Le date
Note di sala
Pietro Tonolo sax tenore
Sonata Islands Quintet
Emilio Galante flauto
Andrea Pecolo violino
Bianca Fervidi violoncello
Tito Mangialajo Rantzer contrabbasso
Andrea Dulbecco vibrafono
Simone Boi (1988), Luna traversa (selezionato al Concorso del Conservatorio "Paganini" di Genova)
Edoardo Lattes (1966), Slueb (selezionato al Concorso del Conservatorio "Paganini" di Genova)
Piero Milesi (1953), Ritratto di Sileno (Il satiro di Trento)
Roberto Rossi (1962), Il buon selvaggio
Carlo Galante (1959), Minime massime
Pietro Tonolo (1959), Altalene, Ipnosi, Fake Jazz
Pietro Tonolo, veneziano, incontra il jazz ventenne e abbandona la sua attività di violinista classico. Dopo avere fatto parte per cinque anni del gruppo di Enrico Rava, costituisce alla fine degli anni ’80 un quartetto con Rita Marcotulli, Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto. Collabora con Kenny Clarke, Roswell Rudd, Sal Nistico, Chet Baker (con cui ha suonato a New York nell’’85) Lee Konitz, John Surman, George Lewis, Barry Altschul, Joe Chambers, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Dave Holland, Tony Oxley, Steve Swallow, Miroslav Vitous, Paul Motian (del cui gruppo “Electric Bebop Band” ha fatto parte dal 1999 al 2004). Dall’’88 collabora con il gruppo di Henri Texier dirigendo inoltre propri gruppi (con Piero Leveratto, Sandro Gibellini, Alfred Kramer, Roberto Rossi). E’ uno dei rari jazzisti italiani che si trova perfettamente a proprio agio anche nel repertorio scritto di avanguardia, affrontato negli ultimi anni soprattutto col quartetto Arundo Donax.
In Slueb (anagramma di blues), Edoardo Lattes tende a contrapporre i due mondi musicali di composizione e improvvisazione, dando più risalto alle differenze che alle analogie. Le indicazioni sono molto dettagliate per ciò che riguarda l’aspetto formale mentre per ciò che riguarda lo specifico contenuto melodico/armonico tali indicazioni prevedono differenti gradi di libertà.
In Luna Traversa di Simone Boi le armonie di carattere a volte dolce, a volte più tagliente, i ritmi a tratti tradizionali a tratti irregolari, si alternano in un contesto dal tono ironico e lunatico (come detta il titolo), in una forma rigidamente classica che ricorda la forma-sonata, nel cui sviluppo trovano spazio parti improvvisate dal sassofono solista.
In Minime massime, Carlo Galante cerca la piccola forma, dopo il lungo ed articolato Rosso: collisioni certe dello scorso anno. Anche l’organico minimalisticamente si riduce a sax e flauto.
In Ritratto di Sileno (Il satiro di Trento) Piero Milesi si ispira al delizioso bronzetto di Andrea Riccio, dalla collezione del Castello. “Ma quanto nell’uomo resiste l’animale? E quanto nell’animale si intravede l’uomo? Con la rappresentazione del satiro, espressione della forza vitale della natura, il suono, elemento primigenio dell’universo, risveglia l’istinto”.