Wolfgang Amadeus Mozart - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 27 ottobre 2005
Ore: 17:00
sabato 29 ottobre 2005
Ore: 21:00

Giovedì 27 ottobre, ore 21
Sabato 29 ottobre, ore 17

Direttore:
Ottavio Dantone
Soprano:
Natalie Karl
Soprano:
Jutta Maria Bohnert
Mezzosoprano:
Monika Waeckerle
Tenore:
Cenk Biyik
Tenore:
Bernhard Berthold
Lettore:
Mattia Fabris
Orchestra:
Orchestra I Pomeriggi Musicali

 Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791):
Die Schuldigkeit des ersten Gebotes
(L’obbligo del primo comandamento)
Prima parte di un oratorio sacro, su testo di Anton Wieser
(1701 – 1785), per tre soprani, due tenori e orchestra.
Prima esecuzione a Milano
SinfoniaAria (Spirito cristiano)
Aria (Misericordia)
Recitativo (Misericordia, Giustizia, Spirito Cristiano)
Aria (Giustizia)
Recitativo (Spirito cristiano, Misericordia, Giustizia)
Recitativo (Cristiano, Spirito mondano)
Aria (Spirito mondano)
Recitativo (Cristiano)
Aria (Cristiano)
Aria (Spirito mondano)
Aria (Spirito cristiano
)
Terzetto (Spirito cristiano, Misericordia, Giustizia)

Note di sala a cura di Andrea Dicht:
Quando ci si accosta alla produzione giovanile di un compositore le variabili da tenere in considerazione, sia per gli interpreti che per gli ascoltatori, sono molte, ed è sempre difficile discernere i primi esperimenti creativi dai successi della maturità. Quando il compositore in oggetto è Mozart, fanciullo prodigio forse più di ogni altro, siamo in genere portati a cercare il genio sin dalle sue prime testimonianze più che a considerare sociologicamente e storicamente la sua parabola di formazione e creativa.

E’ nota l’influenza che Leopold Mozart, attento e scrupoloso padre di un genio, esercitò su Wolfgang, dalla sua nascita alla morte, quindi fin oltre i confini della sua propria terrena esistenza, ma allo stesso tempo non va dimenticata quale elemento determinante la città di Salisburgo, un terreno particolarmente fertile sul quale poté essere coltivata l’arte di un fanciullo così singolare.

Questa cittadina, bagnata dal fiume Salzach e sede di un principato arcivescovile molto attivo, sin dal XVII secolo si configurò come un luogo attento alla produzione musicale e teatrale, pur conservando sempre un certo provincialismo nutrito di una magniloquenza tipica della piccola nobiltà come della grande borghesia.

All’epoca della formazione di Mozart i principali canali di fruizione musicale erano tre: le rappresentazioni popolari (unitamente a quelle del fornito e attivissimo teatro dell’Università), il teatro della corte arcivescovile e l’incessante produzione della cappella musicale della stessa corte, nella quale Leopold era entrato nel 1743 per rimanervi sino alla morte, senza tuttavia mai conquistare l’ambito titolo di Kapellmeister.

Probabilmente Salisburgo fu la località austriaca (ma anche della grande Germania) in cui l’attività teatrale fu più intensa, e questo non poté non avere effetto su Wolfgang, per sua natura in grado di assorbire e metabolizzare anche i più lievi stimoli artistici. Ciò spiega anche l’eccezionalità di un libro paga della corte arcivescovile che contava, alla metà del Settecento, quasi cento musicisti.

L’orchestra che eseguì per la prima volta il 12 marzo 1767, nella Sala Ritter della Residenza di Salisburgo, l’oratorio stasera in programma, era quella della Curia, orgoglio cittadino che vantava la presenza di alcuni ottimi strumentisti; la composizione dell’ensemble era però diversa dal moderno concetto di orchestra: ogni musicista sapeva suonare più strumenti e questo perché alcuni di questi (in particolare i fiati) non erano usati nel Duomo e quindi gli elementi volgevano al violino o alla viola. I clarinetti, con grande rammarico di Wolfgang, erano del tutto assenti, e lo sono infatti in ogni partitura salisburghese di Mozart, ma al tempo stesso nel Duomo erano presenti ben sei organi: quello principale e maggiore, al di sopra dell’ingresso, quattro laterali e uno minore, vicino ai cantori del coro.

