L'eredità di una ingiustizia - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Piccola
giovedì 07 novembre 2019
Ore: 20:30

Note

Per informazioni riguardanti catena musicale:

catenamusicale@gmail.com

Tel 3382897328

Conferenza in occasione del 50° della morte “accidentale” di Giuseppe Pinelli e della strage di Piazza Fontana.

Intervengono Salvatore Natoli, Benedetta Tobagi, Francesco M. Biscione, Nicola Del Corno, Paolo Finzi, Valeria Palumbo. Alessandro Castelli, Primo trombone dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, suonerà la Sequenza V di Luciano Berio. 

Biglietteria

Ingresso libero 

fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Il Cast

Intervengono:

Salvatore Natoli, Benedetta Tobagi,

Francesco M. Biscione, Nicola Del Corno,

Paolo Finzi, Valeria Palumbo.

Alessandro Castelli, trombone solo.

Note di sala

1969-2019

Nel Cinquantesimo dalla morte di Pinelli

e dalla Strage di Piazza Fontana

La strage di Stato di Piazza Fontana e la morte di Giuseppe Pinelli sono e resteranno per sempre una ferita per la città di Milano, per l’Italia e l’Europa. Una ferita scavata sul volto della nostra storia, un trauma della nostra democrazia, da questo condizionata nello sviluppo e nel suo pieno compimento fino ai nostri giorni. Da un incubo può nascere un sogno. Se rendiamo quella ferita un solco potremo seminarvi un nuovo tempo e una nuova politica.

Una poetica della politica che doni ai più la capacità di tornare a sognare un mondo migliore, più giusto ed equo e che permetta di ricordare i giorni di dicembre del ’69 affinché con la poesia si possa urlare la nostra indisponibilità affinché quei tempi, seppur diversamente, si ripetano.

 

Premessa:

Pinelli come ultima vittima della strage, ma non solo. Le vittime della banca come innocenti sacrificati, ma non solo.

La città, il Paese e l’intera nostra società messa a dura prova da un’esplosione che innescò altre bombe con la strategia della tensione, e la strategia della menzogna. Ma non solo.

Gli interventi cercheranno di indagare il senso di quegli eventi. Il significato profondo lasciato nel fondale della nostra anima, individuale, sociale e civile; per poi comprendere cosa i prossimi cinquant’anni possono offrirci.

Se ancora lo Stato potrà far male ai propri cittadini e come gli individui, le comunità e i gruppi reagirebbero nel caso, che occasioni possiamo cogliere o che rischi corriamo alla luce di come le persone, i gruppi e le istituzioni hanno operato o non operato dal ’69 a oggi.

Si vuole riflettere cercando di portare più in là il livello di comprensione dei fatti spostando il limite oltre l’orizzonte storico-politico, assolutamente necessario ma che vogliamo intendere come punto di partenza.

Si vuole comprendere se la ferita lasciata nella società, specie milanese e italiana ma anche europea, del 12 dicembre e della defenestrazione di Pino Pinelli, sanguina ancora o se vi è una possibilità di conciliarsi, filosoficamente, con quella memoria, se il “lutto” è terminato per quei fatti o se invece ancora punge sotto la pelle e se così come e perché.

Se il depistaggio organizzato, ad esempio, o il processo infinito e “impossibile”, con la conseguente mai arrivata confessione-contrizione istituzionale, e accertamento delle responsabilità totale e su tutti gli aspetti che vanno dal 12 al 16 dicembre del ’69, rendono impossibile una cauterizzazione del trauma. Se cioè, in profondità, nel nostro sentire più autentico e non mediato, vi è la possibilità di riconciliare noi stessi, con quella storia; riconciliazione etimologicamente intesa, chiamare a sé di nuovo, portare a proprio vantaggio, dalla propria parte, operazione della memoria e della coscienza, atto di volontà consapevole che può prevedere un percorso da compiere, riconciliare per portare alla pace. Fra sé e con gli altri, perché concilio è anche vincolo, ed è certo che siamo vincolati ai giorni del ’69. E saremo in “Catena” musicale il 14 dicembre.

O se tutto questo è semplicemente impossibile. O se dovremo aspettare ancora. O se ancora non è pensabile un superare, filosoficamente, il lutto, lutto da lugere – piangere – per quei fatti. Stiamo ancora piangendo o c’è altro? Vi è stata una rimozione forse? E come agisce questa sulla coscienza collettiva?

Inoltre si vogliono valutare gli effetti di queste considerazioni per il futuro e se, a prescindere dall’orientamento politico, anarchico, progressista, conservatore, è possibile dichiarare una volta per tutte la verità sull’accaduto, la nostra verità di esseri umani, ben oltre la verità processuale o la verità di parte politica o istituzionale, oltre la ricostruzione giornalistica o storica, la verità cioè di ciò che siamo noi oggi grazie, e nostro malgrado, ai giorni di quel triste dicembre. Se quindi è possibile accettare una verità di tutti come dato da cui imbastire una serie di riflessioni fondamentali e tali da arrivare ad una consapevolezza maggiore sulla civiltà politica e sulla stessa esistenza, che quindi ponga lo scontro politico o le scelte politiche in un ambito di contezza certa dell’insopprimibile dignità umana, della giustizia e del rispetto del diritto.

Se quindi sarà possibile o meno, per i prossimi anni, con il sicuro e obbligatorio lavoro di memoria, potersi aspettare un conflitto politico giusto, basato sulle idee e sul rispetto di queste e non ancora su un passato che non passi, riesumando atteggiamenti razzisti, fascisti, ponendo l’ignoranza a fondamento di una pseudo ideologia brutale e velenosa.  Infine dobbiamo capire se all’interno del naturale conflitto politico si possa scorgere un condiviso e giusto opporsi ad ogni barbarie, ad ogni limitazione della libertà e ad ogni obliterazione del diritto umano, unico fondamento di ogni possibile idea politica e civile.

In programma:

Prima Parte

Lectio del Prof Salvatore Natoli    

durata prevista: 40 minuti

Il Prof. Natoli, grande filosofo di fama internazionale, affronterà i temi esposti nella premessa in un intervento di circa quarantacinque minuti. Riconciliazione. Giustizia. Verità. Violenza. Pace.

Intermezzo musicale   

durata prevista: 8 minuti

Il Primo trombone dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Alessandro Castelli, suonerà la Sequenza V di Luciano Berio. La sequenza V è caratterizzata da una azione scenica. Il trombonista, in abiti da clochard o da clown sperso, un particolare Vladimir beckettiano, suona fra il pubblico della sala. Camminando traballante, malposto sui propri passi, si interrompe più volte all’improvviso, come di scatto. Fissando di volta in volta gli occhi di qualcuno del pubblico domanderà tristemente: “Why?”

Perchè? È proprio la domanda che ancora oggi ci poniamo guardando ai fatti del ’69.

Seconda Parte

Dibattito storico-politico    

durata prevista: 90 minuti

I relatori Benedetta Tobagi, Francesco M. Biscione, Nicola Del Corno, Paolo Finzi, partendo dalle loro esperienze personali e dai frutti delle loro indagini storiografiche racconteranno le verità legate alla strage e a Pinelli, i fatti, i processi, i depistaggi e soprattutto il contesto internazionale in cui tutto ebbe inizio.