73ª Stagione Sinfonica Orchestra I Pomeriggi Musicali Ciclo Beethoven - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 15 febbraio 2018
Ore: 10:00*
giovedì 15 febbraio 2018
Ore: 21:00
sabato 17 febbraio 2018
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Direttore: George Pehlivanian
Trio Maisky
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Biglietteria

DIVERSE SOLUZIONI DI ABBONAMENTI
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BIGLIETTI
(ingressi singoli)

Interi:
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30) € 20,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40) € 14,50 + prevendita
Balconata € 11,00 + prevendita

Ridotti*
Primo Settore (Platea da fila 1 a fila 30) € 16,00 + prevendita
Secondo Settore (Platea da fila 31 a fila 40) € 12,50 + prevendita
Balconata € 9,00 + prevendita

*(Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Associazioni Culturali; Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direttore: George Pehlivanian
Trio Mainsky
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Triplo Concerto, per pianoforte, violino, violoncello e orchestra in Do maggiore op. 56
Allegro
Largo
Rondò alla Polacca

* * *

Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92
Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto
Allegro con brio

Note di sala a cura di Guido Barbieri
C’è una strana costante nel rapporto che lega Beethoven alla dimensione della “forma”, il cuore del suo pensiero musicale. Quando il compositore scrive sostanzialmente per sé stesso mostra una sicurezza assoluta nella scelta dei modelli formali. E spesso guarda al futuro. Quando invece deve adeguarsi ad una commissione, ad una richiesta, ad una occasione più o meno esteriore, la fiducia cede il posto all’ oscillazione tra soluzioni formali differenti e a volte contrastanti. E lo sguardo il più delle volte si rivolge al passato.

Lo dimostra in modo molto persuasivo il “caso” del Triplo concerto per pianoforte, violino, violoncello e orchestra in do maggiore op. 56, composto tra il tra il 1803 e il 1804, ma pubblicato soltanto nel 1807. Si tratta senza alcun dubbio di un’opera d’occasione, nata molto probabilmente per soddisfare le smanie concertistiche dell’arciduca Rodolfo d’Austria, pianista poco più che dilettante, al quale Beethoven aveva impartito qualche lezione. La prima esecuzione avviene infatti in forma privata con lo stesso arciduca al pianoforte insieme a due musicisti “di corte”: il violinista Carl August Seidler e il violoncellista Anton Kraft. Il carattere privato e occasionale del concerto si riflette naturalmente sul suo assetto formale. Beethoven sembra indeciso tra il trio con accompagnamento orchestrale, la forma arcaica del concerto grosso e la sinfonia concertante di matrice settecentesca. Di fatto queste tre diverse forme convivono e si sovrappongono tra loro, attribuendo al concerto il carattere eclettico e stilisticamente irrisolto che molti gli rimproverano. Da questa impostazione deriva anche la mancanza del marchio di fabbrica beethoveniano: la tecnica del contrasto. Nel movimento inziale i due temi principali sono assai simili tra loro e i tre solisti intrecciano un dialogo tipicamente cameristico, di matrice decisamente “galante”. Il Largo centrale, che affida il ruolo concertante al violoncello, è poco più che una transizione che infatti conduce, senza interruzione, al Rondò alla polacca conclusivo: un movimento brillante, sostenuto dal ritmo impulsivo di una generica danza popolare. Il violoncello solista intona il refrain, il trio espone canonico couplet: sempre in equilibrio instabile tra concerto grosso e sinfonia concertante.