Anton Cajetan Adlgasser e Michael Haydn, i due compositori che completarono la seconda e terza parte dell’oratorio che si apre con il contributo di Mozart, furono organisti del Duomo ed esercitarono su Wolfgang una profonda influenza, sia nel gusto che nella tecnica compositiva.

Adlgasser (1729 – 1777) fu allievo di Johann Eberlin, vero principe tra gli organisti salisburghesi e compositore prolifico. Precedette Mozart nella carica di organista del Duomo e morì nell’esercizio delle proprie funzioni, sulla panca dell’organo.

Michael Haydn (1737 – 1806), fratello minore di Joseph, anch’egli educato alla scuola della Chiesa di Santo Stefano e dotato di grande facilità creativa, scelse il contenuto ambiente della provincia austriaca per costruirsi una posizione di prestigio senza particolari ambizioni di successo nazionale o internazionale.

In una corte così organizzata ma chiusa alle influenze esterne il gusto predominante non poteva che essere conservatore, ed infatti la tendenza dei maestri di cappella e dei compositori di corte (non ultimo lo stesso Leopold) era in direzione di un’estetica tardo barocca, ispirata al lirismo dell’opera napoletana e alla semplicità formale dell’aria bipartita, e sostanzialmente impermeabile agli stimoli innovativi che provenivano (tra gli altri) dalla Scuola di Mannheim e che Wolfgang cercò inutilmente di introdurre negli ambienti curiali.

Nonostante ciò, l’oratorio K.35 si presenta come una composizione cosciente e affatto mossa solo da talento incontenibile ed incontrollato. Le influenze che vi si scorgono sono chiare ma al tempo stesso da pochi piccoli gesti disseminati nella partitura si può già avvertire il segno della cultura che si va formando in un bambino di dieci anni, che ha già varcato più volte i confini del principato e che ha avuto occasione di ascoltare musiche che probabilmente non avrebbero mai raggiunto gli organisti del Duomo di Salisburgo.

Lo stile di quest’opera è molto variabile, e imprime il senso dello svolgimento dinamico ad un libretto senza grandi pretese poetiche, nel quale i personaggi appaiono quantomeno ingessati. D’altronde Weiser, l’estensore, era un campione molto diffuso di una borghesia sempre più attenta alle espressioni artistiche e pronta a confrontarvisi in prima persona, sia a livello di godimento estetico che di produzione. Weiser era un mercante, ma fu anche consigliere civico e più tardi borgomastro di Salisburgo, dunque un personaggio in vista a livello locale.

A prima vista sembra che l’intento più evidente di Mozart sia stato quello di caratterizzare con precisione sia i profili dei personaggi che i mutamenti psicologici che avvengono in essi, ed in questo senso lo stile tutto italiano delle parti vocali risulta particolarmente adatto. E’ nell’orchestra, però, che scorgiamo le tracce di una ricerca strumentale che prelude ad un Mozart successivo, nutrito di ascolti ed esperienze internazionali che avrebbero fatto invidia a qualunque compositore, anche anziano.

La clausura a cui fu sottoposto Mozart per la composizione di questo brano è però significativa sotto vari punti di vista ed innanzitutto testimonia sia la diffidenza del micromondo salisburghese nei confronti dell’eccentricità del genio del suo giovane cittadino e in quelli del forestiero Leopold, sia un certo orgoglio tutto provinciale. La clausura stessa è poi da prendere con cautela poiché la partitura reca evidenti segni della mano di Leopold, come ad emendare e rendere politicamente accettabile un estro per sua natura imprevedibile. Probabilmente l’intervento paterno ebbe luogo nel periodo che intercorse tra la clausura e la copiatura delle parti ad uso dell’orchestra.

