75ª Stagione Sinfonica dell'Orchestra I Pomeriggi Musicali - Anniversari - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
giovedì 16 aprile 2020
Ore: 10:00*
giovedì 16 aprile 2020
Ore: 20:00
sabato 18 aprile 2020
Ore: 17:00
*I Pomeriggi in anteprima

Direttore e violoncello: Giovanni Sollima
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Concerto sospeso

 

 

Biglietteria

Biglietti singoli concerti:
Interi Primo Settore € 20,00 + prev.
Secondo Settore € 14,50 + prev.
Balconata € 11,00 + prev.
Ridotti* Primo Settore € 16,00 + prev.
Secondo Settore € 12,50 + prev.
Balconata € 9,00 + prev.
I Pomeriggi in Anteprima:
Biglietti posto unico
Interi € 10,00 + prev.
Ridotti* € 8,00 + prev.
Primo Settore (Platea, da fila 1 a fila 30)
Secondo Settore (Platea, da fila 31 a fila 40)
Ridotti* Giovani under 26; Anziani over 60; Biblioteche; Cral; Associazioni Culturali; Gruppi; Scuole e Università.

Il Cast

Direttore e violoncello: Giovanni Sollima
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Note di sala

Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)
Andante cantabile per violoncello e archi
dal primo Quartetto per archi op. 11
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Concerto per violoncello e orchestra n. 2 in Re Maggiore Hob:VIIb:2
I: Allegro moderato
II: Adagio
III: Rondò: Allegro

***
Giovanni Sollima (1962)           ,
Aquilarco 1 (Prelude / versione 2015)
Aquilarco 2 (Hinton’s Drawings / versione 2015)
Aquilarco 5 (Leonardo’s Ornithopterus / versione 2015)   Aquilarco 4 (Aquilastro / versione 2015)
Aquilarco 3 (Ornithomanteia / versione 2015)

Intersong

L’Andante cantabile dal Quartetto n. 1 op. 11 è una delle pagine più celebri di Cajkovskij e la prima ad avergli garantito la celebrità al di fuori dei confini russi. Il successo del quartetto originario, presentato il 28 marzo 1871 nella sala del conservatorio di Mosca, di fronte a una platea di ospiti scelti, convinse il trentenne Cajkovskij a liberarsi dei vincoli che ancora lo tenevano legato al suo antico maestro Nikolaij Rubinstein. Il quartetto fu oggetto di numerose trascrizioni, come questa per violoncello e orchestra d’archi dovuta allo stesso compositore, nella quale è prescritta la sordina per tutti gli strumenti, compreso il solista. Il movimento si basa sull’alternanza di due temi. Il primo è ispirato alla canzone popolare ucraina “Vanja siede sul divano e fuma la pipa”, che Cajkovskij aveva ascoltato a Kamenka, appunto in Ucraina, durante uno dei soggiorni in casa Davidoff. Senza transizione, soltanto grazie a una nota in ritmo sincopato del violoncello, si giunge al secondo tema: dall’evocazione del canto popolare si passa a un’atmosfera più mondana e salottiera. E infatti proprio dal secondo tema, gli arrangiatori americani trassero uno dei più grandi successi di musica leggera degli anni ’40, “On the Isle of May” (Sull’isola di maggio), cantata da Connee Boswell (“Passeggiavamo per i cieli, era giugno, giugno sull’Isola di maggio”…).

Durante il servizio presso i principi Esterházy Haydn compose due concerti per violoncello a distanza di circa venti anni: il primo, in do maggiore (Hob. VII b:1), presumibilmente tra il 1762 e il 1765 – l’autografo, pensate un po’, è stato ritrovato solo nel 1961 – e il secondo in re maggiore (Hob. VII b:2), che risale al 1783 ed è uno degli ultimi esempi del genere musicale solistico composti da Haydn. I due brani appaiono stilisticamente molto diversi. Se nel Concerto in do maggiore prevale ancora la logica del concerto barocco, basata sulla contrapposizione tra solo e tutti, il Concerto in re maggiore mostra una fluidità di scrittura e di idee che sembra derivare direttamente dagli esperimenti effettuati con i Quartetti op. 33, composti appena due anni prima. Haydn concentra la sua attenzione sulla parte solistica, con una scrittura di notevoli difficoltà che tende a sottolineare le potenzialità cantabili e timbriche dello strumento, trattandolo con la stessa espressività e scioltezza del violino e sfruttando soprattutto il registro acuto. Per lungo tempo è rimasta aperta la questione dell’effettiva paternità del brano, che nel 1837 il violoncellista Nikolaus Kraft rivendicò a suo padre Anton Kraft (1749-1820), grande virtuoso dello strumento e membro, dal 1778 al 1790, dell’orchestra degli Esterházy. La questione fu chiusa col rinvenimento dell’autografo firmato e datato da Haydn, identificato a Vienna nel 1953, ma non è da escludere che Anton Kraft possa aver collaborato con il compositore alla stesura della parte solistica. (Se per caso non vi è familiare quel Hob. VII b:2, è presto detto: Anthony van Hoboken, 1887-1983, è il musicologo olandese cui si deve il catalogo delle opere di Haydn, ordinato per genere: i concerti costituiscono il VII gruppo e la “b” indica che si tratta di quelli per violoncello).

