Le date
Note
I Piccoli Pomeriggi Musicali sostengono Apeiron Associazione di volontariato Onlus.
Grazie anche ai fondi raccolti durante i concerti si potrà avviare il progetto “Hamro Ghaar” che in nepalese significa “la nostra casa’”, che ha come obbiettivo migliorare le condizioni di vita di 30 famiglie appartenenti alla comunità di spaccapietre insediati sulle rive del fiume Agrakhola nel Distretto di Dhading, in Nepal.
Il progetto, inserendosi in seno ad un intervento olistico avviato da Apeiron dal 2009 e volto a facilitare l’affrancamento dalla situazione di moderna schiavitù nella quale vivono le famiglie di spaccapietre, intende fornire ai più poveri e vulnerabili tra loro un’abitazione dignitosa che sostituisca la capanna in rami e plastica in cui vivono ora.
Per informazioni sull’iniziativa visita il sito Apeiron
I Pomeriggi Musicali in collaborazione con Sconfinarte e Milano Teatro Scuola Paolo Grassi e con il sostegno di Fondazione Cariplo presentano:
I PICCOLI POMERIGGI MUSICALI TI SUONO UNA FIABA STAGIONE 2014/2015
Sette concerti dal 26 ottobre 2014 al 26 aprile 2015
Inizia una nuova stagione per l’orchestra più amata dai bambini, I Piccoli Pomeriggi Musicali! Dopo l’enorme successo riscosso dalla stagione scorsa, che ha visto la collaborazione con Milano Teatro – Scuola Paolo Grassi e il sostegno di Fondazione Cariplo, per la realizzazione di un cartellone in equilibrio tra teatro e musica, anche per il 2014/2015, ogni concerto racconterà una fiaba della grande tradizione, appositamente adattata per orchestra e voce recitante. A curare il progetto sono riconfermati il regista Manuel Renga, per quello che riguarda la parte di drammaturgia e spettacolo, e, naturalmente, il M° Daniele Parziani, da sempre direttore stabile de I Piccoli Pomeriggi, per la parte musicale.
L’ottava stagione de I Piccoli Pomeriggi vedrà i nostri giovani musicisti impegnati ancora una volta con degli attori professionisti, nella continuazione del progetto molto gradito dal nostro pubblico Ti suono una fiaba. La musica si intreccerà, alternerà e accompagnerà dei racconti che saranno tutti legati da un tema che ci unisce all’Expo e alla stagione de I Pomeriggi, fratelli maggiori della nostra orchestra giovanile: la natura. Daniele Parziani
Da Hans Christian Andersen alle favole tradizionali e popolari, per sette domeniche, alle ormai consuete ore 11:00, i racconti saranno accompagnati e impreziositi da evocativi brani di musica classica e pop, scelti secondo la linea interpretativa dello spettacolo.
Mettere in scena una fiaba è sempre un’esperienza meravigliosa, che permette di tornare ad uno dei giochi più amati dai bambini: “facciamo che tu sei…”. Proprio in questa direzione abbiamo pensato di lavorare, scegliere le fiabe, decidere insieme agli attori quali personaggi fare apparire, quali fare parlare, decidere insieme in che modo essi possano interagire con i bambini e le famiglie che sono in platea, “fare che noi siamo” principi, streghe e re. Manuel Renga
I protagonisti saranno i nostri piccoli professori d’orchestra, i giovani attori provenienti dalla Scuola Paolo Grassi, gli amici che ogni domenica verranno invitati a partecipare ai concerti e, sicuramente, il pubblico, che sarà trasportato in un mondo fatto di sogno, gioia e fantasia!
Grandi e piccoli, Il brutto anatroccolo
Di Hans Christian Andersen
Musiche di Brooks, Čajkovskij, Saint-Saëns, Perry
Biglietteria
ABBONAMENTO A 7 CONCERTI
Adulti € 40.60 (+ prevendita)
Bambini € 24.50 (+ prevendita)
BIGLIETTI
Adulti € 7,00 (+ prevendita)
Bambini € 5,00 (+ prevendita)
Il Cast
Regia: Manuel Renga
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali
Direttore: Daniele Parziani
Attore: Mattia Pozzi
Note di sala
IL BRUTTO ANATROCCOLO
Adattamento di Manuel Renga
SIGLA: Il coro dei giurati di Giovanni Dario Manzini
Buongiorno a tutti! Mi presento, sono Hans Christian Andersen, e sono uno scrittore. Sono nato il 2 aprile 1805 in Danimarca. Ho scritto soprattutto fiabe. Benvenuti nella mia casa! Sono molto felice di avervi come ospiti oggi… Non capita spesso di avere, ad occhio e croce 1000 amici qui a farmi visita. E quanti bambini! Buongiorno bambini! Come state? Bene!