Se pensiamo alla personalità di Leopold possiamo immaginare quale preoccupazione possa averlo pervaso nei giorni della composizione, senza alcuna possibilità di controllare l’attività di Wolfgang, una sorte davvero avversa per un uomo sempre attento a soddisfare i voleri della Corte e pronto ad intuire ogni minima brezza umorale nei suoi committenti. Leopold storicamente è stato un uomo molto criticato, e la recente letteratura (anche cinematografica) ha contribuito in maniera determinante a creare l’immagine di un uomo piuttosto gretto ed animato da intenzioni non sempre nobili. Se pensiamo però alla qualità dell’educazione che seppe fornire ai suoi figli, basata sul concetto di esperienza diretta e quindi inevitabilmente legata al viaggio, precorrendo tra l’altro di qualche decennio la moda romantica del viaggio di istruzione, probabilmente possiamo riabilitarne la memoria. Certo, esibì i figli, li espose e se ne vantò (ma è un così grande peccato?), ne ricavo molto denaro ma non esitò a reinvestirlo nella loro istruzione. Probabilmente l’unica sua mancanza fu quella di non comprendere, negli anni successivi, le esigenze di un figlio non più fanciullo, di non “accettare” la sua maturità, di non intuire che al di fuori dei confini dell’arcivescovato il mondo era in tumulto, e Wolfgang aveva potuto avvertire l’aria del cambiamento sin dal suo nascere. Leopold era un uomo nutrito di razionalismo illuministico, la sua educazione gesuita gli permise di unire il pragmatismo borghese ad un misticismo illuminato. Wolfgang fu un fanciullo molto obbediente, le cronache sono unanimi sotto questo punto di vista, e l’oratorio K.35 può essere ascoltato sotto questa ottica. In esso convergono tutti questi fattori: soddisfa la Corte, riempie di ammirazione e di orgoglio i sudditi, tranquillizza un padre, ma al tempo stesso è espressione di una libertà di pensiero così forte da non temere alcun limite possa venirle imposto dall’esterno.

Ottavio Dantone
Si diploma in organo ed in clavicembalo presso il Conservatorio G. Verdi di Milano e avvia da giovanissimo l’intensa carriera concertistica, dedicandosi allo studio della musica antica .

Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso continuo al Concorso Internazionale di Parigi e nel 1986 è stato premiato al Concorso Internazionale di Bruges, primo italiano ad aver ottenuto tali riconoscimenti a livello internazionale in ambito clavicembalistico.

Negli ultimi anni ha gradualmente affiancato all’ attività di solista quella di direttore d’orchestra, estendendo il suo repertorio al periodo classico e romantico. In questa veste ha collaborato con alcune tra le più importanti orchestre ed istituzioni teatrali europee. Dal 1996 è il direttore musicale dell’Accademia Bizantina di Ravenna, con la quale collabora già dal 1989.

Ha effettuato tournée in tutta Europa, oltre che negli Stati Uniti, in Giappone, Israele e Messico, ed è regolarmente ospite delle più prestigiose sale ed associazioni concertistiche, tra le quali il Concertgebouw di Amsterdam, la Cité de la Musique di Parigi, il Théâtre des Champs Elysées di Parigi, la Société Philharmonique de Bruxelles, il Festival de Musique di Montreux-Vevey, l’lnternational Music Festival di Istanbul, il Metropolitan Museum di New York, il Festival Holstein, l’Auditorium del Lingotto di Torino, il Teatro Lirico di Cagliari, il Ravenna Festival, il Bologna Festival, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, l’Accademia Chigiana di Siena, l’ORT – Orchestra della Toscana, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonica Veneta, l’Orchestra del Teatro Real di Madrid.

Nel marzo 1999 è avvenuto il suo debutto operistico con la prima esecuzione moderna Giulio Sabino di Giuseppe Sarti al Teatro Alighieri di Ravenna sul podio dell’Accademia Bizantina, opera della quale Dantone ha curato anche la revisione ottenendo un notevole successo di pubblico e critica.

E’ stato inoltre scelto da Riccardo Muti per dirigere dopo di lui le repliche dell’opera Nina, ossia la pazza per amore di Paisiello nelle produzioni del Teatro alla Scala, del Piccolo Teatro di Milano e di Ravenna Festival.

