Le date
Note
Sette Matinée al Teatro Dal Verme
Dal 21 febbraio al 29 maggio 2016
Direttore artistico Maurizio Salerno
La stagione dei Pomeriggi Musicali si arricchisce quest’anno di un nuovo ciclo di sette concerti (o matinée) domenicali. A partire dal 21 febbraio le prime parti dell’Orchestra, insieme a noti solisti e direttori, si avvicenderanno in una ricca e variegata alternanza di compagini cameristiche. La rassegna, pensata con un occhio di riguardo per i più giovani così come per i nostri ascoltatori più affezionati, è un’occasione per approfondire e conoscere meglio il repertorio dei grandi maestri – già esplorato all’interno della stagione sinfonica – in una dimensione diversa, più raccolta ma anche maggiormente vicina alle sorgenti del far musica insieme, sorgenti che si dilatano nel rigoglio e nella grandezza del sinfonismo. Un’occasione per conoscere meglio l’Orchestra nelle sue peculiarità individuali, nel fine virtuosismo dei singoli componenti, nel loro sapiente dialogare e fraseggiare, per meglio apprezzare, nel contatto ravvicinato della musica che si esegue “guardandosi negli occhi”, la radice più intima e autentica della sonorità orchestrale.
Maurizio Salerno
Direttore e pianoforte Ramin Bahrami
Orchestra di Archi dei Pomeriggi Musicali
Bach Aria dalla Suite n. 3 in Re maggiore BWV 1068
Bach Concerto per pianoforte e orchestra in La Maggiore BWV 1055
Bach Concerto per pianoforte e orchestra in re minore BWV 1052
Bach Contrapunctus I, V e IX da L’Arte della fuga BWV 1080
Biglietteria
Biglietti
(Settore unico, posto numerato)
Intero €. 15,00 + preventita
Ridotto* €. 12,00 + prevendita
Ridotto speciale Abbonati 71a Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali €. 10,00 + prevendita
Abbonamento a sette matinée
(Settore unico, posto numerato. In vendita dal 3 novembre 2015 al 9 febbraio 2016)
Interi €. 84,00 + prevendita
Ridotto* €. 67,20 + prevendita
Ridotto speciale Abbonati 71a Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali €. 56,00 + prevendita
Ridotto* (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)
Il Cast
Direttore e pianoforte Ramin Bahrami
Orchestra di Archi dei Pomeriggi Musicali
Note di sala
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Aria dalla Suite n. 3 in Re maggiore BWV 1068
Concerto IV per pianoforte e archi in La maggiore BWV 1055
I. Allegro
II. Larghetto
III. Allegro ma non tanto
Concerto I per pianoforte e archi in re minore
BWV 1052
I. Allegro
II. Adagio
III. Allegro
Contrapunctus I, V e IX da L’Arte della fuga (versione per Orchestra d’Archi) BWV 1080
Note a margine di Renato Meucci
«Forse non tutti i compositori credono in Dio, ma tutti credono in Bach» così Mauricio Kagel, uno degli artisti più irriverenti della musica del secondo Novecento. E se innumerevoli sono i compositori che si sono rifatti alla musica di Bach, e mai qualcuno ha potuto metterne in dubbio l’eccelso magistero, lo stesso motto potrebbe valere anche per una nutrita schiera di interpreti (tanto più nell’epoca del revival della musica antica). Uno fra tutti, però, potrebbe essere considerato il paladino di questa falange, Ramin Bahrami, il pianista che ha fatto di Bach il suo idolo unico e incontrastato, e che rigorosamente si attiene a programmi composti
interamente di sue musiche.
Il pianista iraniano, che per chi non lo sapesse ha studiato a Milano dopo una penosa vicenda personale che lo ha visto profugo con la sua famiglia dopo la caduta dello scià Pahlavi (il padre è restato sino alla fine nelle carceri iraniane), è uno di quei rari talenti che riescono a imporsi sulla scena con un carisma unico e irripetibile, anche quando la loro abilità tecnica è tutt’altro che indiscussa. Di lui si è detto di tutto e io non aggiungo giudizi, lasciandoli al pubblico che di solito è perfettamente in grado di riconoscere
le doti di un interprete, che non sempre appunto sono solo tecniche. Resta che l’esecutore della musica di un solo compositore rappresenta un caso (anche psicologico) piuttosto raro, da approfondire. Il programma odierno si apre con la celeberrima “Aria” tratta dalla Ouverture n. 3 per orchestra in Re maggiore, brano adattato, come è noto, a ogni sorta di organico strumentale e persino vocale. Seguono due degli otto concerti bachiani per clavicembalo e orchestra (entrambi in tre movimenti) e infine di nuovo solo l’orchestra con tre brani dell’Arte della fuga, il capolavoro lasciato incompiuto da Bach, di cui abbiamo già ascoltato alcuni esempi nel concerto in Stagione diretto da Enrico Bronzi. In questo caso si tratta dei numeri I, V, IX, tre perle della concettualità e del costruttivismo di cui quest’opera costituisce, come fu detto in quella circostanza, una delle vette somme e irripetibili. Se poi ci si chiede come si faccia a riconoscere le vette artistiche, provo a rispondere con la seguente domanda: ciò che sorprende di più nell’ascolto di uno dei tre brani dell’Arte della fuga è il fatto che le voci procedano in maniera sempre nuova e originale? Il fatto che questa musica non sia scritta per un organico preciso, ma sia comunque adatta alle più diverse soluzioni esecutive? Il fatto che lo stesso tema possa assumere connotati diversi con modifiche talvolta appena percepibili della sua configurazione di base? Beh, diciamo che già la risposta positiva a una di queste domande sarebbe sufficiente per garantire l’altezza di cui parlavamo.