Dicevo, non capita spesso, anzi a dire il vero non capita mai.
Diciamo che non ho molti amici. Come vedete non sono bellissimo e quindi le ragazze non fanno a gara per me, sono molto timido, ho quasi timore a parlare con la gente e per questo sono spesso solo. Mi rifugio nei miei libri.
Oggi voglio scrivere insieme a voi una fiaba. Una fiaba che parli della bellezza che c’è in ognuno. Di quanto sia bello avere amici. Mi aiuterete? E lei maestro mi aiuterà?
Benissimo. Il titolo è … è… Il brutto anatroccolo. Inizia così.
Musica in sottofondo: Passepied di Leopold Mozart
Ci si avvicinava alla stagione del raccolto. Le vecchie signore facevano bambole verdi con le foglie di frumento. I vecchi invece riparavano le coperture dei tetti. Le ragazze ricamavano fiori rosso sangue sugli abiti bianchi. I ragazzi cantavano mentre rivoltavano il fieno dorato. Le donne tessevano ruvide camicie per l’inverno in arrivo. Gli uomini erano occupati a raccogliere i frutti che i campi avevano donato e a zappare. Il vento cominciava a far cadere le foglie, ogni giorno di più. E giù al fiume c’era una mamma anitra che nel suo nido covava le uova.
Tutto procedeva nel migliore dei modi per mamma anitra, e alla fine una dopo l’altra le uova presero a tremare e a vacillare finchè i gusci si schiusero, e ne uscirono barcollando i piccoli anatroccoli gialli.
Andersen pensa.
Ah bambini. Manca ancora una cosa importante. Chi vi racconterà questa storia? Fatemi pensare… chi può raccontarla? Ecco certo. La farò raccontare ad uno di quegli anatroccoli! Appena usciti dal loro uovo!
Momento musicale: Celtic Suite
Mentre l’Orchestra suona, l’Anatroccolo farà il suo ingresso in scena
Con fatica tutti noi fratellini anatroccoli siamo riusciti ad uscire dall’uovo, e ad iniziare a muoverci nel vasto mondo dello stagno. “Il mondo è bellissimo mamma!” dissi io, ma la mamma rispose: – Il mondo non finisce qui, si estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata.” Restava ancora nel nido un grosso uovo, lì immobile come una pietra.
– Buongiorno! Come va? – Le domandò una vecchia anatra un po’ curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
– Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
Ogni volta che la mamma ci diceva così noi ci mettevamo tutti in fila e ci muovevamo tutti insieme. Ma la vecchia anitra sembrava non badare troppo a noi.
– Mostrami un po’ quest’uovo. – Disse la vecchia anatra per tutta risposta. – Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa, questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest’uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!
– Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po’. – Rispose l’anatra ben decisa.
– Tu sei la più testarda che io conosca! – Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.
La mamma era davvero forte quando rispondeva così alla vecchia anitra!
Quella sera, stava ormai calando il sole quando sentimmo tremare qualcosa. O era un insetto gigante, oppure un terremoto. Invece no. Era il grosso uovo che prese a tremare e a rotolare e a muoversi dentro nel nido. Tutti noi stavamo con le zampette ferme a vedere chi sarebbe uscito.
Intervento musicale: The Minstrel Boy
Durante il brano si crea l’attesa nella zona dell’uovo. Chi o cosa uscirà?
Non appena il primo pezzetto di guscio si ruppe spuntò una grossa creatura sgraziata. Aveva la pelle tutta segnata da sinuose vene rosse e blu, i piedi erano di un porpora chiaro e gli occhi di un rosa trasparente. Mamma anitra lo osservò attentamente. Non potè trattenersi: lo definì proprio brutto. “Forse è davvero un tacchino. Mah. Lo saprò domani” La mamma era davvero preoccupata. L’indomani fu molto sollevata quando il brutto anatroccolo entrò in acqua con tutti noi e ci accorgemmo che nuotava benissimo.
