Il violinista e direttore Julian Rachlin torna attesissimo per l'80a stagione dei Pomeriggi Musicali - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Il violinista e direttore Julian Rachlin torna attesissimo per l’80a stagione dei Pomeriggi Musicali

Il grande solista sarà impegnato in un programma monografico dedicato a Mendelssohn che comprende anche il Concerto in mi minore op. 64

Penultimo appuntamento dell’80° stagione dei Pomeriggi Musicali, “80 anni suonati”, con un solista e direttore d’orchestra tra i più amati dal pubblico e dall’Orchestra, il violinista di fama internazionale Julian Rachlin.

Considerato fra i più grandi artisti della scena contemporanea, il musicista torna ospite dei Pomeriggi Musicali giovedì 15 (ore 10 e ore 20) e sabato 17 maggio (ore 17) al Teatro Dal Verme di Milano con un programma interamente dedicato a Felix Mendelssohn-Bartholdy che prevede in apertura il Concerto per violino e orchestra in Mi minore op. 64, seguito dalla ouverture Die Heimkehr aus der Fremde op. 89 e quindi dalla Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 “Italiana”.
Il concerto sarà replicato anche al Teatro Ristori di Verona, venerdì 16 maggio (ore 20.30) dove I Pomeriggi Musicali e Rachlin saranno ospiti della Stagione dei Virtuosi Italiani, nel programma di scambio con altre orchestre del territorio.

Rachlin, violinista (ma anche violista e direttore d’orchestra) austriaco di origine lituana, è ospite consueto delle grandi istituzioni musicali internazionali. Nel 1988, a soli 14 anni, ha vinto l’Eurovision Young Musician of the Year e successivamente è stato il più giovane solista a esibirsi con i Wiener Philharmoniker sotto la direzione di Riccardo Muti. Ha cominciato a dedicarsi anche alla direzione d’orchestra su suggerimento di Mariss Jansons. Le sue registrazioni per Sony Classical, Warner Classics e Deutsche Grammophon hanno riscontrato un grande successo di pubblico e critica. Inoltre Julian Rachlin, ambasciatore UNICEF, investe molte energie nella formazione dei giovani interpreti e nella beneficenza. Suona un violino Stradivari “ex Liebig” del 1704 gentilmente concesso dalla Dkfm Angelika Prokopp Privatstiftung.

Come scrive Raffaele Mellace nel programma di sala, il concerto propone un ritratto sfaccettato di Felix Mendelssohn, attraverso tre opere che ne ripercorrono l’arco creativo, dalla giovinezza alla maturità, restituendo il profilo di un compositore romantico per sensibilità ma classico per chiarezza formale. In apertura, il celebre Concerto per violino in Mi minore op. 64, composto nel 1844 per il virtuoso Ferdinand David. Ultima opera sinfonica completata da Mendelssohn, il concerto sorprende per la coerenza espressiva e l’audacia formale: il tema principale è introdotto subito dal solista, la cadenza compare a metà del primo movimento e i tre tempi si susseguono senza interruzioni. Il risultato è un flusso continuo tra lirismo, tensione e virtuosismo, culminante in un finale luminoso, immaginifico, che richiama le atmosfere favolistiche del Sogno di una notte di mezza estate. Accolto con entusiasmo fin dalla prima esecuzione a Lipsia nel 1845, il concerto fu salutato come il legittimo erede del modello beethoveniano e aprì la strada ai capolavori concertistici di Brahms e Čajkovskij. Il secondo brano in programma ci porta indietro al 1829, anno del viaggio in Inghilterra e Scozia e della riscoperta di Bach con la Passione secondo Matteo. Di quell’anno è anche l’Ouverture per un’operina Die Heimkehr aus der Fremde, composta come omaggio per le nozze d’argento dei genitori. Il tono è intimo, domestico, ma la scrittura rivela già la vivacità e l’eleganza del giovane sinfonista. L’Allegro centrale, introdotto da un Andante pastorale, anticipa lo slancio tematico e la luminosità della futura Sinfonia “Italiana”. Proprio alla Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90, nota come “Italiana”, è affidata la conclusione. Completata nel 1833 dopo un soggiorno romano, la Sinfonia traduce in musica la gioia e il fervore della scoperta del paesaggio e della cultura italiana. Il primo movimento si apre con un tema danzante e trascinante, ispirato al trescone toscano; l’ultimo, un Saltarello impetuoso, chiude la partitura con energia folgorante. In mezzo, l’Andante con moto evoca la processione funebre nordica di un Lied goethiano, mentre il terzo tempo, tra fanfare e allusioni fiabesche, richiama il mondo del Sogno. In un gesto originale e quasi provocatorio, Mendelssohn chiude la Sinfonia non nella tonalità d’impianto ma nel tono minore del finale, lasciando un’impronta ambigua e modernissima.