrico IV. Le note del sax sono tenute, lunghe, sono suono che si fa timbro ed espressione per la sua stessa natura impalpabile fino a diventare concrete e piene di significati, una dimensione sonora che invece viene raggiunta solo nella parte finale di Meditango, un brano del 1975, secondo numero della “Suite Troileana”. Qui la partenza è quasi bartokiana per vis ritmica, le premesse sono gravide di energia ma l’ingresso del solista lentamente feconda il ritmo di spirito melodico fino ad una conclusione pacata ma malinconica, che assorbe la vitalità iniziale trasformandola in densità espressiva.

Ennio Morricone e Michael Nyman, protagonisti dei brani che seguono, pur stilisticamente non accostabili, sono invece due compositori affini per formazione e per il successo planetario della loro musica. Anche in questo caso la formazione è tutta accademica. Morricone studia in Conservatorio a Roma ed i suoi strumenti compositivi vengono dalla scuola del grande Goffredo Petrassi. L’incontro con il cinema avviene abbastanza presto. Sergio Leone era stato un suo compagno di scuola alle elementari e, da regista di razza qual divenne sin da giovane, intuì che la capacità di sintesi e la sensibilità di Morricone sarebbero state il cocktail ideale per corredare di musica i propri film. Un binomio, questo, che troverà un riconoscimento definitivo nell’Oscar alla Carriera che Morricone otterrà nel 2007. Qualcosa di simile informa la biografia di Nyman: studi al King’s College e alla Royal Academy of Music di Londra, un grande lavoro di raffinamento dei propri utensili creativi ed il partenariato di successo con il regista Greenaway. Ulteriore punto in comune tra i due compositori l’aver sempre continuato, a dispetto della fama e del successo commerciale, a coltivare un proprio ambito creativo “assoluto”, indipendente dal cinema o dalla scena teatrale, una sorta di distillato che rappresenta la vera anima dell’artista in una situazione di libertà espressiva totale.

Di Morricone Mondelci ci propone Sean Sean, un brano del 1971 molto noto per essere stato inserito nel film “Giù la testa” di Sergio Leone, e My Heart and I, tema noto a qualunque italiano perché perfettamente ideato in favore dello sceneggiato “La piovra 5 – Il cuore del problema”, 5 puntate che tennero mezza Italia davanti al piccolo schermo, questo anche grazie a queste musiche e alla voce di Amii Stewart.

Con Michael Nyman il discorso si fa più ampio. Innanzitutto il rapporto con Mondelci diventa personale perché quest’ultimo, in veste di direttore, ha diretto il pianista Nyman in “Musique à grande vitesse”, un progetto per la Michael Nyman Band ed orchestra ideato per l’inaugurazione della linea ferroviaria TGV Paris – Lille. Nyman, ancor più che Morricone, ha coltivato un suo lato creativo indipendentemente dallo schermo, anche se la popolarità che esso può conferire sarà sempre ineguagliabile.

Dalla sua produzione Mondelci ha scelto brani molto raffinati. Si comincia con Candelfire, un melanconico brano del 1995 scritto per il cartone animato “Anne no nikki” (“Il diario di Anna Frank”), per proseguire con due pezzi dal film “Lezioni di piano” (1993) di Jane Campion. Il primo è il tema principale, The Heart Asks Pleasure First, mentre il secondo (Here to There) è un vero ed originale solo di sassofono anche nel film, un breve brano ritmato dal sapore popolare e dalla melodia che si incide nella memoria in maniera indelebile, proprio come solo i grandi compositori sanno fare. Conclude questa Suite cinematografica il divertente Chasing Sheep is Best Left to Shepherds, tratto dal film “Draughtsman’s contract” (it. “I misteri del giardino di Compton House”) di Greenaway del 1982. 

Pedro Iturralde è un compositore e sassofonista spagnolo, nato in Navarra nel 1929. Un vero eclettico, anche se meno noto al grande pubblico ma personalità autorevole nel mondo del suo strumento, Iturralde scrive a 20 anni questa Pequeña Czarda, un brano brillante e virtuosistico che ben si presta ad una drammatizzazione scenica. Egli è ancora giovane, conosce già il successo grazie alle sue apparizioni solistiche (anche con Celibidache!) ma la sua personalissima fusione tra le atmosfere ed i ritmi del flamenco ed il linguaggio del jazz sono ancora di là da venire. 

Il sassofono torna alla sua dimensione originale di strumento classico con la Fantasia dalla “Tosca” di Puccini. È un brano che riassume il materiale degli ultimi episodi dell’opera e, in particolare con “Lucevan le stelle”, mostra quanto il sassofono possa ambire ad un’espressione che della voce manca solo delle parole.

Un viaggio, insomma, dalle diverse sfaccettature, che ci mostra uno strumento versatile, di immediata comunicazione, e che ha il potere di conferire a qualunque materiale musicale un’autorevolezza ed una capacità di seduzione non indifferenti.