“Sì è proprio mio, anche se ha un aspetto strano. Però aspetta, guardandolo bene… Alla luce giusta…è quasi carino”. Così lo presentò alle altre creature della fattoria.
Gioco con il pubblico: quali sono gli animali della fattoria che incontreranno i nostri anatroccoli?
Bambini, adesso ho bisogno di un aiuto, perché noi anatroccoli, siamo nati da poco e ancora non conosciamo bene tutti gli abitanti della fattoria… anzi qualcuno ci fa davvero paura!
Voi li conoscete?
E allora vi chiedo, ogni volta che ne incontreremo uno, lo vedrete là, nella fattoria, di aiutarmi a capire che animale è. Farete tutti il suo verso va bene?
Appare il Signor cane – dal pubblico: Risposte e verso del cane
Bravissimi grazie, ora gli presenteremo l’anatroccolo! Signor Cane, questo è il nostro fratellino!
“Wuf Wuf… Che strano… mi pare un gomitolo di polvere tanto è nero e goffo! ”
Appena il signor Cane se ne andò apparve un altro strano animale
Appare il signor Maiale – dal pubblico: Risposte e verso del maiale
Ah è un porcellino, bene! Ecco qui signor porcello le presentiamo il nostro fratellino!
“Sgrunt sgrunt… tenetelo lontano! È così piccolo e scuro che se non lo vedo mi ci siedo sopra! Io non lo voglio in giro quello lì!”
E infine arrivò un altro animale!
Appare la signora pecora – dal pubblico: Risposte e verso della pecora
“Signora pecora! Eccoci qui, questo è l’ultimo arrivato della famiglia”
“Beeeeee siete davvero sicuri che non sia un topolino? Non mi sembra un anatroccolo”
Dopo tutte queste presentazioni, tornammo con la mamma al nido, ma quella sera un’altra anatra beccò il brutto anatroccolo sul collo. – E’ così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! –
– E’ un vero peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, – rincarò la vecchia anitra
– non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo, cambi; e poi ha un buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, – assicurò mamma anatra, – la bellezza, per un maschio, non ha importanza, – concluse, e lo accarezzò con il becco – andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!
Mamma anatra gli riassettò le piume leccandogliele tutte per bene, proprio come faceva con tutti noi, ma per più tempo. Noi eravamo tutti gelosi perché nei giorni a seguire la mamma stava di più con lui perché tutti lo tormentavano e anche alcuni dei miei fratelli iniziarono a fargli i dispetti. Le altre anatre lo attaccarono, lo morsero, lo beccarono gli gridarono contro. E di giorno e di notte aumentavano i tormenti. Lui si nascondeva, si scansava, camminava zigzagando, ma non sfuggiva. Era al massimo dell’infelicità.
Inizialmente la mamma lo difendeva, lo portava al sicuro, lo coccolava, ma poi anche lei si stancò della situazione ed esclamo disperata “Mi dispiace, ma desidero soltanto che tu te ne vada”. L’anatroccolo uscì dallo stagno. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei cespugli. “sono così brutto che faccio paura!” pensò l’anatroccolo e fuggì.
Intervento musicale: Estratto da Il Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij
VIDEO HANS CHRISTIAN ANDERSEN
Pensate l’anatroccolo era così infelice che scappò via. Proprio per questo la mamma e i suoi fratellini non lo videro più. La storia non possono più raccontarvela loro. A chi la faccio raccontare? Ah ma certo! Adesso tocca al vecchio contadino andare avanti a raccontare la storia.
Proprio vicino allo stagno, si trovava una palude…
Mattia appare come contadino dopo essersi cambiato d’abito durante il brano dell’orchestra.
Corbezzoli! Altro che palude! Quella è la mia palude, io abito proprio nella fattoria qui vicino!
Insomma, il brutto anatroccolo corse e corse finche non giunse alla mia palude. Si fermò sulla riva, guardava il cielo, guardava l’acqua. Sul bordo, con il collo allungato, beveva di tanto in tanto un po’ d’acqua. I miei due paperi erano lì tra i giunchi e lo osservavano. Erano giovani e pieni di sé.