Ha diretto la produzione As.Li.Co. del Comte Ory, Così fan tutte per la regìa di Daniele Abbado ed un recital con Barbara Frittoli ed Anna Caterina Antonacci al Teatro Lirico di Cagliari, Olimpiade a Jesi, a Ravenna ed in tournée a Modena, Piacenza e Reggio Emilia, e Milton all’Opéra de Rennes. Ha altresì ottenuto uno strepitoso successo nel debutto in MarinFaliero, con Mariella Devia, Michele Pertusi e Roberto Servile, al Teatro Regio di Parma, dove ha recentemente diretto anche lo Stabat Mater di Pergolesi. Ha inoltre diretto Il matrimonio segreto al Teatro Massimo di Palermo ed Orlando al Teatro Aligheri di Ravenna ed a Reggio Emilia. Reduce dal successo ottenuto sui podi del Teatro Ponchielli di Cremona, del Teatro Grande di Brescia, del Teatro Fraschini di Pavia e del Teatro Sociale di Como nell’Orfeo, torna in tali istituzioni musicali per l’intera trilogia monteverdiana Il ritorno di Ulisse in patria e Incoronazione di Poppea.

Sul podio dell’Accademia Bizantina di Ravenna, sarà alla Konzerthaus di Vienna e Berlino, al Concertgebouw di Amsterdam, al Barbican Center di Londra, al Théâtre des Champs Elysées de Paris, ed a Monaco, Köln, Bruges, Lione, Rotterdam.

Profondo conoscitore della prassi esecutiva, tiene regolarmente corsi di perfezionamento di clavicembalo, musica da camera, basso continuo ed improvvisazione.

Tra i suoi prossimi impegni, Rinaldo alla Teatro alla Scala, Ascanio in Alba al Teatro Comunale di Bologna, The tempest di Purcell al Teatro Regio di Torino, e L’Incoronazione di Poppeanei vari teatri del circuito lombardo e dell’Emilia Romagna.

Natalie Karl
Studia musica e canto presso la Scuoladi Musica di Stoccarda.

Vincitrice di alcuni importanti Concorsi di Canto internazionali, che le sono valsi tra l’altro, il debutto in Italia nel ruolo di Adina in Elisir D’amore, si perfeziona con Luisa Bosabalian. Dal 1995 al 2002 è artista residente presso l’Opera di Colonia., dove, tra gli altri,ricopre i ruoli di Susanna (Nozze di Figaro) Biondina (Ratto dal serraglio), Olympia (Racconti di Hoffmann), Lauretta ( Gianni Schicchi) Nannetta (Falstaff).

Dal 2003 è di nuovo in Italia,a Parma al Teatro Regio, poiallo Staatsoper di Berlino, a Bonna Colonia, a Dresda.

Altri impegni la portano allo Staatsoper di Monaco,a Zurigo, al Teatro di Stato di Stoccarda.

Accanto all’intensa attività operistica, che l’ha vista debuttare anche al Teatro Comunale di Bologna, non ha mai trascurato l’attività concertistica, tenendo numerosi recital in Europa. Dalla stagione 2005/2006 artista residente della Volksoper di Vienna

Jutta Maria Bohnert
Studia Canto alla Musikhochschule di Stoccarda e si perfeziona con Sylvia Geszty. La sua carriera sui palcoscenici d’opera inizia nel 1997, sempre a Stoccarda, con Il gatto con gli stivali, nel ruolo del titolo. Seguono importanti impegni con i Teatri di Kiel (Manon di Messenet e Don Carlo di Verdi), Regensburg (Adele nel Fledermaus). Segue il ruolo di Naiade nell’Arianna a Nasso messa in scena dal Deutschen Oper am Rhein di Dusseldorf. Dal 1998 al 2002 è scritturata dal Teatro dell’Opera di Norimberga (Olympia ne I racconti di Hoffmann , Wiglinde in Oro del Reno, Gilda in Rigoletto). Seguono poi le collaborazioni con i Teatri di Halle, Baden-Baden, Lucerna. Di recente ha partecipato al Festival di Bayreut.

