Le date
Ritratto d’Autore: Franz Schubert
Franz Schubert
Ottetto in Fa Maggiore per fiati e archi, op. 166, D. 803
Ensemble I Pomeriggi Musicali
Biglietteria
Biglietti:
(Settore unico, posto numerato)
Intero € 10,00 + prevendita
Ridotto speciale* € 8,00 + prevendita
Abbonamento a 7 matinée
(Settore unico, posto numerato)
Intero € 59,50 + prevendita
Ridotto speciale* € 47,60 + prevendita
Promozione valida dal 15 novembre al 22 dicembre 2018
Abbonamento speciale Regalo di Natale
€ 40,60 + prevendita
* Abbonati 74 ͣ Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali
Il Cast
Ritratto d’Autore: Franz Schubert
Clarinetto: Marco Giani
Fagotto: Lorenzo Lumachi
Corno: Alessandro Mauri
Violini: Fatlinda Thaci, Andrea Del Moro
Viola: Lizabeta Soppi
Violoncello: Alexander Zyumbrovskiy
Contrabbasso: Paolo Speziale
Note di sala
Franz Schubert
Ottetto in Fa Maggiore per fiati e archi, op. 166, D. 803
Adagio
Adagio
Allegro vivace e Trio
Tema e variazioni. Andante
Minuetto: Allegretto e Trio
Andante molto. Allegro
Senza dubbio Vienna è stata la capitale della musica da camera dall’inizio dell’800 e, grazie al crescente fermento culturale ed un’incessante richiesta di novità, oggi godiamo di un corpus di opere della più alta fattura.
Franz Schubert (1797 – 1828), protagonista della musica viennese sin da adolescente, è stato un prezioso contributore in quest’area artistica, raccogliendo il testimone da un Beethoven ancora attivo e conducendo la musica da camera a vette che aprono le porte alla produzione romantica tanto per i piccoli ensemble quanto per la compagine sinfonica. Il rapporto con il complesso mondo di Beethoven è oggi chiaro ed ampiamente accettato, ma questo passaggio di consegne si era evidenziato sin da allora.
Il conte Ferdinand Troyer, intendente dell’arciduca Rodolfo (quest’ultimo personaggio focale nella biografia beethoveniana) è un clarinettista di un certo pregio. L’attività di Hausmusik (concerti pensati per l’esecuzione da salotto) è frequente a Vienna, e le serate di Troyer sono preziose poiché ha modo di avvalersi di importanti strumentisti, segnatamente il violinista Schuppanzigh ed il violoncellista Linke. La musica di Beethoven la fa da padrone ma il giovane Schubert comincia a godere di singolare fama. L’idea è quella di commissionargli un brano da creare sul calco di un brano del tedesco che aveva incontrato un notevole favore presso il pubblico, un Settimino misto di archi e fiati. Schubert accetta l’incarico, aggiunge un secondo violino all’organico e nel breve volgere del tempo compone la partitura dell’Ottetto. Un solo mese di lavoro, nel febbraio 1824. La forma in sei movimenti è mutuata da Beethoven, l’idea di fondo è quella di una successione di movimenti in ritmo ternario e binario, il materiale musicale è già pienamente quello Schubert che sa distillare sapienza melodica all’interno di forme di ogni dimensione, dal Lied alla grande Sinfonia. Difficile definire cameristico questo Ottetto, il respiro è ampio ma la filigrana delle linee melodiche è quella propria della musica per pochissimi strumenti. Con Schubert è sempre così: siamo noi a dover decidere se dalla sua musica vogliamo diletto o grandi verità. Troveremo sempre entrambi, magnificamente intrecciati.
Andrea Cavuoto