“Ragazzi, posso venire con voi a nuotare nella palude?” Chiese il brutto anatroccolo.
“Tu, brutto coso, non puoi mica venire con noi, ci sono un branco di giovani oche alle quali stiamo facendo la corte e tu ci rovineresti la serata!”. Volarono via, ma d’improvviso risuonarono dei colpi e i paperi caddero con un tonfo e l’acqua della palude divenne tutta rossa. Il brutto anatroccolo si mise al riparo. Quei maledetti cacciatori che vengono sempre a sparare alla mia palude, ma prima o poi li prenderò!
Finalmente sulla palude tornò la quiete e l’anatroccolo volò il più lontano possibile.
La sua forza nelle ali aumentava e riuscì ad andare molto molto distante! Tanto che io non lo vidi più.
Intervento musicale: dalla colonna sonora di Pinocchio, When you wish upon a star di Cliff Edwards
Una contadina amica mia però mi raccontò questa storia.
Era al crepuscolo quando il brutto anatroccolo raggiunse una povera capanna, con più crepe che mura. Là viveva una vecchia cenciosa con il suo gatto spettinato e la gallina strabica.
Alla vista dell’anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la gallina cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista scarsa, esclamò:
– Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova… purché non sia un’ anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un po’!
La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero un’anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che dettavano legge nella stamberga, interrogarono l’anatroccolo:
– Sai deporre le uova? – domandò la gallina;
– No… – rispose l’anatroccolo un po’ stupito.
– Sai fare la ruota? – domandò il gatto;
– No, non ho mai imparato a farla! – rispose l’anatroccolo sempre più meravigliato.
– Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! – gli intimarono i due animali con cattiveria.
Improvvisamente, un raggio di sole e un alito di brezza entrarono dalla porta. L’anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da quegli animali stupiti e cattivi.
Arrivò a uno stagno e mentre nuotava sentì che l’acqua diventava più fredda. Su di lui volò uno stormo di creature, le più belle che avesse mai visto, gli lanciarono delle grida e a sentirle il cuore gli battè forte e si spezzò. Lanciò un urlo che mai gli era uscito dalla gola. Non aveva mai visto creature tanto belle e non si era mai sentito così infelice. Si girò e rigirò nell’acqua per osservarle mentre volavano, fino a sparire. Era fuori di sé perché provava un amore disperato per quei grandi uccelli bianchi, un amore che non riusciva a comprendere.
D’improvviso prese a soffiare sempre più forte un gran vento gelido per giorni e giorni, e cominciò a cadere la neve.
Intervento musicale: Il Cigno da: “Il Carnevale degli animali” di Camille Saint-Saëns
VIDEO HANS CHRISTIAN ANDERSEN
Caspita che freddo! Questo inverno non vuole più finire. E per finire la mia storia ho bisogno di concentrarmi, di scaldarmi le mani. Cos’ non riesco quasi a scrivere.
Vedo che ha freddo anche il maestro! Maestro… sono qui, nel video! Si qui sopra. Sa come ci si scaldava nel 1800? Si correva. O si saltava! Provi un po’! (Daniele salta) provate un po’ tutti bambini. In piedi sul posto. Fate un saltino. (eseguono) Fatenen un altro. (saltino). Bene… adesso fatene dieci tutti attaccati. (eseguono). Fa ancora freddo?…. Io comunque mi rimetto a scrivere…
Signor contadino! Continuiamo?
Mattia come contadino
Certo! Corbezzoli! L’inverno più freddo che abbia mai visto!
I vecchi rompevano il ghiaccio nei secchi del latte, le vecchie filavano fino a tarda notte. Le madri nutrivano fino a tre bocche a lume di candela, e gli uomini andavano a cercare le pecore sotto il cielo bianco di mezzanotte. I giovani si immergevano fino al petto nella neve per mungere, e le ragazze immaginavano di vedere i volti dei bei giovanotti nelle fiamme del fuoco mentre cucinavano. E giù allo stagno l’anatroccolo doveva nuotare sempre più velocemente in tondo per conservarsi un posto nel ghiaccio.
Una mattina l’anatroccolo si ritrovò congelato e stretto nel ghiaccio e fu allora che sentì che sarebbe morto.