E veniamo ora a Sollima, violoncellista e direttore, ma soprattutto compositore e star internazionale. Pensate, qualche anno fa, nell’ambito di uno scambio Erasmus, sono stato in visita all’Accademia di musica di Poznan dove una gentile signora che parlava un italiano più che perfetto mi ha intervistato sull’argomento della sua tesi di dottorato: la musica di Sollima! Confesso lo stupore di allora, oggi sarei molto meno sorpreso, visto il successo planetario di questo grande musicista. Sollima viene d’altronde da una famiglia palermitana votata alla musica. Suo padre, Eliodoro Sollima (1926-2000) è stato docente di pianoforte e compositore al Conservatorio di Palermo e da lui Giovanni ricevette le sue prime lezioni di composizione; sua sorella Donatella è una pianista e il fratello Luigi flautista. Come compositore Giovanni Sollima ha adottato le esperienze minimaliste dell’americano Philip Glass, ma sono anche le radici della sua terra natale, la Sicilia appunto, che hanno in parte modellato il suo stile compositivo originale ed energico. L’uso di effetti elettronici in combinazione con il suo modo di suonare il violoncello dà inoltre ai suoi concerti un carattere del tutto particolare. Tra il 1997 e il 1998, il compositore ha trascorso alcuni mesi a New York e da quell’esperienza americana è nato il progetto Aquilarco; è la sintesi di “aquilone” e “arco”, uno strumento – spiega Sollima – creato da un aquilone che fa vibrare un archetto di violoncello. E così dichiara ancora: “si può definire un viaggio, un volo e infatti in un brano suono questo improbabile, pauroso strumento-aquilone. Ma si può anche paragonare a una trottola che crea un vortice come quello prodotto dal testo e dalla musica. Durante la composizione dei pezzi di questo album volevo narrare la storia di un volo, di un viaggio nell’aria, e accumulavo nella mia mente oggetti e idee aerodinamiche”. La composizione è stata revisionata nel 2015 e da quest’ultima versione sono tratti i brani oggi in programma, cui si aggiunge infine un’altra composizione, Intersong, nella versione per piccolo complesso da camera.

note a margine di Renato Meucci
M° Giovanni Sollima
Direttore d’orchestra

Giovanni Sollima è un violoncellista di fama internazionale e il compositore italiano più eseguito nel mondo. Collabora in ambito classico con artisti del calibro di Riccardo Muti, Yo-Yo Ma, Antonio Pappano, Gidon Kremer, Ivan Fischer, Daniele Gatti, Viktoria Mullova, Ruggero Raimondi, Mario Brunello, Kathryn Stott, Yuri Bashmet, Katia e Marielle Labeque, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone e con orchestre rinomate tra cui Orchestra del Teatro alla Scala, Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Chicago Symphony Orchestra, Liverpool Philharmonic (di cui è stato Artist in residence nel 2015), Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, Budapest Festival Orchestra, Moscow Soloists, Konzerthausorchester di Berlino, Il Giardino Armonico, I Turchini, Accademia Bizantina. Costituisce un sodalizio consolidato quello con il pianista Giuseppe Andaloro. Giovanni Sollima, artista poliedrico, ha collaborato in altri ambiti anche con artisti quali Patti Smith, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Larry Coryell, Elisa, Michele Serra e Antonio Albanese. Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Alessandro Baricco, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage e Carolyn Carlson. Si è esibito in alcune delle più importanti sale in tutto il mondo, tra cui la Alice Tully Hall, la Carnegie Hall (New York), la Wigmore Hall, la Queen Elizabeth Hall (Londra), la Salle Gaveau (Parigi), il Teatro alla Scala (Milano), il Ravenna Festival, l’Opera House (Sidney), la Suntory Hall (Tokyo). Dal 2010 Giovanni Sollima insegna presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove è stato insignito del titolo di Accademico. Nel 2012 ha fondato, assieme a Enrico Melozzi, i ‘100 Cellos’, progetto che ha presentato in innumerevoli eventi in Italia e all’estero. Parallelamente all’attività violoncellistica, la sua curiosità lo spinge ad esplorare nuove frontiere nel campo della composizione attraverso contaminazioni fra generi diversi, avvalendosi anche dell’utilizzo di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione. Ha suonato nel Deserto del Sahara e sott’acqua, si è cimentato in Val Senales con un violoncello di ghiaccio a 3.200 metri in un teatro-igloo e, nel 2018, ha portato l’Ice-Cello in tour in tutta Italia, un’esperienza che diverrà un docufilm distribuito in tutto il mondo sotto l’egida del Muse-Museo delle Scienze di Trento. La sua discografia si è aperta nel 1998 con un CD commissionato da Philip Glass per la propria etichetta Point Music; di recente, Giovanni Sollima ha riportato alla luce un violoncellista/compositore del ‘700, Giovanni Battista Costanzi, di cui ha inciso nel corso degli ultimi due anni le Sonate e Sinfonie per violoncello e basso continuo per l’etichetta spagnola Glossa. Il 19 ottobre 2018, alla Cello Biennale di Amsterdam, ha ricevuto il prestigiosissimo Anner Bijlsma Award. Giovanni Sollima suona un violoncello Francesco Ruggeri (Cremona, 1679).

Orchestra I Pomeriggi Musicali

27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico ed una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per I Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio de I Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di  Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, direttore emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica; in questa veste: Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia – all’interno del cartellone di Opera Lombardia – e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano, e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.