Monik Wäckerle
Nata a Monaco di Baviera inizia gli studi musicali nel Conservatorio della sua città, per trasferirsi poi al Mozarteum di Salisburgo . Entra nel Collegium Vocale di Salzburg sotto la direzione del M° Christoph Coin. In seguito diventa solista presso il Teatro della Regione di Salisburgo, cantandotra l’altro nelFeuerfuchs di Nestroy,nell’operaDiario di uno scomparsodi Janacek, Nel 1993, a seguito del Diploma in Canto, intraprende al Mozarteum il perfezionamento in Lied e Oratorio, partecipa a numerosi concorsi.

Segue un’intensa attività che la vede interprete nei teatri d’opera, ma anche protagonista di recital radiofonici e televisivi. Nel 2000 debutta in Italia, a Pisa, con un recital mahleriano.

Membro della compagnia di musica contemporaneaCompagnia a quattro di Strassburgo, ha partecipato al Festival contemporaneo di Marseille ed a Heidelberg neiGegenwelten.

Cenk Biyik
Nato a Istanbul nel 1978, inizia gli studi di Canto presso il Conservatorio della sua città e nel 2002 vince il Concorso Nazionale di Canto. Si trasferisce in seguito a Karlsruhe, per perfezionarsi con ElisabethWerres. Artista residente presso ilBadischen Staatstheaters di Karlsruhe, debutta il ruolo di Arturo in Lucia di Lammermour. Grande successo ottiene poi nel ruolo di Pedrillio (Ratto dal serraglio). Nel 2004 è Nemorino (Elisir d’Amore), Lenski (Eugen Onegin), Ranuccio (Gianni Schicchi), sempre al Badischen Staatstheaters di Karlsruhe. Intensa l’attività concertistica in Germania, Italia, Svizzera e Turchia.

Bernhard Berchtold
Nasce a Innsbruck, dove inizia lo studio del canto con Viktoria Prestel. Si perfeziona al Mozarteum di Salisburgocon Horiana Branisteanu, Mitsuko Shirai e Hartmut Holl. Seguono i primi ingaggi a Monaco, fino alla partecipazione al Concorso Internazionale Franz Schubert di Graz, dove vince il Primo Premio nel marzo del 2000. Inizia quindi una intensa attività che lo porta a ricoprire, tra gli altri, i ruoli di Adam (Olandese Volante), Idomeneo, Belmonte (Ratto dal lSerraglio). Nel 2003 è Thormes al Teatro Comunale di Bologna nella prima rappresentazione di Freunde von Salamanca di Schubert.

Dal 2004 è artista residente presso lo Staatstheater di Karlsruhe. Tra gli impegni dell’immediato futuro, il ruolo di Aceste nell’Ascanio in Alba in cartellone al Comunale di Bologna nel dicembre 2005 e la parte di Idomeneo a Karlsruhe nel gennaio 2006.

Mattia Fabris
Nato a Genova, nel 1996 si diploma alla Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassidi Milano. Durante la scuola ha l’occasione di lavorare con i registi quali Gabriele Vacis, Giampiero Solari, Gigi Dall’Aglio e Armando Punzo, Giuseppe Bertolucci.

Dal 1997 ad oggi prende parte alle seguenti produzioniLa rosa tatuataRegia di Gabriele Vacis con Valeria Moriconi e Massimo Venturiello,Romeo e Giulietta,regia di Serena Sinigaglia nel ruolo di Romeo, Baccanti da Euripide. Regia di Serena Sinigaglia.Semplicemete no, da lettere di condannati a morte della resistenza europea di Malvezi e Pirelli, in collaborazione con la compagnia francese “Lorsque cinq ans”.Re Lear,Troianedi Euripide con inserti tartti da Iliade, sempre per la regia di Serena Sinigallia. Spettacoli che lo hanno visto in tournée nei teatri italiani e nei maggiori rassegne di teatro europei.

Il Cast

Direttore: Ottavio Dantone