Il magistrale, infallibile controllo della forma è invece il tratto forse meno appariscente, ma più profondo della Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92. Nell’avvicendarsi dei quattro movimenti, e in totale assenza di qualsiasi accettabile riferimento programmatico, si coglie una sorta di precisa, quasi meticolosa ricapitolazione della storia della sinfonia classica: una ricostruzione priva in apparenza di contenuto ideale – come accade invece nella Nona Sinfonia – ma limitata all’alveo della forma. Con il Poco sostenuto iniziale Beethoven ritorna alla prassi dell’Introduzione lenta che aveva abbandonato nella Quinta e nella Sesta, ma nel Vivace sembra voler operare una sorta di calco, declinato al tempo presente, dell’architettura delle sinfonie haydine: primo e secondo tema sono infatti unificati da un’unica figurazione ritmica di tipo dattilico che rende l’esposizione sostanzialmente monotematica. L’Allegretto, il secondo movimento – visto attraverso la griglia della forma – è invece un tempo di marcia (altro ingrediente di base della sinfonia classica) connesso al primo movimento dall’espansione della figura ritmica dominante: al ritmo dattilico (lunga-breve-breve) si aggiunge infatti quello spondaico (lunga-lunga), creando un forte tessuto connettivo di carattere ritmico. Il Presto, per parte sua, riassume in sé stesso la storia del classico terzo movimento di sinfonia e delle sue principali tappe evolutive: il minuetto e lo scherzo. La doppia esposizione del trio conduce verso il passato, ma la travolgente energia ritmica del tema principale è declinata rigorosamente al presente. L’Allegro con brio conclusivo è a sua volta (quasi ad accentuare il carattere apparentemente centripeto della Settima), la ricapitolazione dei movimenti precedenti e soprattutto del principio che li ha modellati e uniformati: la sottomissione della forma e dunque dell’invenzione armonica e tematica al parametro pervasivo e unificante del ritmo. Ma il ritmo – nel pensiero di Beethoven – altro non è che la traduzione in termini puramente musicali di quella che egli stesso chiamava l’ “energia del mondo”: ecco allora che la Settima si apre in realtà ad un universo “esterno”, non si chiude nella mera auto contemplazione della forma. È anch’essa, anche in questo caso, veicolo di pensiero. Una dimensione sideralmente lontana dalla fortunata, ma irrimediabilmente superficiale definizione di Wagner che la riteneva invece, solo ed unicamente, una “apoteosi della danza”.

M° George Pehlivanian
Direttore d’ orchestra
Americano d’adozione, Pehlivanian si è trasferito con la sua famiglia a Los Angeles nel 1975, dove ha studiato direzione d’orchestra con Pierre Boulez, Lorin Maazel e Ferdinand Leitner. Si è imposto all’attenzione internazionale conseguendo a soli a 27 anni il Primo premio al Concorso internazionale per Direttori d’orchestra di Besancon, primo artista americano in assoluto ad aggiudicarsi un riconoscimento di siffatto prestigio. A partire da quel momento, Pehlivanian ha definitivamente consolidato la propria fama imponendosi come uno dei direttori più coinvolgenti della propria generazione. Ha debuttato alla Long Beach Opera di Los Angeles con la direzione di Carmen e in seguito, su invito di Valery Gergiev, ha diretto Traviata all’Opera del Kirov di San Pietroburgo. A partire dal 2005 ricopre il ruolo di Direttore artistico e musicale dell’Orchestra Filarmonica Slovena, primo straniero a ottenere questa nomina. Successivamente, è stato nominato Primo Direttore Ospite della Deutsche Staatsphlharmonie Rheinland-Pfalz e, ancora, Direttore Stabile dell’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, affiancando al contempo prestigiose collaborazioni con la Israel Philharmonic Orchestra. Ha ricoperto inoltre l’incarico di Primo Direttore Ospite presso la Residentie Orkest dell’Aja tra il 1996 ed il 1999 e della Wiener KammerOrchester tra il 1996 ed il 2000, esprimendosi parallelamente con il medesimo impegno e con il medesimo successo alla guida delle più famose orchestre europee ed americane. Notevoli sono le collaborazioni in ambito italiano: ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli, l’Orchestra Nazionale della Rai dl Torino, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. Ha inoltre preso parte a prestigiosi festival, tra cui il Festival dei Maggio Musicale Fiorentino, il Festival Verdi di Parma, e il Ravenna Festival. Tra le più recenti esperienze, Pehlivanian, nell’estate 2008 al Festival di Ljubljana, ha diretto l’Elektra di Strauss e il concerto di chiusura con la Israel Philharmonic. Di rilievo le sue collaborazioni con solisti di prestigio internazionale: Maxim Vengerov, Isabelle Faust, Sergej Krilov, Anne Akiko Meyers, Evelyn Glennie. Ha inciso per Virgin Classics/Emi con l’Orchestre Philharmonique di Monte Carlo, la prima incisione di musiche di Zukov per la Chandos con la Residentle Orkest den Hague; il suo curriculum conta anche un’incisione con la London Philharmonic per la BMG, una registrazione monografica dedicata a Rodrigo con l’Orquesta Nacional de Espana per Studio SM, l’integrale delle opere di Liszt per pianoforte e orchestra con Louis Lortie, ancora con la Residentie Orkest den Hague per la Chandos. Attualmente Pehlivanian vive tra Los Angeles, Parigi e Lubiana.