“Ecco, ora morirò. Non sento più le zampe. Il ghiaccio mi ha sorpreso e sono restato incastrato. Come posso fare. Non riesco più a muovermi. Mi sento svenire. Faccio fatica anche a respirare.”
Sembrava davvero che non ci fosse più niente da fare, ma fortunatamente passò di lì un fattore, un mio amico e collega, e liberò l’anatroccolo spezzando il ghiaccio con il suo bastone, lo sollevò, se lo mise sotto il cappotto e si avviò a casa. Alla fattoria i bambini si avvicinarono ma lui aveva paura.
Volevano giocare, ma l’anatroccolo ormai non si fidava più di nessuno. Allora volò sulle travi, facendo cadere tutta la polvere sul burro, da lassù si tuffò dritto nel secchio del latte e poi cadde nel barile della farina. La moglie del fattore prese ad inseguirlo con la scopa, mentre i bambini urlavano e ridevano. L’anatroccolo volò via dalla porticina del gatto e giacque sulla neve mezzo morto. Poi si trascino fino a un altro stagno, poi a un’altra casa e così passò tutto l’inverno, tra la vita e la morte.
L’inverno più lungo degli ultimi 300 anni.
Intervento musicale: danza tradizionale indiana
VIDEO HANS CHRISTIAN ANDERSEN
Bambini. Stiamo per arrivare alla fine della nostra storia. E per il finale ho deciso di farla raccontare ad un personaggio misterioso. Un animale bellissimo. Provate a capire chi è ad immaginarlo.
(riprende a scrivere)… Anche se quell’inverno era davvero freddo e lunghissimo dopo alcuni mesi…
Mattia appare come Cigno dopo essersi cambiato durante il brano
Tornò il soffio gentile di primavera, e le vecchie si misero a scuotere i piumini, e i vecchi riposero i lunghi camicioni. Nuovi bambini arrivarono di notte, mentre i padri misuravano a grandi passi il cortile, sotto il cielo stellato. Di giorno le ragazze si ornavano di primule i capelli e i giovani guardavano le caviglie delle ragazze.
Un giorno di primavera, volando basso con i miei compagni, vedemmo uno stagno, i ghiacci si erano sciolti e le anatre nuotavano felici. Anche il brutto anatroccolo sentì che l’acqua era tiepida e distese le ali.
Com’erano grandi e forti le sue ali. Decise di volare, prese la rincorsa e con una strana facilità si sollevò in alto. Noi eravamo in tre e stavamo volando proprio sullo stesso stagno.
L’anatroccolo ci guardò meravigliato e si ricordò quel giorno d’autunno.
Quando aveva visto volare quelle creature bianche, meravigliose che gli avevano alleggerito il cuore. L’anatroccolo provò l’impulso di raggiungerci. Discese lentamente nello stagno e intanto il cuore gli batteva forte. Non appena lo scorsero i cigni presero a nuotare verso di lui.
“Sicuramente la mia fine è vicina” pensò l’anatroccolo. “Adesso arrivano qui e mi picchieranno di sicuro come hanno sempre fatto tutti”. E piegò la testa in attesa dei colpi. Ma ecco che riflesso nello stagno vide un cigno in perfetta tenuta: piumaggio bianco come la neve, occhi color prugna, e tutto il resto. All’inizio non si riconobbe, perché era esattamente come noi cigni, come quei bellissimi estranei che aveva visto in autunno. Era uno di noi.
Il brutto anatroccolo era diventato ormai un giovane cigno, e si unì al nostro gruppo.
Nell’acqua era il più veloce di tutti, in volo superava ogni corrente. Era il primo a levarsi in aria e l’ultimo a scendere, sapeva sfruttare il vento come nessun altro cigno e volare in modo così elegante che tutti lo prendevano d’esempio. Faceva parte della nostra famiglia. Vero Signor Andersen?
VIDEO HANS CHRISTIAN ANDERSEN
Certo! Solo per caso il suo uovo era finito nel nido di una famiglia di anatre. Lui era un cigno, un glorioso cigno. E per la prima volta i suoi simili gli si avvicinarono e lo sfiorarono con gentilezza e lo trattarono con affetto. Il cigno e la sua famiglia vissero per lunghi anni felici e contenti.
Chiusura musicale: Beautiful di Linda Perry