Trio Maisky
Il Trio Maisky è formato da Mischa, Lily e Sascha Maisky. Lily Maisky è nata a Parigi nel 1987 e ha iniziato a suonare il piano a quattro anni con Lyl Tiempo. Ha studiato con Hagit Kerbel, Olga Mogilevsky, Ilana Davids, Alan Weiss. Dal 2001 al 2004 è stata allieva della Purcell School of Music. Ha seguito master classes di Martha Argerich, Dmitri Bashkirov, Joseph Kalichstein, Evgeny Mogilevsky, Pavel Gililov, Vitali Margulis, Oleg Maisenberg e Marielle Labeque. Ha frequentato la Verbier Academy e i corsi di piano Oxford Philomusica. La sua prima apparizione pubblica avviene nel 1997 alla Carnegie Hall. Si è esibita in Europa ed in Estremo Oriente invitata da numerosi festival. Lily Maisky si esibisce regolarmente in duo con Mischa Maisky e con i violinisti Alissa Margulis, Hrachya Avanesyan e Geza Hosszu-Legocky. In campo cameristico collabora con Julian Rachlin, Janine Jansen, Renaud Capuçon, Sergey Krylov, Nicholas Angelich, Frank Braley, Gérard Caussé, Chantal Juillet e Dora Schwarzberg. Ha inoltre partecipato ad alcune registrazioni di Mischa Maisky per la Deutsche Grammophon e all’album di EMI Music tratto dal progetto Martha Argerich. Sascha Maisky è nato a Bruxelles il 11 maggio 1989 e ha iniziato i suoi studi di violino all’età di tre anni. I suoi primi professori sono stati Leonid Kerbel, Leon Souroujon e Igor Oistrakh. All’età di dodici anni è entrato alla Purcell School di Londra, dove i suoi professori sono stati Macej Rakowski e Evgueny Grach. Sascha esegue brani per solo e da camera e lavora in luoghi prestigiosi come la Philharmonie di Berlino, Philharmonie di Köln, la Queen Elizabeth Hall e Wigmore Hall, nonché è presente ai Festival di Verbier e Lugano al fianco di artisti come Martha Argerich, Janine Jansen e Yuri Bashmet. Ha avuto il privilegio di ricevere la guida musicale da Julian Rachlin, Maxim Vengerov, Felix Andrievsky, Itzhak Rashkovsky, Vadim Gluzman, Edvard Grach, Nam-Yun Kim e Dmitri Sitkovetsky. Dopo aver completato i suoi studi in Inghilterra con il massimo dei voti, è ora a Vienna dove il suo professore è Boris Kuschnir. Ha suonato in diverse occasioni in trio con il padre e la sorella, anche nell’esecuzione del Triplo Concerto di Beethoven. Mischa Maisky può vantarsi di essere l’unico violoncellista al mondo ad aver studiato sia con Mstislav Rostropovich che con Gregor Piatigorsky. Nato in Lettonia, ha studiato in Russia e, dopo il suo rimpatrio in Israele, Mischa Maisky è stato accolto con grande entusiasmo a Londra, Parigi, Berlino, Vienna, New York, Tokyo, e in tutti gli altri più importanti centri musicali. Durante gli ultimi venticinque anni, con contratto in esclusiva per la Deutsche Grammophon, ha effettuato più di trenta registrazioni con orchestre quali Wiener Philharmonic, Berliner Philharmonic, London Symphony, Israel Philharmonic, Orchestre de Paris, Orpheus und Chamber Orchestra of Europe e molte altre. Nel 2000 l’artista ha raggiunto uno dei momenti più alti della sua carriera, impegnando l’intero anno in una lunghissima tournée dedicata a Bach con più di cento concerti. A dimostrazione della grandissima ammirazione dell’artista per il grande compositore, Mischa Maisky ha registrato le Suite di Bach per la terza volta. Le sue registrazioni sono state acclamate dai critici di tutto il mondo e sono state premiate per ben cinque volte con il prestigioso Record Academy Prize a Tokyo, tre volte con il Deutscher Schallplattenpreis, inoltre con il Grand Prix du Disque a Paris e con il Diapason d’Or of the Year, così come con le ambite Grammy nominations. Un musicista di vera fama mondiale ospite regolarmente dei maggiori festival internazionali, ha collaborato con direttori quali Leonard Bernstein, Carlo Maria Giulini, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Lorin Maazel, James Levine, Vladimir Ashkenazy, Giuseppe Sinopoli e Daniel Barenboim; e con musicisti quali Martha Argerich, Radu Lupu, Nelson Freire, Evgeny Kissin, Lang Lang, Peter Serkin, Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Vadim Repin, Maxim Vengerov, Joshua Bell, Julian Rachlin e Janine Jansen, solo per nominarne alcuni.

Orchestra I Pomeriggi Musicali
27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokov’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.